If you
die.
La porta
si apre per un momento e milioni di voci contemporaneamente irrompono
nella
stanza.
La
Guaritrice si affretta ad entrare e a richiuderla prima di poggiarci
sopra la
schiena, trafelata e sudata, tirando un forte sospiro di sollievo.
Mi alzo a
sedere:- Chi è arrivato?
La donna
pare accorgersi solo adesso di me e mi rivolge uno sguardo di
rimprovero.
- Non ci
pensi neanche signor Malfoy. E’ ancora troppo debole per
alzarsi.
- Mi dica
chi è arrivato.- insisto minaccioso.
Sono tre
maledettissimi giorni che mi tengono segregato senza farmi
sapere nulla
di quello che accade oltre quella porta, figurarsi fuori di qui, sul
campo di
battaglia.
Lo fanno
per non farmi agitare, ma in realtà non fanno che peggiorare
le cose.
La
Guaritrice non sembra intimorita e scuote la testa decisa. Ancor peggio
di
Madama Chips.
Le altre
volte ha funzionato per lei, perché a stento riuscivo ad
alzarmi, ma adesso no.
Scosto le lenzuola e cerco contatto col pavimento col piede sano.
Non bado
ai brividi che sento in tutto il corpo e non do ascolto alla Guaritrice
che
comincia a sbraitare come una pazza.
Mi sembra
di fare un passo ogni cinquant’anni. Ho una gamba e
una spalla fasciati e
lividi in parti del corpo che neanche immaginavo di usare. Ma non mi
fermo.
Questa volta lo sento, devo uscire di qui.
- Signor
Malfoy!
- Voglio
solo vedere chi è! Sono un prigioniero in questo
maledettissimo ospedale? -
ringhio furioso, senza fiato per il dolore. La porta sembra sempre
più lontana
e ho le lacrime agli occhi.
-
D’accordo. D’accordo.- la Guaritrice mi si avvicina
e sembra davvero disperata.
Tiene le mani in alto come a volersi difendere, ma è ormai
rassegnata.- Ma stia
attento la prego!
Quando
arrivo al pomello mi sembra di aver scalato un monte, improvvisamente
vorrei
dormire per settimane.
Ma la
porta riesco a spalancarla e rimango stordito, investito da
urla di
dolore, di disperazione, urla autoritarie. Frastuono, dolore e ordini.
Guerra.
Maghi e
streghe feriti e sanguinanti, Guaritori con pozioni curanti e bacchette
spianate corrono tutti in fondo al corridoio dove volgo lo sguardo
giusto in
tempo.
La
barella che lo trasporta ha le lenzuola inzuppate di sangue.
Non
scorgo il suo viso dolorante tra i mille camici ma riconosco le sue
urla
strazianti che invadono il corridoio.
Il fiato
manca di nuovo, mentre tento di avanzare il passo.
La gente
mi sorpassa e mi spinge senza alcun rispetto. Sono così
presi da quello che sta
succedendo, da non badare ad un paziente malfermo sulla loro strada. Ma
questo
non fa che spronarmi: se sono tutti così agitati, vuol dire
che il ferito è
grave.
Ed
infatti.
Harry
Potter sembra voler tirare fuori da sé tutta la voce che
contiene, e io
improvvisamente non avverto più nessun dolore. Dimentico la
gamba, dimentico le
spinte.
Mi faccio
largo nella folla di maghi e streghe e riesco ad avvicinarmi nella sala
dove lo
hanno portato.
Più
di
dieci Guaritori sono intorno a lui con le bacchette puntate sulle
ferite ma ad
ogni incantesimo lui urla di più.
- Harry!-
urlo stupidamente, ma dalla mia bocca non esce più di un
suono strozzato. –
Harry!
- Signor
Malfoy, qui non può stare. Torni nella sua camera.- mi
intima un mago col
camice verde acido, voltandosi.
- Che
è
successo?
- Ho
detto vada via! – urla per sovrastare il vocio e mi prende
per un braccio
cercando di farmi indietreggiare, ma io nel tentativo di resistere
perdo
l’equilibrio e finisco contro la parete della sala.
- Lei non
capisce, deve farmelo vedere.- insisto.
-
Categoricamente no. Lei non dovrebbe essere qui.
Dov’è la sua Guaritrice?
-
Ma…
- Harry
Potter è in gravi condizioni e potrebbe perdere la vita se
lei non ci lascia
fare il nostro lavoro! – ruggisce.
Di nuovo
mi manca il respiro e la stanza mi sembra che prenda a girare.
-
È
proprio per questo che devo vederlo subito.- riesco poi a dire con
difficoltà.
Il
Guaritore mi guarda per un attimo e mi accorgo che è ancor
più stanco di quanto
non sia io.
- Attenda
fuori, la prego. - sospira alla fine.- Le prometto che la
chiamerò non appena
sarà in condizioni migliori.
Scuoto la
testa con forza, ma Harry riprende ad urlare ad un altro incantesimo,
se è
possibile ancor più forte di prima, e le mie proteste
appaiono egoiste e fuori
luogo.
Sono
costretto a seguirlo fuori. Ma mi rifiuto di tornare in camera.
Resto
dinnanzi alla porta che rimane chiusa per molte ore.
