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Autore: Babux    12/07/2011    0 recensioni
La ricerca della realizzazione dei propri sogni. Molte volte a nulla serve un viaggio, altre volte serve a tutto.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il buio. Ecco come è sempre iniziato tutto. Un buio così fitto che anche le tenebre cercano di evitare. E poi, in lontananza, quella scintilla, quella flebile quanto immensa speranza nel poter vivere. Da lì, ecco da dove avvampa questo fuoco. Un fuoco che travolge, che rinnega sguardi. Che brucia l’anima e riduce in brandelli quell’organo malato nel petto che sebbene tutto vada male continua a pulsare. Pulsa speranze, pulsa emozioni. Sangue, amore.
Batte per abitudine, non perché per forza deve. Nel buio ho visto una scintilla anche io, io che non sono mai stato capace di niente. E quella scintilla è volata alta, nel cielo, nell’eterna notte che assillava questo mondo ed è esplosa in mille fuochi. E un avanzo, uno scarto di quel cielo è caduto giù.
 
‘come una stella cadente?’mi chiedono alle volte. E la risposta è sempre quella, una specie di rito che non potrò mai spezzare.
 
‘no, come un sorriso che si dipinge sulle labbra.’
 
***
 
Non è una lunga storia, anzi, probabilmente non è proprio una storia. È più un racconto, una descrizione. Perché magari c’è sempre una ragazza, seduta su un prato verde che fissa il cielo notturno e conta le stelle. E perché magari inizia ma non sa come finire e pensa che siano troppe, pensa che ci voglia troppo tempo. Poi dice un numero a caso, e le stelle sorridono della sua ingenuità. Ma la verità è che la ragazza sbaglia fin dall’inizio a contare le stelle. Sbaglia perché anche loro un giorno si spegneranno e lei dovrà ricominciare tutto da capo. Ammettiamolo, le stelle in cielo sono troppe per essere contate e quando anche l’ultima si spegnerà non rimarrà niente.
 
‘Niente?’mi chiedono molto spesso.
 
‘L’aurora, forse.’Rispondo io. ‘Ma tu faresti caso all’aurora dopo tutti quegli anni passati a contar le stelle?’ ribadisco il più delle volte.
 
La risposta è sempre celata dietro uno sguardo confuso, che non riesco a decifrare. E supponiamo sempre che ci sia ancora quella ragazza seduta su quel prato, che invece di contare le stelle si limita a guardarle. Quella ragazza che soffia nel vento e che sorride alla luna d’avorio. Sorride, guarda quelle stelle e sogna di arrivarci magari. Bisognerebbe prendere quella ragazza e farla sedere su una sedia, metterle davanti carta e penna e farle scrivere il suo sogno più grande.
Lei ci farebbe un puntino. Un puntino piccolo, insignificante. Uno sputo nero in quel foglio bianco e troppo puro.
 
‘Perché?’chiedono sempre tutti.
 
E la risposta a questa domanda me l’ha data lei, quando gliel’ho chiesto.
 
‘Un puntino è qualcosa ti rotondo, un circolo, voglio dare amore e ricevere, il puntino contiene l'esistenziale, quello che è più utile , un puntino racchiude tutto, un elenco passa, un puntino resta.’
 
In un puntino lei ci vede il mondo e la sua filosofia. Ci vede l’essere umano, ci vede uno sguardo, ci sente una carezza. Perché quella ragazza è così, facile da interpretare nella sua complessità. Eppure come tutti gli altri è ferma, in quel pezzo di prato ad osservare l’universo. Sarebbe bello poterla immortalare, come un bel fiore in un’infinita primavera. Qualche volta pure a me capita di pensare ad un foglio bianco, diafano davanti ad un me seduto su una sedia in una stanza buia. Una lampadina davanti e una penna in mano. Io non scriverei niente.
 
‘Non hai sogni?’ affermano, no, si sono stancati oramai di chiedere.
 
‘Ne ho più di tutti voi.’ dico io ‘ma non posso scriverli, no. Sono sogni finché rimangono nella mia testa. Se li scrivessi, diventerebbero cose reali, come le parole.’
 
Ho parlato con tante persone in questo lungo viaggio che di vacanza non ha niente. Ha il sapore della sabbia del deserto che porto nelle scarpe e del riso della Cina che ho un po’ in tasca. Sa di pane francese e di popcorn americano. Sa di burro, sa di mango. E tutte le persone sono state tremendamente banali e ripetitive. Ho deciso di tornare, di non vagare come un viaggiatore senza meta, come un bandito o un mendicante in questa valle di solitudine. Ho deciso di tornare perché ho i capelli bianchi e gli occhi stanchi. Perché voglio sedermi su un prato a fissare le stelle con quella ragazza.
 
‘Quanti sogni hai realizzato?’ chiede timidamente lei
 
‘Ho girato il mondo, ma i miei sogni sono ancora tutti qui’ rispondo battendo un dito sulla testa. ‘Tu, invece?’ chiedo curioso.
 
‘No, vecchio amico, no. ’ Dice lei. ‘Non so ancora quante sono le stelle.’ 




Note dell'autore: Bè.. Si cerca di realizzare i propri sogni, sempre. E lo si può fare con un lungo viaggio o semplicemente stando fermi a guardare le stelle. Se vi è piaciuta fatemi una recensione. Un bacio, Greeks.
   
 
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