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Autore: ponlovegood    12/07/2011    2 recensioni
Raccolta di cinque storie, una per ognuno di loro.
«Certo che ci farebbe davvero comodo un altro musicista per la band» sospirò e lentamente iniziò a raccogliere le sue cose per poi rimetterle nella borsa.
«Ehi, solo perché sbavi dietro a quel tipo io non acconsentirò a fargli far parte della band. Poi un chitarrista c’è già» esclamò Ryo con convinzione.
«Uno, io non gli sbavo dietro e due, era solo un commento generale. So perfettamente che un altro chitarrista non serve» replicò l’altro un po’ stizzito.
«Ah ok, mi stavo già preoccupando»
La campanella suonò. Era ora di ritornare alla triste realtà scolastica.

[da cap. 1 Sveglia pt. 4]
«Il mese prossimo vado a trovare i miei. Voglio presentarti a loro»
Al suono di quelle parole mi andò di traverso il the che stavo bevendo; lui invece continuò a guardarmi con tutta tranquillità.
«C-che… che cosa?»

[da cap. 2 La porta di casa pt. 1]
Genere: Commedia, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aoi, Kai, Reita, Ruki, Uruha
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Sveglia

 

[pt. 2]

« Although I joy in thee,

I have no joy in this contract tonight:

It is too rash, too unadvised, too sudden,

Too like the lightning, which doth cease to be

Ere one can say 'it lightens' (...)»

Gli risultava difficile capire da dove giungesse quella voce e poi.. in che diamine di lingua stava blaterando?

Poi improvvisamente la voce si spense e approfittò di quella calma per ritornare nelle braccia del sonno. Dovevano essere le sei del mattino e qualche idiota aveva accesso la radio. Sicuramente è così, si disse.

Ryo sentì improvvisamente qualcuno scuoterlo leggermente e di scatto aprì gli occhi guardandosi in giro confuso. Era in classe. La sensei teneva un libro stretto in mano, ma lo sguardo severo era puntato su di lui.

«Se Shakespeare ti annoia così tanto credo non ti dispiacerà fare una ricerca supplementare su qualche altro autore» si soffermò un attimo a pensare «Direi che Stevenson sarebbe perfetto»

Non ci fu modo di obbiettare. Lei riprese a leggere e Ryo si guardò attorno completamente spiazzato.

«Ti eri addormentato» disse una voce al suo fianco e in quel momento ricordò di avere un vicino di banco. Si voltò e si ritrovò faccia a faccia con Takashima Kouyou che lo fissava un po’ allarmato.

«Grazie per l’informazione. Sai, non me ne ero accorto?» rispose bruscamente incrociando le braccia al petto e sprofondando nella sedia. Accanto a lui il moro trattenere una risatina e questo lo fece imbronciare ancora di più. Takashima però rimaneva lì a fissarlo e Ryo aveva la sgradevole sensazione che stesse sorridendo. «Che c’è?» sbuffò un po’ troppo ad alta voce attirando su di sé un’occhiata di fuoco della sensei. «Niente» rispose con innocenza. «Semplicemente, sei divertente quando corrughi le sopracciglia in quel modo» si toccò un punto in mezzo alle sue sopracciglia.

Ryo si voltò e lo fissò ancora più sconvolto di prima. Erano sicuri che quello fossa davvero il grande genio? A lui pareva un po’ andato.

«Scusa?» chiese sorpreso.

«Sei un tipo interessante, Ryokun» sorrise e tornò a concentrarsi sul pezzo che la sensei stava leggendo. Il biondo invece rimase fermo a guardarlo stupefatto.

Ryokun? Si conoscevano da due ore e lui già lo chiamava per nome?

Ormai per lui non c’erano più dubbi: quel ragazzo era totalmente fuori, partito per la tangente e già a un buon punto del percorso.

Decise di provare a comprendere la lezione, ma riusciva a tradurre solo parole sparse qua e là e dopo cinque minuti aveva già rinunciato. Continuava a chiedersi cosa gli sarebbe servito conoscere l’inglese quando sapeva che non si sarebbe mai mosso dal Giappone.

«Stiamo leggendo ‘Romeo and Juliet’» commentò improvvisamente Takashima distogliendolo dai suoi pensieri. Ma chi te l’ha chiesto?!, pensò scocciato.

Visto che Ryo si ostinava a non voler aprire bocca allora l’altro continuò a parlare. «Sai, parla di un amore impossibile e robe varie. Se lo segui, non è poi così male»

Magari non è male per lui che capisce. Dopo poco tempo era già arcistufo marcio di quella disposizione dei posti.

