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Autore: murrone13    12/07/2011    0 recensioni
La storia parla di un ragazzo gallese di 13 anni che, per ottenere i poteri magici del padre, è costretto a frequentare una scuola di magia...
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I maghi di Roma'
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E così, gennaio passò, e con esso anche le vacanze, e fu così che si avvicinò il ritorno a scuola, finché, la mattina del 7 febbraio, tutti gli alunni della scuola si diressero pigramente verso l’aula mensa per fare colazione. Poi, quando la campanella suonò le 8:30, tutti gli alunni erano già nella classe di incantesimi. Poi, cinque minuti dopo, Wisdomy entrò e tirò fuori dalla tasca due piccole bacchette di legno dicendo:
«Buon giorno, alunni. Oggi impareremo a utilizzare le bacchette magiche. Adesso che non avete superato il test magico (lo supererete a giugno) non potete ancora usarle, ma quando riuscirete a ottenere i poteri, dovrete osservare una fondamentale regola: siete gli unici con dei poteri magici, nelle vostre famiglie, e donde dovrete proteggere tutti i componenti di essa. Essere il mago della famiglia comporta un grande incarico, e la bacchetta può dare una mano, dato che incrementa i poteri del mago di un quarto di luna. La sua composizione è principalmente ebano con un grammo di pietra lunare polverizzata e versata in un piccolo vano costruito al centro della bacchetta. Le due bacchette che mi vedete in mano sono sofisticate, e vi permettono di essere usate anche prima del test. Adesso vi chiamerò due a due e a turno mi mostrerete un incantesimo con la bacchetta. Mi raccomando di non fare incantesimi pericolosi. Quindi, formate una fila da due davanti a me»
Tutti gli alunni si accalcarono davanti alla cattedra in fondo alla classe per mostrare per primi le proprie doti magiche, e ognuno diede il meglio di sé; si vide ogni tipo di incantesimo, dalle sfere di luce alle materializzazioni di animali, dalla creazione di fantasmi al creare fulmini in cielo. Quando poi fu il turno di Paul, si mise in mezzo alla classe, con la bacchetta di ebano alzata davanti al volto e con la punta illuminata da mille scintille. Nonostante l’ansia gli impedisse di riflettere, dopo aver pensato pochi secondi, ruotò freneticamente la bacchetta verso una penna posata sulla cattedra e poi la sbatté sul polso destro. Subito, la penna, senza emanare alcun suono o luce, si alzò e, a ogni comando del ragazzo, si muoveva nella stanza sulle teste di trenta ragazzi e ragazze stupiti. Poi, dopo qualche minuto, Wisdomy gli fece cenno di smettere e Paul fece ricadere la penna sul suolo. Poi, la professoressa parlò:
«Eccellente, Davidson. Un incantesimo da mago di 80° livello, mentre un alunno della sua età è solo al 13°. Ti meriti una ‘A+’! Perfetto!»
Alla fine della lezione, mentre Paul stava uscendo dalla classe, tutti gli alunni della classe lo osservavano, e fra loro scorrevano sussurri del tipo ‘ma è solo fortuna’ oppure ‘non ha la più pallida idea di quello che ha fatto’. E tali sussurri non sfuggirono all’orecchio del ragazzo, che però li ignorò. Pochi minuti dopo, mentre stava dirigendosi verso l’aula di storia della magia, all’improvviso, comparve davanti a lui Daniel vestito con la divisa scolastica e con un piccolo libro rosso sotto il braccio.
«Ciao, Paul – Daniel aveva il sorriso stampato sulla bocca – dove sei stato? Io avevo lezione di pratica magica»
«No, io ero stato a lezione di incantesimi – Paul era sorpreso ma ancora assonnato – tu, invece? Non ti vedo da quando sei partito per le isole Fiji.»
«Beh, sai, era così bello, lì, che abbiamo deciso di restare tutte le vacanze. A proposito, ho trovato questo»
Daniel diede a Paul il piccolo libro rosso che aveva con sé, e l’altro lesse la copertina: ‘incantesimi avanzati e controllo dei poteri per maghi di luna piena dell’anno Domini 1344’.
