Radiant Soul
 

PROLOGO

Sedeva su un ramo a circa cinque metri da terra. Aveva il volto puntato verso il cielo stellato con gli occhi scuri che riflettevano le stelle e i morbidi boccoli color cioccolato che le frustavano la schiena nuda al ritmo impetuoso del vento che dominava quella nottata quasi magica. Il corpo era coperto da un vestitino nero la cui gonna era talmente corta da lasciar vedere interamente le lunghe gambe nude.
 

Sembrava una dea e Demetri ne era irremedialmente affascinato. Ecco come un serpente guarda il suo incantatore, pensò riuscendo ad aggirare per una frazione di secondo quella specie di incantesimo che sembrava che la ragazza gli avesse lanciato. Dimentico di tutto in un nanosecondo salì sull'albero e si sedette su quel robusto ramo accanto alla ragazza che non aveva potuto non notare passando di lì. 
 

Isabella, sentendo una presenza accanto a sè, si voltò lentamente alla sua sinistra. Non si spaventò, non si chiese da dove fosse apparso quell'affascinante uomo che ricordava una bellissima anima dannata. Si limitò a fissarlo intensamente, senza dire nè provare nulla.
 

-Come ti chiami?-, chiese Demetri intrappolato da quei grandi occhi viola e stufo di aspettare una reazione da parte dell'umana.

Lei tornò a volgere lo sguardo alla luna. Dopo quella che al vampiro parve un'eternità (da notare che i vampiri hanno un concetto del tempo molto diverso dagli umani e che quindi era molto strano ciò che pensò) rispose con un sussurro. -Isabella-.

Il vampiro rimase paralizzato nel sentire il  suono così musicale della sua voce. -Io sono Demetri-, alitò nonostante lei non glielo avesse chiesto e non lo stesse degnando di uno sguardo. -E ci rivedremo-, pensò tra se mentre balzava giù dal ramo.

-Bel nome-, pensò l'umana mentre lo vedeva sfrecciare ad una velocità inaudita. 

Pensate fosse stupita, sorpresa, impaurita, sconvolta, felice, da quell'incontro? No. Per tutto il tempo era rimasta impassibile fisicamente nonostante lui; in lei, avesse acceso una piccola fiamma - come una minuscola lucciola nel pozzo più buio che era il suo cuore. Di cosa si trattasse non lo sapeva ma Isabella sperava fosse interesse. -Da quanto non mi interesso più a qualcosa-, sospirò stancamente prima di dimenticarsi di quel breve episodio e tornare a fissare il cielo. Le stelle. La luna. La notte. Una notte oscura e pericolosa, che lei conosceva quasi meglio delle sue tasche.

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Eccomi con il parto Estivo della mia mente malata... Che ne pensate??? :-)