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Autore: tersicore150187    12/07/2011    16 recensioni
Una situazione molto molto particolare. In tutti i sensi. SCRITTA PER LO SPECIAL TURN DEI CSA DI LUGLIO - CALDO.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prima di cominciare: leggete solo se credete nelle favole.

"If you don't even believe in the possibility of magic you'll never ever find it..."




Cap 7. Neve d’Agosto.
 
“È una femminuccia!” strillava Sandra col suo vocione. “Brava Kate, ohhh…” aveva un modo di fare oltremodo materno, mentre le sistemava garze e tamponi provvisori fra le gambe, le accarezzava le cosce dolcemente ma con un tocco deciso e pesante. Sentirono un colpetto mentre Martha si sporgeva incuriosita e la bambina iniziò a strillare sonoramente. Sandra prese una salvietta sterile più velocemente che potè con la sua mano esperta e poggiò la bambina sul seno di Kate, ancora legata a lei dal lungo cordone che era già quasi tutto uscito. Kate non potè trattenere lacrime di gioia e liberazione mentre, ancora tra le braccia di Rick, accarezzava, con le mani che le tremavano, il culetto e la schiena della piccola. Si baciarono. Assaporarono lacrime, sudore. L’odore della loro bambina appena nata, rossa, urlante e tutta sporca, si impresse nelle loro menti come un codice umano unico. Erano una famiglia ora. Martha uscì piangendo dopo aver baciato Kate, per dare la notizia agli altri. Sandra si avvicinò, sollevò la bambina a Kate che tendeva le mani per non lasciarla andare. La donna ancora ridendo felice, mise due pinze sul cordone e fece tagliare al papà proprio nel centro. “Ora ve la devo sottrarre, avrete tutta la vita per tenerla con voi”. La prese, la pulì con movimenti esperti e dolci e la diede in braccio all’infermiera che la portò nella sala adiacente per lavarla e visitarla. Sandra sollevò le gambe di Kate, controllò la discesa e il secondamento, poi tolse i sostegni per farla riposare, mentre Rick scendeva dal letto e faceva stendere, sempre accarezzandole la fronte. “Bene Kate, ora ti lascio riposare con le gambe distese, tra qualche minuto torno a sistemarti”. Le mise una asciugamano sotto le gambe e uscì lasciando Rick che stringeva a sé una Kate stremata, sanguinante e avvolta in fasce e lenzuola.
 
Si guardarono negli occhi ridendo leggermente con le lacrime che ancora scendevano copiose. Lui la baciò piangendo e le sussurrò un “grazie” che gli venne direttamente dal cuore.
Kate disse le sue prime parole da mamma. Furono “sono felice”. Le due più belle parole che Rick avesse mai sentito in vita sua. Lui le accarezzò il viso ancora visibilmente commosso “Allora, è arrivata la piccola Johanna…”. Nel sentire quel nome il pianto di Kate si fece più profondo e Rick si sedette sul bordo del letto, sollevandola e stringendola fra le braccia. “Vorrei darle anche Martha come nome…” disse quando ebbe smesso di singhiozzare, lui la guardò sorridendo e annuì riconoscente. “E come ultimo nome avevo pensato a Nicolle. In fondo in questa bambina c’è una parte di Nikki Heat…e Nikki, beh, potrebbe essere il diminuitivo di Nicolle”. “Hey!” le rispose lui contento e divertito “Mi piace ragazza!”. “Oggi ho anche conosciuto una Nicolle, mi ha aiutato. Anzi..le devo un regalo” rise leggermente in maniera dolce e protettiva e abbracciò Kate forte, come se fosse stata quasi una bambina. Voleva farle sentire il suo calore e tutto il suo amore. La guardò negli occhi umidi e ancora sorridendo disse “Katherine Beckett, da questo momento io e te abbiamo una figlia: Johanna Martha Nicolle Castle”. Poi diventando più serio le poggiò un bacio sulla fronte e le sussurrò “Ti prometto che farò quanto è in mio potere per rendervi felici”. Kate accoccolata sul suo petto gli sussurrò “Ti amo Rick”. Lui le disse piano “Ti amo Kate”.
 
