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Autore: Pinguino a pois    12/07/2011    1 recensioni
Non era un bambino: i bambini guardano le cose come se le vedessero per la prima volta, e ne sono talmente inconsapevoli da non essere nemmeno capaci di affibbiare loro un nome.
Classificata IX al contest 'Infanzie rubate'.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Yu Kanda
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Lo capì quando vide per la prima volta il cielo.
Si rifletteva negli occhi con il suo blu intenso, vibrante. Era blu e infinito; non finiva mai, proprio come la sua antitesi: l'oscurità.
 
Doveva essere la prima volta che lo vedeva, eppure lo conosceva. Lo ricordava. 
Ci fu rabbia, frustrazione, e lacrime che gli rigavano le guance. Non era un bambino: i bambini guardano le cose come se le vedessero per la prima volta, e ne sono talmente inconsapevoli da non essere nemmeno capaci di affibbiare loro un nome.
Lui non sapeva attribuire un nome a quella distesa, ma sentiva di averla già osservata, se non addirittura sognata; eppure lui era nato nel sotterraneo buio e profondo che chiamavano "Sesto laboratorio sede Asia dell'Ordine Oscuro": fino ad allora aveva vissuto sempre con uno spesso strato di terra sopra la testa.
 
In quel laboratorio aveva appena ucciso Alma. Nella manina destra stringeva ancora la sua Innocence. Era sporco di sangue dalla testa ai piedi, il piccolo corpo cosparso di ferite ormai in via di guarigione. Poteva dimostrare all'incirca dieci anni.
Eppure non era un bambino: un bambino non può essere capace di tanta forza, di tanta violenza, abilità e sangue freddo; probabilmente non poteva esserlo nemmeno un adulto, o almeno tra quelli che lo avevano tenuto rinchiuso là sotto - coloro che lo avevano creato. A dimostrazione di ciò, erano stati uccisi tutti.
Lui si era mosso come per volere di qualcun altro: un fendente in pieno petto. L'idea del movimento era nella sua testa, seppur non l'avesse mai eseguito: non gli era mai stata messa tra le mani una spada. Quell’idea non doveva esserci, dunque non doveva esserne capace. Eppure si era mosso, e così aveva ucciso Alma.
 
Non era un bambino. Dopotutto non era nemmeno un umano. 
Era un apostolo artificiale, un esperimento finito male: « Un altro fallimento ».
Doveva essere una creatura da offrire a Dio per la Guerra Santa, era nato in funzione di un mondo che doveva salvare. Non gli spettava godere di quel mondo, non era necessario lo comprendesse o lo vivesse, che vi si tuffasse dentro: per questo erano stati cancellati tutti i ricordi dell' "originale" ... o quasi tutti; si sarebbe rivelata una complicazione per il suo controllo.
 
 
« Forse sarà un po’ doloroso, ma ti assicuro che passerà presto. Sarà un sonno dal quale non ti risveglierai più, Yu. Mai più. »
Una risata bambinesca, fragorosa ma anche terribilmente isterica. Poi: « Io sono stato ucciso da un Akuma, non è vero? In che epoca siamo? Quanti anni ... sono passati da quel momento? »
 
 
Un soldato, dopotutto, esegue gli ordini e basta. Si muove per la causa, muore per la causa, e non gli è richiesto ragionare o rimuginare. E' una « marionetta » nelle mani dei consapevoli, di coloro che lo considerano "numero" e "mezzo" e "sacrificabile". 
Non era forse questo un’esorcista? Un soldato al servizio del pontefice. Gli esorcisti erano l'esercito segreto del Vaticano, fu la prima cosa spiegatagli, e lui ne avrebbe fatto presto parte.
 
Era morto ed era rinato. E la ragione della sua nascita e della sua vita era sempre la stessa, di nuovo. Non gli era stata concessa la possibilità di scegliere, di nuovo.
Doveva ancora combattere: nient'altro.
 
 
« Un altro fallimento »
 
 
Era stato "congelato" perchè aveva iniziato a ricordare e, per questo, ad impazzire. Si era risvegliato, nemmeno lui sapeva come, solo per "quella persona": non sapeva chi era, ma l'amava; non sapeva dare un nome al sentimento, ma l'aveva provato e lo provava ancora. Fu allora che riuscì finalmente ad invocare quella maledetta Innocence. No, non era un bambino.
 
