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Autore: PrincesMonica    11/07/2011    10 recensioni
E' una FF che mi è nata dopo i Concerti Italiani. non so da dove sia uscite, comunque è stranamente Tenerosa. Jared si mette in relazione con una ragazza un po' diversa dalle solite e che lavora per loro. Riuscirà a capire che cosa vuole?
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5
 
Stava guardando il tramonto su una spiaggia deserta. Sembrava Venice Beach ammantata di lue arancione, grazie al sole che spendeva la sua luce calda attorno a lei. Si sentiva in pace, felice e tranquilla. Intorno a lei non c’era nulla, solo il mare, con l’acqua che le bagnava le punte dei piedi.
All’improvviso una strana sensazione di completezza: dietro di lei qualcuno la stava abbracciando, un corpo che conosceva bene e che le dava quella sicurezza assoluta. Sentì due braccia cingerle la vita e due labbra sorriderle sul collo. Praticamente la perfezione.
Non fosse che la cosa sembrava fin troppo fisica.
Zoe lentamente aprì un occhio e vide il cuscino bianco dell’hotel davanti a sè, mentre una bocca fin troppo conosciuta le stava lentamente baciando tutta la schiena, partendo dalle spalle, per scendere fino alla dolce curva delle natiche. Sorrise quasi tra se: tra il sogno e la realtà c’era veramente pochissima discrepanza. Si lasciò cullare volentieri da quelle labbra, anche quando presero a scendere maliziose: era inutile, per quanto lei si sforzasse, Jared si svegliava praticamente sempre prima di lei. Era più facile che lui crollasse prima, subito dopo aver finito di chiacchierare o di fare sesso, ma la mattina lui era sempre sveglio come un grillo e si divertiva parecchio a svegliarla.
Zoe mugolò quando Jared raggiunse un punto particolarmente sensibile e si girò sulla schiena.
“Mi togli il divertimento, dormigliona.”
“Ho sonno.” Mormorò. “Che ore sono?”
“Le sei e mezza.” Il gemito di disperazione fu elequente, mentre Jared rise. Quasi strisciando si mise sopra si lei accarezzandole il collo con il naso, graffiandole la pelle con la leggera barba della notte. “Non riuscivo a dormire e ho pensato di svegliarti nella maniera più dolce che conoscevo. La prossima volta ti butto in vasca da bagno.”
Zoe non si prese la briga di replicare, ma semplicemente si girò di lato, dandogli la schiena. Era troppo presto per lei: avevano appuntamento con il resto della band appena alle dieci in modo da partire con calma verso Honk Kong. Si limitò a prendergli il braccio a portarlo verso di sè, in modo che fossero incollati. Magari sarebbe riuscita a farlo dormire ancora un po’.
Jared sorrise e, se in parte ci era rimasto male perchè aveva voglia di giocare, capì che per Zoe l’orario era improbo. Però gli piaceva essere abbracciati a letto, fra quelle lenzuola bianche, con una leggera luce pallida proveniente dall’esterno. Gli dava quella strana prospettiva di normalità che fino a quel periodo non aveva mai poi troppo provato. Neppure con Cameron. Strano come la sua immagine stava lentamente sbiadendo dalla sua mente. Secondo Tomo, persona decisamente più adatta per questo genere di discorsi che non Shannon, era normale che una persona che non si vedeva e sentiva per tanto tempo se ne andasse, soprattutto se stava venendo rimpiazzata da un’altra.
Si stava innamorando di Zoe?
Era un pensiero che gli era passato spesso per la testa, soprattutto in quegli ultimissimi giorni in Oriente. Sarà stata l’aria, o lo strano rilassamento che avevano tutti, ma le sembrava più tranquilla anche riguardo a loro due. Dalla sceneggiata davanti a tutta la crew, erano cambiate parecchie cose. Innanzi tutto non si nascondevano più, almeno non dagli altri. Nessuno li guardava più con curiosità, ormai erano abituati alle loro occhiate fugaci, a quello sfiorarsi di dita, come a cercarsi quando camminavano vicini. Ai lividi che lei immancabilmente si ritrovava sparsi per il corpo, come una perfetta mappa dei loro giochi notturni. Non occorreva più dire ad Emma di prenotare una stanza sola, lo si sapeva d’ufficio.
