Di come Jared torni dove tutto è iniziato
Due anni dopo Jared arrivò
davanti a casa Pontley.
Scese dal taxi e guardò la
porta ricordando la prima volta che l’aveva vista. Ora tornava consapevole
d’esser accolto a braccia aperte e con una torta calda appena sfornata per lui.
Andò alla porta bussò e dopo alcuni secondi Samuel aprì la porta.
S: Jared! HALEY C’È TUO PADRE!
J: dov’è?
S: di sopra
H: ciao, come mai qua?
J: ho tre settimane libere.
H: e le vuoi passare qua in
mezzo al nulla?
J: no, voglio passarle in
mezzo al nulla con la mia unica figlia!
S: il ragionamento non fa
una piega. Ti porto le valige di sopra.
J: grazie!
S: sei solo?
J: si.
Shannon è in brasile a fare Dio solo sa cosa.
H: quindi sei venuto in
vacanza... sai che noi lavoriamo sempre e non possiamo stare tutto il giorno
con te vero?
J: si
H: ok, era solo per mettere
le cose in chiaro!
Jared iniziava a sentire
mancanza di casa. E per casa intendeva il Nebraska.
Ormai ogni volta che aveva
tempo libero volava da Haley e la ragazza faceva finta di non sapere il motivo.
Robert era morto un anno prima e da allora Jared era diventato iperprotettivo.
Chiamava sempre e appena qualcosa non andava volava dalla figlia. Da quando era
rimasta sola, Samuel si era trasferito nella casa principale con lei e non
aveva più avuto un minuto per lui, era come se i due uomini si fossero alleati
per tenerla occupata ed evitare che cadesse in depressione. La cosa non le
dispiaceva, anzi, si sentiva amata e la convivenza andava bene, talmente bene
che quella sera stessa dopo cena Haley convinse Jared a fare una passeggiata
con lui...
H: non devi venire qua
sempre... la nonna poi ci resta male se non ti vede mai!
J: l’ho vista due mesi fa...
è venuta in Europa on noi.
H: sai cosa intendo!
J: lo so.
H: qui stiamo bene, va tutto
bene, anche gli affari... forse riusciamo ad avere abbastanza soldi per comprare una casa a Los Angeles.
J: cosa?
H: vogliamo prendere una
casa, così non dobbiamo stare da te tutte le volte!
J: non è un problema per me
ospitarvi.
H: potrebbe diventarlo!
J: perché?
H: perché abbiamo preso una
decisione.
J: cioè?
H: vogliamo provare a fare
un bambino
J: cosa?
H: hai capito
J: cioè voi... cosa...
H: lo so, non te lo
aspettavi ma ci abbiamo pensato e siamo giovani, le finanze vanno bene e
abbiamo pensato che è il momento adatto.
J: non siete nemmeno
sposati!
H: lo so, ma non ce la
sentiamo ancora per quello!
J: oh e fare un bambino si
invece?
H: se ti può far star meglio lo faremo prima o poi, solo che lo vogliamo fare per
bene... un matrimonio serio, non voglio che il giorno del matrimonio il padre
di Samuel stia imbronciato tutto il giorno, devo riuscire a conquistare quell’uomo!
Ed è dannatamente difficile farlo.
J: perché il bambino allora?
H: perché siamo pronti.
J: quando sei diventata così
matura?
H: lo sono sempre stata, sei
tu che non presti abbastanza attenzione.
J: per cui diventerò...
nonno.
H: si,
sarai un nonno fighissimo!
J: ovvio!
H: sei tranquillo
ora?
J: si,
però dovrai iniziare a chiamarmi papà... o il bambino si confonderà poi...
H: posso provarci
J: davvero?
H: si
E continuarono così, a
camminare sotto il tramonto sorridendo e consapevoli che nulla poteva rovinare
quel momento.
THE END.
Ed è finita.
Grazie a chi ha seguito commentato e sopportato questo mio
delirio, spero vi sia piaciuta almeno quanto, è piaciuto
a me scriverla (anche se quest’ultimo capitolo è stato un parto).
Grazie di tutto
Giulia