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Autore: Martyx1988    09/07/2011    7 recensioni
Secondo capitolo delle avventure di Ayame, reincarnazione di Afrodite, e delle sue Sacerdotesse. Sconfitto Efesto, la pace sembra tornata sulla Terra, finchè un nuovo nemico non si presenta, costringendo la dea ad una fuga al Grande Tempio. Sarà l'occasione per tre ragazze di conoscersi meglio e di conoscere nuovi amici e le loro storie...
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aquarius Camus, Gemini Kanon, Nuovo Personaggio, Scorpion Milo, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'La Dea dell'Amore'
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Babylon
(seguito di "A Divine Love")

Prologo – La Colonna

Un silenzio tombale era sceso sulla grande sala, talmente cupo che parve oscurare il sole, i cui raggi erano liberi di illuminare l’ampio ambiente passando per il lucernario sulla volta. Ma nemmeno il suo caldo chiarore era in grado di scacciare le tetre preoccupazioni che in quel momento tormentavano la mente del giovane uomo seduto sullo scranno d’oro in fondo alla sala.

Il gomito poggiato sul bracciale, la mano alla fronte a coprire gli occhi fissi e quasi vuoti di speranza, la chioma bionda a nascondere il resto del volto alla vista di altri, l’uomo tentava in tutti i modi di trovare una soluzione a quella tragica notizia appena arrivatagli.

Mai avrebbe pensato che qualcosa sarebbe arrivato a distoglierlo dal suo obiettivo primario. Ma mai, sapeva anche, era una parola pesante e da usare con parsimonia, proprio come egli aveva mancato di fare.

E ora iniziava a subirne le conseguenze, talmente gravanti da costringerlo a fare una cosa che gli bruciava fare: tornare sui suoi passi. Si giustificò al pensiero che lo faceva per amore della sua grande e potente famiglia, la cui memoria non voleva venisse dimenticata o rilegata in qualche borioso libro che il tempo avrebbe consunto.

Già pochi erano quelli che si ricordavano dei loro nomi, delle loro imprese, del loro potere. Ancora meno quelli che decidevano di servirli fedelmente. Altri nomi, altre famiglie erano nate per prendere il loro posto, per essere ricordate, le loro azioni esaltate, i loro insegnamenti tramandati.

Per questi nomi, alcuni avevano infine deciso di agire, di minacciare. Magra consolazione gli portò il pensiero che, alla fine, erano soltanto nomi.

Zeus sospirò e riprese la posizione eretta sul trono che gli si confaceva, puntando lo sguardo dorato sul suo messaggero. Hermes aveva portato la funesta ambasciata più velocemente possibile, quindi aveva atteso paziente la decisione finale del suo signore. Nulla trapelava dalle iridi color del fulmine del re degli dei, i muscoli del viso non accennavano a dare al volto severo un’espressione decifrabile, il respiro regolare non ingannava nessuna agitazione.

“Porta Apollo e Artemide al mio cospetto” ordinò secco. Hermes non si perse in inutili considerazioni e sparì fulmineo oltre l’apertura sulla volta.

In breve fu di ritorno, entrando dal pronao affiancato dalle divinità che il suo re desiderava vedere.

I divini gemelli si inchinarono al suo cospetto, figli devoti di un sovrano che stava perdendo il suo regno.

“Alzatevi” comandò Zeus, ed essi eseguirono.

“Cosa comanda il padre degli dei?” domandò Apollo reverente.

Zeus volse però lo sguardo alla sorella.

“Che ne è stato del Santuario di Atene?” le chiese.

“L’ho lasciato, come voi avete ordinato, dopo lo scontro con Atena e i suoi Cavalieri. Adesso è nelle mani degli esseri umani che ivi sono rimasti, fedeli ad una dea che non vi ha fatto ancora ritorno”

Dalle parole di Artemide trapelò il fastidio per il fallimento della sua missione sulla Terra e la sconfitta riportata contro la sorellastra, senza dubbio la favorita di Zeus.

“E la colonna?” indagò ulteriormente il dio.

“Intatta, mio signore. In quanto artefatto divino, non può essere scalfita da alcunché e il suo contenuto è rimasto quindi imprigionato in essa”

“Perdonatemi, divino Zeus” si intromise Apollo “Ma possiamo sapere a cosa queste informazioni sul Grande Tempio vi servano?”