Se ne stava con il naso pigiato contro il vetro, l’unica cosa fresca della città, probabilmente per l’aria condizionata che c’era solo dal lato di osservazione. Dall’altro lato una decina di pupi avvolti in pagliaccetti sgargianti, facevano capolino dalle loro cullette, ignari degli sguardi avidi e famelici dell’intero parentado oltre il vetro. Oltre a loro però c’era, in una culletta in prima fila sulla destra, una principessa. Un batuffolo rosa vestito di un abitino di cotone bianco, oltre il quale si intravedeva un pannolino più grande di lei, teneva un pugno chiuso pericolosamente vicino al mento, col chiaro intento di metterlo in bocca e ciucciarlo. Teneva gli occhi chiusi e ogni tanto metteva il viso in una smorfia curiosissima e adorabile, identica a quella di Kate. Ed era piena di capelli biondi. Rick non aveva potuto trattenere un gesto di vittoria. Gli sarebbe andata a genio una figlia moretta come la mamma, ma no. Johanna era esattamente dello stesso identico colore di Alexis appena nata che, tutti potevano pensare avesse preso da sua madre Meredith, ma non era del tutto così. Anche Martha e suo padre, il nonno materno di Rick, erano rossi. Martha era diventata poi più un biondo ramato, ma il nonno Rick se lo ricordava bene, con quegli occhi di vetro identici ai suoi e i capelli rosso carota esattamente come Alexis. E anche Johanna aveva due sopracciglia dorate minuscole, semplicemente belle come due piccoli raggi di sole. “Sarà perfetta”. Pensò il papà guardandola dal vetro. “E avrà gli occhi della madre. Me lo sento”. Non riuscì a staccarsi da quella postazione in cui lo aveva mandato Kate di sorveglianza, mentre lei veniva lavata e accudita dall’infermiera, con un po’ di aiuto anche di Martha e Lanie che la volle visitare, per assicurarsi che fosse tutto a posto. Ad un certo punto sentì una piccola mano che gli si appoggiava sul braccio. Si voltò e come in un sogno gli sembrò di vedere Johanna fra circa diciott’anni. Nell’euforia, nell’entusiasmo della festicciola che avevano organizzato a piano terra parenti e amici, Castle non si era soffermato a pensare che lui un’altra figlia ce l’aveva già. “Papà” lo chiamò Alexis con dolcezza. “Sai, non credevo che lo avrei pensato così, appena l’avessi vista ma…credimi…quella là…” disse indicando la culletta oltre il vetro “…è proprio mia sorella!”. Rick la abbracciò forte e la sentì ridere. Si commosse a sentire il corpo ormai adulto della figlia contro il suo e la guardò con le lacrime agli occhi. Poi la portò vicino al vetro e indicò la bambina. “Vedi come ti somiglia? È perché Alexis, per una ragione assolutamente magica, in quella bambina scorre metà del sangue identico a metà del tuo. E quando un giorno…” si bloccò con un attimo di imbarazzo e si nascose sulla sua spalla, a fianco al suo piccolo orecchio “…sì…quando un giorno tu avrai dei figli…un quarto del loro sangue sarà lo stesso sangue di Johanna”. Alexis lo guardò colpita dalla sua serietà. Lei sapeva bene quanto suo padre potesse essere un uomo profondo e sensibile, oltre che il suo personale eroe.
Rick le accarezzò una guancia e le disse “So che potrà essere difficile per te…insomma lei è appena nata e a casa ci sarà un po’…” la figlia lo interruppe. “Ti voglio bene papà”. Lui le sorrise con immenso amore, un amore che ora provava raddoppiato, e la strinse al suo petto forte come quando era una bambina non molto più grande di Johanna.
 