 
« E' un’illusione. Solo un’illusione. Sarà il nostro segreto ».
 
 
Gli aveva sempre ripetuto questo, il vecchio Zhou. Non voleva facesse la fine di tutti gli altri esperimenti. Lui sì che lo riteneva un bambino: voleva salvarlo perchè il rimorso lo faceva soffrire, perchè stava iniziando a capire che era una cosa sbagliata.
Che ingenuo. Non capiva che lasciarlo vivere significava mandare un altro soldato in battaglia. O forse era questo quello che voleva? Forse non era logorato dal rimorso, più probabilmente era consumato dal senso di impotenza e di insuccesso. La guerra incalzava e gli esorcisti morivano, e non era facile trovarne altri: stava nell'estrema rarità del loro genere, nel numero esiguo di compatibili con l'Innocence, la differenza con un soldato comune facilmente sostituibile.
 
 
« E' un fiore di loto. Cresce dal fango e punta dritto verso il cielo, spargendo nell'aria un aroma fragrante. Dalle profondità del fango dona luce al mondo: assomiglia proprio al destino degli esorcisti ».
 
 
In ogni caso non poteva ignorare quell’illusione. Anzi, non ci riusciva: anche quella donna era un’illusione, com’ erano un’illusione i fiori di loto. Per un bambino quelli sarebbero stati dei fiori e basta; dei bei fiori, magari. Per lui non era così: si aggrappava a quel fiore come se fosse la sua vita, l'appiglio da non lasciare per nessun motivo; gli sembrava quasi di vedere i petali staccarsi e cadere, poi sprofondare di nuovo nel fango, mentre lo stelo sotto di esso si faceva sempre più fragile.
 
Ora che ci rifletteva, anche quel sotterraneo poteva essere un’illusione. Potevano esserlo anche il sangue, i morti, quel cielo così limpido: a volte la realtà e gli scherzi giocatigli dalla sua mente si confondevano per disegnare un mondo nuovo e grottesco; o forse il mondo lo era già, forse anche parecchio. 
Quel cielo era bello a tal punto da irritarlo, da fargli ribollire il sangue nelle vene. Quante altre cose gli erano state negate? Quante altre cose, altrettanto belle, non sarà in grado di vedere e di vivere? Era in un mondo in cui esistevano cose belle e brutte insieme, e lui sapeva catalogarle solo per vaga intuizione, per i ricordi e i sogni sfocati dell' "originale”. Non era un bambino. 
 
Era nato per essere un soldato, niente di più, anche se ovviamente era un soldato particolare; dopotutto era il frutto dell'uomo che aveva osato giocare a fare Dio. E odiava gli uomini per la loro smania di oltrepassare deliberatamente la soglia immaginaria del ‘vietato', iniziata da quello stronzo di Adamo - almeno così gli aveva raccontato Alma. Odiava anche Dio, perchè in una guerra del genere sembrava essersi eclissato e aver lasciato gli uomini a combattere da soli, costringendoli a sentirsi autorizzati ad azioni proibite per non essere schiacciati dal nemico: un atto di ribellione che in parte comprendeva, giacché la volontà di vivere l'aveva appena spinto a fare la stessa cosa. Per giunta odiava l'Innocence, perchè nonostante tutto questo aveva scelto proprio lui: a maggior ragione era costretto a partecipare ad una guerra che non sentiva davvero sua.
  
 
« Senza voi esorcisti sarebbe impossibile salvare questo mondo! »
« L'unica cosa che conta per vincere la Guerra Santa è l'Innocence! »
 
 
Quelle frasi gli si accalcavano nella testa, ma le rifiutava categoricamente. A lui importava solo trovare "quella persona". Ma se l'Innocence aveva reagito a quel desiderio, a quella priorità impostasi inconsciamente, l'avrebbe usata anche per realizzarlo. 
Si, sarebbe diventato un esorcista e l'avrebbe trovata. E dopo avrebbe lasciato perdere tutto: la Guerra Santa, gli Akuma, gli uomini, l'Innocence. No, non era un bambino: era un’esorcista. 
   
 
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