“Il tempo per le spiegazioni è poco, quello per agire ancora meno” rispose Zeus, volgendo lo sguardo sulla divinità del Sole “Per ora sappiate che le vostre sorelle sulla Terra sono in grave pericolo e che se la minaccia che al momento incombe su di loro non sarà arginata in tempo, è possibile che raggiunga anche l’Olimpo”

“Ma è impossibile!” obiettò Apollo “Nessuno è mai riuscito a scalare l’Olimpo contro la volontà degli dei”

“I tempi del mito sono finiti, figlio mio” ribatté greve Zeus “Nuovi nemici premono alle nostre porte, ben più potenti di quelli di allora. L’era della supremazia di noi olimpici sta volgendo al termine e le continue reincarnazioni ne sono una dimostrazione. Ma là fuori c’è qualcuno che non solo vuole toglierci il potere, ma persino l’immortale vita”

I gemelli ammutolirono di fronte a quel presagio nefasto che fece crollare tutte le loro certezze. Era quasi impossibile credere alle parole di Zeus, ma il barlume di apprensione che infine trapelò dai suoi occhi li convinse che era tutto vero.

“Tuttavia un’azione tempestiva può andare a nostro vantaggio. Il nemico è ancora acerbo e, secondo le mie riflessioni, procederà per tentativi prima di organizzare un attacco studiato e deciso. È fondamentale estirpare il male prima che cresca troppo e acquisisca sicurezza”

“Come fare, allora, mio signore?” domandò Artemide, turbata.

“Attaccheranno sul fronte più debole, sulle reincarnazioni, sulle divinità in Terra, e lo faranno di sorpresa. Intervenire di persona ci esporrebbe troppo. Serve perciò inviare in soccorso delle vostre sorelle coloro che più si avvicinano a noi in potenza”

“Divino Zeus, non vorrete…”

“Sì, Apollo. È mio volere che la colonna venga distrutta, e che siate voi a farlo”


Una calma quasi irreale regnava al Grande Tempio, devastato dalla furia degli Angeli di Artemide e ormai irriconoscibile. Quel luogo di gloria e potenza non era altro che un cumulo di macerie tra le quali camminavano lenti gli ultimi guerrieri rimasti. Pieni di volontà avevano deciso di restare e di piegare le loro schiene affinché il Tempio tornasse al suo antico splendore, con le Dodici Case a svettare su tutti gli altri edifici e i loro futuri custodi sulla soglia.

Di quelli precedenti non era rimasto che quell’inquietante colonna al centro dell’area occupata dal Santuario, eretta a monito dagli dei per ricordare la punizione inflitta a chi osa ribellarsi al loro volere.

In molti avevano pregato, pianto, semplicemente atteso sotto gli sguardi di pietra dei volti dei Cavalieri d’Oro, nella speranza che un giorno la loro memoria fosse ristabilita e che altri prendessero e onorassero il loro posto alle Dodici Case.

Marin dell’Aquila poggiò una mano guantata sulla parete liscia della colonna, il volto mascherato sollevato a guardare uno solo dei volti, per non dimenticarne mai le fattezze. Molti mesi erano passati da quando i dodici guerrieri si erano sacrificati sotto il Muro del Lamento, nelle profondità degli Inferi, ma per lei il dolore era ancora bruciante.

Un potente cosmo alle sue spalle la fece voltare di scatto, pronta ad un eventuale combattimento, ma i suoi muscoli si rilassarono subito a sentire le parole di pace della dea Artemide.

“Ferma, donna, non sono bellicose le mie intenzioni”

Ben presto accorsero in molti alla colonna, richiamati dal potente cosmo della dea. Marin si affrettò a placare gli animi più irruenti. Dal gruppo si fece avanti Shaina, coperta dall’armatura di Ophiuco, per esprimere con un’unica voce il dubbio di molti.

“Qual è il motivo del vostro ritorno, dea Artemide?”

Lei e gli altri Cavalieri che un tempo erano stati devoti ad Atena erano passati sotto il suo comando una volta che Artemide aveva preso in mano il potere sulla Terra, ma l’unico motivo per cui l’avevano fatto era la totale devozione alle dea della giustizia, il cui volere non andava discusso, anche se contrario ai loro principi. Per Shaina era stato doloroso attaccare Seiya, ma non aveva avuto altra scelta.

“Non intendo occupare nuovamente il tempio” esordì la dea, distaccata “Eseguo solo gli ordini del divino Zeus, poi di me non vedrete più neanche l’ombra”

L’uditorio ammutolì quando Artemide allargò le braccia e un piccolo arco con una freccia incoccata comparve davanti a lei, puntando la colonna.

