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Autore: WhiteRaven_sSR    11/07/2011    2 recensioni
Cosa succederbbe se per una volta anche l'organizzazione XIII decidesse di prendersi un giorno di ferie? E se a disturbarli si mettessero anche pirati, fatine e indiani?
Lo scoprirete solo leggendo...
Genere: Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Organizzazione XIII
Note: OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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c “Ehi Xaldeeeeeeeeeeeeen!”
Xigbar come al suo solito non era saputo rimanere in silenzio per due minuti di fila e Xaldin cominciava a pensare che se l’avesse buttato a mare assieme al capitano avrebbe risparmiato almeno dieci anni della sua vita, altrimenti sprecati in cure psicologiche causa “troppa sopportazione accumulata”…ma cosa non si fa per gli amici?!
Così sospirando, chiese, scocciato “Che cavolo vuoi Xigbar?”
“Niente hahaha…ma lo sai che probabilmente stiamo imbarcando acqua?” chiese l’altro con noncuranza.
“Le tue solite cavolate, mi disturbi sempre per niente e poi…”
Xaldin si fermò un secondo. Stavano imbarcando acqua? In che senso???
Essendo che era poco distante, acciuffò l’amico per il colletto poiché indossavano ancora quegli strani vestiti, ed iniziò a sbraitargli contro: “Che significa che stiamo imbarcando acqua?”
“Ma niente, sparando con i Tiratori Scelti ho combinato un po’ di casini, ecco…”
“Quindi?” si aspettava continuasse il discorso.
“Beh…diciamo che ho ferito la nave…”
Xigbar aveva sempre avuto la capacità di sapersi esprimere come un bambino neanche fosse dislessico e Xaldin iniziava a perdere la pazienza.
“Per l’ultima volta Xigbar sii più chiaro…” cercava di contenersi il più possibile, evitando di prenderlo a calci.
“Mah, secondo me si è aperto qualche piccolo buco nel legno sottostante…ma non è colpa mia, quel legno è davvero scadente, io ho provato a non prenderlo però…”
Il resto delle parole, per Xaldin, si perse nel vento. Si era reso conto della loro situazione e non era ancora così sbronzo da non capire quello che stava accadendo attorno a lui.
 