Quando Rick entrò nella stanza Lanie stava pettinando Kate. Lei gli sorrise radiosa e lui la guardò rapito dicendole “sei bellissima”. Kate non sembrava affatto provata dal parto. Il viso era lievemente segnato dalla sofferenza, ma la pelle era tesa e la carnagione liscia come quella di una pesca, come sempre. Lanie le aveva pettinato i capelli, ora puliti e glieli aveva appuntati ai lati con due piccoli fermagli. Delle morbidissime onde le scendevano sulle spalle e la facevano sembrare una vera principessa, ma non una di quelle della favole, una di quelle che esistevano nella vita reale, che popolavano le pagine dei rotocalchi con la loro eleganza e raffinatezza. Aveva indossato una camicia da notte di seta chiara, un modello romantico, da vera mamma, comprato per l’occasione. Lanie le spruzzò due gocce di baby-profumo ma Kate la bloccò. “No Lanie…la bambina!” “Kate sono un medico stai tranquilla. Questa è un’acqua per neonati, serve solo a tenere asciutta e fresca la tua pelle e a risaltare il tuo profumo naturale. Tranquillizzati mammina sei un po’ ansiosetta!” le disse sorridendo. Poi guardò Castle che la implorava silenziosamente di lasciarli soli. “Ok gente, io vado a fare un giretto nella nursery”. E salutò con la mano in aria i due neo-genitori che si guardavano felici. Rick guardò intorno la stanza. La luce chiara che trapelava dalle persiane indicava che il sole era sorto da parecchie ore. Non aveva realizzato che avevano passato l’intera notte in ospedale fin quando non aveva letto l’orario di nascita di Johanna sul certificato che aveva firmato nell’ufficio poco prima. 6:15. Era stata mattiniera la piccola. Kate era riuscita anche a riposare un po’ prima di potersi lavare. Non era stato necessario metterle dei punti e questo era un bene. Lui la guardava adagiata su quei cuscini con l’espressione felice e sognante, circondata da quei fiori colorati sparsi in tutta la stanza, insieme ai palloncini, agli orsetti e a qualche abitino di chi aveva voluto osare di più pur non sapendo il sesso del nascituro. La guardava e non sapeva cosa dire, tanto era al colmo della gioia, ma doveva trovare un modo per esprimere quello che sentiva nel suo cuore. Aprì l’armadio dove aveva sistemato il contenuto della valigia e ne estrasse una scatola avvolta in una carta rossa e lucida. La mise tra le mani di Kate che si sollevò a sedere incuriosita. “Sei stata così brava oggi…” disse un po’ intimidito “…meriteresti un grande premio per avermi reso l’uomo più felice del mondo….di nuovo…per ora se puoi, accontentati di questo anticipo”. Kate scartò con trepidazione il regalo. Era raro che Rick le facesse dei regali come le persone normali, i suoi erano sempre giganteschi e strabilianti…nonché costosi, ma forse in questa occasione, lui aveva pensato che nessun prezzo sarebbe valsa quella felicità e così si era lasciato guidare solo da quello che il suo cuore desiderava. Kate si ritrovò con una scatola di legno intagliata fra le mani. Fece scattare la piccola serratura e il cofanetto si aprì rivelando un meraviglioso carillon che raffigurava un villaggio fiabesco innevato. Tutti i dettagli del paesaggio erano curati alla perfezione e proprio al centro della pista di ghiaccio c’erano due figurine che danzavano abbracciate, avvolte nei loro cappotti e sciarpe, stretti per le mani guantate. Rick girò due volte la corda e partirono le note di “When I fall in love” la loro canzone, mentre i due piccoli personaggi innamorati iniziavano a volteggiare al centro della scena. In un angolo c’era una piccola palla di vetro piena di acqua che conteneva un bellissimo albero di Natale sul quale scendevano piccoli cristalli bianchi e argentati mossi dall’ingranaggio della musica. Kate si portò la mano alla bocca commossa. Era certamente una giornata che era iniziata con una grande emozione e stava continuando a sorprenderla in modi inattesi. La musichina si diffondeva dolcemente nella stanza, interrotta solo dai loro respiri. Rick le disse piano “Guarda c’è un cassettino…aprilo!”