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Autore: Bethan Flynn    11/07/2011    3 recensioni
-Hoshi, che cos’è?- sussurrò di nuovo il ragazzo, avvicinandosi a lei.
Gli sorrise, ma in quel sorriso non c’era gioia, e neppure odio.
C’erano paura, dolore, disperazione.
-E’ quello che potrei diventare io- mormorò solamente –la Caduta-.
Non tutti gli esperimenti sui non compatibili sono falliti.
Una ragazza è sopravvissuta.
E solo a lei spetta scegliere se la vita che le è rimasta sia la dannazione o la salvezza.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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-Ora… toglietevi… di… dosso!- la voce di Hoshi arrivò soffocata alle cinque persone sopra di lei.
Ma non era tanto il peso a farle pregare che si togliessero da lì il più velocemente possibile, bensì il fatto di trovarsi Allen letteralmente spiaccicato addosso, il viso così vicino che poteva sentirne il calore.
“Oddio, no, Hoshi! Non è proprio il momento!” pensò in preda al panico.
Ad un tratto sentì l’albino ringhiare, puntellandosi sulle braccia.
-Insomma! Hoshi è ferita, quanto ci mettete a spostarvi?!- gridò, le braccia che tremavano per lo sforzo. Gli altri esorcisti si ripresero e finalmente riuscirono ad alzarsi in piedi.
-Grazie- sussurrò Hoshi ad Allen con un mezzo sorriso –credevo sarei morta-.
“In tutti i sensi, davvero” pensò poi laconica, sentendo il suo cuore che ancora non voleva saperne di far cessare quel battito furioso.
-Ma dove siamo? Come facciamo ad uscire da qui?- si guardarono intorno, disorientati. Si trovavano in una sorta di città, con case quadrate e piuttosto basse, dipinte di bianco.
-Non c’è un’uscita, ma una chiave si- quella voce li fece girare tutti in blocco, e Hoshi pregò di trovarsi in un incubo.
Di fronte a loro stava il Noah che aveva ucciso Allen, quella notte. Si avvicinò all’albino, scompigliandosi i capelli neri –piccolo- mormorò –perché sei ancora vivo?!- allungò una mano verso di lui, ma le sue dita incontrarono la katana di Hoshi, che si era spostata davanti ad Allen.
-Azzardati solo a toccarlo e giuro che quella mano te la faccio mangiare- sibilò la ragazza stringendo gli occhi nell’espressione più omicida che le riuscì.
Il Noah ritirò la mano di scatto, alzando entrambe le braccia.
-Accidenti tesoro, ti ho proprio sconvolta, eh?- la punta della katana sfiorò la sua gola, fulminea –smettila di dire stronzate e vieni al sodo, così poi posso ammazzarti- ringhiò Hoshi minacciandolo.
Quello lanciò loro una chiave, poi saltellò fuori dalla portata della ragazza, sorridendo –la porta è in cima alla torre. Dovete raggiungerla in poco tempo, o l’arca si sgretolerà. In bocca al lupo, piccoli- una porta a scacchi uscì dal suolo, e il moro vi sparì all’interno.
-Allen, ma voi… come dire, lo conoscete?- chiese Lavi, indicando lui e Hoshi.
-E’ il Noah che ci ha attaccati quella notte- mormorò la ragazza –e ora vi sarei grata se non faceste altre domande. Non abbiamo molto tempo- disse secca, aggiustandosi alla bell’e meglio il mantello a brandelli. Tutti furono d’accordo, e decisero di aprire una porta qualsiasi.
-Hoshi- bisbigliò Allen, tenendosi in fondo alla fila assieme a lei –non dovresti evocare l’innocence. Linalee mi ha detto che non ti sei ancora ripresa, no?- la ragazza scosse la testa –ce la faccio ad evocarla. Fa un po’ male, ma ci sono abituata- l’albino le afferrò un polso, guardandola seriamente –non farlo. Ci siamo io e gli altri a combattere-
-Ci sono già Chaoji e Linalee da proteggere. Due sono più che abbastanza- disse seccamente, ma Allen non si diede per vinto.
-Non sarebbe certo una seccatura, Ho…-
-Insomma, basta! Credi che non sappia badare a me stessa?- sbottò lei, più secca di quanto non avesse voluto. Non voleva che si preoccupasse per lei, specialmente dopo che, se fosse stato per l’aiuto che Hoshi era stata in grado di dargli, Allen avrebbe tranquillamente potuto essere morto.
-A... Aster- la chiamò di nuovo lui, sottovoce. La ragazza si pietrificò sul posto, dandogli le spalle.
-Io non so cosa mi stia prendendo- continuò Allen, mettendole le mani sulle spalle –ma non lascerò che tu ti faccia distruggere dall’innocence. Il tuo corpo ha già subito abbastanza danni- mormorò –per Suman e per i caduti non c’è speranza, ma per te esiste ancora. Non usare l’innocence, sarò io a proteggerti- le dita di Allen le scivolarono lungo la schiena e l’albino la sorpassò velocemente, raggiungendo il resto del gruppo che li stava ormai chiamando.
Le mani di Hoshi si spostarono inconsciamente dove prima erano quelle del ragazzo.
Il cuore le batteva forte, sempre di più, ogni volta che erano vicini.
Il viso di Marian, non lo ricordava quasi più.
Cos’era quel sentimento?

