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Autore: Martyx1988    12/07/2011    5 recensioni
Secondo capitolo delle avventure di Ayame, reincarnazione di Afrodite, e delle sue Sacerdotesse. Sconfitto Efesto, la pace sembra tornata sulla Terra, finchè un nuovo nemico non si presenta, costringendo la dea ad una fuga al Grande Tempio. Sarà l'occasione per tre ragazze di conoscersi meglio e di conoscere nuovi amici e le loro storie...
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aquarius Camus, Gemini Kanon, Nuovo Personaggio, Scorpion Milo, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'La Dea dell'Amore'
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Babylon
(seguito di "A Divine Love")

1- L’angelo


Il salone delle feste di palazzo Kido non era mai stato così splendente come quella sera. Il grande lampadario di cristallo al centro del soffitto attirava i raggi luminosi dalle plafoniere alle pareti e dalle candele accese sulle tavolate per riverberarli tutt’attorno, ancora più sfolgoranti e ricchi di luce. Sotto di esso era uno sciamare di gente da un tavolo all’altro, da un piatto di antipasti alla grande torta a cinque piani, da una conversazione semiseria ad una barzelletta. Uomini, donne, vecchi e giovani si mescolavano in un carosello di voci e risate totalmente adatto all’occasione.

Era il compleanno di Saori Kido*. La fanciulla aveva approfittato dell’avvenimento per festeggiare anche la fine della battaglia contro Efesto, che aveva visto sul campo i suoi Cavalieri combattere spalla a spalla con le Sacerdotesse di Afrodite contro i Ciclopi del dio loro avversario. All’inizio era sembrata Afrodite la nemica da combattere, ma grazie a quell’amore di cui era reincarnazione la dea era passata dalla parte giusta.

Era stata lei la vera protagonista dello scontro decisivo contro Efesto, avvenuto ai piedi del cratere principale dell’isola di Vulcano, sotto gli occhi degli altri guerrieri e dell’Olimpo stesso, che aveva concesso ad Afrodite di restare sulla terra, accanto alla sorella ma, soprattutto, accanto all’uomo di cui era innamorata.

Saori, dalla sua postazione un po’ distaccata, sorrise nel vedere Hyoga e Ayame, ricca ereditiera nel cui corpo Afrodite si era reincarnata, dare dimostrazione di uno spiccato e inaspettato talento nel ballo latino-americano, a ritmo di una salsa improvvisata per l’occasione dalla piccola orchestra che Tatsumi aveva ingaggiato per l’occasione.

Come a raccogliere la sfida, alle danze si unirono poi Shun e Talia, dimostrando anch’essi di saper muovere i piedi con una certa bravura.

Dopo una piroetta, Ayame si accorse che Saori la stava guardando e, sorridente e raggiante come sempre, lasciò ad Hyoga l’onore e l’onere di insegnare qualche passo base ad un’invitata ormai avanti con l’età e dall’abito decisamente ingombrante per andare a recuperarla e tentare di coinvolgerla.

Andiamo, Saori! Non mi sono dannata anima e corpo per cambiarti il look per vederti fare da tappezzeria alla tua stessa festa”

Senza ascoltare le proteste dell’amica la trascinò al centro dell’improvvisata pista da ballo, affidandola alle cure di Shun e andando a riprendersi Hyoga, il quale, con un bacio focoso quanto la musica di sottofondo, le fece intendere quanto fosse contento del suo ritorno.

In quel momento erano semplicemente un ragazzo e una ragazza che si amavano. Era quello il ruolo che, in quella scena dello spettacolo che era la vita, dovevano recitare. Ciascuno dei ragazzi e delle ragazze presenti alla festa lo stava facendo, in attesa di quel cambio di scena che li avrebbe portati ad indossare nuovamente le armature. Ad essere Cavalieri e Sacerdotesse e divinità.

Chiunque fosse stato a conoscenza della doppia identità di quei giovani, avrebbe capito quale delle due parti preferivano recitare.

Nel ruolo di ricca ereditiera amante del divertimento e dello shopping, Ayame era perfetta e, soprattutto, si sentiva a suo agio, libera dalle responsabilità e dagli obblighi che l’essere dea comportava. A differenza di Saori, Ayame aveva patito fin da subito il suo ruolo di reincarnazione di Afrodite, che l’aveva quasi costretta a rinunciare a Hyoga. Il minimo che potesse fare era godersi quei momenti in cui Afrodite poteva essere messa da parte ed essere solo Ayame. Perché, come Saori aveva provveduto a dirle, in quanto reincarnazioni di divinità, per loro non c’era pace, ma solo tregue tra una guerra e l’altra. E Saori aveva il presentimento che quella tregua stesse per finire.