«Ah, allora capisco perché mi sono addormentato» si lasciò sfuggire il biondo in risposta a ciò che Takashima aveva appena detto. Quest’ultimo scoppiò a ridere, ma Yamamoto sensei non lo rimproverò. Finché lui si fosse comportato da bravo genietto e avesse portato prestigio alla scuola probabilmente nessun insegnante l’avrebbe mai ripreso per i suoi comportamenti in classe.

Bella merda.

«Mi piaci Ryokun, sei un tipo a posto» sorrise mostrando due file di denti dritti che indicavano la precedente presenza di un apparecchio. Senza dar modo al biondo di dir nulla fece scivolare sul banco un foglio identico al suo pieno di frasi scritte con una calligrafia piccola e piuttosto ordinata. «Sono gli appunti della lezione. Dietro c’è la traduzione in giapponese» gli lanciò un breve sguardo, ma non riuscì a incontrare gli occhi di Ryo che lui teneva perennemente fissi sui suoi piedi.

Rimase un po’ a fissare stupito quel foglio, ma non disse nulla; né lo ringraziò né disdegnò il suo aiuto. Normalmente lo avrebbe mandato a farsi gentilmente fottere, ma quella prima lezione d’inglese era andata talmente male che un piccolo aiuto sarebbe stato ben accetto. Tuttavia non riusciva a non sentirsi un gran coglione. Accettare l’aiuto di un secchione? Quando mai Ryo Suzuki si era abbassato a tanto?

Per giustificarsi si disse che doveva essere la stanchezza a farlo agire in quel modo. Naturalmente anche lui sapeva che quella era una stronzata bella e buona.

 

Al suono della campanella la massa di studenti si alzò all’unisono e molti uscirono dall’aula per consumare il bento all’aria aperta. Purtroppo Ryo si era accorto da almeno mezzora di aver dimenticato il suo e in quel momento gli sembrò che la sua fame si elevasse al quadrato.

Se ne stava lì a rimuginare su quanto fosse stato un idiota a scondarselo a casa e ad auto commiserarsi quando una voce fin troppo famigliare lo destò –nuovamente- dal suo rimuginare.

«Ti va se mangiamo insieme?»

Come non riconoscere il tono di voce profondo di Takashimasan?

«Come vedi» Ryo fece un largo gesto con la mano in modo da indicare l’intero banco «non ho il mio bento». Sperava che con quello il moro se ne sarebbe andato e l’avrebbe lasciato in pace, ma quest’ultimo non sembrò aver prestato la minima attenzione a ciò il compagno aveva appena detto. Rimase seduto dov’era e slegò il fazzoletto verde attorno al suo bento. Quando lo aprì, Ryo si sentì quasi mancare per la fame. Una montagna di riso al curry accompagnava del sushi, tre piccoli onigiri, degli yakitori e alcune verdure miste. Il suo stomaco protestò rumorosamente per l’essenza di cibo.

«Vuoi metà del mio?» chiese secchionesan. L’affamato biondo ossigenato scosse la testa e concentrò l’attenzione su una mosca che cercava di uscire continuando a sbattere contro il vetro della finestra. «Come vuoi» si limitò a dire l’altro alzando le spalle. «Itadakimasu!» disse infine non rivolto a qualcuno di preciso e prese a mangiare.

Un brontolio più insistente si propagò nel silenzio della classe, dove erano rimasti solo i due vicini di banco. Ryo si premette le braccia sulla pancia nella speranza di farlo smettere, ma alla vista di tutto quel cibo sembrava un’impresa impossibile.

«Oh al diavolo!» esclamò rivolto a se stesso. «Secch- ehm Takashimasan, posso avere un po’ del tuo bento?»

In un giorno solo era riuscito a farsi fare due favori da uno stupido so-tutto-io e non riusciva proprio a capacitarsene. Il mondo doveva essersi messo a girare a rovescio, sicuramente.

«Certamente!» fu la risposta dell’altro che gli allungò metà del suo pranzo. «Sapevo che alla fine me lo avresti chiesto, così ho subito fatto la metà di tutto» rise e gli porse le bacchette.

«Ah ah, molto divertente» rispose sarcastico. Ryo non lo trovava affatto divertente.

Tuttavia dopo che ebbe la pancia piena di quel buon cibo, si sentì un po’ meno di cattivo umore. S’impose comunque il divieto di chiedere altri favori a quel Takashima. Lui aveva una reputazione.

«Mi chiedevo una cosa..» disse improvvisamente il moro e le sue parole spezzarono il silenzio che si era creato. Non aspettò che Ryo dicesse qualcosa e continuò: «Com’è che fai a sapere il mio nome?»

