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Autore: Aurora Barone    13/07/2011    1 recensioni
anno 2020, In Giappone sono stati realizzati moltissimi robot che convivono "pacificamente" con gli esseri umani, anche se questa convivenza pacifica è una vera forzatura fatta di prevericazioni da parte degli esseri umani.
Echiko è uno di questi robot, solo che lei in realtà è per metà umana e per metà robot e in passato era un essere umano, ma le è stato cambiato il suo aspetto e la sua memoria è stata cancellata.
Ma se incominciasse a ricordare le sue vere origini? E se il legame con il suo padrone non fosse uno dei migliori, potrebbe riuscire a sottrarsi ad esso? Sopratutto se lui è anche molto bello, seducente e anche molto lunatico...Ma in particolare c'è un braccialetto che impedisce ai robot di sottrarsi al volere dei propri padroni e che impone ai robot di proteggere il proprio padrone dagli eventuali pericoli.
Echiko non riesce ad accettare questa condizione di sottomissione sopratutto perchè Itou è davvero un tipo insolito, prima la tratta male, ma poi la bacia e la tira fuori dai guai. E poi c'è Yoto l'amico di Itou che si mostra interessato a lei, ma Itou sembra non sopportare il fatto che il suo robot frequenti il suo amico...E poi c'è quel robot a scuola che Echiko crede che abbia una voce molto familiare...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Finalmente aveva smesso con le sue solite molestie, eravamo ormai diretti a casa.

Mentre camminavamo, riflettevo su quella strana sensazione che avevo avvertito quando le sue labbra si erano posate sulle mie, oltre il batticuore e l'emozione, c'era qualcos'altro...dopo quel bacio, avevo avvertito una maggiore forza, mi ero del tutto ripreso dal mio mancamento.

I suoi baci erano davvero miracolosi come diceva?

“Che mi hai fatto?” gli domandai incredula.

“Di che diamine stai parlando?” mi chiese stralunato.

“Mi sono ripresa...e non credo che questo sia opera di un tuo bacio”

“E che vuoi che ne sappia...” disse perplesso.

“Che mi hai dato?” gli domandai con insistenza.

“Ma cosa! Sei sorda?! Ti ho già detto che non ne ho idea!” esclamò risentito.

Dopo di ciò calò il silenzio e finii per guardarmi intorno, osservavo il viavai della gente che camminava spensierata per le strade di Tokyo, ma mentre ero presa a contemplare gli schermi pubblicitari e i vari grattacieli color pastello, mi resi conto della presenza di due individui dagli abiti scuri, la maggior parte della gente li evitava, bè in effetti non avevano un aspetto per nulla rassicurante.

Sembrava dei membri della Yakuza, ma non potevo dire con certezza che lo fossero', magari erano dei semplici criminali, ma il loro portamento era maestoso e anche i loro abiti, apparivano più elaborati e ben fatti per essere quelli dei comuni criminali.

“Ci conviene prendere da un'altra strada!” mormorò Itou per evitare di scontrarsi con quei due uomini che stavano venendo verso la nostra direzione.

“Per quale ragione?”gli chiesi.

Non rispose neppure si limitò a trascinarmi via e a proseguire per un'altra strada prima che quei due tizi ci guardassero'.

Ormai lontani da quei tizi e quasi vicini sulla strada di casa, mi spiegò la situazione.

“Bè i rapporti tra la Yakuza e il governo per ora sono abbastanza conflittuali...la Yakuza vorrebbe ottenere il controllo del governo e per farlo, sta facendo di tutto per recare disturbo ai comuni cittadini...ad esempio i tizi mascherati con le maschere antipioggia che ti hanno ucciso, credo fossero' degli Yakuza”

“E per quale motivo avrebbero dovuto uccidere due semplici studentesse?” domandai alterandomi, quel ricordo faceva ancora così male, era troppo doloroso.

“Te l'ho detto: per recare disturbo, non seguono uno schema ben preciso, uccidono chiunque per suscitare allarme e terrore al governo e all'intero paese”.

“Questo è assurdo!” urlai furiosa.