---

Hoshi si sentì afferrare bruscamente per una caviglia e trascinare nella sala dalla quale erano usciti poco prima, dove Allen aveva sconfitto Tyki Mikk.
Sbattè violentemente la schiena a terra, e si girò a guardare ciò che l’aveva afferrata con la vista appannata dal dolore.
Il noah si era rimesso in piedi, ma era trasfigurato. Dal suo corpo si dipartivano cose simili a tentacoli, e il suo aspetto ormai rassomigliava solo vagamente a quello di un essere umano. Ma ancora peggiore del suo mutamento, era la sensazione di forza che sentiva provenire da lui.
Hoshi fece appena in tempo ad alzarsi che uno dei tentacoli si abbattè proprio dove lei era sdraiata un attimo prima.
Allen le fu davanti in un lampo.
-Sta’ dietro di me e appena riesco a tenerlo occupato va’ a nasconderti!- le urlò, impugnando la spada.
Hoshi non si mosse, mentre il noah attaccava Allen senza pietà.
-Hoshi! Vai!- gridò lui nuovamente, mentre si sforzava al massimo per tener testa all’attacco di Tyki.
-No- mormorò lei. Come se tutto si stesse muovendo a rallentatore, come se fossero immersi nell’acqua, vide un colpo arrivare diretto verso Allen da sinistra. Non ce l’avrebbe mai fatta a pararlo, impegnato com’era a tener testa agli altri. Hoshi gli si lanciò addosso, e sentì il dolore esploderle in ogni fibra del corpo, mentre veniva scagliata lontano.
Aprì gli occhi, e sotto di sé vide solo buio, solo ombra, quella in cui lei, prima o poi, sarebbe di certo dovuta cadere.
Quindi, perché aspettare?
Perché illudersi della possibilità di una luce, se destinata comunque a spegnersi?
Non evocò le ali, non gridò.
Le tenebre l’avvolsero.

Dopo che l’aveva vista cadere nel vuoto, non aveva capito più niente.
A malapena si era accorto dell’arrivo di Cross, a malapena aveva sentito la rabbia per Lavi e Chaoji aggiungersi al dolore che gli aveva causato vedere Hoshi sparire nell’oscurità.
Non sapeva se stesse gridando, piangendo, non capiva se fosse o meno in grado di pensare.
Si era semplicemente slanciato contro quello che una volta era stato Tyki Mikk e il Conte, desiderando solo farla finita.
Improvvisamente, sentì il suo corpo immobilizzarsi durante l’attacco.
-Fermate il karte garte! Fermatelo!- un portentoso cazzotto in testa gli fece rimbombare persino il cervello.
-Cosa credi di fare, discemolo? Non puoi combattere contro il Conte quando sei accecato dall’odio- gli ringhiò contro Cross.
-Mi lasci andare, dannazione! Non me ne frega niente!- urlò con quanto fiato aveva in gola, ma il sussurro dell’uomo riuscì a oltrepassare persino le sue grida.
-Se farai ciò che ti dico avrai una speranza di rivederli, discemolo. Quindi smettila di dibatterti e fammi lavorare!-.