Ok che Ryo aveva già capito che quel tipo non ci stava tanto con la testa, ma non pensava fino a quel punto.

«Sarai anche tanto bravo a scuola, ma su certe cose sei proprio lento, eh? Non sai di essere piuttosto famoso qui? Sai per la storia del piccolo genio e tutto il resto..»

«Ah già» rispose con aria disinteressata, come se essere il più bravo della scuola fosse una cosa della quale ci si dimentica facilmente.

Ah già? Era tutto quello che aveva da dire?

«Uhm..beh» Ryo si trovava spiazzato, non aveva la più pallida idea di che cosa dire. «Già, sei piuttosto conosciuto» ripeté un po’ a disagio e tornò a concentrarsi sulla mosca che ora volteggiava vicino alla lavagna.

«Fantastico» commentò. «Beh anche tu hai la tua fama». Allo sguardo sorpreso che gli rivolse il biondo lui rise. «Sai, tutti i professori sembrano conoscerti molto bene»

«Oh, per quello». Ormai la mosca aveva rinunciato a uscire e si era fermata sopra un banco. «Non mi vedono di buon occhio. Non sono un cosiddetto studente modello»

Non aveva problemi ad ammetterlo, se c’era una cosa della quale non gli importava nulla era proprio la scuola. Ancora un anno e poi sarebbe stato libero. Doveva solo cercare di studiare il minimo necessario per gli esami di ammissione e poi bye bye.

«Me ne sono accorto» ridacchiò l’altro in riferimento a ciò che Ryo aveva appena detto.

«Ehi!» si lamentò stizzito il diretto interessato di quell’affermazione.

«Ok, ok scusa» disse Takashima, ma risultò assai poco convincente visto che scoppiò a ridere di gusto.

«Ti diverte prendere per il culo quelli meno bravi di te, eh secchionesan?» sbuffò capelli-ossigenati decisamente imbronciato.

«Com’è che mi hai chiamato?» domandò, ma nel suo tono non c’erano né rabbia né indignazione, sembrava solo divertito.

«Secchionesan!» sbraitò Ryo offeso per essere stato preso poco sul serio.

Takashimasan lo fissò per alcuni istanti poi sorrise. «Mi piace, è divertente. Io lo sapevo che eri un tipo a posto, Ryokun»

Il biondo si chiese come facesse a pensare una cosa del genere. Era stato il primo a dirgli una cosa simile e sarebbe stato anche l’ultimo, anche perché lui non era affatto un ‘tipo a posto’. Lui era solo un teppistello trasandato e finora gli era sempre andato bene così. Non c’era verso che arrivasse un secchione a caso e lo facesse diventare un ‘tipo a posto’.

«Credo che tu ti stia sbagliando» rispose secco e si alzò con l’intenzione di uscire in cortile per fumare qualche sigaretta a sgamo.

 

* * *

 

Il sensei che lo aveva così ‘calorosamente’ accolto quel suo primo giorno di scuola, si presentò come Yamaguchi[1] sensei. Poco dopo Ryo si ritrovò a fantasticare. Che facesse parte di un clan Yakuza? Quel suo cognome era sospetto e sicuramente ce lo vedeva , quel suo sensei, a impartire ordine ai suoi scagnozzi. Per cinque minuti buoni ridacchiò senza sosta ogni volta che lo guardava, ma ben presto terminò le idee e non trovò più così divertente immaginarlo a complottare un omicidio. Alla fine si convinse che dovesse essere solo una coincidenza quella del cognome e si diede dello stupido per aver creduto che fosse divertente.

La noia tornò a impossessarsi di lui e si ritrovò a pensare con desiderio al cibo dentro il bento che non avrebbe potuto assaporare fino all’ora di pranzo. L’unica cosa che gli rimaneva da fare era aspettare che suonasse la campanella dell’intervallo e spendere gli ultimi 200 yen che gli rimanevano per comprarsi una merendina e una Cola al distributore. Se solo avesse avuto le sue sigarette.. ripensò con amarezza al pacchetto dimenticato in camera. L’unica speranza che aveva di fumarsi una sigaretta tranquillizzante era quella di cercare qualcuno del terzo anno a cui chiedere.

Finalmente il suono della campanella irruppe per i corridoi e le esclamazioni di gioia si levarono dalle classi.

«Continueremo domani» annunciò Yamaguchi sensei e Ryo si rese conto di non aver neanche prestato attenzione al fatto che ci fosse stata lezione. Era certamente più distratto del solito.