Si staccò gentilmente da Shun, il quale non parve accorgersi della preoccupazione sul volto della ragazza e tornò a ballare con Talia, quindi si diresse verso il fondo della sala, dove il grande portone in legno dava sul corridoio principale della villa. Aveva bisogno di silenzio per interpretare la marea di sensazioni che le agitavano il cuore.

Imboccò il corridoio sotto lo sguardo attento di Ayame.

Nonostante l’atteggiamento festaiolo e il contagioso buon umore, anche lei percepiva qualcosa di strano nell’aria. All’inizio aveva sperato che la festa riuscisse a distrarre Saori, ma il legame profondo della fanciulla con la Terra di cui era protettrice aveva avuto il sopravvento.

Tuttavia nessun altro aveva avvertito niente e, per evitare di creare allarmismi inutili, Ayame avrebbe continuato a comportarsi come sempre.

Il tocco dolce di Hyoga sulla schiena le fece intendere che anche lei era sotto sorveglianza speciale.

Qualche problema con Saori?” le chiese il ragazzo, apprensivo.

Ayame ripensò: niente allarmismi.

Nah, figurati! Semplicemente è ancora abituata alle sue feste mosce e non ad una cosa del genere”

Dicendo questo, Ayame accennò col capo al centro della sala, dove chiunque si stava lanciando in qualsiasi tipo di danza improvvisata.

Hyoga rise leggermente, dando ragione alla ragazza, quindi si voltò per raggiungere il cuore della festa, con Ayame dietro.

Accadde al terzo passo. Ayame lo percepì come un semplice alito di vento caldo sulla nuca lasciata scoperta dall’acconciatura spettinata, ma aveva la forza di una tempesta tropicale e urlava parole di sangue e morte. Parole rivolte a Saori.

I rumori attorno ad Ayame si fecero ovattati e distanti, tutti i suoi sensi erano concentrati su quella voce, quella presenza oltre la grande porta di legno che era riuscita a raggiungere con velocità impressionante persino per lei.

Sentì a malapena la sua voce che chiamava l’amica, arrivata quasi alla fine del corridoio. Vide distintamente quegli occhi grigi incombere su di lei, impietosi e inanimati. Esattamente come se li ricordava lei.

Non può essere…

Le grandi lampade appese al soffitto a volta si oscurarono quando le due ali di luce comparvero, enormi e minacciose, dalla schiena della creatura dagli occhi grigi sospesa sopra Saori.

La fanciulla, accortasi della potenza scaturita da quelle ali, prese a indietreggiare appena l’angelo iniziò a perdere di quota per abbattersi su di lei. Contemporaneamente Ayame mise tutte le sue forze nelle gambe, nella speranza che fossero sufficienti ad evitare l’ignota catastrofe di cui quell’angelo era portatore.

Come catalizzati entrambi da Saori, lei e l’angelo la raggiunsero nello stesso momento. O forse Ayame un attimo prima. Giusto il tempo per evitare che quello spillo pungesse Saori e colpisse, invece, il suo braccio.

Caddero tutti e tre a terra, e l’angelo perse le sue ali.

NO!” gridò con una voce che pareva provenire da un’altra dimensione.

Quasi a rappresentare un’eco per quel semplice monosillabo carico di rabbia, le vetrate del corridoio andarono in frantumi, e tre armature d’oro risplendettero alla luce artificiale dei lampadari, aiutandoli a riprendere la loro egemonia sulla stanza.

Ma Ayame non vide tutto questo né sentì le grida concitate dei Cavalieri giunti in loro soccorso contro quell’angelo.

In quel momento tutto il suo corpo era in preda alle convulsioni. I suoi sensi erano annebbiati e un’unica, travolgente sensazione pervadeva il suo corpo.

Afrodite stava scomparendo dall’anima di Ayame, lasciando al suo posto un vuoto sconfinato in grado di assorbire tutto come un buco nero. Esattamente come stava facendo con la vita di Ayame.


Hyoga oltrepassò la soglia del corridoio in tempo per vedere Ayame accasciarsi a terra come un burattino a cui si erano improvvisamente staccati i fili.

Ayame!” gridò con tutto il fiato che aveva in corpo, mentre muoveva il primo passo verso il fondo della sala.

Si fermò solo perché riconobbe la voce che accompagnò la stretta ferrea attorno al suo braccio. Una voce che mai più avrebbe pensato di udire.

No, fermo!” lo sollecitò Camus, piazzandosi davanti agli occhi increduli del suo allievo. Il Cavaliere non portava l’armatura, andata distrutta ai Campi Elisi, al contrario dei suoi compagni che si trovavano nel corridoio insieme a lui, intorno all’essere alato che aveva aggredito Ayame e Saori.