---

Si era alzata, tremendamente dolorante ma viva, senza capire un accidente di cosa fosse successo.
“Io… ero morta, no?” si chiese, fissando allibita la città ricostruitasi attorno a lei.
C’erano due alternative: o quello era l’aldilà, e non ne era poi così sicura, dal momento che era ancora coperta di ferite e il dolore lo sentiva più che bene, o mentre era caduta in quella sorta di limbo era successo qualcosa.
Quel “qualcosa” si manifestò piuttosto bene quando alle sue spalle si aprì una porta, da cui uscirono Linalee, Allen e lui.
-Tu!- Hoshi spalancò gli occhi allibita, indicando Marian, ma il suo sguardo fu ancora una volta sviato dagli occhi argentati di Allen.
La fissavano, sgranati e pieni di sollievo. Sulle labbra, un sorriso appena accennato.
Fu in quel momento che sentì dentro di sé il suono nitido di qualcosa che si spezzava.
-Oh, va’ al diavolo, Marian Cross- mormorò, sorridendo a sua volta.
Corse incontro a loro, ma oltrepassò l’uomo e Linalee e si lanciò addosso ad Allen, facendo sussultare entrambi per le ferite. Il ragazzo fece appena in tempo a prenderla al volo per non cadere.
-Non- le sussurrò lui in un orecchio –farlo mai più- le sue braccia la strinsero, incuranti del dolore.
-Nemmeno tu, allora- la voce le uscì in un tono stranamente ilare. Chissà perché si sentiva così allegra, in quel momento che forse sarebbe stato l’origine di complicazioni ancora più grandi di quelle che c’erano state fino a quel punto.
-EHIIII! ALLEEEEEN!- l’urlo di Lavi rimbombò nella sala, come se il rosso fosse davvero lì, e Hoshi si staccò precipitosamente dall’albino, arrossendo e ripromettendosi a bassa voce di ammazzare quel coniglio idiota e arrostirlo a fuoco lento con un contorno di patate.
-Non è qui, è solo che possiamo sentire le voci da una stanza all’altra- spiegò Allen, sorridendo imbarazzato.
-Ma cos’è successo?- chiese Hoshi mentre si appropinquavano come se niente fosse verso due allibiti Cross e Linalee, che facevano del loro meglio per nascondere lo sconcerto.
Hoshi pensò che anche la se stessa di due mesi prima, ancora sepolta da qualche parte, stesse facendo la stessa identica faccia, oltre a lanciare ogni serie di sventure e di maledizioni su quella situazione assurda.
Per un attimo i suoi occhi neri si spostarono in quello nocciola di Marian, e oltre allo stupore vi lessero una serie di sensazioni identificabili, ma che la colpirono con la forza di un pugno.
Rimise subito la solita maschera gelida: non avrebbe lasciato che quel trasporto inutile verso di lui la riavviluppasse in un vortice senza rimedio. Non dopo aver conosciuto Anita, non dopo aver conosciuto Allen.
Sbirciò il ragazzo di fianco a sé e poco mancò che le venisse un colpo, chiedendosi come avesse fatto a non averlo notato prima.
Si spostò di quattro o cinque passi, indicando un punto imprecisato alle spalle dell’albino –A-A-Allen- balbettò incerta. Lui la fissò sorpreso, seguendo la direzione indicata dal suo dito –che c’è?- chiese poi, tornando a voltarsi verso di lei.
-Come che c’è?! Non dirmi che non lo vedi! Ce l’hai addosso!- strillò Hoshi, avvicinandosi e cercando di toccare quell’affare, che però si spostava seguendo Allen come una seconda ombra che usciva direttamente dal suo corpo.
-Tu lo vedi?- stavolta fu il turno della voce di Cross di essere sbalordita. La ragazza si girò verso di lui, seccata.
-Certo che lo vedo, come si fa a non vederlo? E’ tremendo! Ma che accidenti è successo?- sbottò, ma per quanto ci provasse, quella creatura non si smuoveva di un millimetro, e tantomeno si lasciava toccare.
Il povero Allen a questo punto iniziò davvero ad inquietarsi, come se non fosse bastato tutto quello che era accaduto sull’arca e nella stanza in cui l’aveva fatto entrare il maestro.
Gli venne un lampo di genio improvviso, ricordandosi cosa aveva visto nello specchio.
-Hoshi, quello che vedi è per caso una sorta di sagoma umana nerastra con un mantello bianco?- chiese, pragmatico e incredibilmente preciso. La ragazza annuì, senza distogliere gli occhi. Allen sospirò –allora vorrei tanto sapere anch’io cosa sia- mormorò, guardando il Generale, che però non proferì parola e continuò a scrutare Hoshi sospettoso, di tanto in tanto.
La ragazza sospirò: sarebbe stata dura farci l’abitudine. Quello era davvero inquietante, e chissà perché non prometteva niente di buono.

