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Autore: screaming_underneath    11/07/2011    5 recensioni
[Storia scritta per l'iniziativa "OS dell'Estate"]
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"Cos'è Estate, mamma?"
Una bimba alle prese con l'Estate, l'estate con la "E" grande.
Una bimba troppo cresciuta, che a distanza di anni ancora non ha capito.
Una donna che insegue la sua Estate, prima che sia troppo tardi.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cos'è l'Estate, mamma?




Estate.
Cos'è l'Estate?
Estate.
Continui a rigirarti quella parola in bocca, come una caramella di quella rotonde e dure con il guscio coi colori dell'arcobaleno, visualizzandola nella tua mente con una “E” grande. EstateAncora non sai cosa sia davvero. Però mi piace.
Stringi a te quella parola, che significa tutto e nulla.
Tutto, perché la scuola è finita, non devi più star ferma per ore sui banchi e sei libera di giocare, correre, divertirti. Ridere, essere felice.
Nulla, perché niente di tutto ciò ti appartiene.

«Va' a giocare», ti dice ogni mattina mamma, mentre si spalma con aria superiore la densa crema giallastra sulle braccia, allungata sul lettino prendisole. Ha gli occhiali firmati in bilico sul naso e quella rughetta di disapprovazione in evidenza tra le sopracciglia, come sempre quando si rivolge a te. I capelli freschi di permanente sono tenuti su da un'elegante fascia dorata, che deve essere costata un occhio della testa.
Annuisci, per non contrariala, come sempre. 
Poi, come sempre, ti dirigi verso gli scogli, il costumino che cade, il secchiello sporco di sabbia che sbatte contro il ginocchio, la testa bassa. Ti rannicchi dietro una grossa roccia, al riparo dal sole, dove puoi guardare loro senza essere vista e lì rimani, per tutta la mattina, a guardarli divertirsi, ruminando tra denti quella parola. Estate.
Nessuno si accorge di te, nessuno guarda verso la tua direzione. Nessuno ti cerca.
Tua madre ti ha già dimenticata. Se allunghi il collo verso l'insenatura poco distante puoi scorgerla, distesa sul lettino, la pelle ambrata che luccica al sole, gli occhiali firmati che lanciano lampi. Tiene le cuffie alle orecchie, la solita musica classica a tutto volume, per non ascoltare gli schiamazzi dei bambini, di sua figlia, dando per scontato che lei sia là a pochi passi da lei, a fare baccano come tutti gli altri.

 

**


Cos'è Estate, mamma?

Continui a domandartelo. Perché, anche se non hai più sei anni e uno sdrucido costumino rosa indosso, ma trentatré e una vita tutta tua, ancora non lo sai.
Sei rimasta indietro, indietro di troppo. Sei ancora una bimba, incapace di essere felice, perché nessuno ti ha mai detto come fare. Incapace di goderti la tua Estate.
«Mamma, cos'è l'Estate?» tua figlia ti guarda, speranzosa e fremente nei suoi cinque anni. Le sorridi, carezzandole la testa, aggiustandoti con la mano libera il semplice costume bianco. Nello stesso momento, con un tonfo, un ragazzo dal sorriso smagliante che risalta ancora di più per la sua pelle scura, posa nella sabbia accanto a te un espositore.
Occhiali.
Senza rispondere a tua figlia ricambi il sorriso, facendo scorrere veloce lo sguardo tra i vari modelli. Un paio, come ammiccando, scintillano nella tua direzione. Vedi le tue dita protendersi verso il ragazzo nero, ancora sorridente, con una banconota da dieci infilata tra di esse. Un attimo dopo, ti infili gli occhiali, soddisfatta, mentre il giovane come per un gioco di prestigio si confonde tra la folla della spiaggia libera.
«Mamma? Cos'è l'Estate?» chiede ancora tua figlia, sbuffando per ottenere la tua attenzione.
Estate.
Prendi un respiro, cercando di ricordare quante volte, in tutti quegli anni, ti sia posta quella stessa domanda, senza sapere come rispondere. Guardi la bimba accanto a te, con la bocca semiaperta, cercando una scusa per non soddisfare quella curiosità. 
Come tua madre. Quel pensiero, come un asteroide vagante, colpisce la superficie della tua anima.
E allora capisci.
Capisci che non vuoi essere come lei. Capisci che non lo sei mai stata, e che la tua Estate è stata ed è cercare di diventare il più possibile diversa da quella persona che per anni hai continuato a sforzarti di chiamare mamma.
Capisci che avresti voluto, che vorresti, andare a giocare con gli altri bambini, là, sul lungo mare, il secchiello da una parte e la paletta dall'altra, e divertirti e fare fracasso. Capisci che non l'hai fatto, perdendoti ventisette anni di sole e caldo e gioia solo per cercare di sembrare simpatica a tua madre. Capisci anche quanto tu sia stata patetica, e quanto tutti i tuoi sforzi di sembrare una ragazzina posata e perbenino siano stati inutili.
Alzi la testa al sole, socchiudendo gli occhi, inspirando l'odore di mare e sabbia intorno a te, come se fosse la prima cosa reale e bella della tua vita.
E, in un certo senso, lo è.
E' la tua Estate, vissuta con tanti anni di ritardo, ma sempre lì, solo da cogliere.

«Estate è tutto questo, piccola. Estate è Estate, con la “E” grande. Ricordalo» sussurri, più per la bimba che è in te che per quella che ti è davanti, con gli occhi grigi sgranati e pieni di curiosità.
Ti riscuoti, finalmente piena, finalmente conscia dell'Estate. Tendi le mani, verso tua figlia, iniziando a correre come una matta per il bagnasciuga, ridendo, il vento che ti accarezza i capelli e il sole che proietta l'ombra dietro di te, un'ombra piccola, con un costumino rosa sdrucido e bruttissimo e il secchiello che sbatte contro un ginocchio.
E' la tua Estate, finalmente.
Qualcosa di magico, di speciale, che dovrà finire, un giorno non molto lontano, con l'avvicendarsi delle Stagioni, non quelle della natura ma quelle del tuo corpo. Ma non ora, non ancora. Se corri, e ti diverti, sei ancora in tempo.
Hai ventisette estati arretrate, ma ce la puoi fare.

Non parli con tua madre da quasi undici anni.

E questa, questa, è la tua Estate più bella, solo che ci hai messo troppo tempo per capirlo.

 

 


 

   
 
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