«Ma dove l’hai trovato?» chiese il ragazzo sorpreso
«Beh – l’altro sospirò – un giorno, io e Fewl siamo andati a visitare un vecchio castello spagnolo abbandonato, e l’abbiamo trovato in una nicchia nella torre est. Il titolo è in inglese mentre il testo è in spagnolo. Non so perché. Dai, aprilo.»
Paul aprì il libro. Le pagine erano di pergamena ingiallita dal tempo e le parole, scritte con una calligrafia svolazzante, erano di un inchiostro di un colore che una volta sarebbe dovuto essere blu. Ma, non conoscendo lo spagnolo, disse a Daniel:
«Ma come lo traduciamo, se è in spagnolo?»
«Beh – Daniel si mise a fissare il soffitto – c’è la professoressa Kardux, lei è spagnola… o più semplicemente possiamo tradurre con la magia… Bene, ora vorrei tradurre questo libro da spagnolo in italiano!»
Subito, tutte le lettere si misero a ruotare e a deformarsi sulle pagine finché non si posarono e divennero in lingua inglese. Ecco che le lettere divennero comprensibili: ‘capitolo I: animazione di oggetti’. Poi, alzò di nuovo il volto verso Daniel e parlò:
«Ma tu come conosci tutti questi incantesimi?»
«Beh, sai, mio padre è direttore del reparto incantesimi del ministero dell’amministrazione dei beni magici comunali e della difesa magica. Quindi conosco tutto quello che i miei genitori mi dicono.»
«Ah… beh, allora, siamo in ritardo di due minuti, corriamo in classe.»
«Okay.»
Così, corsero verso la classe di storia della magia per la lezione, dove li attendeva seduto dietro la cattedra, il professor Heathern. Quando arrivarono, però, non accennò minimamente al loro ritardo.
E così la giornata passò e finì, e arrivò il giorno dopo. Quella mattina era nuvolosa e grigia, con pochi fiocchi di neve che lentamente scendevano dal cielo. Come la giornata precedente, la prima ora era quella di incantesimi, e, quella mattina, Wisdomy entrò con una borsa piena di una risma di fogli, e li informò che quella mattina ci sarebbe stato il test di primo quadrimestre. Lo stupore gonfiò i cuori di tutti i presenti. Nessuno si era preparato. E poi in cosa consisteva il compito? E la risposta a questa domanda fu:
«Voi, in coppia, dovrete duellare uno contro uno, e i vincitori supereranno il test. Un punto per ogni incantesimo riuscito bene.»
Così, la professoressa formò le coppie, e Paul capitò in coppia con un ragazzo dai capelli biondi e occhi azzurri. Fece la prima mossa: agitò la mano verso l’avversario e da essa uscì un fulmine celeste che avvolse il ragazzo scagliandolo alla parete. Quando si rialzò, rispose lanciando una grande sfera luminosa rossa, ma Paul batté le mani ed essa si dissolse come fumo. Poi, unì le mani davanti al suo volto e le aprì: ne uscì una nuvola nera che avvolse l’altro e lo scaraventò verso il suolo. Così, vincendo 3 a 0, Paul si aggiudicò una ‘B’ sul voto dell’esame di primo quadrimestre e riuscì a guadagnarsi il rispetto di tutti.
Mentre, a fine lezione, stava uscendo dalla classe, Wisdomy, con un lungo mantello nero e un vecchio cappello a punta, lo afferrò per un braccio e gli disse:
«Davidson, come ti è venuto in mente di eseguire quegli incantesimi» aveva le rughe del volto contorte
«Ma, professoressa – Paul iniziò a balbettare – Io… io»
«Non voglio sentire ‘ma’! Hai vinto con successo, ed è dalla capacità di duellare che si vede il proprio potere, e tu te lo sei meritato in pieno. Ecco, ti conferisco una delle due mie bacchette speciali per maghi che non hanno ancora superato il test. Fanne buon uso.»
«Grazie!»