“Lo so, temo che di questo passo le cose saranno sempre più difficili da gestire, piano piano la Yakuza acquisterò il controllo di tutto il paese, già alcune zone sono sotto il loro controllo” disse con una certa preoccupazione impressa sul viso.

 

Era assurdo, per tutto questo tempo, avevo vissuto una vita bè più o meno spensierata, più che spensierata, mi ero solo curata di ciò che accadeva intorno a me, ma non mi ero accorta di quello che capitava all'esterno, di quello che capitava attorno a me.

“E perché io non ero a conoscenza di questi fatti?”

“Bè vedi la maggior parte della gente, non ne è a conoscenza, i giornali taciono queste notizie...vogliono evitare di suscitare agitazione e paura alla popolazione”

“E tu come fai a sapere tutte queste cose?”

“ Ecco mio padre spesso ha lavorato per il governo, gran parte dei robot che difendono il nostro paese sono stati realizzati da lui...e quindi spesso mi sono trovato ad origliare certe sue conversazioni con il presidente!”

“Aspetta chi? Il presidente?” domandai sconvolta.

“Oddio come siamo finiti a questo discorso...non dovevo raccontarti tutte queste cose!”disse andando nel panico.

“Tranquillo, a chi vuoi che lo vada a dire! E poi chi vuoi che mi creda?! Forse non ci credo neanche io alle cose che mi hai appena detto...forse dici tutte queste cose soltanto per darti arie da figo...”

“Ma io non ho bisogno di ricorrere a questi subdoli trucchetti, perché io sono già figo!”

“Bè comunque se tutto quel che mi hai detto è vero, dovresti essere orgoglioso di tuo padre!”

“Uhm, forse...”rispose con titubanza.

Eravamo ormai arrivati dinanzi al portone di casa, ma con nostra sgradevole sorpresa, c'era qualcuno in trepida attesa del nostro ritorno.

“Echiko...uffa ancora tu, pensavo che il padre di Itou, dopo tutto il casino che hai combinato in classe si fosse sbarazzato di te...” esclamò Liriko con un sorriso malevolo scolpito sul viso.

 

I suoi occhi erano freddi, non c'era alcun segno di emozione nel suo volto.

Insomma niente di nuovo!

Però tutto ciò continuava a sconvolgermi, perché lei in passato era stata mia amica, ma adesso era come un'estranea, anzi no, peggio, voleva uccidermi.

“Quindi era parte del tuo piano, ecco perché volevi che io reagissi, volevi che io facessi del male agli altri in modo tale che il padre di Itou si fosse sbarazzato di me...” dissi furibonda.

“Sfortunatamente questo non è avvenuto!” si intromise Itou.

“ Tu!”disse Liriko digrignando i denti e additandolo poi aggiunse spazientita

“Se tu non ti fossi intromesso!Mi sarei già sbarazzato di lei e avrei già terminato la missione impossessandomi della formula”

“Che formula?” chiese Itou, mentre io seguivo quella conversazione senza batter ciglio.

“Quella che è dentro la tua testa” gli spiegò.

“Non c'è niente dentro la mia testa!” rispose lui perdendo le staffe.

“Il tuo caro papà, ti tace molte cose, dovresti chiedere a lui, cosa c'è dentro la tua testa...a quanto pare non si è fatto scrupoli neppure sul suo stesso figlio...la scienza per lui deve contare più della famiglia...”

Itou smise di parlare, non disse più nulla, sembrava troppo scombussolato delle sue parole e anch'io ne ero rimasta colpita, era tutta la situazione a rendermi piuttosto confusa e angosciata:

La mia migliore amica che voleva uccidermi per impossessarsi di una formula dentro la testa di Itou che da quel che aveva detto lei, era un esperimento dello stesso padre di Itou.

E proprio Itou quello stesso identico giorno mi aveva parlato di suo zio, che lui aveva perso la sua umanità e che non risparmiava nessuno, qualunque cosa, persino suo figlio poteva essere oggetto dei suoi esperimenti.Aveva anche fatto un paragone tra lui e suo padre, lasciando intendere che non riteneva suo padre capace di fare una cosa simile e adesso...gli veniva rivelata quella verità...che suo padre avesse sperimentato qualcosa su di lui.

