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Autore: Elthefirst    12/07/2011    2 recensioni
Affetta da Shipping compulsivo, partecipo all'iniziativa del forum « Collection of Starlight, » said Mr Fanfiction Contest.
Albus sa che sta per morire e decide che la sua più cara amica, Minerva, debba sapere.
Genere: Malinconico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Silente, Gellert Grindelwald | Coppie: Albus/Gellert
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Cara Minerva

ATTENZIONE: per scrivere questa storia ho seguito la cronologia ufficiale, ho però deciso di fare delle modifiche, due sono quelle più importanti:

la prima è che Elphias non lascia Albus quella famosa estate, la seconda è che Bathilda non è molto piùvecchia di Gellert, per questo li definisco cugini e non zia e nipote!

Spero vi piaccia ^^




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21 giugno 1997


Cara Minerva,

il tempo, che per tanto ci ha favoriti, sembra non essere più dalla nostra parte.

Sento di poter dire di aver impiantato tutte le basi necesserarie alla riuscita del grande piano che, da anni ormai, mi impedisce di dormire serenamente.

Mia cara Minerva, ottima strega, e ancora di più ottima amica, tutto ciò che desidero è sedermi come mio solito davanti a quella tua splendida scacchiera e parlarti, spiegarti tutti i retroscena di un progetto folle e manipolatore, frutto della mia indole malvagia troppo a lungo repressa.


Minerva MgGonagall sentiva le sue mani tremare rendondole ancora più difficoltosa le lettura di quella lettera trovata, come se tutto fosse ancora normale, nella sua scrivania.

Il corpo senza vita di Dumbledore giaceva a pochi metri del suo ufficio in una tomba bianca e pura, quanto, lei lo sapeva, il suo ospite non era mai stato.


Se il tempo e la situazione corrente non mi permettono di spiegarti i vari retroscena di questa macchinazione folle, la ragione mi concede di chiarire a te, mia grande amica quali sono i fatti che mi hanno reso ciò che tu hai avuto l'onere di sopportare per tutti questi anni.

Il 26 Agosto 1881, con grande soddisfazione dei miei genitore feci la mia prima comparsa in questo mondo; non dovetti attendere che quattro anni per ricevere la scorbutica affettuosità di Aberforth e la dolce ingenuità di Ariana.

La gonna di mia madre, sotto la quale solevo trovare riparo nei giorni della calura estiva divenne fin troppo presto piccola per me, così come l'intero possedimento della mia famigliami sembrava nulla più di una gabbia che intendevo infrangere al più presto.

Non fu dunque una sofferenza per me partire per Hogwarts dove, come sai, dimostrai capacità superiori alla media, che mi permisero di puntare sempre più in alto.

Solo l'anno prima la mia famiglia, come ben sai era stata coinvolta nello scandalo dell'omicidio dei tre babbani. Mio padre fu riunchiuso e mia madre ritenne necessario per il nostro bene muoverci verso Godric Hollow.

Mio padre non avrebbe mai neppure ucciso una mosca ed era in prigione per omicidio, ma avremo forse dovuto dire la verità?

Temevo che il mio arrivo ad Hogwarts sarebbe stato un inferno, ed ero convinto che la mia presenza sarebbe stata nel migliore dei casi ignorata.

Certo non potevo sapere che il mio grande amico Elphias sarebbe stato seduto nel mio stesso vagone, col suo cappello strano e il suo smisurato affetto per il mondo; non permise ai pettegolezzi riguardanti la mia famiglia di intaccare quella neonata grande amicizia.


Minerva si appoggiò allo schienale della sedia affascinata e incapace di realizzare che la persona di cui leggeva era morta poco prima.

Aveva tra le mani le confessioni di un uomo normale che raccontava di un passato tanto lontano da sembrare quasi appartenere ad un'altra vita.

Il suo più caro amico non c'era più, l'unica cosa rimasta erano quelle parole scritte con la sua bella scrittura ordinata.

Pianse ancora.