Marin si affrettò ad allontanarsi quando il dardo venne scoccato. L’esile punta perforò la possente colonna da parte a parte e una profonda crepa la venò lungo tutta l’altezza, andando a crearne altre più piccole in un’infinita ragnatela che, infine, esplose in un accecante bagliore di luce.

I presenti furono costretti a ripararsi gli occhi e, una volta cessato il bagliore, si meravigliarono di cosa aveva rivelato.

Artemide sembrava scomparsa, così come la colonna, di cui neanche un piccolo frammento era rimasto. In compenso, tutt’attorno al luogo in cui si trovava, immersi in un liquido viscoso e trasparente, stavano i corpi nudi dei Cavalieri d’Oro.

“Non è possibile” esclamò qualcuno.

“È un miracolo” gli fece eco qualcun altro.

Marin non disse niente. Lo stupore per ciò a cui aveva appena assistito le aveva fatto morire le parole in bocca. Non uno mancava all’appello, e oltre ai dodici custodi, anche il Gran Sacerdote Shion e Kanon erano tornati in forma corporea.

La Sacerdotessa dell’Aquila fu la prima che osò avvicinarsi con discrezione agli uomini, puntando verso la chioma castano chiara impregnata di quel liquido viscoso simile all’amnios che le arrivava alle caviglie. Si inginocchiò e lo voltò delicatamente sulla schiena, per poi pulirgli il volto con un lembo della sciarpa che teneva in vita. Quando glielo passò sul collo, non riuscì a trattenere un grido emozionato nel sentire che il battito carotideo era presente.

“Sono vivi!” esclamò allora, rivolta agli altri guerrieri.

“Presto, andate ad aiutarli” ordinò severa Shaina, efficiente come al solito. Lei stessa andò a soccorrere i leggendari guerrieri.

Una volta eliminato il liquido dal volto di Aiolia, Marin lo trascinò fuori dalla grande pozza in cui era stato immerso e ne coprì le nudità con un telo che qualcuno le porse. Al contatto con la terra scaldata dal sole, il corpo del Cavaliere del Leone iniziò a contrarsi in piccoli movimenti, quindi il petto riprese ad alzarsi e abbassarsi ritmicamente col respiro e le palpebre si socchiusero, rivelando gli occhi chiari e pieni di vita di Aiolia.

Nonostante quella nuova nascita, al Cavaliere non sfuggì l’ombra che incombeva sopra di lui, non minacciosa ma amorevole. Volse lo sguardo alla sua padrona e sorrise, gli occhi colmi di lacrime. Col tempo aveva imparato a scrutare oltre la maschera e a carpire le emozioni che agitavano la donna china su di lui. In quel momento era sicuro che anche lei stesse piangendo di gioia.

Sollevò piano un braccio e con la mano accarezzò il freddo metallo della maschera fin sotto il mento. Con poca forza la staccò dal volto di Marin, come aveva previsto bagnato da copiose lacrime.

“Sei tornato” sussurrò lei tremante “Non posso ancora crederci”

“Nemmeno io, Marin. Nemmeno io”

Di nuovo pieno di vigore, Aiolia si sollevò da terra poggiandosi su un gomito, per raggiungere le labbra umide e salate della sua amata, per nulla preoccupato che qualcuno potesse vederli. Gli dei gli avevano fatto grazia di una nuova vita ed era deciso più che mai a viverla appieno.


In breve tutti i Cavalieri si risvegliarono, non meno sorpresi del miracolo di cui erano stati protagonisti dei loro soccorritori. Molti di essi domandarono il motivo della loro resurrezione, ma nessuno seppe rispondere.

“Artemide ha solo detto che questo era il volere di Zeus” fu l’unica spiegazione che Shaina fu in grado di dare a Shion, mentre gli forniva degli abiti per coprirsi.

“Zeus, hai detto?” domandò il Gran Sacerdote, subito sorpreso ma poi preoccupato da quella notizia.

Era stato proprio Zeus a imprigionare lui e gli altri guerrieri nella colonna, per punirli dell’affronto fatto al signore degli Inferi. Per quale motivo aveva infine fatto marcia indietro? Cosa aveva avuto il potere di mettere in dubbio le azioni del re degli dei a tal punto?

Shion sollevò lo sguardo accigliato sull’amico di sempre che gli era seduto poco distante. Anche Dhoko aveva ascoltato le poche parole di Shaina e sul suo volto era dipinta la stessa preoccupazione del Celebrante. Gli dei erano rinomati per essere irremovibili nelle loro decisioni, e quell’eccezione aveva un retrogusto amaro.

