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Autore: Satine    16/02/2004    6 recensioni
Un sogno di Harry... Harry mi comunica tantissimo nei momenti di dormiveglia o in sogno... Il piccolo Harry, Lily e James in un dolce-amaro ricordo di un tempo... Un grandissimo grazie a Lucky per avermi concesso le parole della ninna della sua fanfic "L'ultima neve", grazie di cuore!^__^
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, James Potter, Lily Evans
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nero. Buio. Scuro.
Sto correndo in quello che sembra una foresta, alti alberi mi stanno per divorare e io già così piccolo davanti a questi enormi mostri di legno sembro ancora più piccolo e indifeso.
Paura. Terrore. Un vago senso di nausea.
Tremo.
Non voglio!
Riprendo a correre senza sapere esattamente dove sto andando e cosa sto facendo.
Ho freddo e caldo allo stesso tempo, sto sudando.
Perché questo bosco non finisce?
Poi all’improvviso mi fermo, chiudo gli occhi.
Io non ho paura inizio a pensare intensamente, io non ho paura, è solo un sogno… solo un sogno!
Un bagliore improvviso e la testa inizia a dolermi.
E sento come se il mio corpo venisse risucchiato in un altro luogo, come la pellicola di un film che torna indietro. E l’incubo svanisce…
 
Una luce lontana, fioca, esce da una finestra.
Un cancello e una porta.
Non tocco neppure la maniglia che essa si apre.
Sento una voce lontano, una voce di donna e l’ascolto.
Dolce e leggera… canta qualcosa che non ho mai sentito eppure sento di conoscerla.
So di conoscerla.
Seguo a passi lenti la voce di donna, ora posso distinguere bene le parole quasi sussurrate in un sorriso.
 
Walk your road my little dear
A blessed song bring you to sleep
Don’t be scared of the trouble you’ll meet
A blessed song bring you to sleep
 
Non ricordo né dove né quando ho sentito questa canzone... ma ricordo questa voce… ricordo qualcosa di sfuocato.
Continuo a seguire la voce e raggiungo un salotto con le pareti bianche.
Lontano un camino. E’ spento.
“Deve essere estate – penso – perché fuori è già buio”.
La vedo, la donna che sta cantando.
Provo come una fitta al cuore e un dolore misto a tristezza mi invade. Provo una strana sensazione, come se quella canzone fosse cantata a me, per me… continuo ad ascoltare quella voce… “mamma” mormoro ma ho paura a pronunciare il suo nome, non voglio che mi senta. Non voglio che tutto finisca.
Mi avvicino alla sedia a dondolo e la vedo, che culla nella sua dolce ninna nanna un fagottino nero, con gli occhi chiusi e capisco subito che quello che mia madre tiene tra le braccia dolcemente sono io.
Osservo mia madre mentre mi culla.
Gesto dolce e materno… eppure si… ora mi sembra di ricordarlo.
“Mamma”.
Avvicino la mia mano per accarezzare la sua ma in quel preciso momento anche il bambino in braccio si muove e tocca con la sua piccola manina la stessa mano che stavo per accarezzare.
“Sono proprio io” penso sorridendomi teneramente.
Mi madre sorride. Sorride a me… sorride a quella mano di bambino appoggiata alla sua.
E così appoggio la mia mano sulle loro ma è come se le attraversassi.
La ammiro nel suo continuo cullarmi. Mi piace la sua voce mentre mi addormenta.
“Sei stata tu a liberarmi da quell’incubo? Mi stavi cullando mamma?” bisbiglio.
 
 
This lullaby is the present I leave
And my blessed song bring you to sleep
 
Ma non mi risponde, non può rispondermi.
Poi lei alza il viso e i suoi occhi incrociano i miei. Mi sorride dolce mentre sembra quasi vedermi davanti a lei. La vedo alzare una mano quasi come per accarezzarmi.
“Mamma, mi vedi? Mamma allora puoi vedermi? Puoi vedermi in sogno?”
Ma non risponde, continua a sorridermi e a tendere la sua mano verso di me, verso il mio viso.
Ma un’altra mano si unisce a quella di mia madre.
Mi volto.
Vedo dietro di me mio padre che sorride a mia madre e che allunga la sua mano verso quella di lei
Mi sposto, quasi per paura di disturbarli.
Ora lui accarezza la testa di me ancora in fasce e si siede sul bracciolo alla sinistra di mia madre.
La mamma continua a cullarmi e mi da un leggero bacio sulla fronte.
Che strano, tocco la mia di fronte e la sento calda proprio nel punto dove mia madre mi ha baciato da piccolo.
E’ strano… dove mia madre mi baciò ora porto la mia cicatrice.
Mi siedo per terra, davanti a loro e li osservo, così belli e dolci.
I miei occhi si riempiono di lacrime, ma non voglio piangere, voglio vederli ancora, se i miei occhi si gonfiano di lacrime non potrò più vederli.
Asciugo con una mano quelle lacrime che fanno di tutto per uscire.
Nel dolce suono di quella nenia mi lascio cullare e chiudo gli occhi anche io, come quello stesso me da piccino.
Poi la voce smette di cantare, “devo essermi addormentato” penso.
Poi di nuovo quella sensazione come se venissi portato via da un’altra parte, apro velocemente gli occhi.
No, non voglio andarmene, ti prego non mandarmi via mamma.
Continua a cantare mamma… non smettere ti prego. Continua ancora.
Ma la voce di mia madre non canta più e io mi allontano, tendo una mano verso di loro ma loro non mi tendono la loro, non mi tengono con loro… perché mamma… ancora un po’…solo un po’…
Vedo allentarsi i loro volti e i loro sorrisi.
 
Riapro gli occhi per poi richiuderli immediatamente.
Sono nella mia stanza di Privet Drive, nel mio letto, sveglio da quel sogno.
Lascio libere le lacrime che prima avevo così a fatica trattenuto.
Lascio loro libero sfogo e nella mia testa risuona quella nenia, risuonano quelle parole,  la sua voce e quel dolce cullare.
Affondo il viso nel cuscino per non farmi sentire da nessuno.
Ora voglio piangere, ora voglio solo ricordare per sempre quell’istante, il bacio di mai madre, la sua mano sulla mia e la sua voce che dentro di me continua a cantarmi quella ninna nanna, come quel giorno e per sempre.
 
 
 
  
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