Potevo immaginare come si sentisse, era un po' come mi sentivo io tradita dalle persone che amavo, perché in fondo tutti mi avevano tradito... persino la mia famiglia mi aveva rimpiazzato con un clone dimenticandosi di me, persino Yuki...e la mia migliore amica voleva uccidermi.

“Devo dire che mi hai sorpreso, un padrone che salva il proprio robot, non è cosa che si vede tutti i giorni...” disse con un sorriso tagliente e sferzante osservando Itou che aveva uno sguardo spento ed amareggiato.

“Quindi anche il ponte...” dissi scioccata, lasciando la frase incompleta, non riuscivo a finire il discorso, ero troppo addolorata per poter giungere a quella conclusione così amara.

“Si, sono stata io a manometterlo!” ammise ridendo forte, aveva una risata ridondante ed isterica, era spaventosa.

“Liriko! Noi due siamo amiche!” urlai trattenendo a stento le lacrime.

“Aspetta... Liriko?” domandò Itou confuso.

“Si sono l'amica di Aiko!” esclamò lei divertita dallo stupore di Itou poi dopo un po' precisò“ O meglio eravamo amiche!”

La sua risata maligna rimbombava dentro la mia testa e percuoteva il mio cuore, lo stava facendo a pezzi, vedevo dentro la mia testa tutti quei ricordi, quei momenti passati insieme sfumare via.

“Comunque basta con le chiacchiere!” disse sbuffando.

Dopo aver pronunciato queste parole si avvicinò ad Itou prima che potessi accorgermene, poi vidi le sue labbra avvicinarsi alle sue, fu un contatto improvviso e appena accennato, lui era rimasto stupito quanto me dal gesto, ma di certo neppure disdegnava le labbra del nemico, era un depravato senza speranze.

Ma dopo un po' vidi Itou perdere i sensi e accasciarsi davanti al portone di casa.

“Che cosa gli hai fatto?” gli chiesi preoccupata e agitata.

“Tranquilla l'ho solo addormentato... sarebbe capace di mettersi in mezzo e farsi ammazzare..e i miei superiori lo vogliono vivo...” disse tranquillamente.

Osservai il suo sguardo e il suo sorriso erano carichi di perfida e di insensibilità, non riuscivo più a sopportare questa sua indifferenza, non poteva cancellare la grande amicizia che ci legava come se niente fosse.

“Liriko...ti ricordi quella volta che ci immaginavamo da vecchie, io e te ancora amiche: io mezza ceca che ti andavo cercando e ti confondevo tra la gente, mentre tu sdentata riuscivi a malapena a parlare...Liriko ti ricordi?”gli domandai con un groppo in gola, ricordando le nostre risate spensierate... E adesso...adesso eravamo in questa pessima situazione.

“Sei davvero noiosa!” disse sbadigliando forzatamente.

“Tu non puoi aver dimenticato...quanto ci volevamo bene!”dissi piangendo.

“Adesso ti metti pure a frignare! sei troppo seccante!” disse incominciando ad irritarsi.

Dopo di ciò si avvicinò a me con impugno un coltello, indietreggiai spaventata incrociando ancora una volta il suo sguardo torvo e quel sorriso maligno.

“Vuoi per caso scappare” disse sadicamente notando che non facevo altro che indietreggiare.

Dopotutto non riuscivo neppure a reagire se non per proteggere Itou e in quel momento lui non era in pericolo, e poi non volevo neppure difendermi, non potevo farlo, non potevo...lei era Liriko, anche se era cambiata, se era maligna, non potevo far a meno di pensare a lei come mia amica.

“Io non voglio che ci facciamo del male...” dissi ancora con le lacrime agli occhi.

Lei non mi degnava più di una risposta, si limitava ad avvicinarsi pericolosamente a me stringendo il coltello nella mano sinistra.