Non ci preoccupò comunque più di tanto e schizzò al piano dove sapeva che avrebbe trovato i distributori. Stringeva già i soldi in mano, avido di mettere qualcosa sotto i denti, ma quando giunse nel luogo dove li aveva sempre trovati, questi non c’erano più. Spariti. L’unica traccia che indicava la loro presenza erano gli aloni lasciati sul muro dai piccoli frigo incorporati.

Furioso si allontanò a passo svelto e mancò poco che investisse una povera e ignara ragazza del primo anno. Non si voltò neanche e continuò in linea retta verso il cortile.

Era una piacevole giornata di primavera, ma di certo quello non era un fattore che avrebbe migliorato il suo umore. Si guardò intorno alla ricerca di un possibile possessore di sigarette e riuscì ad adocchiare un gruppetto formato da diversi ragazzi di terza, forse un paio della sua età e due Ganguro girl che ridacchiavano alle battutine di uno di loro.

Con circospezione si avvicinò e facendo finta di nulla si appoggiò al cancello che recintava la scuola. Li osservò per qualche minuto poi notò un veloce e furtivo movimento di mani e poco dopo tutti quanti facevano girare a turno quattro sigarette. Fece per muoversi verso di loro, ma un tizio coi capelli a spazzola lo notò e lanciò un’occhiata a uno dietro di lui. Improvvisamente il gruppo si mosse nella sua direzione, a guidarli c’era un ragazzo del terzo anno dai lunghi capelli rossi e  numerosi piercing. Era stato bocciato almeno tre volte, ma non avevano il coraggio di buttarlo fuori. Lui sì che era veramente imparentato con la Yakuza. Ryo ricordava di averlo visto qualche volta, ma spesso se ne stava sul tetto con la sua banda. Il suo gruppo sembrava comunque cresciuto decisamente rispetto all’anno precedente. Sicuramente si trattava di altri figli di mafiosi appena trasferiti.

«Suzuki Ryokun, no?» sentenziò il rosso.

«Sumiyoshi Takehiko senpai, no?» gli fece il verso.

«Ahah, mi piace il ragazzo» rise. «Shichirou, dai una sigaretta al mio nuovo amico»

Un piccoletto dai capelli per metà neri e per metà rossi prese dal suo pacchetto una sigaretta e gliela porse. Ryo la afferrò di buon grado e pochi istanti dopo lo stesso ragazzo gli diede anche da accendere.

Notò solo in quel momento che l’intera banda al completo indossava qualcosa di rosso, sicuramente un tributo alla chioma tinta del leader.

«Ottime sigarette, non ti pare? Le ha portate mio padre dagli Stati Uniti» disse con tono altezzoso Sumiyoshi senpai. «Mh..» il biondo si limitò  a rispondere mentre assaporava il gusto amarognolo del tabacco.

«Com’è che avete deciso di scendere dal tetto, senpai?» chiese con sguardo divertito, scrutando attentamente tutti i ragazzi di fronte a lui.

Il rosso lo guardò per un attimo poi rispose. «Siamo diventati un po’ troppi per non dare nell’occhio, qui sotto gli alberi è meglio. Non vengono mai a controllare» rispose con tranquillità.

«Avete deciso di sfoggiare un po’ il vostro aspetto ribelle, eh?» Ryo ridacchiò e aspirò l’ultima boccata dalla sigaretta che poi gettò a terra con noncuranza. «Così mi rubate la scena»

«Io l’avevo detto che questo ragazzo mi piaceva. E’ un tipo a posto» esclamò il rosso.

 

 

[1] Il Sesto Yamaguchi-gumi (六代目山口組 Rokudaime Yamaguchi-gumi) è una delle più grandi e potenti organizzazioni criminali della Yakuza giapponese.

 

~

 

Konbawa!

Eh già, sono qui con un nuovo capitolo u.u La verità è che non so quando avrò nuovamente tempo di postare questa settimana, così invece di farvi aspettare fino alla settimana prossima ho deciso di pubblicare adesso. Purtroppo domenica trasloco e sono nel casino più totale LOL Poi devo ammettere che avere ben cinque capitoli pronti e non poterli postare immediatamente mi mette i nervi *si auto-patta*

Mh, che altro dire?

La prima parte mi piace abbastanza, la seconda di meno. Io però difficilmente sono soddisfatta di quello che scrivo xD

Non so davvero che dire e quindi è meglio che chiudo qui u_ù

Ah~ oggi mi sono resa conto che questa storia sta durando molto più del previsto *si auto-bastona*

A presto gente ♥ *sparge cuoricini*

Pon.

 

 

  
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