Serie TV > Glee
Segui la storia  |       
Autore: _hurricane    12/07/2011    10 recensioni
C’era una volta un giovane fanciullo dalla pelle chiara, così chiara che tutti lo chiamavano Porcellana. La sua matrigna, la regina Sue Sylvester, lo costringeva a vestirsi di stracci e lavare i pavimenti del suo palazzo. Porcellana aveva un grande sogno: incontrare un bellissimo principe che lo avrebbe salvato per portarlo al suo castello e sposarlo, proprio come nelle favole che leggeva da piccolo. Ma si sa, i sogni non sempre si avverano: certe volte, la vita è anche meglio.
-
“No, non devi scusarti,” – disse Porcellana, tirando su con il naso, - “io voglio farlo. Voglio che tu sappia tutto di me, Blaine. Tu…”. Alzò il viso e lo guardò. Ormai doveva dirlo. “Tu sei il mio principe” concluse, arrossendo lievemente.
“Il tuo principe?” chiese l’altro, incuriosito ma in fondo vagamente affascinato dal modo in cui suonava quella frase.
“Sì, proprio come quelli dei libri. Lo so che io non sono una principessa, però… ho sempre aspettato. E alla fine sei arrivato. Non ti sei nemmeno preoccupato del fatto che fossi soltanto un servo, mi hai salvato e basta, come nelle favole. Tu sei il mio principe, Blaine”.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Blaine Anderson, Kurt Hummel, Sue Sylvester
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

XIII – Once upon a time, chasing

 

Ahahahahahahahahah! Ho vinto, ho vinto!” sghignazzò la Regina senza il minimo ritegno, guardando il corpo inerte di Porcellana accasciato sul pavimento della cucina, al di là del tavolo di legno. Si sporse dal davanzale per assicurarsi che fosse già caduto nel suo sonno eterno, e vedendo i suoi occhi chiusi sorrise, soddisfatta, e si ritrasse nuovamente. Riflettè per un po’ su cosa fare della sciarpa incriminata, e alla fine si decise: spinse la porta d’ingresso e, una volta arrivata in cucina, la sfilò con cautela dal collo di Porcellana, con l’intento di sbarazzarsene al più presto. Guardò verso l’esterno con fare circospetto, per assicurarsi che non ci fosse nessuno, e poi si concesse di ridere a squarciagola. Di nuovo.

 

* * *

 

“Non la senti anche tu?” disse Trent, rimanendo con il suo piccone a mezz’aria sopra una grossa roccia da frantumare tra le tante sparse per la miniera a cielo aperto.

“Cosa?” rispose Nick, guardandosi intorno con aria confusa.

“Una… risata” dissero in coro Trent e Flint, rivolgendosi un’occhiata sorpresa. Anche gli altri interruppero ciò che stavano facendo, rimanendo in silenzio per accertarsene.

“Sì, ora la sento anch’io!” esordì Jeff dopo qualche secondo, la mano dietro l’orecchio e il corpo teso come una molla per la concentrazione.

“Non vi sembra che venga proprio dalla direzione di casa nostra?” disse allora Wes, il volto corrugato in un’espressione dubbiosa e preoccupata allo stesso tempo.

I sette si guardarono tra loro in un breve attimo di confusione, poi gridarono all’unisono: “Porcellana!”

Si misero i picconi in spalla e, senza preoccuparsi tanto di mantenere la fila, iniziarono a correre lasciandosi guidare da quell’insistente, fastidiosa e malvagia eco lontana.

 

* * *

 

“Oh, proprio non riesco a trattenermi!” gridò la Regina tra una risata e l’altra dopo essere tornata sul prato, contorcendosi nel suo mantello nero a pochi passi dalla finestra della casa dei Dwarflers. Andò avanti così per svariati minuti, forse addirittura dieci; ma all’improvviso, sentì delle voci avvicinarsi.

Erano tante, sempre più concitate e sempre più alte. La vecchietta si bloccò, allarmata: indietreggiò allontanandosi dalla casetta e a passo svelto, per quanto il suo corpo glielo permettesse, cercò di raggiungere la boscaglia al lato opposto rispetto a quello da cui sentiva i suoni.