Nel frattempo Marluxia e compagni dopo aver udito quello strano rumore, videro in cielo qualcosa, o meglio, qualcuno che svolazzava allegramente.
“Peter!” esclamò Wendy, vedendolo arrivare “Ma non eri andato dal capitano?”
L’altro sembrava divertito: “Si, gli ho rovinato la festa buttandolo a mare con il coccodrillo, ma poi sono stato avvisato del tuo rapimento e sono venuto a salvarti”
Mentre i due continuavano a discutere, Marluxia cercò di liberarsi con scarso successo, dopo di che propose un nuovo piano di fuga a Lexaeus: “Con la tua forza e la mia intelligenza (*risate in sottofondo*) potremmo riuscire a filarcela senza essere visti”
L’altro alzò un cartello che recitava “Hahaha…certo” con uno smile in basso.
Così il Leggiadro Sicario pensò che avrebbe dovuto arrangiarsi da solo visto che quell’enorme ragazzo totem sembrava prenderlo in giro, mentre Larxene come al suo solito era troppo impegnata a pensare agli affari suoi.
Era stufo di essere canzonato e sfruttato da tutti e decise che glie l’avrebbe fatta pagare…
“Dai bambini, ora smettetela” cercò di convincerli Zexion, ancora intento a rincorrere i Bimbi Sperduti e Demyx, unitosi a loro.
Ma il gruppo non voleva saperne di restituirgli il Lexicon, così il moro pensò che sarebbe dovuto stare al gioco o avrebbe dovuto dire addio al suo amato libro.
Stava ancora rincorrendo i bambini quando mettendo male un piede sul suo stesso cappotto inciampò, finendo a terra e strappando gran parte della stoffa.
“Ehi straniero, ti sei fatto male?” chiese un bambino vestito da coniglietto, preoccupato.
“No…ehm, sto…sto bene…”
Zexion non voleva alzarsi perché se l’avesse fatto si sarebbe ritrovato in costume da bagno e nonostante non lo desse a vedere, si vergognava. Non aveva nulla che non andasse, anzi era un comune ragazzino adolescente, ma data la sua timidezza era solito farsi molti problemi inutili.
“Dai Zexion, sei solo caduto, vedrai che non appena sarai di nuovo in piedi ti sentirai meglio!” esclamò Demyx prendendolo alla vita e tirandolo su a forza. Ovviamente, tonto com’era non ci aveva pensato alla timidezza del compagno e quello che ottenne fu un ragazzino mezzo svestito (parte del cappotto stava su per miracolo) che tentando di coprirsi il petto e il viso con le mani era visibilmente arrossito.
Luxord era ancora intento a parlare al telefono, mentre Saix soffiava come un micio spaventato a quelle che sembravano delle sirene possedute da chissà quale demone.
“Luxord, sbrigati a riattaccare, queste ci ammazzano” piagnucolò il numero sette.
Così lo Sfidante del Destino decise che avrebbe chiuso la chiamata ma non fece in tempo a staccare il telefono dall’orecchio che una delle sirene, con un colpo di coda, glie lo fece volare dalla mano direttamente nell’acqua marina.
“E ora come farà il povero Luxord senza tutte le sue ammiratrici?!” si chiese tra se e se il biondo facendo una scenata quasi teatrale.
Poi le sirene iniziarono a schizzare l’acqua ai due ragazzi, cercando di trascinarli in mare e con Luxord in preda a una depressione cronica non fu molto difficile, ma Saix non voleva saperne di entrare in acqua, così dopo che le sirene ebbero torturato un pochino il povero numero dieci, si decise ad agire.
“Bene, per prima cosa andiamo a vedere com’e la situazione sotto coperta” cominciò Xaldin, trascinando con se Xigbar per il colletto, al piano inferiore della nave.
Effettivamente un buco c’era, ma non era esattamente quel piccolo buchino di cui aveva parlato il compagno…
“Maledetto str *suono di censura*! Io ti ammazzo Dio *suono di censura*! Fortuna che era un buchino! Ma porca p*ancora suono di censura!*!”
Sembrava visibilmente furioso. Così pensò che avrebbero dovuto quantomeno cercare di aiutare, riparando quella che era ormai una bagnarola galleggiante per miracolo.
Xaldin trovò qualche asse di legno nella stiva e tentò di posizionarla sul buco ma con scarso successo, vista la forte pressione dell’acqua.
“Senti Xaldin, sinceramente ci rimane solo una cosa da fare…”
Si fissarono.
Trenta secondi dopo i due stavano sciogliendo le cime attorno ad una scialuppa di salvataggio (l’unica che c’era!), segno evidente che avrebbero tentato la fuga.
Dopo averla fatta scendere fino a toccare l’acqua con l’ausilio di una corda, si calarono anche loro ma il problema non fu tanto quando Xaldin arrivò a toccare la barchetta, ma quando a Xigbar, ancora leggermente brillo, si strappò la corda, facendolo finire direttamente in acqua.
Fortunatamente, nell’impatto non si era fatto male, ma aveva attirato l’attenzione di uun certo rettile poco distante…alla velocità della luce Xigbar cercò di salire sulla scialuppa, aiutato da Xaldin. Fecero un po’ di fatica visti i vestiti che si erano inzuppati d’acqua e con il peso limitavano i movimenti del numero due, ma dopo pochi secondi in cui il coccodrillo li aveva raggiunti ed aveva azzannato una manica di Xigbar, si erano notevolmente velocizzati.
Così impugnati i remi, uno a destra e uno a sinistra, i due iniziarono a remare con foga, cercando di andare a ritmo, inseguiti da un famelico coccodrillo che sembrava non volesse cedere.
 
Larxene stava ancora sorseggiando dalla sua noce di cocco, mentre Peter Pan conferiva con il capo tribù per la liberazione di Wendy. Così, mentre tutti erano distratti, Marluxia avrebbe avuto tutto il tempo necessario a realizzare il suo piano.
Si rivolse sottovoce a uno degli indiani che, con una grossa foglia di palma, stava facendo aria a Larxene: “Ehi amico, ascolta: davvero vuoi che Larxene diventi il vostro nuovo capo?”
Questo sembrò allarmarsi, ma non rispose per paura che la donna lo sentisse, così il numero undici riprese: “Sta mirando a conquistare il vostro villaggio e presto s’impadronirà dell’isola. Volete davvero farle da schiavi per tutta la vita?”
Marluxia non pensava che sarebbe stato così facile e mentre Peter Pan liberava Wendy, dopo essersi accordato con il capo tribù, Marluxia si liberò dalle corde che lo tenevano legato, gridando: “Attacchiamo Larxene, che mira a conquistare questo villaggio e l’isola, riducendo tutti in schiavitù!”
Gli indiani si allarmarono e parvero credere alle affermazioni del Leggiadro Sicario, tanto che assieme a lui si lanciarono sulla ragazza, armati di falce il primo, e asce e archi con frecce, gli altri.
Tuttavia la ragazza non sembrava incline a farsi sottomettere e materializzando i suoi coltelli dal nulla, rispose furiosa: “Forza, fatevi sotto!”
 