Mi rammentai che anche da umana era sempre stata mancina, questa cosa mi fece capire che in fondo non doveva essere cambiata davvero e che da qualche parte dentro di lei doveva esserci ancora la Liriko che conoscevo, dovevo solo far in modo che venisse fuori.

“Sei ancora mancina...” dissi sorridendole.

“Già...a quanto pare” disse in tono distaccato,continuando a non perdere di vista il suo obbiettivo.

Così decisi di scappare, era la sola cosa che potevo fare...correvo a perdifiato, come non avevamo mai corso prima d'ora.

Sentivo i suoi passi, mi stava inseguendo, erano più rapidi e veloci dei miei, mi stava per raggiungere.

Tentai inutilmente di continuare quella disperata corsa, ma ero abbastanza stanca e quasi priva di fiato.

Poi mi ritrovai in un vicolo cieco isolato, non avevo più alcuna via di fuga, sentii un ghigno provenire dalle sue labbra.

“Adesso non hai via di scampo!” precisò ridendo sadicamente.

Stava avanzando verso la mia direzione, mentre io ero ormai con le spalle al muro.

“Noi due siamo amiche!” urlai forte.

“Mi hai scocciato!” si mise a gridare in uno scatto di ira.

Dopo di ciò si avventò contro di me trafiggendomi lo stomaco con il coltello.

Sussultai per il dolore lancinante, mentre lei rideva con noncuranza.

In quello stesso momento,la sua risata sadica, maligna e strafottente rimbombandomi nella testa mi suscitò una sensazione di fastidio che cresceva progressivamente fino a raggiungere il culmine della collera.

Estrassi il coltello dallo stomaco con furia sporcandomi le mani del mio stesso sangue e sopportando il dolore provocatomi da quella ferita e dall'estrazione stessa dell'arma, e poi la puntai contro di lei.

Liriko tirò fuori un altro coltello dalla tasca della giacca e disse con uno sferzante ghigno “ Bene così combattiamo ad armi pari!”

“Non sprecare inutile fiato!” dissi colpendola di sorpresa al braccio sinistro.

In quel momento il braccio si mise a sanguinare e le cadde il coltello dalla mano.

“Con il braccio sinistro fuori uso...non credo che tu possa più far molto!” esclamai soddisfatta.

“Pensi davvero che sia così facile battermi!” disse irritata dalla mia sicurezza.

Iniziò a sferrarmi calci e pugni senza sosta facendomi cadere il coltello a terra.

Non mi dava neppure il tempo di reagire, era come una furia scatenata, non c'era alcun modo per poterla fermare.

Anche se aveva il braccio sinistro ferito, riusciva lo stesso a muoverlo e ad usarlo per sferrarmi tanti violenti colpi e poi mi strattonava da una parte all'altra poi mi afferrò il bacino e mi spinse la testa con violenza contro il muro.

Ma ancora una volta sentii quel ghigno che mi suscitava una morsa al cuore e allo stomaco e che mi faceva infuriare, non potevo lasciare che le cose finissero' in quel modo.

Così con tutta la forza che avevo in corpo mi liberai dalla sua stretta e iniziai a sferrarle calci e pugni con una violenza inaudita e mentre lo faceva avvertivo una sensazione spaventosa, avvertivo un accenno di piacere nel buttarla a terra e nel vederla dolorante e sanguinante.

Poi afferrai il suo collo e lo avvolsi fra le mie mani, però non pensavo davvero a ciò che stessi facendo, era come se la mia percezione della realtà fosse diventata confusa e annebbiata.

Avevo perso il controllo delle mie azioni a causa dell'ira che si era impossessata di me e percepivo solo le sensazioni soddisfacenti di quella stretta e dei suoi disperati tentativi di liberarsi.

Ridevo, in un modo così maligno e acido, non ero più in me, era come se un'altra persona avesse preso il controllo delle mie azioni.

Lei dopo un po' riuscii a liberarsi dalla mia stretta e mi spinse con violenza spostandomi a molti centimetri di distanza da lei, poi si avvicinò a me ancora dolorante,ma ciò nonostante decisa e determinata a farmi fuori.