Erano una coppia.
Strana, ma una coppia.
Onestamente non aveva idea se la cose fosse un bene o un male. 
Si avvicinò ancora di più, ormai erano del tutto incollati, tolse i capelli mossi di Zoe da davanti al naso e chiuse gli occhi. Non si sarebbe addormentato, ma almeno avrebbe riposato un pochino.
 
Due ore dopo, Zoe aprì gli occhi di scatto. C’era qualcosa che non andava, ma cosa? Capì immadiatamente che ciò che stonava era il corpo muscoloso spalmato su di lei e la mano di Jared mollemente appoggiata sul suo seno nudo.
Per la prima volta si sentì estremamente potente: poteva giocare con lui!
Lentamente scivolò via dal suo abbraccio, si voltò e le passò qualsiasi voglia di giocare.
Jared Dormiva tranquillo, un ciuffo castano davanti gli occhi chiusi, le labbra leggermente aperte. Rilassato, così in pace con il mondo. Zoe portò la mano sulla sua spalla, ma senza toccarla, a pochi millimetri dalla pelle ancora fresca. Iniziò una carezza virtule su tutto il braccio, poi scendere sul fianco. Sull’anca si fermò, particolarmente attratta dall’osso che sporgeva creando quella piccola conca che amava stuzzicare appena poteva. Il lenzuolo copriva il resto del corpo, quindi evitò di andare alla scoperta delle zone più intime. Non che lui non avesse gradito di essere svegliato, ma a lei piaceva così tanto vederlo tranquillo per una volta.
Silenziosamente recuperò qualche vestito e andò in bagno a darsi una rassettata. Un quarto d’ora dopo uscì e Jared era sempre nella stessa posizione in cui lo aveva lasciato. Non resistette alla tentazione: prese il suo Blackberry e gli fece un paio di foto, prima da lontano e poi un primo piano che mise immediatamente come sfondo. Le sembrava di essere un po’ una ragazzina stupida a fare una cosa simile, ma quel volto così angelico, che stonava un po’ rispetto alla vera personalità Jarediana, era troppo bello per non essere ricordato ogni momento.
Sorrise in preda a quella stana euforia che l’animava da giorni ed uscì silenziosamente dalla stanza per andare a fare colazione. Il rumore proveniente dal suo stomaco le ricordò di farla anche piuttosto abbondante. Aveva quasi voglia di fischiettare, quando vide uscire
di soppiatto Emma da una camera.
“Buongiorno Emma.” Quella sobbalzò e la fissò leggermente spaventata, poi, visto chi era, si rilassò.
“Ciao Zoe.”
Zoe guardò il numero sulla porta e poi fissò lei sconsolata.
“Ci sei caduta di nuovo?” Emma sospirò.
“Andiamo a parlarne davanti un caffè. Ho bisogno di qualcosa di forte oggi.”
“Allora meglio se te lo fai correggere con un po’ di liquore.”
Nella caffetteria non c’erano molte persone: i turisti erano già partiti per le varie escursioni e anche gli uomini d’affari si alzavano presto. C’era qualche ritardatario e in un tavolino a parte Tomo che parlava al telefono, probabilmente con Viki, e dava chiaramente l’idea di non voler essere disturbato.
“Allora? Sto aspettando Emma.”
“Non c’è nulla da dire. Ho ventinove anni e sono capace benissimo di gestire la mia vita sentimentale.”
“Ah, perchè ne hai una? Ero convinta che con Shannon dovesse essere una botta e via, o ricordo male?”
 
Quella mattina si era svegliata relativamente di buon umore. Innanzi tutto, pensò, non era proprio mattina.
Rigirava la forchetta nel piatto, cercando di prendere una patatina novella che si rifiutava di farsi infilzare. Zoe sbadigliò: non aveva proprio fame, era li solo per evitare di stare in stanza da sola.
Il Mal di testa stava, almeno passando. Non ricordava da quanto tempo non prendeva una sbronza così colossale. Del resto era l’ultimo dell’anno, aveva la licenza di bere.