«Sì… ma ricorda che un mago potente non è per forza intelligente. Devi imparare a usare anche la testa se vuoi essere promosso con una A+»
Eccitato, si sedette un attimo su un gradino della grande scala che portava al piano superiore in quel momento colma di alunni e iniziò a osservare quella piccola asticella di legno che serrava fra le dita. Era lunga circa quindici centimetri, con il manico dell’ebano più scuro e levigato che avesse mai visto in vita sua e con la punta liscia e marrone come il legno del faggio. Dalla punta usciva lentamente un piccolo filo di fumo rosso che si disperdeva nell’aria poco dopo essere comparso.
Poi, dopo aver osservato attentamente e in modo ipnotico la bacchetta, Paul la ripose nella tasca dei suoi jeans sotto la tunica e salì con gli altri al secondo piano per la lezione di pozioni che quel giorno si sarebbe svolta nell’attico superiore. Così, tutti gli alunni, uno per volta, entrarono nella piccola porticella che si trovava in fondo a destra del corridoio e si ritrovarono nell’attico, pieno di banchi di legno massello su cui stavano moltitudini di provette, calderoni, pentole, fornelletti, bilance e tanto altro. Ognuno prese un posto, in piedi, dietro al proprio calderone, quando, all’improvviso, con un forte scoppio simile a quello di un palloncino di gomma, Concotion comparve di fronte a loro. Vestiva di un lungo mantello verde scuro con un grande cappello a punta nero sul capo e una bacchetta sotto il braccio. Iniziò la lezione:
«Buongiorno, alunni, oggi vi insegnerò a preparare una pozione del Patrono, una pozione, ossia, che protegge chiunque la beve da ogni incantesimo per ventiquattro ore, più precisamente ventitre ore, cinquantasei minuti e quattro secondi. Ora, ognuno di voi preparerà mezzo decilitro di pozione seguendo le istruzioni a pagina 110 e poi lo testerà su un altro alunno. Incominciate.»
Paul prese il libro dalla borsa che si portava appresso e lo aprì alla pagina indicata, e, mentre stava versando il primo ingrediente nel calderone, una messaggino si aprì su di lui e lasciò un messaggio:
‘Paul, ti va di provare la pozione uno sull’altro? Non mi fido degli altri ragazzi. Daniel’
Tese la testa verso il banco di Daniel, lo chiamò a bassa voce e annuì. Così, quando tutti finirono la pozione, Concotion fece disporre tutte le coppie in riga orizzontale davanti a lei, e, a turno, ognuno lanciò un incantesimo contro il proprio avversario. Qualcuno fu colpito, qualcun altro no, e qualche mago non riuscì nemmeno a eseguire l’incantesimo per via della qualità della pozione. E fu un tumulto, poiché gli incantesimi che non colpivano gli alunni andavano a scagliarsi contro gli alberi del bosco circostante e le colonne del porticato intorno all’attico, staccandone qualche pezzo. Impiegarono circa due ore di lezione. E così la giornata passò e la scuola finì, e tutti gli alunni si riversarono nel cortile in attesa della cena. Paul, Daniel e Alexander – che da qualche tempo aveva cominciato a frequentare i due più spesso – si misero in un piccolo spiazzo di terra con in mano una collanina di legno e la bacchetta di Paul sul suolo davanti a loro.
«Spiegamelo di nuovo – Alexander era perplesso – cosa dobbiamo farci con una bacchetta e una collanina, Daniel?»
«Beh, stiamo cercando di incantare questa collanina – la alzò davanti al volto – in modo da incrementare i poteri del portatore. Bene, mettetevi in cerchio intorno a questi due oggetti e prendetevi le mani.»
Così fecero, e, quando tutti e tre furono intorno ad essi, Daniel incominciò a recitare una formula:
«Di certo non gli oggetti
Agli uomini donano poteri
Che siano vecchi, ricchi poveri o reietti,
Ma un ausilio danno gli incantesimi veri
Se accesi dall’energia
Alimentata dalla magia.
Ora in questo luogo,
In quest’ora
Ci salviate dal rogo,
Dalla magia nera,
Dall’acqua,
Dal fuoco,
Dalla terra e dall’aria.
Così ho detto,
Così sia scritto
E così sia!»
A ogni verso della formula, i due oggetti si alzavano sempre più in aria ruotando intorno a loro stessi, e, quando il ragazzo terminò di parlare, caddero al suolo esattamente nel punto dove erano.
