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Autore: Beatriz Aldaya    12/07/2011    6 recensioni
"Siamo fatti per sbagliare, e poi tornare indietro e desiderare sempre quello che sta dietro al vetro" (Fabrizio Moro-Parole, rumori e giorni)
I pensieri di Sirius Black che, una volta scappato di prigione, vede Harry per la prima volta in Magnolia Crescent...
Ma Harry è "sotto vetro" perché Sirius ha commesso troppi errori, e ne è consapevole.
Una shot malinconica ed introspettiva che ha partecipato al "Fabrizio Moro contest" classificandosi sesta.
Enjoy! :)
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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"Siamo fatti per sbagliare, e poi tornare indietro e desiderare sempre quello che sta dietro al vetro"
(Fabrizio Moro-Parole, rumori e giorni)








Una falce sottilissima di luna brillava argentea nel cielo, bagnando di pallida luce la strada addormentata e creando giochi di ombre sull’asfalto, inondato qua e là da pozze luminose.
Saltavo da una macchia splendente all’altra, con la lingua fuori e la coda scodinzolante, beandomi dell’aria fresca e dello spazio infinito a mia disposizione. Giocavo.
Balzai su una panchina ammirando la luna. Non la vedevo così bella da tredici anni e forse da quindici non provavo un’emozione così forte ed intensa nell’osservarla: in quella notte così lontana di fine maggio, mentre i Malandrini avevano vagato per il parco di Hogwarts tutti insieme per l’ultima volta, era piena ed alta nel cielo; eppure, l’entusiasmo da cui ero pervaso al tempo scompariva di fronte alla meravigliosa euforia che la luna suscitava in me in questo momento. Ero libero, finalmente.

Alzai il muso per leggere il nome della via, stampato a lettere blu su un cartello bianco: Magnolia Crescent.
Avevo ancora tutta la notte a mia disposizione per cercare in questo snob sobborgo londinese Privet Drive, sperando che la sorella di Lily e la sua famiglia non avessero cambiato indirizzo da quella notte lontana e maledetta in cui Hagrid aveva chiesto in prestito la mia motocicletta per portare in salvo il piccolo a casa dei suoi zii.
Continuai a camminare silenziosamente e, mentre incominciavo ad accusare i primi segni di stanchezza, pensieri tetri suscitati dal ricordo della notte che aveva posto la parola ‘FINE’ alla mia vita s’impossessarono della mia mente.
D’un tratto, sentii dei passi concitati avanzare svelti lungo la via, quasi sovrastati dal rumore di qualcosa che raschiava sul cemento.
Veloce, mi nascosi nell’ombra tra un garage e una staccionata, attento a non farmi vedere dal passante: ero abbastanza grande da far paura a chiunque mi avesse incontrato sulla sua strada e mi ritrovai a pensare tra il malinconico e il divertito che una cattura da parte dell’accalappiacani sarebbe stata uno scherzo crudele da parte di un destino dotato di uno strano senso dell’humour.
Rimossi lo strano pensiero e mi concentrai sul passante: man mano che la figura si avvicinava, mi accorsi che apparteneva ad un ragazzino di non più di tredici o quattordici anni. Si trascinava dietro qualcosa di pesante, simile ad un grosso baule: incuriosito, mi sporsi un poco oltre la staccionata e notai che dal bagaglio spuntava un manico di scopa lucidissimo.
Quale ragazzino babbano se ne andava in giro nel bel mezzo della notte in compagnia di una scopa? Che fosse un mago?
Scrutai con interesse la figurina che avanzava velocemente e si fermò sul marciapiede proprio di fronte al mio nascondiglio.

Era un ragazzino pelle e ossa, che quasi scompariva dentro i vestiti sformati e troppo larghi che indossava. Qualcosa in lui mi risultava familiare: la forma del viso sottile, il profilo del naso, gli occhiali tondi e sbilenchi, i capelli corvini e spettinati.
Il mio cuore accelerò i battiti prepotentemente e mi dovetti trattenere per non cominciare a scodinzolare involontariamente: il ragazzino assomigliava in una maniera assurda a James Potter.
Proprio in quel momento, fece un giro su sé stesso guardandosi intorno e passandosi una mano fra i capelli con aria sconsolata, così che potei scorgere una sottile cicatrice pallida sulla sua fronte e degli occhi di un limpidissimo verde.

Eccitato, capii che mi trovavo davanti ad Harry Potter, l’adorato figlio di James e Lily.
Mi accucciai, poggiando il muso sulle zampe e costringendomi a rimanere immobile. I muscoli guizzanti erano in tensione, sarei voluto balzare addosso al mio piccolo Harry, saltellargli intorno, abbaiare alla luna, leccargli tutta la faccia, riprendere le mie vere sembianze ed abbracciarlo forte ridendo, stringerlo a me piangendo.
Invece, mi limitai a fissarlo, beandomi della sua presenza a pochi metri da me, conscio del fatto che la mia sarebbe sembrata un’aggressione e che l’avrei terrorizzato.