Impugnava il coltello tremante,mentre io la guardavo ridendo forte, si era indebolita, non potevo di certo competere con me, sapevo che avrei potuto ucciderla senza troppa difficoltà e la sola idea mi eccitava,mentre io rimanevo lì ad osservare quella me stessa che si muoveva ed agiva indisturbata facendo del male a Liriko.

“Ti ammazzo!” urlavo con enfasi,mentre la buttavo a terra saltandogli addosso e massacrandola di pugni e calci.

Lei inerme e indifesa, tentavo inutilmente di liberarsi e di colpirmi ma non ci riusciva.

Era passata da carnefice a vittima ed io ero diventata così priva di controllo così desiderosa di sangue e morte.

Il sangue di lei mi schizzò sul viso e quella sensazione mi procurò una dose maggiore di piacere,mentre l'altra parte di me, spettatrice di quella cruenta scena tentava di frenare quello stato di estasi così deviante e incontenibile.

Leccavo il sangue che mi giunse alla bocca continuando a riempirla di calci e pugni violentissimi.

Agonizzante la sentii pronunciare il mio nome “Ai..ko...”

La sua voce era tremante e flebile, mentre io iniziavo a sentire sempre più calare quelle sensazioni piacevoli fino a chè non tornai in me.

Sconvolta mi trovai sopra il corpo di lei sanguinante che si muoveva appena tra i rantoli di dolore.

Subito mi discostai dal suo corpo,mentre lei si alzò appena, la vedevo barcollare mentre tentava ancora di colpirmi, ma il coltello le cadde tra le mani.

“Perchè sei così maledettamente forte? Che cazzo di robot sei?”mi domandò agonizzante, a fatica riusciva a reggersi in piedi.

“Non lo so...” esclamai spaventata di quello che avessi fatto un momento prima, poi ricordai quel piacere provato mentre la picchiavo brutalmente e mi sentii ancora più male.

“Mi dispiace” dissi turbata e dispiaciuta.

“Immagino che mi lascerai andare via...non mi finisci, sei così fastidiosa e stupida!” esclamò prima di allontanarsi barcollante e dopo un po' non la vidi più.

Dopo di ciò tornai verso casa di Itou, lui aveva ripreso conoscenza e mi osservava con un espressione sconvolta.

“Ha il viso tutto sporco di sangue...” mi fece notare atterrito.

In quel momento scoppiai a piangere e poi urlai angosciata “ Che cosa mi ha fatto tuo padre...che cosa sono io?”

“Il mio robot “ rispose incerto.

“Un robot che può ammazzare le persone...con degli istinti omicidi...” esclamai angustiata.

“Che cos'è successo...” la sua voce era tremante, aveva paura di me, lo leggevo dalla profondità dei suoi occhi smeraldini.

“Lo sai che oggi quando ho colpito i tuoi compagni e quando ti ho lanciato il banco e anche quando ho colpito Liriko... io ho provato un piacere immenso nel farlo...come se ci fosse un'altra me stessa, una me stessa omicida e sadica...” dissi agitata.

“Entriamo a casa!” disse varcando il cancello, si stava comportando come se volesse far finta che non fosse accaduto nulla.

Poi si fermò prima di arrivare alla porta di casa, mentre io protestavo dicendo “Questo è tutto quello che tu hai da dirmi?”

Stava evitando di guardarmi, perché quel sangue sul mio viso lo terrificava.

“Ti sei ferita, non vedo quale sia il problema...” disse dandomi le spalle.

“Mi sono ferita allo stomaco, non sul viso, quello è il sangue di Liriko...”

“E allora? Lei ci stava attaccando...è normale che tu volessi ucciderla...e poi lei non è un essere umano, è un robot, molto probabilmente è uno di quelli che lavora per la Yakuza”

“E allora perché stai evitando di guardarmi, pensi che evitando di vedere quel sangue, sia tutto apposto?”

Lui non rispose mi diede solo un fazzoletto per pulirmi il viso prima di rientrare a casa.

Io lo buttai a terra urlandogli contro“ Vuoi nascondere l'evidenza!”

