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Autore: Aleena    13/07/2011    7 recensioni
«Ti ho salvata.» ripeté Daenerys con freddezza, sollevando una mano per bloccare le proteste della maegi «Ho già sentito tutto quel che potevo sulla tua idea di… giustizia.» Quella parola le scivolò sulle labbra come qualcosa di viscido, marcio. «Non è con mio figlio, né con il mio sole-e-stelle, che tu hai un debito di sangue, ma con me, per quanto questo mi disgusti. Io ho salvata la tua vita. È giusto che mi ripaghi.»
[Daenerys - Spoiler 1x10]
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Daenerys Targaryen
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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STRADE
 
 
Daenerys baciò il corpo senz’anima di khal Drogo, dando l’ultimo addio a ciò che rimaneva del suo sole-e-stelle.
Poi premette il cuscino sul suo volto, attendendo con freddezza che gli spasmi si fermassero.
Non pianse, Danenerys. Il suo sposo era morto quella notte maledetta, assieme al loro figlio non ancora nato; l’ultima Targaryen non aveva più lacrime da piangere, né tristezza nel cuore: solo rabbia, una ira bruciante ed incandescente.
Uscì dalla tenda nella desolazione del khalasar ormai in frantumi, impiegando meno di un secondo per individuare il cavaliere delle terre d’occidente.
«Jorah. Porta la maegi in una tenda vuota.» ordinò Dany in tono secco e deciso al cavaliere in esilio quindi, senza attenderne la risposta «Irri, Jhiqui, Doreah: componete il khal per l’ultimo viaggio.» fece, diretta alle ancelle, che annuirono, chinando il capo e correndo ad eseguire il comando.
 
Mirri Maz Duur sostenne lo sguardo di Daenerys con una fierezza dura e rude, ma carismatica; dal canto suo, la khaleesi mantenne lo stesso sguardo duro, lo stesso contegno: solo la voce la tradiva, atona e priva di inflessione.
«Ti ho salvata.» ripeté Dany con freddezza, sollevando una mano per bloccare le proteste della maegi. «Ho già sentito tutto quel che potevo sulla tua idea di… giustizia.» Quella parola le scivolò sulle labbra come qualcosa di viscido, marcio. «Non è con mio figlio, né con il mio sole-e-stelle, che tu hai un debito di sangue, ma con me, per quanto questo mi disgusti. Io ho salvata la tua vita. È giusto che mi ripaghi.»
La sacerdotessa degli uomini-agnello annuì, solenne. «Ciò che chiedi è giusto. Avrò bisogno di alcune erbe e… »
«Non voglio un altro accordo alle tue condizioni, ma alle MIE. Mi dirai chiaramente cosa mi offri, maegi, ed a quale prezzo, ed io vaglierò se accettarlo o meno.» la voce di Daenerys si fece più dura, più alta. Mirri Maz Duur annuì ancora, per nulla scossa.
«Uno squarcio sul futuro, se lo vorrai. Su quello che sarà, o quello che poteva essere.» la voce della maegi era greve, bassa e vibrante: la voce di chi si senta superiore.
Daenerys rimase interdetta. Solo una luna prima avrebbe scelto senza esitare, ma ora…
«Quel che sarebbe stato.» comandò l’ultima Targaryen «Vedrò mio figlio Rhaego. E Drogo…»
«Ci sono molte strade che il destino può percorrere. Hai scelto. Ora: una goccia del tuo sangue, due di quello del khal. Tre foglie di malva rossa, una di belladonna, quattro libbre di…»
 
Irri e Jhiqui accesero un fuoco al centro della tenda, usando rametti giovani tagliati di fresco affinché il fumo fosse più intenso. Daenerys era stesa a terra su una stuoia di paglia, il cavaliere in esilio seduto all’altezza della testa della ragazza:l’ultima Targaryen aveva voluto ser Jorah al suo fianco, pronto ad intervenire nel caso la maegi avesse tentato di farle del male. Non si sarebbe affidata nuovamente, totalmente a lei: Dany sapeva imparare dai suoi errori.
Mirri Maz Duur iniziò a cantare, spargendo foglie e soffiando il fumo sul volto di Daenerys; la maegi aveva una voce ipnotica, troppo soave, si ritrovò a pensare confusamente Dany, per una donna così malvagia.
Poi furono solo nebbia ed incoscienza.
 
Cavalcava a fianco di Drogo, il rumore degli zoccoli del suo khalasar un rombo assordante alle loro spalle.
La razzia era finita, la città distrutta, gli schiavi incatenati e pronti per essere venduti.
Daenerys aveva ancora il ventre gonfio, poteva sentire Rhaego scalciare e dimenarsi. Era agitato, più del solito.
 
Daenerys, sudata e stavolta, sentì le grida del figlio appena nato, il pianto di un sano, vigoroso maschietto. Pianse di gioia, stringendolo al seno, coprendolo di baci. “Rhaego, Rhaego, o Rhaego, che brutto sogno ha fatto la mamma” gli sussurrava. Non era mai stata tanto felice nella sua vita.
 