“Dai ragazzi, non guardatemi, mi vergogno!”
Zexion era ancora in preda a un incredibile imbarazzo.
“Ma cosa c’è che non va? Siamo tutti in costume, tranne Vexen, ovviamente” gli disse Demyx, sorridendo.
“Ehi, cosa vorrebbe dire OVVIAMENTE?!” intervenne Vexen, ma nessuno parve ascoltarlo.
Intanto, tra le lamentele del Freddo Accademico, Demyx guardò il suo orologio di Gucci, constatando che erano le 17.30 e tra circa mezz’ora si sarebbero dovuti incontrare con gli altri alla spiaggia.
Dopo averlo comunicato ai compagni e dopo un “Finalmente si torna al lavoro” di Vexen, decisero che si sarebbero messi in cammino di li a poco.
“Ma non potete andare già via! Con chi giocheremo noi dopo?” chiesero i bambini, tristi.
Demyx era dispiaciuto, non voleva lasciali li da soli e doveva ammettere di essersi davvero divertito quella giornata, così si accucciò all’altezza di quei piccoletti, dicendo: “Non vi preoccupate, vedrete che io e Zexion torneremo presto! Vero Zexion?”
L’altro, ancora in cerca di qualcosa da mettersi addosso, rispose: “Cosa? Ah, ehm…si forse…forse torneremo”
I bambini scoppiarono in lacrime.
“Come forse? Noi vogliamo giocare di nuovo assieme a voi!!!”
Nel frattempo Zexion constatò che quei piccoletti avevano ancora il suo Lexicon e gli venne un’idea: “Facciamo un accordo: se mi ridate il libro torno a trovarvi, sennò non torno più”
Certo sopportare quei marmocchi per lui era stato difficile, più che altro perché gli avevano rubato inconsapevolmente la sua arma, però alla fine non si era trovato così male.
“Va bene, ti restituiamo il libro” rispose un bambino avvicinandosi e porgendo il Lexicon al numero sei, che lo riprese tra le sue braccia come fosse un prezioso tesoro.
Dopo poco i tre pensarono di incamminarsi verso la spiaggia per raggiungere gli altri membri dell’organizzazione, ma sorprendentemente, si accorsero di non essere in grado di ricordare la strada. D’altra parte avevano attraversato paludi, boschi tropicali e quant’altro, era normale che faticassero a ritrovare la via del ritorno.
“E adesso cosa facciamo?” domandò Demyx, sedendosi su un sasso, con le mani tra i capelli.
I bambini, vedendoli in difficoltà, proposero: “Se volete possiamo accompagnarvi noi”
Così in pochi minuti si misero in viaggio con quel gruppo di piccoletti, decisi a tornare al punto di partenza.
 