«E adesso?» chiese Alexander
«Indossa la collana, io intanto prendo la mia bacchetta» rispose Paul.
E così fece. Subito, la collana, come dotata di vita propria, avvolse il polso del ragazzo chiudendosi con un nodo e illuminandosi di un’innaturale luce rossa. Poi, Paul prese la bacchetta e la puntò contro Alexander agitandola. Ciò che ne uscì fu una scintilla verde che a metà strada tra Paul e l’altro scomparve come una piccola nuvola di fumo. Ma il parco, improvvisamente, piombò in un totale buio.
«Accidenti, il suolo sembra essere di gomma, è cambiato! Sembra… sembra…» Alexander era stranito. Poi, quando ricominciarono a vedere, la paura assalì i tre, e Paul gridò:
«UN CANOTTO!»
In effetti era vero, si erano ritrovati in un canotto di gomma su un fiume di lava in una grotta che sembrava senza fondo. Come vi erano finiti, lì?
«Cosa? Come? Oh, no! Dovremo usare l’astuzia e la magia! – esclamò Daniel – tu, Paul, tira fuori la tua bacchetta!»
Così fu. Fortunatamente, Alexander aveva ancora la collanina, Daniel aveva bevuto la pozione del patrono e Paul aveva la bacchetta. Forse non era tutto perduto. Ma chi o cosa voleva che si trovassero in quel posto? Mentre il mezzo scivolava lentamente sulla lava senza però essere minimamente danneggiato, in una piccola rientranza, su un ambone d’oro, Paul vide un grande libro con la copertina di corteccia. Forse vi era la risposta a tutto… Ma come raggiungerlo? Poi, gli venne un’idea: ruotò in aria la bacchetta tre volte, e, velocemente, il canotto virò schizzando lava sulla parete opposta e si scontrò addosso al leggìo, facendo cadere il libro nella lava. E per un attimo tutto sembrò perduto, ma, poco dopo, i tre si accorsero che il libro stava andandosene via senza però consumarsi. Quello fu il segno che convinse totalmente i tre che il libro era la chiave di quello strano accadimento e che il libro era incantato. Così, salirono di nuovo sul canotto, e, grazie alla magia dei loro poteri uniti, raggiunsero il libro e lo presero. Daniel osservò attentamente il tomo e poi gridò:
«Non è possibile! – l’eco profonda della grotta ripeteva le sue parole – questo è il Libro del Destino!»
Paul lo guardò perplesso e parlò:
«Libro del Destino?»
«E’ un libro che racconta la storia di tutto ciò che esiste, e, a volte, dà qualche accenno al futuro. Chiunque ha il permesso di leggerlo, ma nessuna su questa terra può scriverlo. In questo modo si mantiene l’armonia. Ma, ora, lo useremo per uscire via da qui. – fissò il libro – Grande volume, che racconti le storie degli uomini, degli animali, delle entità magiche e delle piante, mostraci come usciremo da qui!»
Subito, il Libro si alzò davanti al voltò del ragazzo e si aprì, iniziando a mostrare pagina per pagina tutta la sua vita, l’incontro con Paul, la notte a Hampton Court, finché non arrivò a mostrare le sagome di tre ragazzi che, unendo i loro poteri magici, riescono a plasmare lo spazio e il tempo. Ma le immagini erano sfocate, confuse e in alcuni punti scomparivano. Poi, quando finì, cadde sul canotto davanti a Daniel, che si voltò verso gli altri due amici e parlò:
«E quale incantesimo dobbiamo trovare per plasmare il tempo e lo spazio? Non ho abbastanza potere.»
«Sì, ma se uniamo i nostri poteri – Paul alzò la bacchetta davanti al volto dell’altro – possiamo eseguire un incantesimo abbastanza potente. Daniel, conosci un incantesimo capace di plasmare il tempo e lo spazio?»
«Uno solo… Datemi le mani!»
E così, una volta congiunte tutte le mani, iniziò a dire la formula:
«In un luogo e in un altro possiamo andare
E per farlo useremo la magia
Insieme dovremo lavorare
E reciprocamente ci doneremo energia.
Stesso vale per il tempo,
fuggevole e rapido,
possiamo tornare al punto di partenza!»