2011.
Wow, se ci pensava le girava la testa. Las Vegas l’aveva ritronata del tutto. Era sempre sveglia, sempre in movimento. Le luci non si spegnevano mai, c’era sempre qualcuno a quelle macchinette infernali e lei si sentiva una formichina in mezzo a tutta quella grandezza. La cosa allucinante era che lei viveva a Los Angeles, città non proprio piccola. Eppure Las Vegas la intimoriva.
In definitiva non le piaceva e non vedeva l’ora di ripartire verso casa. Tanto Jared aveva dato il tana libera tutti, visto che se ne sarebbe partito per Haiti da li a poco, quindi senza nessun senso di colpa lei sarebbe tornata nella sua amata casetta.
Annoiata cercò di ricordare qualcosa della sera precedente: c’era stato il concerto, con la solita follia ed isterismo, anche se in Europa ce n’era sempre molta di più. Aveva visto le solite facce e la cosa l’annoiava parecchio. Almeno era riuscita a trovare un ragazzo con cui passare la notte. Insomma, qualcosa per non rimanere sola. Proprio un qualcosa, dato che non aveva la più pallida idea di che faccia avesse e come mai al mattino non c’era più. Aveva controllato che i soldi e l’i-pad che Jared le aveva ragalato fossero ancora al loro posto e non si era preoccupata di altro. Da quanto le facevano male le gambe, si era divertita parecchio. E anche dai preservativi nel cestino del bagno. Doveva essere stata molto brava, ma sapeva che l’alcol le dava quella spinta in più.
Sorrise ad Emma che, con degli occhiali neri cecava di coprire le occhiaie profonde da notte insonne.
“Divertita eh?”
“Sì, più o meno.” E sbadigliò.
“Ottimo, anche io! Era ora, ero stufa di vedere i Leto sbattersi qualsiasi cosa e io restare a secco.” Zoe ridacchiò sperando che Emma l’aiutasse a prenderli in giro come faceva sempre, invece si mise a mangiucchiarsi un’unghia. “Tutto ok?”
“Certo, come sempre. E comunque Jared stanotte minimo tutte e due le Gemelle si è fatto. Insieme, ovviamente.*”
“Avessi potuto sceglierei, sarei andata con Natalie. Molto più Sexy.”
“Si Ma lesbica.” Zoe non se la sentì di commentare. Era vero, Natalie aveva detto che era lesbica, ma lei non poteva credere che con un Jared Fra le gambe non avesse provato neanche un brivido. Lei sarebbe impazzita, ne era certa.
Jared tra le gambe... mamma mia, un sogno. No, Zoe, pericolosissimo, pensò. Meglio sviare il discorso da Jared.
“E Shannon? Sumire? Molto bellina in effetti, solo parecchio alta per lui.”
“Non è stato con Sumire.”
“AH no? Boh, gente ieri sera non mancava, spero per lui che non abbia fatto la cazzata di scoparsi una Echelon.”
Silenzio. Emma Guardava un punto indefinito della luccicante hall dell’hotel. Zoe ci mise un po’ a capire.
“Oh... Emma, non sarà quello che penso, vero?”
“E anche se fosse? Sono abbastanza capace di gestire la mia vita sentimentale. Anzi, neanche sentimentale, solo sessuale. Con Shannon basta e avanza quella.”
Zoe la guardò sperando di capire che le stava succedendo: Emma era sempre stata una donna tutta d’un pezzo. Da quando l’aveva conosciuta, anni prima, non aveva mai dimostrato debolezze, di qualsiasi genere, verso uno dei ragazzi.
“Da quanto va avanti?” Aveva come la certezza che quella notte non fosse stata l’unica.
“Da troppo. O da troppo poco. Non ha importanza, so solo che va avanti e questo è un casino.”
“E allora vedi di farlo smettere.”
Emma prese a toccarsi le tasche, come a cercare qualcosa poi sbottò.
