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Autore: S_marti_es    11/07/2011    5 recensioni
Era un ordinario giorno di scuola per i malandrini e, come al solito, James Potter era al campo ad allenarsi con la squadra di Grifondoro, Remus Lupin studiava, Peter Minus dormiva.
E Sirius Black si annoiava.
Genere: Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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DISCLAIMER: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della straordinaria J. K. Rowling;  questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro

 

Piccola nota iniziale: la storia è ambientata al secondo anno dei malandrini e, come al mio solito, è una scemata totale.
Non dite poi che non eravate stati avvisati.
=)

 
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Era un ordinario giorno di scuola per i malandrini e, come al solito, James Potter era al campo ad allenarsi con la squadra di Grifondoro, Remus Lupin studiava, Peter Minus dormiva.
E Sirius Black si annoiava.
 
-Mooony…-
 
Remus Lupin trasse un profondo sospiro.
Da quando James era entrato nella squadra di Quidditch della loro casa c’era molto meno caos in giro per il castello, dato che il duo Prongs&Padfoot era disgraziatamente privato di un membro per la bellezza di tre pomeriggi la settimana (cinque in prospettiva di partite importanti).
Il problema, però, giungeva nell’intrattenere il caro Sirius durante le ore di assenza di James.
Problema che, non si sa bene come, Remus Lupin si era trovato ad avere per le mani e ora doveva risolvere per il bene e la salute dell’intera Hogwarts.
 
-Pad…come posso aiutarti?-
 
-Mi annoio-
 
-E io che ci posso fare?-
 
-Boh! Posso frugare nel tuo baule?-
 
-No Pad. Non hai pensato che potresti approfittare di momenti come questo per portarti avanti con lo studio?-
 
L’assenza di risposte fece capire a Remus quanto la sua domanda fosse indegna di riceverne.
 
-Beh…allora vai a vedere gli allenamenti-
 
-Ma sono noiosi…e fuori fa freddo. Posso sbirciare nel tuo baule?-
 
-Vai a farti un giro nelle cucine-
 
-Già fatto. Posso guardare nel tuo baule?-
 
-A infastidire Piton?-
 
-E’ nella sua sala comune…e poi non è così divertente se sono da solo… Allora posso ispezionare il tuo baule?-
 
-Allora non puoi andare a…-

-…?-
 
-…E va bene, non mi viene in mente altro. Fai quello che vuoi del mio baule. Solo non finirti la cioccolata… e non bruciare o strappare o danneggiare in alcun modo i libri.-
 
-Caaaapito!-
 
Fu così che Remus poté proseguire con la lettura per ben 14 secondi.
 
-Moony, che cos’è questo?-
 
-Sirius Black! Tu mi porterai al suicidio!-
 
-Si, ma dopo. Prima dimmi che cos’è questo-
 
-Ah, hai trovato il mio cubo di Rubik-
 
-E chi è un tuo amico?-
 
-Ma chi?-
 
-Quel poverino  con un nome così orrendo. Ci scommetto che è stata sua madre a scegliere un nome tanto raccapricciante…-
 
-No Pad, si chiama cubo di Rubik perché Rubik era il…-
 
-E scommetto anche che la sua infanzia deve essere stata traumatica, voglio dire, considera soltanto…-
 
Basta, è andato
pensò Remus
basta introdurre l’argomento “madre degenere” e Sirius parte in quarta…
 
-…che poi è quello che si meriterebbe. Però è stato gentile il tuo amico a prestarti il suo unico conforto nell’infanzia! Mi insegni come si usa?-
 
-Il suo unico cosa? Ah, lasciamo perdere… Devi semplicemente fare in modo che ogni faccia sia di un unico colore-
 
Fu così che Sirius Black ebbe un nuovo passatempo.
 
Fu così che Remus Lupin poté studiare tranquillamente, facendo ovviamente parecchie pause per lodare Sirius ogni volta che riusciva a completare una faccia (e per consolarlo ogni volta che si accorgeva che per comporre la nuova faccia aveva dovuto distruggere la precedente), nonché per annuire ogni volta che Sirius teorizzava un nuovo dettaglio dell’infelice infanzia dello sventurato Rubik.
 
Fu così che Peter Minus si svegliò parecchie volte e pieno di lividi per aver ricevuto un cubo colorato babbano in testa.
 
Fu così che quando James Potter tornò in dormitorio quella sera si trovò davanti un migliore amico alquanto provato e che gli raccontò per filo e per segno le angherie che (a parer suo) il povero piccolo Rubik doveva aver subito nella sua traumatica infanzia per colpa di quella perfida della madre.


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Dedicata alla mia amica Robi,
che è tanto scema quanto straordinaria,
con cui ho vissuto il più impensabile, incasinato ma indimenticabile degli anni
e a cui devo il raffreddore più lungo della mia vita. 



 

   
 
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