Accadde in un attimo: i Dwarflers spuntarono dal verde correndo, affannati. Notarono subito la figura nera che arrancando cercava di allontanarsi il più possibile, voltandosi di tanto in tanto con aria a dir poco colpevole.

“Nick, Flint, Jeff, voi siete i più veloci, inseguitelo!” ordinò David ai suoi compagni puntando l’indice verso la Regina, non sapendo che si trattasse di una donna. I ragazzi obbedirono senza battere ciglio e ripresero a correre, proprio nel momento in cui la sagoma scura era scomparsa tra gli alberi.

Quelli rimasti si precipitarono invece dentro casa, sperando di aver avuto una reazione esagerata e di aver frainteso la risata così come la fuga di quel misterioso individuo.

“Porcellana? Porcellana dove sei?!” dissero varcando la soglia, guardando in tutte le direzioni. La casa era talmente piccola che ci vollero pochi secondi prima che si accorgessero del corpo disteso sul pavimento della cucina.

“Porcellana!!!” gridarono in coro. Circondarono Kurt e cercarono di scuoterlo, di dargli schiaffi, ma non c’era niente da fare. Era immobile e freddo come una statua.

“Non capisco,” – disse Trent con la voce strozzata e gli occhi lucidi, - “cosa è successo?”

“Forse… forse lo hanno avvelenato” rispose Wes accasciandosi sulla prima sedia disponibile e mettendosi la testa tra le mani, riflettendo sul fatto che non c’erano ferite e soprattutto interrogandosi su come fosse potuto succedere. Il senso di colpa lo assalì violentemente.

“Non dovevamo lasciarlo solo” disse con gli occhi fissi sui suoi piedi, cercando di trattenere le lacrime.

Pensò di essere stato davvero uno stupido: era più che normale che colui che aveva tentato di uccidere Porcellana ci avrebbe provato di nuovo. Eppure, continuava a sfuggirgli il perché, e la domanda lo assillava sin da quando Blaine aveva portato il ragazzo da loro: chi poteva mai volere morta una persona così dolce e gentile?

“Voleva prepararci una torta” disse David, rompendo il silenzio di tomba che si era creato ed indicando gli ingredienti ancora sparsi sulla superficie del tavolo.

“E ha anche fatto i letti e spolverato i pavimenti” continuò Thad spuntando dalla porta della cucina – si era allontanato dalla stanza, ma nessuno sembrava essersene accorto – e invitandoli con un gesto a seguirlo. A malincuore gli altri tre, chi seduto e chi appoggiato al muro con aria malinconica, acconsentirono e a passo lento si diressero in camera da letto.

Era tutto perfetto, come il primo giorno in cui avevano abitato lì dopo aver finito di costruire la casa, quando tutto era in ordine, inutilizzato ed immacolato. I loro ricambi erano accuratamente piegati sopra i cuscini dei letti, e le ragnatele sulle mensole alle quali non riuscivano mai ad arrivare non c’erano più. I quattro Dwarflers si guardarono avviliti.

“Come faremo a dirlo a Blaine?” disse Wes all’improvviso. Gli altri lo guardarono in silenzio, sapendo che la risposta semplicemente non esisteva.

 

* * *

 

Nick, Flint e Jeff correvano ansimando nella fitta boscaglia, inseguendo quella che ormai era solo un’ombra, un movimento brusco tra le foglie, un suono di passi sull’erba. Nonostante il sole splendesse timidamente nel cielo, tra quei grandi alberi così vicini tra loro sembrava già essere sera, perché la luce riusciva difficilmente a filtrare attraverso le loro chiome scure.

Ben presto però la vegetazione iniziò a diminuire per lasciare spazio ad una superficie rocciosa, sempre più aspra e ripida. I tre ragazzi arrancavano tra i massi grigiastri la cui pendenza sembrava aumentare ogni minuto di più. Si fermarono per riprendere fiato e alzarono lo sguardo. Finalmente, la videro.