La risata mista al pianto di un bambino di circa dieci anni spezzò momentaneamente la tensione. Kiki corse a perdifiato in mezzo ai presenti, incurante di chiunque urtasse, per gettarsi tra le braccia del suo fratello maggiore, inginocchiato a braccia aperte e pronto ad accoglierlo. Anche gli occhi di Mu dell’Ariete erano velati di lacrime e non tentò minimamente di frenare il pianto di gioia causato dal rivedere il suo fratellino.

Un sorriso si dipinse sul volto di tutti i presenti davanti a quella scena commovente quanto il bacio tra Aiolia e Marin di poco prima. Nessuno aveva osato commentare né lo fece in quel momento, tutti erano consapevoli di quanto fosse doloroso vedere un legame profondo spezzato dalla morte e quanta gioia portasse il vederlo improvvisamente ripristinato.

Un potente raggio di luce andò ad illuminare lo spazio in cui erano raccolti i Cavalieri e, poco dopo, la luminosa figura del dio Apollo comparve al suo interno, provocando scompiglio e suscitando mormorii preoccupati. Il dio sorrise e alzò entrambe le mani in segno di resa.

“Calmatevi” intimò con voce chiara ai presenti “Come mia sorella non è mia intenzione recarvi offesa. Sono solo portatore di istruzioni per i Cavalieri d’Oro”

I quattordici guerrieri si riunirono attorno ad Apollo, in fremente attesa.

“Zeus ha deciso di farvi grazia di una nuova vita per un motivo preciso” iniziò “Una nuova minaccia incombe sulla Terra, potenzialmente pericolosa anche per l’Olimpo stesso. Siete dunque stati chiamati ad arginarla prima che divenga talmente grande e potente da travolgere le schiere divine”

“Chi ci minaccia, divino Apollo?” domandò Shaka di Virgo reverente.

“Non conosciamo l’identità del nemico, ma in qualche modo siamo riusciti a carpirne i piani. I loro primi obiettivi sono le dee reincarnate che dimorano sulla Terra, il fronte debole della resistenza olimpica. Sarà un attacco a sorpresa che bisogna a tutti i costi prevenire…”

“Aspettate…perdonatemi, ma, avete detto ‘dee’? Chi altri si è reincarnato oltre ad Atena?” chiese incuriosito Milo di Scorpio.

“Afrodite ha deciso di lasciare la sua celeste dimora per restare accanto ad Atena e aiutarla nella difesa della Terra. Vivono entrambe a Tokyo ed è proprio lì che dovete andare. So che alcuni di voi sono al momento privi di armatura, distrutta nella lotta contro Hypnos nei Campi Elisi, ma se riuscirete ad intervenire tempestivamente allora si potrà porre rimedio. Ora come ora, però, ogni momento di indugio rischia di farci perdere tempestività nelle nostre azioni”

Tutti i guerrieri attorno a lui annuirono.

“Solo questo sono in grado di dirvi, Cavalieri, ma Zeus mi ha pregato di farvi un dono”

Apollo si voltò verso il pendio su cui una volta si ergevano le Dodici Case dello Zodiaco e levò una mano nella sua direzione. Il terreno sotto i loro piedi prese a tremare e con difficoltà riuscirono a mantenere l’equilibrio. Le macerie si librarono in aria sotto il comando del dio e, ordinatamente, andarono a ricostituire i dodici templi, di nuovo intatti e splendenti sotto la Tredicesima Casa del Gran Sacerdote.

I Cavalieri rivolsero al pendio sguardi meravigliati e increduli di fronte a quell’ennesimo miracolo.

Dhoko si fece avanti e ringraziò il dio da parte di tutti. Apollo chinò leggermente la testa in risposta.

“Ora basta indugiare. Siete al diretto servizio del sommo Zeus e la vostra missione è fondamentale per la sconfitta del nuovo nemico. Buona fortuna, Cavalieri”

Il dio del Sole scomparve davanti a loro nello stesso bagliore di luce con cui era giunto, lasciando i quattordici guerrieri con ancora mille domande in testa, ma determinati più che mai a compiere la missione loro affidata.

Buongiorno e buon weekend a tutti!

Come promesso, ecco a voi il lunghissimo prologo del secondo capitolo delle avventure di Ayame... che qui non c'è ma che presto arriverà :)

Spero sia di vostro gradimento e di essere riuscita un pochino ad incuriosirvi. Ringrazio Panenutella per la supervisione e auguro a tutti buona lettura!

Martyx

   
 
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