La
insonorizzano e la oscurano per giunta, di conseguenza non so se la
situazione
migliori o meno.
L’attesa
mi lacera.
Continuo
a ripensare all’ultima volta che l’ho visto, con la
coda dell’occhio, correre
che sembrava impazzito, calpestando i detriti di pietra di quella che
era stata
la Sala Grande.
Al
momento in cui mi è sfrecciato accanto ed io gli ho urlato:-
Dove scappi,
Potter? – dopo aver stordito definitivamente il Mangiamorte
con cui duellavo.
Lui si
è
voltato, già troppo lontano per potermi rispondere, ma mi ha
sorriso.
Ha
sorriso, per me, in mezzo a quel frastuono, a quel dolore. In mezzo ad
una
guerra.
E poi il
mondo è scomparso.
Qualcuno
mi ha colpito, e non mi è rimasta che
quell’immagine.
Il
corridoio si riempie e si svuota moltissime volte e per tutto il tempo,
giornalisti sciacalli creano scompiglio eludendo i controlli per
tentare di
carpire informazioni nei modi più subdoli.
È
da loro
che capisco. Dai loro sorrisi, dalla loro euforia.
La guerra
è finita. Lord Voldemort è morto.
E questo
è l’ultimo passo, l’ultimo gradino per
Harry Potter.
Tenersi
stretto la vita.
Quando
ormai ho anche quasi dimenticato il motivo per cui, così mal
conciato, mi
ritrovo seduto su una scomodissima sediolina di plastica, la porta si
riapre e
i Guaritori escono stanchi ma soddisfatti. E' notte fonda e in
corridoio non
c'è più nessuno. Mi auguro siano tutti a
festeggiare e non a piangere le loro
perdite.
Io, appena vedo colui che mi ha rivolto prima la parola, sento che
anche
io festeggerò a breve.
Mi fa
segno di entrare: - Non è molto lucido. Ma si
riprenderà presto. Le concedo
qualche minuto.
Avanzo a
tentoni e libero un sospiro di sollievo quando lo vedo ripulito e
tranquillamente steso con le braccia lungo i fianchi, gli occhi chiusi.
-
Maledetto Potter, mi hai fatto prendere un colpo.- gli sussurro,
massaggiandomi
le palpebre.
Zoppico
più velocemente mi concedano queste ferite e mi pare che
apra gli occhi per un
momento, percependo la mia presenza. Ma probabilmente neanche mi
riconosce e
comunque non gli do il tempo di farlo perché mi chino sul
suo viso e gli bacio
uno zigomo e poi labbra, ancora secche ed incrostate.
Il suo
respiro ancora attivo contro la mia pelle è la cosa migliore
delle ultime
settimane.
Sentirlo
vivo, dopo tutto quello che avevo temuto, mi fa sentire improvvisamente
libero.
Libero
dalla guerra, libero dal mio corpo malridotto, libero da ogni paura e
preoccupazione, da ogni schema.
Così,
senza dire altro, me ne torno nella mia prigione, ma con
serenità. Ora andrà
tutto bene.
Sarà
tutto migliore.
Lo
raggiungo alle spalle.
Sembra
soprapensiero mentre guarda fuori, il giardino di quella che per molti
anni è
stata la nostra seconda casa. Fa male immaginare di lasciarla,
soprattutto con
tutti i ricordi che ci portiamo dentro.
Lui sente
la mia presenza alle spalle e non esita neanche un secondo nel dire: -
Mi hai
baciato.- senza alcuna evidente flessione nel solito tono.
- Che
cosa?
- Al San
Mungo, me lo ricordo bene.
- Stavi
morendo, che ti devi ricordare?
-
D’accordo, stavo morendo, ma non avevo bisogno di nessuna
respirazione bocca a
bocca. Cosa che tu hai fatto.
- Come
sei lento, Potter. Era un chiaro tentativo per fartelo mancare, il
respiro. Una
specie di sabotaggio.
Ridacchia
e prende a camminare sul prato verde e umido:- Ah béh,
allora ti assicuro che
ti è riuscito.
- Che
intendi dire?- lo seguo e lo affianco.
- Diciamo
che mi ci è voluto un po’ per riprendermi.
- Certo
Potter, mica tutti hanno il privilegio di toccare le mie labbra sai?
-
Béh, mi
sembra parecchio ingiusto averlo fatto solo quando ero semicosciente.
Non lo
ricordo neanche bene.
-
Dettagli. Mi dispiace Potter ma hai esaurito i gettoni.
- E ora
mi tocca aspettare la prossima guerra?
Mi blocco
d’improvviso.
-
Perché,
ne vorresti un altro?
- Di
gettone?
- No, di
bacio, idiota!- sbotto.
- Ah,
perché era un bacio? – fa lo stupido sorridendomi
malizioso - Ed io che credevo
fosse una specie di sabotaggio, sai, un tentativo di farmelo
manc…
Io non
posso fare a meno di tirarlo a me ed accontentarlo.
Crack, fanon o canon? Slash, Het, Threesome?
GOD SAVE THE SHIP!
I ♥ Shipping è un'idea del « Collection of Starlight, » said Mr Fanfiction Contest, « since 01.06.08 »
In occasione della meravigliosa WOODSTOCK- maratona dell'amore libero! ** Partecipate anche voi, c'è tempo fino a domani!