Drogo aveva presentato il neonato al khalasar, che l’aveva accolto con ovazioni di giubilo e cinque interi giorni di festeggiamento. “Lo stallone che monta il mondo” inneggiava il khalasar intero.
Daenerys dormiva; non aveva energie.
Drogo era tornato a farle visita ogni notte, ma non le dispiaceva: poteva dargli un altro figlio, o perché no, una bellissima principessa dei cavalli…
 
Rhaego aveva imparato a tirar d’arco a cinque anni, alimentando l’orgoglio di suo padre. A sei aveva abbattuto la sua prima lepre. A dieci, il primo nemico, guadagnandosi la prima campanella.
Adesso, ad undici anni esatti, era un ragazzo dalla carnagione olivastra, cotta dal sole del mare dothraki, il fisico temprato dall’addestramento con l’arakh e la spada –secondo la tradizione dei signori dei cavalli e quella occidentale- e dalle lunghe marce a cavallo. Aveva occhi viola e capelli color platino, ma era dal padre che aveva ereditato i lineamenti duri, lo sguardo tagliente.
Visenya, la secondogenita di Daenerys, le somigliava di più; aveva otto ani ed una predisposizione per la musica ed il canto, sebbene cavalcasse meglio della maggior parte dei coetanei.
Il ventre di Dany era di nuovo gonfio. Il drago ha tre teste, gli aveva detto ser Jorah, parlandole dello stemma della sua famiglia. Daenerys era sicura che fosse un buon auspicio.
 
La pira funebre di khal Drogo bruciava nel silenzio delle pianure, il fumo incendiato dal rosso del tramonto.
Una ferita infetta malamente curata, parte dell’ultimo saccheggio.
Rhaena, la terzogenita infante, piangeva fra le braccia di Daenerys, mentre Visenya manteneva un contengo austero e composto, sebbene stringesse la veste leggera della madre con troppa forza.
Rhaego era calmo. Quando Drogo era caduto da cavallo, aveva affrontato i suoi due cavalieri di sangue, sconfiggendoli e riportando l’ordine nel Khalasar. Suo figlio aveva dimostrato di essere il più forte: ora era il khal di diritto.
 
L’ultimo grande khalasar era stato piegato ed assoggettato, l’ultimo khal sconfitto.
Daenerys, le prime rughe dell’età fin troppo evidenti, aveva benedetto il viaggio donando il suo tesoro più grande ai figli: una per ognuno, le splendide uova di drago.
 
C’era stata una guerra nei regni del tramonto. Grida e corvi, fuoco e sangue. Come furie, l’orda dothraki aveva scavalcato tutto e tutti, infranto, saccheggiato e stuprato.
Infine, era tornata la pace.
Daenerys sedeva su un trono di spade, così freddo e pericoloso da darle i brividi… ma erano brividi di piacere quelli che provava ora. Viserys, siamo a casa, sussurrò al vento. Finalmente a casa.
 
Daenerys tornò alla realtà con un grido d’angoscia, respirando affannosamente.
«Rhaego.» mormorò, portandosi una mano alla bocca e facendola poi scivolare lungo la curva dei seni acerbi fino al ventre «Avevo tre figli.» sussurrò, il dolore che tornava a stingerle il cuore in una morsa.
«Il debito fra noi è ripagato.» mormorò spietata la Maegi; non attese conferma o diniego, limitandosi ad alzarsi in piedi e dirigendosi poi sicura e spavalda verso l’ingresso della tenda. Daenerys guardò il cavaliere in esilio, che annuì, anzandosi di scatto.
Ser Jorah si piazzò dinnanzi alla maegi, sguainando la spada e bloccandole il passaggio
«È ripagato, donna. Lasciami andare.» mormorò la sacerdotessa degli uomini-agnello, con ostinazione.
Daenerys sorrise. «Hai ragione, Mirri Maz Duur. Noi due non abbiamo più vincoli.» La ragazza si alzò in piedi, le mani ancora strette sul ventre ormai sterile «Ma tu ne hai con Drogo, e con Rhaego.» Senza smettere di sorridere, Daenerys fece un cenno del capo a ser Jorah, quindi voltò le spalle alla maegi, guardando il khalasar semideserto «Irri, Jhiqui, gettate l’olio sulla pira. È ora di dire addio al passato.»
Daenerys si sentiva viva, adesso. Sarò io a scegliere la strada, ora. Il mio destino e mio è mio solo.
  
 

Piccolo Spazio-Me: Temo di essere andata un po’ fuori dal personaggio, ma mi rendo conto che lavorare con Daenerys è difficile.. è poliedrica, forte e fragile allo stesso tempo, ed è questo secondo me a renderla un personaggio così affascinante.
Ho scritto questa storia perché l’idea che Daenerys abbia perso un figlio senza averlo mai visto, un marito senza avergli potuto dire addio ed un futuro senza sapere a cosa andava incontro nell’abbandonarlo mi facevano salire una tristezza enorme.
Alcune cose sono totalmente inventate, per il resto ho evitato nella maniera più assoluta di fare spoiler sulla serie!
Spero vi sia piaciuta :) fatevi sentire mi raccomando!
  
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