Il ritorno a casa durante l'estate rappresentava sempre di più una maledizione: la compagnia di Elphias era diventata la mia unica consolazione e non mi ci volle molto per capire che il mio innaturale disinteresse per le donne, se possibile peggiorato col progredire degli anni, si stava manifestando con fugaci contatti di natura sessuale tra di noi. Non ho ovviamente intenzione di tediarti con gli imbarazzanti particolari di un adolescente alle prese con i primi dubbi sulla propria sessualità perciò passerò oltre.

Per i successivi sette anni Elphias ed io condividemmo tutto e niente sembrava poterci dividere.

Le lunghe estati erano scandite dalle nostre interminabili lettere inframezzate da fugaci incontri che, estate dopo estate passarono dall'essere corse nei boschi dietro casa mia a veri e propri incontri tra amanti durante i quali ogni angoscia familiare, da entrambe le parti, si intende, spariva risucchiata dalle abili labbra del mio più caro amico.

Non sconvolgerti mia cara, conosci l'importanza che ho sempre attribuito al contatto fisico.


Minerva ridacchiò del proprio rossore così abilmente predetto da Albus, potrà essere stata una figura eterea, quasi asessuata, per molti, ma lei conosceva bene l'amore di Abus per l'amore stesso, in ogni sua forma; sospirò ancora imbarazzata.


Non posso dire in tutta onestà di essere stato corretto nei suoi confronti: era palese che da parte del mio amico ci fosse qualcosa di più di una ricerca del piacere nei nostri atti, ma scelsi di fingere di non averne coscenza.

I nostri felici anni a scuola finirono nell'estate del 1899 quando, col cuore pieno di speranza mi accinsi a partire per l'Europa alla ricerca di nuova conoscienza, e tu hai buona esperienza della mia fame di essa.

Mi sfiorò l'idea di non andare a casa quell'estate, avevo preso molti M.A.G.O. E non avevo voglia di affrontare il volto burbero di Aberfort sempre pronto a giudicarmi, nè tantomeno volevo vedere lo sguardo ansioso di mia madre che, come una profezia, rifletteva la sua imminente morte negli sguardi cauti rivolti alla piccola, bellissima Ariana.

Durante il funerale di mia madre, Elphias ed io fuggimmo nei boschi vicino al cimitero, passammo tutto quell'afoso giorno d'estate in un abbaccio disperato che si concluse con l'arrivo nella notte di Aberforth,, non parlò, per una volta non giudicò, mi tese la mano sciogliendomi dall'abbraccio di Elphias e mi portò a casa. Quella notte dormimmo nel letto di mia madre tutti insieme, Aberfort contro il muro, io teso verso il vuoto del lato scoperto e Ariana incastrata tra i nostri corpi, singhiozzante.

Ricordo ancora, mia adorata amica, che quella fu la prima di una serie infinita di notti insonni, da una parte la tenerezza dell'amore verso coloro che mi erano cari mi prospettava un futuro splendido, dall'altra la realizazione che tutto quel potenziale che sentivo scorrermi nelle vene sotto forma di magia sarebbe rimasto sopito, e questo] mi faceva scalpitate come un cavallo furioso nel suo recinto: avrei seguito Elphias e mio fratello che, da bravi mezzadri, mi avrebbero addomensticato?

Ora, mia carissima, non credere che io possa dare la colpa all'amore, sei forse l'unica che ha capito quando per me sia importante, anzi, direi fondamentale l'amore.

Non potrei mai infangare il nome del sentimento che provavo per quell'uomo, ma è per quello stesso uomo e per la mia debolezza] che infango il ricordo purissimo che tu, mia cara, manterrai di me, come è tua natura.

Era, come ti dicevo, l'estate della disperazione, l'estate della follia potremmo chiamarla.

Elphias, rinunciando al viaggio che gli spettava dati gli usi del tempo, passò praticamente tutto il difficile periodo dell'accettazione della morte di nostra madre con noi.