. Kate tirò la piccolissima mamiglia e trovò nel cassettino un meraviglioso anello. Lo prese fra le mani e lo ammirò, era una stupenda montatura di oro rosa con un diamante luminosissimo al centro. A Kate sembrò di aver già visto quella luce, ma non ci fece caso. Altre figure meravigliose circondavano la pietra, un piccolissimo fiocco di neve d’oro bianco e una stella marina d’oro giallo con un piccolo punto luce rosso al centro. Rick glielo prese dalle mani e ci giocherellò un attimo imbarazzato. Ancora dopo quasi due anni insieme a lei, si sentiva come un suddito a cospetto di una regina, anche se a volte lei lo faceva sentire il suo re. Anzi, quasi sempre. Con un espressione che faceva trasparire la sua emozione cercò di parlare. “Kate, vedi amore, un po’ di tempo fa, circa un anno e mezzo fa per la precisione, ti ho già dato questo anello facendoti una domanda alla quale tu allora hai detto di no” abbassò lo sguardo. Non aveva mai voluto ammetterlo ma una parte di lui si era per sempre rattristata e spenta dopo quella risposta. Kate cercò di parlare. Lui le disse “no, ti prego. Fammi finire. In quel momento non sapevo cosa voleva dire amare. O meglio, quello che provavo era solo l’inizio dell’amore, credevo che non avrei potuto amarti mai più di quanto facevo in quel momento. E invece…” tirò su le spalle rassegnato e la guardò negli occhi “…invece è così. Kate io mi scopro ad amarti ogni giorno di più, e anche dopo che mi sono detto cento volte che di più non potrei amarti, scopro che ti amo di più. Non c’è un punto di arrivo con te. Fra di noi non è importante la meta, il “dove andiamo”, ma è il percorso che è unico, mentre stiamo andando in qualsiasi posto, io vorrei che questo viaggio meraviglioso non finisse mai. E allora mi son detto “Richard Castle, hai il tesoro più prezioso al mondo, il vero amore che ti rende felice. Cosa vuoi di più?”. Niente. La risposta è niente. Anche se io e te non diventeremo mai…” gli si bloccò la voce per l’emozione, ma continuò la frase “…marito e moglie, noi siamo una famiglia adesso”. Vide Kate lasciare libere due lacrime al suono di quella parola. Famiglia.
“Vedi…” le disse prendendole la mano nella sua “…ho fatto modificare l’anello. C’erano la montatura e il diamante. Per me questa pietra rappresentava il nostro amore. Ora non è più così. Questa pietra “è” il nostro amore. Questa pietra è Johanna Martha Nicolle Castle. La montatura è l’idea di famiglia chi ci sorregge, i nostri principi e valori. Dentro ci farò incidere la data di oggi, il giorno in cui questa famiglia è ufficialmente nata. E poi guarda qui, sopra ho fatto mettere questa piccola stella marina gialla, che sono io, con il mio carattere brioso, solare, simile alle onde del mare che a volte si infrangono giocose, a volte un po’ pazze, e questo fiocco di neve bianca, amore mio, sei tu che con il tuo candore, con la tua purezza, hai portato la gioia di una nevicata fresca e sorprendente nella mia vita. Manca solo un piccolo dettaglio….vedi questa piccola pietra sulla stella? Quella è Alexis, Kate. È un rubino, l’ho scelto in onore ai suoi colori e al suo temperamento forte, ma anche passionale come il tuo.” Kate sorrise sinceramente. Lui abbassò lo sguardo, felice, ma turbato dall’effetto che gli faceva parlare a lei di sua figlia. “Ti somiglia, sai?” disse infine con un filo di voce. Voleva quasi cercare una rassicurazione sul fatto che Kate avrebbe continuato a volere un bene speciale ad Alexis anche ora che era nata Johanna. Ma sapeva che sarebbe stato così, anzi, si aspettava di meglio. “Anche se voi non avete un legame di sangue lei è comunque una parte della tua famiglia, lei è una parte di me Kate, così come la pietra è dentro la stella, questo nulla al mondo potrà mai cambiarlo”. La guardò mentre lei per quella grande emozione non aveva ancora proferito una parola. “Rick, perché non…” gli propose porgendogli la mano. Lui annuì e prendendo la sua mano elegante nella sua le mise l’anello all’anulare mentre il cuore gli batteva fortissimo nel petto. Kate si guardò la mano per un istante e poi sussurrò fra sé e sé “for better or for worse…*”. In un flash le tornarono in mente tutti i momenti di dolore e sofferenza che aveva attraversato nella sua vita, prima di lui e anche dopo che lui era finalmente entrato nella sua vita. Poi, in un attimo, come se una luce si fosse sprigionata nel suo cuore sentì tutto l’amore che aveva dentro, come un tornado, sconvolgerla in un mare di ricordi, risate, coccole, carezze, gemiti, urla di dolore, quelle di poche ore fa, le urla del suo travaglio. Guardò Rick negli occhi e con una gioia infinita lo strinse tra le braccia. Lo baciò con dolcezza e amore, appoggiò la fronte alla sua e disse guardandolo negli occhi “I do”. Lo voglio.
 