“Abbassa la voce” disse voltandosi e prendendo il fazzoletto che era finito sull'aiuola.

Poi aggiunse “ Non devi dire niente...sul piacere che hai provato, dimenticatelo!Se mio padre scopre del piacere che hai provato nel farlo,cosa pensi che accadrebbe?”

“E' tutta colpa sua se sono così...” dissi in tono disperato con le lacrime agli occhi.

Si avvicinò a me mi asciugò il viso sporco di lacrime e sangue.

Poi disse “Riguardo a quello che è successo a scuola è stata colpa mia, se fossi intervenuto... non sarebbe successo....mentre riguardo Lydia è giusto che tu l'abbia uccisa ..quel robot voleva farci del male”

“Non l'ho uccisa...mi sono fermata in tempo...” esclamai infuriata, non potevo credere che dicesse con tanta freddezza che fosse giusto ucciderla.

“Lei è Liriko! Una mia amica!” dissi mentre lui continuava a pulirmi il viso con quel fazzoletto.

“Lei non è più Liriko, dimenticati di lei, adesso lei è un robot pericoloso!”controbatteva.

“E se tu fossi nella mia situazione...se Sayoko o Yoto diventassero' pericolosi, tu li uccideresti?”gli chiesi mettendolo in difficoltà.

Faticava a rispondermi, dopo una lunga pausa disse “Non potrei permettergli di fare del male a delle persone innocenti, proprio perché sono miei amici...io li ucciderei!”

“Hai uno strano concetto di amicizia!” esclamai esterrefatta.

“Vedi non potrei permettergli di rovinare l'immagine e il ricordo che io ho di loro, non potrei mai lasciare che loro facessero' qualcosa che andasse contro la loro stessa natura.

Preferirei vederli morti che permetterglielo! E se uccidessero' una persona innocente io mi riterrei responsabile di ciò...perchè in quanto loro amico avrei dovuto fermarli”

Lo ascoltavo senza fiatare, i suoi ragionamenti contorti erano sensati, mi sorprendeva che la sua argomentazione potesse avermi reso incerta su qualcosa che ritenevo terribilmente sbagliato.

“Quindi se io cercassi di far del male a qualcuno tu mi fermeresti?”

“E' quello che ho cercato di fare!” disse ricordandomi di quel momento in cui era dinanzi a me ormai incattivita come una bestia selvaggia.

.

Lasciai uscire dalle mie labbra uno spontaneo mi dispiace.

E poi mi soffermai bene sul senso di quel che avessi detto e poi domandai confusa“Quindi mi ritieni tua amica?”

“No, sei il mio robot ed io il tuo padrone e quindi sono anche responsabile di quello che fai...”

Sbuffai continuava a sottolineare e a ribadire sempre le stesse cose...insomma niente di nuovo ed io che mi illudevo, non sapevo neppure che illusioni mi stessi facendo, forse di poter contare davvero qualcosa per lui e poi perché ci speravo così tanto? Continuavo a non comprendermi e a non sopportare la mia stupidità.

Dopo rientrammo a casa...l'accoglienza non fu delle migliori.

“Che diamine vi è passato per la testa a tutti e due?” domandò il padre sbraitandoci contro.

“Papà siamo solo andati a fare una passeggiatina...” esclamò Itou tranquillamente.

“E quella ferita allo stomaco?” domandò osservandomi.

“Ecco...avevamo fatto una passeggiata quando quella Lydia ci ha attaccati...” continuò a spiegare Itou.

“Avreste fatto meglio a non muovervi da casa...e poi tu hai ancora la testa fasciata...Itou sei davvero così irresponsabile e tu Echiko...insomma dovresti occuparti di mio figlio e invece non fai altro che metterlo in pericolo!” era davvero molto arrabbiato.

“Papà guarda che quello che deve essere incazzato sono io, perché quella Lydia ce l' ha con me? Che cosa cerca dentro la mia testa? Che diamine di esperimenti hai fatto su di me?”