Ariana era come in un limbo di alienazione, non sembrava essere del tutto consapevole di cosa i suoi poteri avessero causato. Aberforth al contrario ne era sempre più conscio, e prese a comportarsi con nostra sorella con la stessa cura con cui avrebbe accudito il fiore più bello. Col senno di poi posso dire che la sensibilità di mio fratello è un dono a me]distante, oltre a crearmi un certo disagio.

L'amore cieco del mio amico nei miei confronti sembrava essere l'unico olio capace di lenire la mia smania, ma qualcosa stava cambiando.

Bathilda, la mia dolcissa amica, un giorno come tanti, in quella terribile estate ci chiamò forte dalla sua finestra dalla quale eravamo soliti passare per farci raccontare le storie di maghi che, indubbiamente dovevamo aver studiato a scuola, ma che animati dalle sue appassionate parole diventavano eroi fantastici.

Quel giorno però non ci fermammo sotto la finestra, Bathilda scese le scale ed aprì la porta gridando "devo presentarvi una persona, seguitemi!" riprendendo poi la corsa verso l'interno della casa tappezzata di libri.

Nel salotto, davanti ad un camino che per l'occasione mandava un'aria piacevolmente fresca, sedeva un ragazzo che non doveva avere più di sedici anni.

La sua bellezza, amica mia, credimi era cosa rara, i capelli biondi lasciati allungare sul collo erano la cornice di un volto efebico e angelico, dovetti trovare la forza per non lasciare che il suo sguardo, in contraddizione con i tratti, così beffardo, mi trascinasse in un vortice di peccato puro.

Elphias non trovò mai molto simpatico quel ragazzo così bello, e a pensarci bene ebbe pienamente ragione.[

Il suo nome, come pronunciò con un inglese stentato ma indubbiamente complensibile, era Gellert Grindelwald.


Minerva, catturata dalla lettura sussultò nello scoprire quel dettaglio che, neppure nei momenti di più grande intimità, Albus si era lasciato sfuggire.

Improvvisamente molti dettagli della storia si univano come in un puzzle.

Sempre più presa continuò la lettura.


Gellert era intelligente, ed era la prima persona che, pur essendo più giovane di me di alcuni anni, mi stimolava ad accrescere la mia cultura.

Presto l'ostilità di Elphias, così come a sorpresa quella della sua stessa cugina, Bathilda divenne palapabile.

Le ragioni della visita di Gellert erano malvage, ed io, come uno sciocco mi lasciai tentare dal potere che sembrava seguirlo in ogni suo movimento, ero stanco di essere solo un ragazzo dotato, volevo dimostrare che ero molto più di quello, che un mio semplice incantesimo avrebbe cambiato le cose per migliaia di babbani, volevo essere un Dio.

Gellert, col suo accento tedesco e i suoi lineamenti angelici, era una contraddizione vivente, sapessi, Minerva, quanto dolci erano le sue mani su di me e quanto crudele era il suo giudizio nei confronti degli altri.

Ignorai tutto il resto: la mia famiglia, per la quale avevo rinunciato al viaggio della mia vita, era abbandonata a se stessa, Elphias stanco e deluso smise di passare il suo tempo a tentare di ridarmi il senno e Bathilda si arrese alla mia follia chiudendo per sempre quella sua finestra che tanto mi piaceva.

Passammo lunghe notti a parlare del nostro futuro e delle nostre aspirazioni; io sapevo che c'era qualcosa che non andava in noi, che eravamo persone impure, ma ti prego, non pensare che anche il nostro amore lo fosse.

Quando all‘inizio il nostro rapporto era puramente intellettuale scoprii che il mio intelletto aveva la necessità di essere sfidato da un’altra mente brillante.

Devo ammettere che il passaggio tra amore intellettuale ed amore fisico fu rapido e repentino: diversamente dal dolce ed innocente scontro adolescenziale che avevo avuto con Elphias, con Gellert ci fu un vero e proprio corteggiamento fisico nel quale entrambi finimmo per essere vittime e carnefici.