“E’ in momenti come questo che rimpiango la scelta di non fumare.” Sospirò togliendosi gli occhiali. Lo sguardo che i suoi occhi azzurri avevano era quello di una sorta di quieta disperazione. Come se una piccola Emma stesse annengando in quello che era un oceano fin troppo grande per lei. Zoe provò un brivido e sperò con tutto il cuore che a lei non capitasse mai di trovarsi in quella situazione. “Quando avrai una relazione con uno di quelli li, capirai che non è così semplice smettere. Finisci per sentirti drogata e più ne hai e più ne vorresti avere.”
Insieme si avviarono al bancone del bar e ordinarono un analcolico: non potevano sbronzarsi il primo pomeriggio dell’anno.
“Non c’è possibilità che la cosa diventi seria?” l’occhiata obliqua di Emma bastò. “Hai ragione. Shannon e storia seria nella stessa frase non ci stanno.”
“Lui è una persona Fantastica. Loro sono fantastici, veramente, ma mettersi in relazione con loro non è semplice. Anche sul lavoro... bhe più Jared, per questo con lui non è mai successo nulla. Ma Shannon... quell’uomo manda in tilt qualsiasi radar possa avere. E non fraintendere, so benissimo che lui mi vuole un bene dell’anima. Probabilmente si farebbe tagliare un braccio per me, però non è fisicamente capace a rimanere in una relazione. Tutto qui.”
 
Tutto qui un corno, aveva pensato all’epoca e lo pensava anche in quel momento.
Shannon ed Emma continuavano quella giostra da mesi: una notte ogni tanto, o neanche solo di notte, si guardavano, scattava qualche cosa ed inevitabilmente finivano per fare sesso.
O fare l’amore.
Zoe Sapeva con certezza matematica che entrambi si amavano, solo che nessuno dei due ne parlava e questo li portava a stare sul ciglio di un baratro veramente pericolante. Ne aveva parlato un po’ con Jared, ma lui scrollava le spalle ribadendo il concetto che erano liberi di fare quello che volevano, fino a quando non subentravano problemi lavorativi. La verità era che voleva lavarsene le mani, perchè non poteva dire al Fratello chi scopare e non poteva licenziare Emma.
L’efficente segretaria sospirò: sembrava semplicemente una ragazza normale e non quella macchina organizzatrice che era solitamente.
“Odio dirlo, ma Jared ha ragione.”
“In cosa?” Chiese Zoe curiosa.
“Non si deve mai mescolare lavoro e vita privata. È stata la prima regola non scritta sul nostro contratto lavorativo. E credevo di essere abbastanza brava a non infrangerla, invece eccomi qui, a piangermi addosso come una bimbetta idiota.”
Sembrava veramente incazzata, come se aver ceduto a Shannon, fosse un neo incancellabile. E forse era così.
“Vabbè, però se c’è sentimento che problemi ci sono?” Emma rise malincoica.
“Il problema nasce quando i sentimenti, quelli forti, li prova una sola persona e non entrambe.” Sospirò. “Lasciamo perdere. Prima o poi questa cosa finirà.”
Le tazze erano vuote, del toast di Zoe erano rimaste solo le briciole, mentre di quello di Emma più della metà.
Zoe guardò la sua amica ed improvvisamente si sentì soffocare.
Era destinare a fare la sua stessa fine? Lei e jared si erano conosciuti solo tramite il lavoro di lui, eppure la cosa era scivolata quieta in una relazione decisamente diversa dall’iniziale. Non riusciva più a vedere Jared solo come il suo datore di lavoro, ormai era il suo, Oh Diavolo, ragazzo.
No, pensò, non era vero, tra loro non c’erano mai stati quegli atteggiamenti da coppietta che lei vedeva in giro. Erano tranquilli, rilassati e consapevoli di portare avanti una storia con la data di scadenza.
Il suo monologo interiore fu interrotte da una chiamata, che, a giudicare dal numero, proveniva dalla zona di Los Angeles. Aggrottò la fronte e rispose.
“Pronto? Ciao Maggie.”