Il padre non rispose alla domanda, si limitò a portarmi nel suo laboratorio sotterraneo, mentre Itou ci seguiva continuando a chiedergli una spiegazione, mentre il padre lo ignorava bellamente.

“Se lo sapesse la mamma...anzi sai che ti dico glie lo scriverò per lettera...sono sicuro che dopo aver saputo questa cosa mi porterà in Germania con sè!”

“Itou...tua madre...” disse il padre non riuscendo a terminare la frase.

Poi guardò verso la mia direzione e disse “Echiko diglielo tu!”

Non aveva il coraggio di dire a suo figlio che sua madre fosse morta e che per tutto quel tempo avesse retto una finta corrispondenza e così lasciava quell'ingrato compito a me.

“Dovrebbe dirlo lei!” dissi guardando il padre di Itou , mi parve abbastanza meschino quel suo comportamento.

“Che cosa diamine mi nascondete?” domandò Itou irritandosi.

Vedendo che il padre non osava dire bocca, mi presi di coraggio e mi decisi a dirglielo io.

“Vedi Itou...quando tua madre stava partendo per la Germania...ha avuto un incidente e lei è....” dissi non riuscendo a terminare quel discorso, anche se dall'espressione vuota e spenta di Itou mi rendevo conto che doveva aver compreso il senso delle mie parole.

“Allora quelle lettere?”chiese scosso.

“Le ho scritte io!” ammise il padre con rammarico.

“Sei un brutto figlio di puttana!” disse Itou furioso spingendolo contro una parete poi gli sputò in faccia. Il padre non reagiva neanche, rimaneva immobile con quell'espressione sommessa,mentre il figlio era agitatissimo e sembrava volerlo fare a pezzi, infatti preparerò un pugno da sferrargli contro, poi però mollò la presa, parve averci ripensato.

“Per tutto questo tempo non avete fatto altro che prendervi gioco di me!” disse Itou lanciandoci sguardi di disprezzo.

“Quando lo avevi saputo ti sei sentito male, non volevo che accadesse di nuovo, per questa ragione ho mentito per tutto questo tempo...e ho retto questa falsa, per me non è stato facile...” disse il padre giustificandosi.

Itou passò dalla rabbia alla tristezza e dopo un po' i suoi occhi divennero' lucidi, le lacrime scesero' giù dal viso come un fiume in piena.

“Ti odio” urlò angosciato e furente contro il padre prima di andarsene.

Io rimasi immobile ad osservare la scena non sapendo cos'altro potessi fare.

Quando Itou se ne fu andato, il padre mi medicò la ferita e poi disse commiserandosi “Sono un pessimo padre...”

“Bè non credo che esista un padre perfetto...” dissi pensando al mio, di lui avevo dei ricordi così vaghi, non avevamo mai passato molto tempo insieme, parlavamo poco, lui era un tipo freddo e incostante.

Poi lo guardai dicendo “Penso che la cosa peggiore, forse non è quella di avergli mentito sulla morte della madre, ma gli esperimenti su di lui...che cosa ha fatto ad Itou? Perché Lydia è interessata a lui?”

“E' complicato da spiegare e non mi sembra il momento adatto per parlarne!” esclamò lui rifiutandosi di darmi una spiegazione.

“E di me che mi dice? Perché sono così forte e pericolosa? Perché mi piace far del male alla gente?”esclamai iniziando ad agitarmi, all'inizio volevo sollevarlo di morale, mi sembrava triste e dispiaciuto per tutto, ma poi mi rendevo sempre più conto che molto probabilmente non potevo fidarmi di un uomo come lui...nascondeva troppe cose.

“Un giorno ti spiegherò , questo non è il momento adeguato...” disse finendo di fasciarmi la ferita.

Ma dopo pochi minuti comparve il maggiordomo allarmato riuscivo a malapena a comprendere quello che stesse dicendo “Itou ha un coltello...Isae ...è in pericolo...lui vuole ucciderla...”

Io e il padre ci dirigemmo subito fuori dal laboratorio ed entrammo nella stanza di Isae che era vuota, poi cercammo nelle altre stanze e poi trovammo Itou che stringeva Isae puntandogli un coltello alla gola.