La porta si aprì alle loro spalle “Guardate chi vi ho portato?” era Lanie che spingeva nella stanza una culletta termica accompagnata dall’ostetrica Sandra. Kate si lasciò andare completamente al suo nuovo modo di essere. Allungò le braccia quasi piagnucolando per avere la bambina e tirò forte a sé Rick, lo voleva vicino. Gliela misero in braccio “Dio come è piccola!” pensò e subito dopo chiese al suo uomo “L’abbiamo fatta davvero noi questa meraviglia?”. Rick non riusciva a credere ai suoi occhi, Kate era innamorata persa della piccola, persa. Le sussurrò “Ciao Johanna, sono la mamma. E qui con me c’è il tuo papà che non vedeva l’ora di conoscerti. Ti aspettavamo sai? Non potevamo immaginare che fossi così perfetta…”. Rick allungò il dito e la piccola lo afferrò stringendolo con forza. “Hey amore di papà…” Lanie osservava rapita da un angolo della stanza. Non ci avrebbe messo più di una mezz’ora a comunicare a Javier che voleva che loro due provassero ad avere un bambino. Era catturata dalla visione di Kate che teneva la piccola fra le braccia. Fece entrare silenziosamente Martha e Alexis, invitandole a godersi la scena senza disturbare troppo. Quando Kate si accorse del loro arrivo li volle vicino. Aspettarono pochi minuti e Ryan, Esposito e Jim Beckett, che aveva già passato una mezz’ora da solo con la figlia, rientrarono da un veloce giro al bar dell’ospedale. Dopo essere riuscita a contenere l’emozione e le lacrime che avevano continuato a scendere, Kate disse con la voce che le tremava “Ecco ora che siamo tutti è arrivato il momento di presentarvi nostra figlia, Johanna Martha Nicolle Castle.” I presenti evitarono di applaudire solo per non disturbare la bambina che ancora si muoveva lentamente sul petto della madre. Ci furono abbracci, sorrisi, gridolini di gioia, pacche di congratulazioni, battute. Era una vera festa. Decisero di stappare una bottiglia di champagne. Ma Kate disse “Aspettate, c’è un'altra cosa che vorrei dire”. Quando ebbe di nuovo l’attenzione di tutti guardò Rick che annuì comprendendo il contenuto dell’annuncio. Nessuno se lo aspettava ma non fu certo una sorpresa sentirlo dire “Abbiamo deciso di sposarci”. A quel punto non ci fu motivo per far attendere ancora lo champagne che non aspettava altro che essere aperto. Tra le congratulazioni generali e gli auguri di tutti, Kate si rivolse verso Alexis e si rese conto che lei non le si era ancora avvicinata dalla sera prima. La trovò a fianco alla nonna. Ferma a guardare Kate che stringeva Johanna a sé. Non aveva uno sguardo felice. “Forse” pensò Kate “le manca sua madre. Forse si sente esclusa, non è più l’unico amore della vita di Richard, forse teme che io le vorrò meno bene ora che ho una figlia mia. Forse pensa che le dedicheremo meno attenzioni, forse ha paura”. Mentre queste idee le affollavano la mente trovò più facile parlarle. “Hey Alexis”. “Hey Kate”. Alexis non mollava il braccio della nonna, come un’ancora. Kate le sorrise dolcemente “Vuoi tenerla?” le disse facendo un cenno con la testa verso la piccola. Kate non l’aveva lasciata tenere a nessuno, neanche Richard ne aveva ancora avuto occasione da quando era nata. Alexis guardò il padre, spaventata. Cercò in lui un’altra ancora di salvezza per questo mare di questa nuova famiglia in cui doveva tuffarsi. Rick la guardò con dolcezza e un po’ di timore e le disse con calma “Non devi se non te la senti Alexis” mettendole una mano sul braccio. “Hey” gli disse Kate ferma “no, Rick”. Sapeva che doveva incoraggiarla a tuffarsi, non a restare a riva dove era protetta, ma lontana. Avevano tutti paura, ma continuare ad averne non sarebbe servito a nulla. Si voltò e lo guardò con dolcezza “È la sua sorellina. Andrà bene”. Poi si rivolse ad Alexis e le disse sorridendo “Perché non ti vieni a sedere sul letto, qui vicino a me?”