Il buio calò di nuovo sui loro occhi, e, quando videro di nuovo, erano nel punto e nel momento in cui erano partiti. Lo confermò Alexander, che, guardando l’orologio da polso, notò che erano precisamente le 16:55, l’ora in cui erano partiti. Così, nessuno si accorse di niente, tranne del fatto che Paul ora aveva sotto il braccio un grande e strano libro. Corsero in presidenza e parlarono con la professoressa Shepfardt dell’accaduto, e, finita la spiegazione, lei parlò:
«Sono al corrente delle vostre azioni, poiché vi ho mandato io.»
«Cosa?» chiese Paul allibito
«Sì, era necessario per il bene della scuola che tre maghi potenti recuperassero il Libro del Destino per poi trovare il Santo Graal. Vi spiacerebbe darmi il Libro, prego?»
«Il Graal?» chiese Daniel mentre prendeva dalle braccia di Paul il tomo e lo poggiava sulla scrivania dietro la quale sedeva la professoressa
«Sì, la coppa in cui bevve Gesù durante l’ultima cena. Solo quel sacro calice può salvare la scuola dall’imminente minaccia che incombe su di noi»
«Minaccia? – Alexander sgranò gli occhi – Quale minaccia? Non ci avete detto niente!»
«Certamente, per non evitare il panico fra gli alunni – Shepfardt si sistemò gli occhiali neri sul naso – E forse non avrei dovuto parlare anche con voi, ma ormai è tardi. Vi racconterò tutto, ma non dovrete dire niente.»
«Sì»
«Ritengo che sappiate chi fu il nostro fondatore, Merlino, no? Bene, suddetto mago, intenzionato a insegnare a altri come lui la magia, e così, anni orsono, fondò una scuola di magia. Ma la fata morgana, contro la quale aveva da poco vinto uno scontro, accecata dall’invidia  e dalla rabbia provocatale dalla sua sconfitta, aprì a sua volta una scuola di magia nera. Numerosissimi furono gli alunni in tutte e due le scuole, e da allora esse stesse si danno battaglia, ma in questi ultimi decenni la scuola è minacciata dal successore diretto di Morgana, Hatwoke, che ha dichiarato che ha intenzione di distruggere la nostra scuola e riuscire a trovare la Fonte del Potere, una fonte che ammalia gli uomini e dona potere a chi ne beve. Se riuscirà a trovare quella fonte, sarà inarrestabile, e i maghi sotto il suo comando invaderebbero tutto il mondo! Ma noi non possiamo arrestare il male da soli, abbiamo bisogno del potere divino del Graal per poter sconfiggere Hatwoke e rinchiuderlo nella prigione dei maghi! Ora cercheremo di capire dove potremo trovare ciò che cerchiamo – pose le mani sul libro – Grande tomo del Destino, che mostri e riveli tutto, mostraci, mostraci la posizione della nostra più grande fonte di potere, il Graal!»
Subito, il libro si aprì e mostrò di successione Roma, la basilica di San Pietro e gli archivi dei Musei Vaticani. Dunque era lì che il Graal giaceva. Ma come raggiungerlo? Questi dubbi vennero a Paul nella mente, finché non disse:
«Professoressa, con il vostro permesso desideriamo occuparcene personalmente. Andremo noi tre a Roma e recupereremo il Graal! E’ la mia parola.»
«Va bene, avrete i biglietti per il volo domani alle 8:00, e partirete lo stesso giorno alle 11. Ma come farai a entrare?»
Paul bisbigliò qualcosa nell’orecchio della professoressa e si congedò da lei.
Il giorno seguente, presi i biglietti, si recarono all’aeroporto di Cardiff e presero il volo per Roma. In viaggio, Paul, Daniel e Alexander discutevano sul loro compito:
«Sono così eccitato di vedere Roma, ma come faremo a raggiungere il Graal? E se qualcuno ci intralcia il percorso?» Alexander era quello più agitato di tutti
«Beh – Paul si aggiustò i capelli neri sulla fronte – mi stupirei a trovare tutto facile…»
Arrivarono alle 12:30, avrebbero cominciato a cercare il giorno seguente. Disponevano, però, solo di 110 sterline, una bacchetta magica e il Libro del Destino…
  
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