Era semplice insonorizzare la mia stanza dopo che i miei fratelli si erano addormentati nel letto mai vuoto di mia madre e concedere ad entrambi momenti di puro piacere.

Dal momento che si trattava pur sempre di due persone propense allo studio, entrambi imparammo presto un approccio piuttosto tecnico alla nostra storia, non parlammo mai del reale significato dei nostri gesti, ma se ti stai chiedendo se anche il sentimento di Gellert nei miei confronti fosse puro, spero mi perdonerai la mancanza di modestia, ma sono certo che mi amasse.

Sembrava che nulla potesse distrarci dal nostro sogno, all'epoca mi sembrava che tutto il male fosse distante, la morte di mia madre un ricordo lontano e l'abbandono da parte dei miei amici un loro sciocco capriccio, ci crederesti Minerva, io pernsavo che loro non avessero capito!

Fu durante un giorno di fine estate, quando il sole diventa meno impietoso e le ombre si allungano prima la sera, che Aberforth, rimasto fedelmente accanto a Ariana, decise che non era abbastanza righiarmi contro e farmi sottilmente notare quanto io fossi accecato dal mio amore per quel folle.

Il duello che ne seguì, mia cara, è spesso nei miei incubi: sulla mia destra Gellert con la sua aria così malvagiamente bella incitava alla lotta offendendo mio fratello, davanti a me, Aberforth puntava la bacchetta con aria accigliata, consciò forse che in un duello magico ci fossero ben poche speranze per lui.

Ariana, la mia sorellina, era terrorizzata, Minerva, credi che avrei dovuto capire?

Quello che ne seguì fu un duello folle, crudamente gestito da Gallert, passionalmente portato avanti da mio fratello e ciecamente seguito da me.

Il grido di Ariana interruppe la nostra pazia, i suoi occhi vuoti mi riportarono alla realtà, ma non quella prima del duello, la realtà prima che quel maledetto angelo mi traviasse e finalmente mi resi conto fin dove mi ero spinto sotto il potere di quel maledetto angelo.

Incapace di reagire vidi Aberforth abbracciare il corpo esanime di quella ragazzina tanto bella, con la coda dell'occhio notai appena Gallert fissarmi un po' con gli occhi sgranati, sorpreso.

Quella notte Gallert scomparve, ma Elphias e Bathilda stettero con me tutta la notte.


Minerva conosceva il dolore che per tutti quel tempo aveva sopraffatto Albus al ricordo di quella notte, più volte ricordava di aver accompagnato l'amico sulla tomba della sorella e della madre, in quei momenti, l'uomo, solitamente un colonna per il prossimo, si afflosciava come preda di grande sofferenza.

Strinse gli occhi tentando di ricordare invece il corpo vispo dell'uomo che tanto ammirava prima di ricominciare la lettura.


Aberforth, come sai, non riallacciò maidel tutto i rapporti con me.

Non posso esattamente fargliene una colpa.

Passai il resto dell'estate stretto nel calore dell'amicizia di Bathilda e dell'amore di Elphias, non mi giudicare male se ti dico che in ogni singolo rapporto avuto dopo quell’estate, mi è sempre stato spontaneo cercare qualcosa di Gellert nei corpi degli altri.

Il mondo era noioso, e trovai come unica conosolazione il condividere con Bathilda lo studio, così, mentre lei scriveva quello che a mio parere rimarrà sempre il più bel libro di Storia Della Magia, io studiavo di buona lena Trasfigurazioni per distrarmi da quel dolore e al contempo accrescere la mia cultura.

Non è che volessi abbandonare Godric Hollow ed i miei amici, ma lo sguardo sofferente di Aberforth sembrava un pugnale, e se anche lui era assente, bastava un’occhiata al punto in cui era morta Ariana a risollevare ogni dolore possibile.

Nel giugno del 1903 varcai ancora la soglia della scuola che avrei seguito per il resto della mia vita.

Dippet, che era stato il mio preside, si disse entusiasta di darmi un posto, in tutto questo ignorai le voci provenienti da est, dove un grande mago seguiva insensatamente i suoi sogni di ragazzino uccidendo chi non riteneva degno: Grindelwald ce l'aveva fatta, ma solo io sapevo fino a che punto la sua crudeltà potesse arrivare.