Non cera l’ombra di anima viva sulla spiaggia, tutto era così tranquillo e rilassante, che Xemnas era riuscito a passare l’intero pomeriggio a prendere il sole sulla sua sdraio in riva al mare, senza che nessuno lo disturbasse con le sue inutili domande.
Aveva proprio bisogno di quel giorno di vacanza e il fatto che fosse riuscito a goderselo appieno senza uditre voci, urla, schiamazzi o quant’altro, diciamolo, lo insospettiva.
Tuttavia pensò che di li a poco tutti sarebbero tornati, visto che mancavano circa venti minuti all’ora stabilita per il ritrovo e forse, per una volta, gli altri membri erano riusciti a cavarsela da soli senza mettersi nei guai.
Era quasi riuscito ad autoconvincersi del suo pensiero quando, in lontananza, vide avvicinarsi delle figure con qualcosa in testa. Si alzò di scatto dalla sdraio, pronto a sfoderare le sue spade, quando riconobbe tre dei suoi compagni, accerchiati da un gruppo di bambini.
“Ciao bimbi, grazie per averci accompagnato, torneremo a giocare con voi!” esclamò Demyx, salutando con la mano.
Xemnas era stupito: che cavolo avevano combinato tutto il pomeriggio?
“Ragazzi, ma cos’avete in testa? E che avete fatto alla faccia?”
Effettivamente si erano completamente scordati delle maschere e dei colori ancora sul viso e stavano per rispondere al leader, quando udirono un forte rumore poco distante da loro.
Videro che dal gruppo di scogli a qualche metro di distanza stavano riemergendo due figure che, non appena li videro, si avvicinarono, distrutti dalla fatica poiché avevano remato fino a quel momento con un coccodrillo affamato alle calcagna.
“Aaaaaah, i pirati!” Demyx non aveva fatto in tempo a notare che erano Xaldin e Xigbar e visti i loro vestiti, li aveva scambiati per dei fuorilegge.
“Ma che bel coniglietto! Capo, possiamo tenerlo?” chiese Xaldin, vedendo Demyx, che aveva ancora indosso la maschera da coniglio bianco.
“Ehi Xaldeeeeen ma quello non è un orso?” Xigbar aveva notato Vexen, che con ancora il cappotto dell’organizzazione indosso e tutto il viso colorato, era stato scambiato per un animale vero.
“Hai ragione! Potremmo farci un nuovo tappeto…inseguiamolooooooo!”
In pochi minuti i due stavano inseguendo il numero quattro, che urlando a squarciagola e non vedendo dove correva, andò a sbattere contro Lexaeus, uscito da poco dalla vegetazione.
Era ancora “vestito” da totem, con tanto di ghirlanda di fiori ed i suoi soliti cartelli, e vedendo Vexen, ne alzò uno che recitava: “Tu orso. Buono. Me mangia orso” e si aggiunse agli altri due.
Da poco dietro Lexaeus, arrivarono anche Marluxia, con indosso i suoi occhiali da sole, tenendo l’estremità di una corda. Il resto era tutto avvolto attorno ad una Larxene notevolmente infuriata.
“Ehilà, siamo tornati” commentò il primo.
Anche la ragazza cercò di farfugliare qualcosa, ma il bavaglio che aveva alla bocca glie lo impediva. E Marluxia non perse occasione per tormentarla: “Cosa? Come? Non ti sento, mi dispiace” ridacchiò tra se più volte.
Nel frattempo Xemnas stava rimproverando Demyx e Zexion, il primo per essersi preso la libertà di giocare con i bambini, il secondo per aver letteralmente distrutto il cappotto dell’organizzazione, che avrebbero dovuto far ricostruire a chissà quale azienda e, visto il materiale, gli sarebbe costato una fortuna.
Tra il caos generale, alla destra del gruppo iniziarono a intravedersi altre due figure, segno evidente che finalmente il gruppo stava tornando completo.
Tuttavia il leader non si accorse di come erano conciati finché non furono a pochi metri di distanza: lo Sfidante del Destino si stava coprendo la parte inferiore del corpo con una foglia di chissà quale albero, mentre il numero sette si teneva l’addome, visibilmente soddisfatto.
“Ma che avete combinato voi due?” Xemnas era disperato. Inizialmente aveva pensato che quel gruppo di pazzi non sarebbe rimasto con le mani in mano, ma per una volta aveva SPERATO di essersi sbagliato. Con scarsi risultati, evidentemente…
“È stata colpa delle sirene” commentò Luxord, visibilmente esausto.
Xemnas si rivolse ora al Mago che Danza sulla Luna: “Saix, ti sei mangiato le sirene???”
“No ser, ho aiutato Luxord…”
Tutti si fermarono a fissarlo, scioccati.
“…e poi mi sono fermato a cercare un po’ di pesce”
Tutti sospirarono. Almeno erano sicuri di non avere un cannibale nel gruppo.
Poco dopo Luxord iniziò a provare un prurito smisurato, inizialmente solo alla parte inferiore del corpo, poi anche sulle braccia e sulla parte bassa del torace.
“Aaaaah, che mi succede?!?” iniziò a grattarsi ovunque.
In suo soccorso intervenne Vexen, che dopo la corsa con Xaldin e Xigbar (e dopo che quei due babbei ebbero capito che non era un orso!) aveva il fiatone: “Uff, sciocco…ma non…pant pant…ma non sai che quella pianta…è urticante?”
Così, oltre ai problemi di Demyx, che sarebbe finito in punizione, del cappotto di Zexion, della mancanza d’aria di Larxene, che avrebbe dovuto fare un mese di terapia per sbollire tutta quella rabbia, dei segni sul corpo di Marluxia, che sosteneva di essere stato legato talmente forte da dover ricorrere a un trattamento di bellezza, della malaria di Vexen, convinto di averla presa (di nuovo!) in un posto infestato dagli insetti come quello e della sbronza di Xaldin e Xigbar, che Xemnas pensava sarebbe stato meglio rinchiudere per un po’ nel club “alcoolisti anonimi”, ci si metteva anche l’urticaria di Luxord.
Il leader non ne poteva più ma cercò di mantenere la calma e dopo essersi leggermente ripreso, iniziò a fare l’appello dei membri, per assicurarsi che ci fossero tutti: c’erano Xaldin e Xigbar, Larxene e Marluxia, Vexen, Demyx, Zexion, Saix, Luxord…ma mancava qualcuno! Dov’erano Axel e Roxas?
“Qualcuno vada a cercarli, vi scongiuro…” si, Xemnas era visibilmente esausto…
 