“Fermati!” gridò Jeff indicando la massa nera che si stava arrampicando lungo la parete rocciosa e che sembrava non avere la minima intenzione di ascoltarli. Con un gesto, invitò gli altri due a riprendere l’inseguimento e così fecero.

Ormai non era più una corsa: il passo roccioso era diventato troppo ripido, e la cosa più importante era muoversi con cautela per non rischiare di cadere. Le cose peggiorarono quando il cielo si oscurò all’improvviso e una pioggia battente, che in pochi minuti divenne molto forte, iniziò a cadere, rendendo la superficie sotto di loro liscia e pericolosa.

Sia i Dwarflers che la Regina camminavano lentamente, ormai ad una trentina di passi di distanza, seguendo il percorso disegnato quasi per beffa dalla natura: una specie di strettissima stradina attaccata al fianco della montagna, a strapiombo, interrotta però da una frana che impediva di continuare oltre e quindi di risalire l’intero pendio fino alla cima. Passarono pochi minuti, e la Regina si ritrovò con le spalle al muro: davanti a lei i ragazzi che si avvicinavano, dietro di lei un enorme ed insormontabile masso, da un lato la parete della montagna e dall’altro un profondissimo dirupo.

La pioggia continuava a cadere, inzuppando i capelli dei Dwarflers così come il mantello della donna, che ora aderiva al suo corpo mostrando le spalle scarne e la schiena ricurva agli occhi alquanto sorpresi dei ragazzi.

“Una vecchietta?!” urlò Nick agli altri due, per farsi sentire al di là del suono della pioggia e dei tuoni che rimbombavano nel cielo ormai nero.

“Ti ho sentito sai!” – disse allora Sue, la schiena appiccicata al masso franato come se in qualche modo potesse allungare la distanza tra lei e i suoi inseguitori, - “Io non sono una vecchietta, io sono Sue Sylvester! E adesso, finalmente, sono di nuovo la persona più famosa del reame!”

Nonostante la situazione a dir poco sfavorevole, la donna rise ancora una volta, un po’ perché era più forte di lei e un po’ per cercare di prendere tempo e trovare il modo di fuggire. Nick, Flint e Jeff si guardarono tra loro allibiti, riconoscendo il nome della famosa quanto temuta Regina.

“Finalmente?! Che cosa intende dire?” chiese Flint, lanciando un’occhiata preoccupata ai ragazzi in piedi al suo fianco.

“Chiedetelo alla vostra cara Porcellana! Ahahahahahahah!” rispose beffarda la Regina. Staccandosi dal masso, aprì le braccia verso il cielo sventolando la sciarpa “avvelenata”, sporgendosi pericolosamente.

I ragazzi avanzarono d’istinto verso di lei, ma era troppo tardi: la donna, ancora intenta a ridere, perse l’equilibrio a causa dell’acqua che scorreva copiosa sulla roccia sotto i suoi piedi e nel giro di un secondo la sua risata si trasformò in un urlo disperato, mentre cadeva a peso morto verso il punto più profondo del burrone.

I Dwarflers si coprirono gli occhi con una mano, e una volta udito un rumore sordo proveniente dal basso, ovattato da quello della pioggia, la tolsero per guardarsi tra loro. Rattristati, si voltarono per tornare alla loro casa, sperando di scoprire che si trattava di un terribile e inopportuno scherzo.

 

 

* * *

 

 

Drabble n°8: "You make me feel like I'm living a teenage dream"

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=759161

Note di _hurricane:

- E alla fine, come da copione, la Regina è morta. Non avrei mai fatto diventare i Dwarflers degli assassini, anche se mi rendo conto che la morte che le ho fatto fare è stupidissima .-. ma d'altronde, lo è anche nel cartone animato!

- Come alcuni di voi già sanno, ho iniziato a tradurre quella che reputo essere la migliore Klaine della storia. Si chiama "The Sidhe" ed appartiene all'autrice americana Chazzam, perciò la pubblico con un altro account. Mi farebbe piacere se la leggeste! Questo è il link: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=757996 (rating rosso)

- A presto con il prossimo capitolo! Love you! <3

 

 

   
 
Leggi le 10 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: _hurricane