Aphrodite, Mu e Saga lo stavano tenendo sotto scacco, ma la creatura non sembrava preoccuparsene più di tanto. Nonostante le sue fattezze fossero in tutto e per tutto umane, nel suo sguardo c’era una luce buia che escludeva la sua appartenenza al genere umano.

Che cos’è? Cosa ha fatto ad Ayame?” domandò Hyoga a voce tremante, facendo vagare lo sguardo dalla creatura ad Ayame, al cui capezzale era rimasta Saori.

Camus lo guardò senza nascondere il dispiacere che provava in quel momento nell’essere senza una risposta plausibile. Deglutì la poca saliva che gli era rimasta in bocca e ne percepì un retrogusto amaro.

Alle loro spalle i battenti si chiusero col minimo rumore possibile. Voltandosi, Hyoga incrociò gli occhi cerulei di Shaka, anch’egli senza armatura, concentrati totalmente sulla situazione di stallo al centro del corridoio. Il Cavaliere della Vergine avanzò con passo deciso verso l’angelo privo di ali che gli stava rivolgendo un sorriso di scherno da dentro il cerchio umano in cui era imprigionato. Si fermò a pochi passi dal perimetro, perfettamente in grado di vedere il sudore freddo sulla fronte della creatura e di percepire il suo respiro affannato.

Stolti” sibilò tra un ansimo e l’altro “Non bastano cento di voi per fermarci”

Chi siete voi?” domandò inespressivo Shaka.

Siamo passato, presente e soprattutto futuro. L’unico futuro di questa terra” rispose risoluto, prima di allargare le braccia ricoperte dal tessuto nero della sua tenuta.

Dalla schiena della creatura ricomparvero le ali di luce. Nel vedere la loro lucentezza, la potenza che emanavano e la facilità con cui sbalzarono i tre Cavalieri da terra, Shaka dedusse che fossero l’equivalente del loro cosmo.

Le ali circondarono il loro padrone fino a che non un centimetro della sua figura fosse più visibile, coprendo anche la cupa risata che fuoriusciva dalla sua bocca. Poi, con un bagliore accecante, l’angelo sparì nel nulla.

Con malagrazia Hyoga si liberò dalla presa di Camus per andare a soccorrere Ayame, ancora a terra priva di sensi. Anche Shaka si era avvicinato alle due ragazze e, in quel momento era intento ad osservare qualcosa sul braccio di Ayame.

Hyoga si sentì mancare il cuore quando vide in che condizioni versava la sua donna. Il viso cereo era coperto da una patina di sudore freddo, le labbra avevano perso il colorito roseo di sempre. Tutto di lei faceva pensare che fosse morta.

No…” sussurrò appena il Cavaliere, cadendo in ginocchio accanto a Shaka, i cui occhi erano nuovamente chiusi.

C’è ancora vita in lei, seppur flebile” disse Shaka, concentrato sempre sul braccio di Ayame.

Ma il cosmo di Afrodite è praticamente scomparso” obiettò Saori, allarmata.

E più svanisce, più si prende le ultime briciole di vita di questa ragazza” sentenziò greve Mu. Insieme agli altri Cavalieri in armatura, si era avvicinato con cautela, per accertarsi che il pericolo fosse veramente svanito.

Concentrati su Ayame e sulle sue sorti, nessuno si accorse che il battente del portone si era leggermente aperto. Dopo un’iniziale confusione, fu la sorpresa a pervadere l’animo di Psiche alla vista del capannello in fondo alla sala.

Maestro?” esclamò quasi senza fiato.

Aphrodite dei Pesci si voltò al richiamo familiare della sua allieva, lasciando intravedere il volto cereo di Ayame, ancora riversa a terra.

Afrodite!”

Come Hyoga pochi attimi prima, anche Psiche si lanciò di corsa verso la sua dea, prontamente intercettata dal suo maestro.

No, Psiche, aspetta…”

Che le è successo?” domandò isterica, col volto già rigato dalle lacrime “Perché non si alza? Che ne è del suo cosmo?”

Shaka di Virgo, infastidito da quelle urla, voltò il capo per lanciare uno sguardo di rimprovero alla Sacerdotessa. Quando i loro occhi si incrociarono, Psiche sembrò placarsi. Socchiuse gli occhi e smise di opporre resistenza ad Aphrodite, che la lasciò andare.

Tu sei l’uomo più vicino agli dei, giusto?” chiese Psiche, come se quella dote fosse invece una colpa.

