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Autore: MissXD    11/07/2011    0 recensioni
Dopo aver simulato il suo omicidio, Peter Minus, intrappolato nella sua identità da topo, s'imbatte nel numero della Gazzetta del Profeta in cui si parla della sua morte...
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Peter Minus
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Avviso: I personaggi e i luoghi di questa storia non appartengono a me, ma a JK Rowling e chi ne detiene i diritti. Questa storia è stata scritta per puro divertimento e non a scopo di lucro. Nessuna violazione di Copyright è pertanto intesa. 

Note dell'autrice: Premetto che è la mia prima fanfiction e che sono abituata a scrivere di saggistica, quindi se è venuta eccessivamente male risparmiatemi dalla maledizione Cruciatus, please!

Dopo il misfatto - by MissXD

L'ultimo numero della Gazzetta del Profeta giaceva nei pressi di un bidone dell'immondizia dal quale con ogni probabilità era caduto. Un piccolo topolino grigio stava camminando sopra di esso e se ciò non fosse insolito persino nel mondo magico si sarebbe immediatamente pensato che lo stesse leggendo. Non ci sarebbe stato nulla di bizzarro in tutto ciò se i numerosi passanti avessero saputo che quel topo fino al giorno precedente era stato un ragazzino basso con gli occhi acquosi di nome Peter Minus, lo stesso ragazzo la cui foto si trovava proprio sulla prima pagina del giornale.
Era faticoso leggere qualcosa nelle sembianze di ratto: le lettere sembravano enormi. Come se non bastasse, qualcuno avrebbe potuto notare il suo strano comportamento ed avere dei sospetti, ma la curiosità era troppo forte.
La consapevolezza di Peter di aver varcato il confine che separava la sua condizione attuale dalla sua vecchia vita diventava più forte ad ogni riga terminata dell'articolo che annunciava al mondo magico la sua prematura scomparsa, corredato da una foto dei tempi in cui Peter frequentava la scuola insieme ai suoi migliori, nonché unici, amici. Era un po'come assistere al proprio funerale.
“Se sparissi dalla rotonda faccia delle Terra a chi mancherei?”... l'aveva pensato spesso nei suoi giorni peggiori ad Hogwarts, quando gli insegnati lo ritenevano un inetto, gli altri studenti lo deridevano e la madre lo rimproverava per i pessimi risultati scolastici. La risposta a quella domanda era arrivata il giorno in cui capì di aver trovato tre persone che gli sarebbero state accanto e l'avrebbero protetto qualunque cosa fosse successa: James Potter, Sirius Black e Remus Lupin. Non aveva senso porsi il problema sapendo di avere degli amici che non solo avrebbero sentito la sua mancanza nel caso fosse morto, ma sarebbero stati disposti a dare la loro vita per lui se ciò si fosse reso necessario.
La foto sul giornale ricordava a Peter la disgustosa verità: erano appena state annientate per mano sua le uniche persone al mondo che sarebbero morte per lui.
James, quel ragazzo coi capelli disordinati che sorrideva dalla copertina del giornale buttato via, colui che l'aveva protetto dagli insulti dei compagni ed aiutato in un gran numero di esami, era morto insieme alla moglie, tradito da lui. La sua casa da allora all'eternità sarebbe stata una tomba a Godric's Hollow accanto alla donna della sua vita, mentre il figlio sarebbe cresciuto orfano dai Babbani, senza conoscere l'amore che solo un padre e una madre sanno dare.
Sirius, il ragazzo attraente che non aveva perso l'occasione di mostrare all'apparecchio fotografico il suo fascino, colui che si era fidato di Peter al punto tale da mettere nelle sue mani la vita del suo migliore amico e della sua famiglia, era stato accusato del suo crimine, oltre che della sua morte. Lui, che amava così tanto le ragazze e le attività all'aria aperta, sarebbe marcito da solo in galera per il resto dei suoi giorni, guardando la felicità e voglia di vivere di cui aveva sempre dato sfoggio diventare cibo per i Dissennatori.      
Remus, il ragazzo dall'aria malaticcia che nella foto stava accanto a Peter, il motivo per cui lui e gli altri hanno scelto di diventare Animagi non registrati a loro grave rischio e pericolo, era rimasto solo, logorato dal dolore, a quanto traspariva da quel necrologio pubblicato dalla Gazzetta del Profeta. Sirius, James e Peter avevano fatto letteralmente l'impossibile affinchè non dovesse affrontare i suoi guai da solo ed in quel momento si ritrovava senza lavoro, senza famiglia, senza una donna e soprattutto senza le uniche persone che lo volevano accanto nonostante il suo “piccolo problema peloso”. La vita l'aveva lasciato a se stesso e Peter non poteva confortarlo: era lui la causa di tutto, lui e la sua paura di perdere ogni cosa, che l'aveva spinto a tenere il piede in due scarpe e che ora lo costringeva a girare scalzo, nella sua nuova identità di topo senza un dito.
“È dura sforzarsi di avere una vita e, dopo averla ottenuta, perderla definitivamente”.
Ma a chi stava pensando? A Remus o a se stesso?
A Remus, senza dubbio. Lui era innocente, non aveva fatto nulla per meritarsi quel destino, che lo relegava in una casa da solo a piangere la scomparsa di chi gli stava accanto. L'unico suo sbaglio, lo sbaglio di tutti e tre i suoi compagni di avventura, è stato quello di aiutare una persona disposta a qualunque cosa, anche a tradirli, pur di non avere più paura.
Paura di morire, paura di lottare, paura di restare solo.
Quella paura gli ha strappato la dignità, l'ha portato via dagli abbracci di sua madre e dai sorrisi e gli incoraggiamenti di chi lo sorreggeva sia nel tempo degli scherzi ai più deboli che in quello della guerra, gli ha fatto commettere così tante e così gravi colpe da meritarsi la reclusione a vita in isolamento nella prigione del suo corpo da topo. Era stato punito lo stesso anche se stava fuori di galera, e le pene non erano ancora finite. Perso nei suoi pensieri, Peter non si era accordo di una mano che si stava avvicinando sempre di più al punto in cui si trovava.
Troppo tardi per scappare: pochi secondi dopo si ritrovò faccia a faccia con un bambino dai capelli rosso fiamma.
“Mamma, papà, guardate che bel topino! Poverino, è tutto solo: possiamo tenerlo?”.

   
 
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