- Nero. Buio.
Scuro.
- Sto
correndo in quello che sembra una foresta, alti alberi mi stanno per
divorare e io già così piccolo davanti a questi enormi mostri di legno
sembro ancora più piccolo e indifeso.
- Paura.
Terrore. Un vago senso di nausea.
- Tremo.
- Non voglio!
- Riprendo a
correre senza sapere esattamente dove sto andando e cosa sto facendo.
- Ho freddo e
caldo allo stesso tempo, sto sudando.
- Perché
questo bosco non finisce?
- Poi
all’improvviso mi fermo, chiudo gli occhi.
- Io non ho
paura inizio a pensare intensamente, io non ho paura, è solo un sogno…
solo un sogno!
- Un bagliore
improvviso e la testa inizia a dolermi.
- E sento
come se il mio corpo venisse risucchiato in un altro luogo, come la
pellicola di un film che torna indietro. E l’incubo svanisce…
-
- Una luce
lontana, fioca, esce da una finestra.
- Un cancello
e una porta.
- Non tocco
neppure la maniglia che essa si apre.
- Sento una
voce lontano, una voce di donna e l’ascolto.
- Dolce e
leggera… canta qualcosa che non ho mai sentito eppure sento di conoscerla.
- So di
conoscerla.
- Seguo a
passi lenti la voce di donna, ora posso distinguere bene le parole quasi
sussurrate in un sorriso.
-
- Walk your road my little dear
- A blessed song bring you to sleep
- Don’t be scared of the trouble you’ll
meet
- A blessed song bring you to sleep
-
- Non ricordo né dove né quando ho sentito questa canzone... ma ricordo questa voce… ricordo qualcosa di sfuocato.
- Continuo a
seguire la voce e raggiungo un salotto con le pareti bianche.
- Lontano un
camino. E’ spento.
- “Deve
essere estate – penso – perché fuori è già buio”.
- La vedo, la
donna che sta cantando.
- Provo come
una fitta al cuore e un dolore misto a tristezza mi invade. Provo una strana
sensazione, come se quella canzone fosse cantata a me, per me… continuo ad
ascoltare quella voce… “mamma” mormoro ma ho paura a pronunciare il
suo nome, non voglio che mi senta. Non voglio che tutto finisca.
- Mi avvicino
alla sedia a dondolo e la vedo, che culla nella sua dolce ninna nanna un
fagottino nero, con gli occhi chiusi e capisco subito che quello che mia
madre tiene tra le braccia dolcemente sono io.
- Osservo mia
madre mentre mi culla.
- Gesto dolce
e materno… eppure si… ora mi sembra di ricordarlo.
- “Mamma”.
- Avvicino la
mia mano per accarezzare la sua ma in quel preciso momento anche il bambino
in braccio si muove e tocca con la sua piccola manina la stessa mano che
stavo per accarezzare.
- “Sono
proprio io” penso sorridendomi teneramente.
- Mi madre
sorride. Sorride a me… sorride a quella mano di bambino appoggiata alla
sua.
- E così
appoggio la mia mano sulle loro ma è come se le attraversassi.
- La ammiro
nel suo continuo cullarmi. Mi piace la sua voce mentre mi addormenta.
- “Sei stata tu a liberarmi da quell’incubo? Mi stavi cullando mamma?” bisbiglio.
-
-
- This lullaby is the present I leave
- And my blessed song bring you to sleep
-
- Ma non mi risponde, non può rispondermi.
- Poi lei
alza il viso e i suoi occhi incrociano i miei. Mi sorride dolce mentre
sembra quasi vedermi davanti a lei. La vedo alzare una mano quasi come per
accarezzarmi.
- “Mamma,
mi vedi? Mamma allora puoi vedermi? Puoi vedermi in sogno?”
- Ma non
risponde, continua a sorridermi e a tendere la sua mano verso di me, verso
il mio viso.
- Ma
un’altra mano si unisce a quella di mia madre.
- Mi volto.
- Vedo dietro
di me mio padre che sorride a mia madre e che allunga la sua mano verso
quella di lei
- Mi sposto,
quasi per paura di disturbarli.
- Ora lui
accarezza la testa di me ancora in fasce e si siede sul bracciolo alla
sinistra di mia madre.
- La mamma
continua a cullarmi e mi da un leggero bacio sulla fronte.
- Che strano,
tocco la mia di fronte e la sento calda proprio nel punto dove mia madre mi
ha baciato da piccolo.
- E’
strano… dove mia madre mi baciò ora porto la mia cicatrice.
- Mi siedo
per terra, davanti a loro e li osservo, così belli e dolci.
- I miei
occhi si riempiono di lacrime, ma non voglio piangere, voglio vederli
ancora, se i miei occhi si gonfiano di lacrime non potrò più vederli.
- Asciugo con
una mano quelle lacrime che fanno di tutto per uscire.
- Nel dolce
suono di quella nenia mi lascio cullare e chiudo gli occhi anche io, come
quello stesso me da piccino.
- Poi la voce
smette di cantare, “devo essermi addormentato” penso.
- Poi di
nuovo quella sensazione come se venissi portato via da un’altra parte,
apro velocemente gli occhi.
- No, non
voglio andarmene, ti prego non mandarmi via mamma.
- Continua a
cantare mamma… non smettere ti prego. Continua ancora.
- Ma la voce
di mia madre non canta più e io mi allontano, tendo una mano verso di loro
ma loro non mi tendono la loro, non mi tengono con loro… perché mamma…
ancora un po’…solo un po’…
- Vedo
allentarsi i loro volti e i loro sorrisi.
-
- Riapro gli
occhi per poi richiuderli immediatamente.
- Sono nella
mia stanza di Privet Drive, nel mio letto, sveglio da quel sogno.
- Lascio
libere le lacrime che prima avevo così a fatica trattenuto.
- Lascio loro
libero sfogo e nella mia testa risuona quella nenia, risuonano quelle
parole, la sua voce e quel dolce cullare.
- Affondo il
viso nel cuscino per non farmi sentire da nessuno.
- Ora voglio
piangere, ora voglio solo ricordare per sempre quell’istante, il bacio di
mai madre, la sua mano sulla mia e la sua voce che dentro di me continua a
cantarmi quella ninna nanna, come quel giorno e per sempre.
-
-
-