Camminarono per la città, cercando di capire come diamine fare ad uscire da lì, quando Allen aprì una porta decisamente infelice.
Hoshi si sentì strattonare, e senza pensare a nulla si aggrappò alla prima persona dietro di lei, che sfortuna volle fosse Kanda, e da lì in poi fu un susseguirsi di proteste e imprecazioni.
-Dannazione Allen! Non potevi stare attento?!- sbottò, facendo un notevole sforzo per sostenere il peso del ragazzo, la cui unica reazione fu un sospiro di sollievo per il non essere volato di sotto.
Sopra di loro fioccavano gli insulti.
-Oh, fate silenzio. Ho mal di testa- disse Hoshi laconica. In un lampo, le ali comparvero sulla sua schiena e riuscì a riportare tutti sull’arca, accasciandosi a terra subito dopo.
-Hoshi, non avresti dovuto evocarla- mormorò Linalee, aiutandola a rialzarsi –poco male. Se aspettavamo un altro po’ saremmo volati tutti di sotto- rispose lei a bassa voce, fissando Cross in cagnesco.
-Ehi, razza di idiota!- lo apostrofò, lanciandogli Timcampi dritto in testa –visto che sei così esperto di quest’affare, che ne dici di farci uscire di qui alla svelta? O vogliamo aspettare che il Conte ci porti tè e pasticcini?- sbuffò, appoggiandosi alla compagna.
-Ma voi vi conoscete?- chiese Lavi, ma il suo interesse di Bookman fu subito smorzato dall’occhiata fulminante che gli lanciò la ragazza –non sono affari tuoi, Bookman Junior. Tieni il tuo lunghissimo naso fuori dai cavoli miei, grazie- sillabò a denti stretti. Il rosso si toccò la punta del naso, afflitto, mentre Allen cercava di consolarlo dicendogli che aveva dimensioni assolutamente normali. Anche lui non poteva fare a meno di chiedersi perché Hoshi e il maestro si conoscessero, perché lei non ne avesse mai parlato –non che parlasse granchè di sè, comunque- e soprattutto che tipo di rapporto ci fosse fra loro.
Sentì una stretta allo stomaco, e si diede del cretino.
“Assurdo” pensò, scuotendo la testa e continuando a parlare a vanvera ad un oltremodo depresso Lavi col complesso del naso “sono geloso. Posso solo pregare che nessuno lo scopra mai” alzò gli occhi al cielo, sospirando.

-Ti vedo cambiata, As…-
-Ti ho detto di non usare quel nome. Tu non puoi più farlo- il tono della risposta fu mortalmente gelido.
Hoshi e Cross camminavano fianco a fianco, mentre l’uomo cercava la porta che li avrebbe condotti fuori dall’arca.
-Perché, c’è qualcun altro che può?-
-Non sono affaracci tuoi-
-Mi sei mancata- quell’affermazione le fece balzare il cuore in petto, ma sapeva che era una gioia destinata ad estinguersi nella rabbia e nell’inutilità della sua stessa esistenza.
-Smettila- mormorò guardando fisso davanti a sé.
-Perché?- Hoshi sapeva quanto fosse superficiale quell’uomo, quindi quel tono addolorato servì solo a farla irritare ancora di più.
-Perché per colpa tua ha già perso la vita una persona. Non ci sarò anch’io nella lista- disse secca. L’uomo si girò sorpreso a guardarla, e lei gli scoccò un’occhiata fredda come il Polo Nord.
-Anita- mormorò –non preoccuparti, non l’ho fatta morire con la consapevolezza di quante volte tu ti sia scordato della sua adorazione. Le ho detto che la amavi- continuarono a camminare in silenzio.
-E di Allen? Che mi dici?-
Hoshi rimase ostinatamente zitta, senza guardarlo.
Non poteva certo parlare con quell’uomo di qualcosa che non aveva ancora avuto il coraggio di ammettere neppure con se stessa.
-Lui può usarlo, il tuo nome?- continuò Marian. La ragazza annuì bruscamente, intenzionata a dargli il colpo di grazia che lo facesse tacere una volta per tutte.
Inaspettatamente, Cross sorrise.
-Si, sei cambiata-
Nessuno dei due disse più niente.





Note dell'Autrice:

Uffi, non commenta nessuno T__T ma io aggiorno fiduciosa, sperando che ci sia qualcuno che legga!
L'arca l'ho sintetizzata alla grande, questa fanfiction sta raggiungendo proporzioni per me epiche, discostandosi dalla storia in maniera molto complicata (rileggendo questo capitolo mi ero pure scordata che Hoshi potesse vedere l'ombra attaccata ad Allen! Dovrò ricontrollare tutto il seguito, me misera!!! ç__ç), quindi non avevo voglia (che autrice seria) di dilungarmi troppo su punti che avrei mantenuti identici all'originale... fin qui mi sono attenuta parecchio, dal prossimo capitolo in poi inizieremo a variare!
Spero che il prossimo capitolo sia quello che piace anche a me (si, non ricordarselo è da criminali, ma è tantissimo che non la rileggo tutta!!) e che questo seppure corto sia piaciuto anche a voi!

Alla prossima!

Bethan 

   
 
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