Shaka non rispose.

Puoi salvarla, non è vero?” incalzò ancora Psiche, avanzando di qualche passo.

Subito il Cavaliere dei Pesci la bloccò per un braccio.

So che puoi farlo!” esplose alla fine la Sacerdotessa, riprendendo a piangere. “Devi salvarla, hai capito?!?”

Ulteriori invettive vennero soffocate da Aphrodite, il quale attirò la sua allieva a sé, permettendole di sfogare la sua frustrazione.

Quanto a Shaka, chiuse gli occhi e abbassò il capo a terra.

È vero ciò che dice?” domandò la voce spezzata di Hyoga, le cui attenzioni non avevano mai abbandonato Ayame.

Posso provare” rispose Shaka, incerto.

Fallo, ti prego” fu la supplica che si sarebbe aspettato da Hyoga, ma che invece arrivò da Saori.

Sorpreso da quella richiesta accorata, percependo quasi come suo il dolore che permeava la sala in quel momento, trasformato in suono dal pianto di Psiche e in immagine dai volti distorti di Hyoga e di Atena, Shaka sospirò e si avvicinò ulteriormente al corpo di Ayame. La sollevò per il busto e, sorreggendola con una gamba, fece passare un braccio attorno al collo per poterle poggiare una mano sulla fronte. Posizionò l’altra mano all’altezza del cuore, quindi accese il suo cosmo.

Nessuno dei presenti osò chiedere cosa stesse facendo, se stesse riuscendo. Tutti rimasero in silenzio, in attesa, concentrati sul Cavaliere di Virgo e sulla ragazza tra le sue braccia, che poco prima era stata una potente dea. Non sapevano quanto arduo potesse essere ciò che Shaka stava facendo, non sapevano nemmeno cosa stesse facendo, perché mai era capitato qualcosa come quello che era avvenuto poco prima.

Quando il corpo di Ayame si rianimò d’improvviso, quando la sua bocca si spalancò per prendere una grossa boccata d’aria come dopo una prolungata apnea, quando la respirazione affannosa venne sostituita da un pianto a dirotto, capirono che Shaka ce l’aveva fatta.

Il suo cosmo risultò notevolmente provato da quell’impresa, ma tutti sapevano che si sarebbe ripreso in breve tempo. Egli stesso sembrava non fare troppo caso alla spossatezza, impegnato com’era a tranquillizzare Ayame, il cui corpo era scosso da forti tremiti e il cui pianto non accennava ad arrestarsi. Le braccia della ragazza erano strette al ventre, come se un dolore lancinante la attanagliasse in quella parte del corpo.

Va tutto bene, sei salva” le ripeteva Shaka a mo’ di litania nelle orecchie, ma Ayame non sembrava ascoltarlo e la sua stretta alla pancia aumentava ogni volta.

Shaka alzò lo sguardo allarmato su Saori, ricevendone in cambio uno ancora più preoccupato.

Hyoga diede voce alle inquietudini di tutti i presenti.

Ma che le prende?”

Né Shaka né Saori seppero dare risposta a quella domanda. Tuttavia essa ebbe il potere di riscuotere Ayame dal suo pozzo di disperazione. La ragazza sollevò il capo dalla spalla del Cavaliere e chiamò Hyoga con voce flebile.

Hyoga, sei qui?”

Ancora prima che lo chiedesse, il ragazzo era già al suo capezzale, con le braccia tese a raccoglierla da quelle di Shaka. Oltre le lacrime non ancora scese, vide due occhi che una volta erano di un verde splendente, ma la cui luce ora sembrava essersi spenta.

Subito Ayame si rannicchiò contro la sua spalla, nascondendo quello sguardo appena toccato dalla vita alla vista dei presenti, e riprese silenziosamente a piangere, una mano sempre sul ventre a coprire un vuoto che solo lei poteva percepire, buio e profondo come la disperazione.

*Il compleanno di Saori sarebbe il 1 settembre, ma per esigenze narrative l'ho modificato. Ogni cambiamento è comunque giustificato dall'avvertimento AU, come ogni modifica involontaria al carattere dei personaggi è coperta dall'OOC :)

Eccomi tornata col primo capitolo della storia!

Sono stata onoratissima delle recensioni che ho ricevuto e vi ringrazio, spero che questo capitolo sia altrettanto di vostro gradimento :)

Approfitto della domanda di uno dei recensori riguardo al titolo della storia: l'ho preso dall'omonimo un brano musicale degli Scars on Broadway, mi sembrava azzeccato per la fic e comunque avrà anche ruolo nella trama, seppur piccolo :)

Detto questo, buona lettura!

Martyx

   
 
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