. Lei si avvicinò mentre Martha la incoraggiava dolcemente, si sedette sul letto e Kate avvicinò la piccola alle sue braccia. In quel momento Johanna si agitò e Kate la calmo velocemente muovendo un po’ le braccia e parlandole, come se la tenesse in braccio da sempre. “Hai visto?” disse rivolta ad Alexis “Fa i capricci perché è piccola, ma lei non vede l’ora di conoscerti”. Ora la piccola era Alexis, era lei che andava accompagnata e presa per mano, e Kate era già pronta a starle vicino. Rick le guardò tutte e tre con ammirazione e gli venne quasi da piangere. Alexis ora reggeva la sorellina fra le braccia, mentre Kate le mostrava come doveva sostenerle la testa. La bambina si accomodò fra le braccia della sorella maggiore e si calmò, rimanendo immobile col pancino che faceva su e giù per il respiro. “Ha il tuo stesso naso, guarda!” le disse Kate. Alexis rispose senza distogliere lo sguardo dalla bambina, rapita “No, non è possibile Kate, io ho il naso identico a quello di mamma, il suo naso somiglia al tuo, perché non è assolutamente come quello di papà, vedi? Però ha i miei colori a quanto sembra…” si voltò e vide che Kate la guardava piena di amore. Lo aveva detto solo per farle piacere, per farle sentire di più la vicinanza a quella piccina. Lo sapeva bene che il naso era identico al suo, lo aveva notato immediatamente, quando gliel’avevano messa sul petto appena nata. Una madre non avrebbe mai fatto un errore del genere. Alexis sorrideva, serena con la piccola in braccio “Grazie” disse a Kate. “Ora siamo veramente una famiglia” le rispose lei con una carezza. Rick si avvicinò e prese dolcemente Johanna dalle braccia di sua figlia che gliela porgeva con cautela, si sedette sul letto e Kate si appoggiò completamente al suo fianco e alla sua spalla, Alexis si accoccolò dall’altro lato e stettero così a guardare Johanna dormire per un tempo infinito, mentre intorno il mondo girava, i loro amici e la loro famiglia, Jim, Martha, Lanie e Javier, Kevin, Jenny, Roy Montgomery, e tutti gli altri, gli esprimevano il loro affetto e la loro vicinanza. Johanna Martha Nicolle dormiva pacifica, ogni tanto abbozzando un sorrisetto, come quando si dice che i neonati che ridono nel sonno sognano gli angeli. I loro cuori traboccavano d’amore. Il caldo continuava a flagellare la città in quella estate anomala. Eppure, cari amici, qualcuno potrebbe giurare di aver visto scendere la neve quel giorno a new York.
 
 
 

*trad. it. non letterale


Angolo dell'autrice:
Non so proprio cosa dire, 
è finita e, come tutte le favole, ci lascia un senso di dolcezza e tristezza allo stesso tempo.
Spero, alla fine, di essermi guadagnata la vostra approvazione e di avervi fatto un po' sognare.

Voglio dedicare questa storia a tutte le amiche e colleghe scrittrici che ho conosciuto grazie a Castle, per il loro affetto e il loro sostegno. Vi voglio bene ragazze!

Ora andiamocene piano piano...shhhh...lasciamoli soli :)

Un forte e "cado" abbraccio a tutti,

Tersicore150187

  
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