Nel frattempo ebbi a che fare con un tipo completamente diverso di crudeltà: il giovane Tom Riddle

fece il suo ingresso ad Hogwarts ed io, troppo affascinato dal suo carisma, non capii fino a che punto la follia può giungere.

Minerva, compagna di una vita, non scuotere la testa con aria severa, so che non è mia la colpa: non sono io colui che ha reso il giovane e promettente Tom ciò che è diventato, ma ciò non toglie che è stata la mia leggerezza a farlo perdere.

Eppure nella folle determinazione di quel ragazzo non potevo fare a meno di vedere il fanatismo del mio amato.

Quando nel terribile 1943 Hagrid fu accusato di atrocità che non gli avrei mai attribuito, mi lasciai circuire dalla tenecia di Tom e dalla sua apparente preoccupazione, e se solo avessi capito, mia cara, se solo non mi fossi lasciato catturare dallo stesso fascino che mi aveva traviato quarant'anni prima forse tante cose non sarebbero accadute.

Quell'anno le bombe cadevano su Londra, dalla Germania la guerra babbane e quella magica si fondevano in un unica folle atrocità ed io, vigliacco, non riuscivo a trovare la forza di affrontare il mio grande amore ed impedirgli di nuocere ancora.

Io amavo Gellert, e lo amo ancora, ma proprio forte di questo sentimento capii che dovevo fermarlo.

Ora, Minerva perdonami, dovrò confessarti che non era la paura della morte ad impedirmi di confrontarmi con lui: diversi sentimenti contrastanti mi smossero dal mio stato di calma apparente: il giorno di quel drammatico duello, quello in cui la mia dolce Ariana perse la vita, non riuscii a capire, nella foga del litigio, chi tra me e Gellert, avesse lanciato la maledizione che le fu fatale, oltre a questo devo ammettere che non avevo ancora perso quel lato del mio carattere che mi spingeva in una disperata ricerca del potere.

Nel 1945, dopo una dispetata supplica di Bathilda, (chi meglio di lei poteva capire le ripercussioni storiche di quegli avvenimenti?), sfidai Gellert e lo vinsi.

Gellert Grindelwald rappresentava ogni mio fallimento, e nonostante questo io lo amavo ancora.

Ne ero terrorizzato e al contempo non potevo fuggirgli, così lo feci rinchiudere a Nurmengard, ma, e qui ho veramente bisogno che tu capisca i miei sentimenti, lo andavo a trovare ogni volta che il mio cuore non poteva farne a meno.

Passai lunghe ore nell'oscurità della sua prigione, che era divenuta per me come un pensatoio.

Lui, e solo lui, conosce ogni singolo aspetto del mio piano, e solo lui ne può capire ogni risvolto.

Perdonami Minerva se ora ti senti tradita, se non capisci e se sai che tutto quello che sta accandendo è colpa delle manipolazioni di un vecchio. Non posso promettermi di renderti partecipe di ogni retroscena, vorrei solo che tu capissi quanto io sia umano e quanto ora abbia bisogno di te.

Perdona le sciocchezze di un vecchio Mago, e abbi cura di te.

Albus Percival Wulfric Brian Silente



Minerva pianse, pianse e si chiese cosa mai avesse conosciuto di quell'uomo.

Pianse e guardò dalla finestra quella bellissima tomba bianca con davanti il giovane Harry Potter, dunque capì: quella lettera non era lo sfogo di un vecchio solo e prossimo alla morte, quella lettera era un invito a far sì, che Harry non commettesse gli stessi errori.

Allora alternò lacrime e sorrisi per tutta la notte.


Crack, fanon o canon? Slash, Het, Threesome?
GOD SAVE THE SHIP!
I ♥ Shipping è un'idea del « Collection of Starlight, » said Mr Fanfiction Contest, « since 01.06.08 »





  
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