Notai che piano piano sul suo viso stava affiorando il panico e per la prima volta mi chiese cosa diavolo ci facesse Harry Potter tutto solo in una via deserta nel cuore della notte. Per quanto ne sapeva lui, in giro c’era un pazzo pluriomicida a piede libero -alias me, Sirius Black- pronto ad ucciderlo sghignazzando.
Piccolo incosciente!
Sentii montare dentro di me l’apprensione, anche se ben sapevo che io non ero la persona più adatta per rimproverare a Harry di essere uno sconsiderato.
Sorrisi fra me e me, immerso nei ricordi: io ero quello che a scuola passava più serate in punizione che nella Sala Comune, che all’età di quindici anni aveva fatto le valigie ed era scappato di casa, che aveva imparato a trasformarsi illegalmente in un enorme cane nero per fare baldoria con un lupo mannaro, che aveva passato gli ultimi dodici anni ad Azkaban per poi evaderne.
Non mi ero mai preoccupato della pericolosità e delle conseguenze delle mie azioni, facendo tutto ciò che mi passava per la testa, sempre al fianco di James nei suoi piani assurdi. Già, con un padre del genere, infrangere le regole era nel sangue di Harry. Tuttavia, aveva solo… Quanti? Tredici anni.
Dio, quanto tempo era passato. Avevo perso quasi metà della mia vita in quella sozza prigione. Tempo sprecato e scivolato via, durante il quale mi sarei dovuto occupare del mio piccolo o, meglio, essere il Custode Segreto dei Potter.
Il rimorso mi prese alla gola facendomi ansimare ed agitare sul posto.
Vidi Harry irrigidirsi e guardarsi alle spalle verso il mio nascondiglio buio. Sembrava preoccupato e strinse le dita intorno alla bacchetta, sussurrando: “Lumos”.
Non ebbi i riflessi e la volontà necessari per dileguarmi e il mio piccolo mi intravide nell’oscurità.
Per un folle istante, desiderai che si avvicinasse, che non avesse paura di me: al contrario, il timore offuscò i suoi limpidi occhi e Harry si ritrasse, inciampando e cadendo all’indietro.
Una fitta al cuore mi fece mancare il respiro.
Io, Sirius Black, per Harry sarei sempre stato un mostro, un fantasma lontano fonte di una paura indefinita, dipinto dai giornali come un pazzo che aveva fatto della sua missione di vita uccidere i Potter.
Il dolore mi bloccò, tagliente come un rasoio, rendendomi consapevole del fatto che era giunto il momento di allontanarmi.
Mi ero concesso di vedere il mio piccolo per qualche minuto, ma non avevo nessun diritto di entrare a far parte della sua vita.
Così, proprio mentre con un forte BANG! il Nottetempo compariva a pochi centimetri da Harry, saltai la staccionata e mi allontanai correndo.

Le zampe battevano ritmiche sul terreno, il gelo avvolgeva il mio cuore e uno spiacevole pizzicorino mi tormentava la punta del naso. Era una strana sensazione, desiderare di piangere mentre ero sotto trasformazione: se fossi stato umano, le lacrime avrebbero solcato copiose le mie guance mortalmente pallide e scavate.
Avevo commesso troppi errori.
D’altronde, siamo fatti per sbagliare, e poi voler tornare indietro e desiderare l’impossibile; per quanto proviamo ad afferrarlo, quello sarà sempre protetto e nascosto da una campana di vetro, rendendolo irraggiungibile.
Rivolsi lo sguardo alla luna, guaendo.

Era tempo di ottenere il mio riscatto.


_____
Salve! Che dire... questa shot si è classificata sesta al "Fabrizio Moro contest" indetto da Missblackspots sul forum di Efp...
Quindi vi lascio il giudizio della giudiciA, rapidissima ;)
Premetto solo che ho preferito non modificare la storia da come l'avevo inviata per il concorso :)
Un bacione! :*

SESTA CLASSIFICATA - Sotto vetro, di Beatriz Aldaya

Grammatica e sintassi: 9.8/10
Stile e Lessico: 8/10
Originalità: 10/10
IC e Caratterizzazione: 9/10
Gradimento Personale: 10/10
Attinenza alla citazione 9.5/10
Totale: 56.3/60

Ehilà!
Prima di cominciare la valutazione grammaticale/stilistica...ecc, vorrei partire dal gradimento personale. D'altronde, sei l'unica a cui ho fato punteggio pieno!
Il punto forte della tua storia sta nell'originalità, in quanto non mi è capitato spesso di leggere storie dove venivano presi in analisi i sentimenti di Sirius in questo contesto, in particolare mentre era ancora in forma canina, quindi complimenti!
La citazione poi si adatta davvero bene; ho apprezzato anche il fatto di averla modificata, per adattarla alla storia, senza per perdere di vista il senso della frase. L'IC di Sirius poi viene rispettato in gran parte, e per questo motivo comunque il punteggio è quasi il massimo.
Le uniche cose che ti hanno penalizzata sono state la grammatica e lo stile, in quanto, per quel che concerne la seconda, ho trovato alcune frasi che, a parer mio, potrebbero essere cambiate per facilitare la lettura:
- La frase "Scrutai con interesse la figurina che avanzava velocemente e si fermò sul marciapiede proprio di fronte al mio nascondiglio" va bene, ma ti consiglierei di cambiare la frase dopo la congiunzione "e", mettendo, per esempio "fermandosi sul marciapiede...", per evitare di appesantire il tutto.
- Le parole "il mio piccolo" sono ripetute un po' troppe volte in un paragrafo, ti consiglio di sostituirle con qualche sinonimo per rendere il tutto più scorrevole.
- Ti consiglio anche di cambiare la parola "pizzicorino" con "pizzicore" o "lieve pizzicore".
Per quanto riguarda la grammatica, la penalizzazione è minima in quanto il tuo unico errore, (di distrazione suppongo) sta nella frase "E per la prima volta mi chiese" invece di "e per la prima volta mi chiesi", in quanto è Sirius in prima persona a parlare.
Inoltre, ho trovato un'imprecisione di data, dato che Sirius dice di avere sedici anni quando scappa di casa, e non quindici, come hai detto tu.
Per il resto, una storia davvero ben scirtta, originale e scorrevole!
Ti faccio tutti i miei complimenti, e ti ringrazio di aver partecipato al contest!
Alla prossima, Marzia.
   
 
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