“E' tutta colpa tua!” urlava fuori di sé,mentre Isae era spaventatissima e continuava scusarsi senza sosta.

Itou sprezzante diceva “Non me ne faccio nulla delle tue scuse, puttana!”

“Itou fermati” urlò il padre avvicinandosi a lui.

“Non ti avvicinare altrimenti giuro su Dio che le taglio la gola, non scherzo!” disse con sguardo minaccioso.

“Itou...credi che uccidendola riporterai in vita tua madre?!” disse il padre con sguardo di rimprovero.

“No, ma voglio vendicarla!” disse con sguardo rabbioso.

Comprendevo come si sentisse, riuscivo a percepire la sua tristezza e angoscia nella follia di quel gesto sconsiderato e immorale, ma non ritenevo che fosse giusto,non era stata Isae ad uccidere sua madre, lei che colpe aveva.

La sua sola colpa era quella di essersi innamorata dell'uomo sbagliato, ma quella poteva chiamarsi una colpa? Una persona poteva scegliere di chi innamorarsi?

Osservavo quel suo viso delicato e il suo corpo fragile stretto da Itou che le puntava un coltello su quel lungo e tenero collo, c'era in lei tanta dolcezza, tanta gentilezza che non avevo mi visto in nessuna altra persona, la percepivo nel suo sguardo dimesso che si scusava con Itou.

Non lo faceva per far si che la risparmiasse, anzi ad un certo punto dalle sue labbra uscii una frase che non mi sarei mai aspettata “Uccidimi che aspetti...ho fatto del male a tua madre, non merito di vivere...”

“Piantala di essere così...mi vuoi forse far credere che sei dispiaciuta ma fammi il piacere!” esclamò lui con irruenza, avvicinando sempre più il coltello al suo collo.

“Itou ti prego non fargli del male!” lo supplicò il padre.

Non riuscivo più a sostenere quella situazione, mi metteva troppa tensione in corpo, così pensai di dover fare qualcosa per fermarlo.

“Itou...hai detto che non sopporti l'idea che qualcuno uccida una persona innocente...tu non stai forse facendo questo?”

Lui mi guardò ringhiando “Lei è un'assassina ha ucciso mia madre!”

“Non è stata colpa sua...la sua sola colpa è di essersi innamorata di tuo padre!”dissi sperando che mi avesse dato retta.

Mi rispose dicendo “Punti di vista!”

“Itou se vogliamo parlare di colpe...allora.ti dico una cosa che non mi sono mai sentito di volerti far presente, ma arrivati a questo punto...ritengo che sia giusto che io te lo dica...” disse il padre esasperato.

“No, la prego...Kayashisama non glie lo dica...lo ferirebbe ancora di più...” disse Isae.

Era assurdo voleva evitare che il suo carnefice soffrisse, invece di pensare a se stessa, si curava delle sofferenze di Itou.

“Smettila mi dai sui nervi!” disse accanendosi contro di lei poi si rivolse al padre dicendo “Ebbene dimmi!”

“Vedi...se io mi sono innamorato di Isae, la colpa è tua...” disse lasciando me e Itou sbigottiti.

“Che diamine significa?” esclamò lui perdendo sempre più la calma.

“Quando tua madre è rimasta incinta di te, le cose tra me e lei sono cambiate, si curava sempre di te, io ho smesso di esistere per lei...ti ricordi tu stavi tutto il tempo a chiederle di dormire accanto a te...e lei ti teneva compagnia...ignorando di avere pure un marito...io e tua madre non abbiamo fatto l'amore da quando tu sei nato...è questa la verità! E poi quando è comparsa Isae, sono diventato l'uomo più felice del mondo, finalmente c'era qualcuno per cui contassi qualcosa....non ti permetterò di portarmi via anche lei!”

Itou dopo aver seguito il discorso del padre gettò il coltello nel pavimento e liberò Isae senza proferire parola,sembrava molto scioccato.

Il padre soccorse Isae e le chiese se stava bene, mentre io guardavo Itou che era inquieto e addolorato.

   
 
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