Emma la fissò: non voleva passare per la rompipalle di turno, ma aveva effettivamente paura che tra Zoe e Jared potesse finire come tra lei e Shannon e in fondo non lo voleva. Zoe era una ragazza in gamba che poteva avere il meglio dalla sua vita. Girare appresso a Jared non era semplice e ti annullava. Lei lo sapeva benissimo, gli aveva fatto da segretaria per anni e la sua vita privata si era vaporizzata. Il suo ex ragazzo dopo qualche mese di giostra l’aveva scaricata per una dal lavoro più stabile e soprattutto in una città soltanto e non in giro per il mondo. Ammetteva, però, che tra i due la storia era decisamente differente rispetto la sua. Jared sembrava molto più disposto a legarsi con Zoe di quanto non lo fosse Shannon. Aveva come deciso di rimettersi in gioco, anche se molto prudentemente. Era più lei che sembrava titubante e forse faceva bene.
“Buongiorno.” Dietro di lei fece la sua apparizione Jared. Emma rimase quasi senza parole.
Il suo capo stava bene. Non aveva altri modi per definare il suo stato. Sembrava che la stanchezza del tour fosse scomparsa, aveva lo sguardo scintillante, la pelle radiosa di un colore rosato e sano, non quella sottospecie di bianco malaticcio.
E sorrideva.
Sorrideva sempre, dando al mondo intorno a lui un significato diverso.
Emma non aveva mai provato voglie particolari verso Jared, tranne forse proprio all’inizio quando ancora non lo conosceva bene, ma sapeva e riconosceva il suo innato carisma e la capacità di far girare il mondo attorno a sè solo un sorriso di quelli giusti. Jared non poteva passare inosservato, o lo si amava o lo si odiava, ma di certo non era indifferente.
Le si strinse il cuore: era innamorato? Era così che era quando c’era Cameron? Felice e soddisfatto, incurante della stanchezza?
“Ciao. Mangi qualche cosa?”
“Sì, posso unirmi a voi?”
“Certo, anche se io ho finito, magari fai compagnia a Zoe, io vorrei farmi la doccia prima di partire.”
Jared annuì, mentre vedeva la sua segretaria, o meglio ex segretaria, andare verso la sua stanza. Poi fissò Zoe: stava ascoltando qualcosa di decisamente interessante se neanche si era presa la briga di salutarlo con un cenno di mano. Lo sguardo era fisso e concentrato, qualcosa di nuovo brillava in lei, qualcosa di assolutamente inaspettato.
Jared si prese il suo solito succo di frutta e due pancake con lo sciroppo d’acero che bene faceva alla sua gola perennemente martoriata da qualsiasi virus si aggirasse inerme intorno a lui, poi tornò al suo posto, mentre Zoe parlava concitatamente.
“Tu stai scherzando, vero? Non puoi essere seria!”
Le prese la mano accarezzandola e lei, di rimando, gliela strinse. Jared esultò dentro. Si stava avvicinando a grandi passi, ormai era vicino. Voleva solo aspettare il momento giusto, il luogo giusto per dirglielo e sapeva anche dove l’avrebbe portata.
Era lei, era solo Zoe la ragazza che lo faceva stare bene e non perchè fosse la più bella ragazza del mondo, ma perchè era colei che lo completava. Lei gli dava la forza per andare avanti ogni giorno, ma era anche colei che lo teneva ancorato alla realtà in modo che non si schiantasse a terra quando il suo ego lo trascinava lontano. Non si preoccupava di essere qualcuna che non era e non si faceva il minimo problema a dirgli quando sbagliava.
E lo faceva ridere.
A letto con il sollettico, con le battute sagaci, o semplicemente con le sue facce buffe. Era un balsamo al cuore, ed era per questo motivo, soprattutto, che voleva chiederle di diventare ufficialmente la sua ragazza.
Si sentiva come un ragazzino idiota.
Sorrise quando lei chiuse la telefonata. Sembrava intenta in pensieri lontani.
“Tutto bene? Problemi?” lei lo fissò, quasi sorpresa di trovarselo davanti.
“Si.”
“Vuoi parlarne?” Lei sorrise.
“No, non c’è nulla da dire.”
 
 
*Ovviamente non so se è vero.
 
Nota finale: ovviamente la storia tra Shannon ed Emma è totalmente inventata. Io non so se tra loro ci sia mai stato qualcosa di qualsiasi natura. Però mi piace vederli assieme. *Scappa per non essere picchiata dalle ShanGirl*

   
 
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