Axel era ancora nel bel mezzo della battaglia, deciso ad eliminare i nemici per proteggere Roxas, quando sentì una voce in lontananza che lo chiamava.
Non era sicuro di averla udita veramente così cercò di concentrarsi sulla battaglia, ma improvvisamente sentì una scossa proveniente dal terreno e quella fastidiosa voce, che sembrava insistere.
“Axel…Axel svegliati…Axel!”
Il numero otto riaprì violentemente gli occhi. Un apatico Roxas lo stava fissando.
Possibile che fosse stato tutto un sogno? Come aveva fatto a non accorgersene prima?
“Roxi io…perdonami, mi sono addormentato” sembrava triste e piuttosto scosso, probabilmente ancora per il sogno così realistico.
“Fa lo stesso Axel, non ti preoccupare. Anzi, mi dispiace averti svegliato ma è ora di tornare dagli altri”
Il rosso si mise in piedi osservando l’amico a pochi centimetri da lui. Poi con il suo solito fare, gli passò una mano sulla testa, arruffandogli i capelli e ridacchiando tra se.
Roxas era abituato a quel comportamento e non ci fece caso, proponendo di rimettersi in cammino, in direzione del punto di ritrovo.
“Axel?”
“Che c’è?”
“Prima ti ho sentito fare il mio nome, mentre dormivi”
Il Soffio di Fiamme Danzanti non sapeva che rispondere. In fin dei conti non voleva farlo preoccupare, così rispose semplicemente: “Si, ho sognato che eravamo amici, proprio come ora”
Per un attimo parve apparire un leggero sorriso sul viso del biondo: non era solo. Non lo era più ormai e sapeva di voler bene ad Axel.
Raggiunsero il luogo di ritrovo in una decina di minuti ma non vi trovarono nessuno. Al posto della sdraio del leader e degli oggetti da mare, vi era solo un biglietto, tenuto fermo da un sasso.
Sembrava la calligrafia del Superiore, e recitava:

 

Carissimi Axel e Roxas,

non vi abbiamo aspettato per dei semplici motivi, il primo dei quali è il vostro ritardo! Inoltre abbiamo scoperto che Vexen ha contratto di nuovo la malaria, Zexion ha distrutto il cappotto, Demyx si è presentato vestito da coniglietto, Xaldin e Xigbar sono da rinchiudere in un centro di recupero per alcoolisti, Luxord ha preso l’urticaria alle parti basse, Marluxia ha schiavizzato Larxene che ora dovrà seguire una terapia psicologica e Lexaeus ha finito i cartelli quindi deve comprare quelli nuovi…quindi spero abbiate capito con che genere di problemi abbiamo a che fare…

Spero torniate SENZA PROBLEMI DI ALCUN GENERE sani e salvi, vi aspettiamo PER FARVI RIMETTERE A POSTO TUTTO calorosamente.

Xemnas, il Superiore

 

I due si squadrarono. Sarebbero dovuti tornare in quella bolgia?
“Axel, che ne dici se andiamo a fare il bagno? Dopo tutto da quando siamo qui non abbiamo fatto altro che dormire” propose Roxas
“Già, è una buona idea”
Così, chiacchierando del più e del meno, i due si diressero verso l’acqua cristallina, al cospetto di quello che stava diventando un bel tramonto rosso fuoco, decisi a godersi ancora un po’ la giornata prima di fare ritorno al Castello dell’Oblio.
   
 
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