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Autore: Hagne    13/07/2011    1 recensioni
Un incontro inaspettato.
Un amore imprevisto .
Una commedia romantica con molti clichè e un pizzico di originalità .
Perchè l'amore è sempre l'amore , e il cattivo , a volte , si può innamorare anche della lettrice di libri o , come in questo caso , di un aspirante pittrice con la testa tra le nuvole .
Genere: Commedia, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Just stop and take a second
I was fine before you walked into my life
Cause you know it's over
Before it began



 Fermati e aspetta un secondo
stavo bene prima che tu entrassi nella mia vita
perchè tu sai che è finita
prima ancora di incominciare
                                                                                                       ( U + Ur Hand – Pink )






La vita imita l’arte più di quanto l’arte  non imiti la vita
( Oscar Wilde )










Una gabbia rimaneva sempre una gabbia  per quanto confortevole questa potesse apparire dall’esterno , e quella  era una verità che Ermione aveva appreso con una certa reticenza in quelle settimane di prigionia .
Dopo che Blaise l’aveva letteralmente segregata nella sua stanza da letto , la pittrice aveva cominciato a dare i primi segni di insofferenza.
Perché, se in un primo momento la minaccia del ragazzo le era apparsa come lo sfogo di uno stato mentale particolarmente instabile , ora come ora , nuda in quel letto sfatto e gravido dei loro corpi intrecciati , capiva che Blaise non scherzava mai , in nessun caso .
Le aveva detto che non l’avrebbe lasciata uscire per nessuna ragione , e così aveva fatto .
Le aveva proibito di mettere il naso fuori da quella stanza , e anche in quello ci era riuscito .
Le aveva intimato di non lasciare mai il suo fianco nella notte , costringendola in un abbraccio disperato che , nell’ombra scura della sera  , Ermione aveva trovato profondamente triste .
Perché Blaise lo era .
Un uomo triste  .
Forse era quello il motivo per cui la ragazza accettava senza remore o critiche i comportamenti infantili del compagno .
A volte , di notte , lo accudiva come un bambino , cingendogli il capo con le braccia per stringerselo contro il petto e tentare così di far svanire quel velo di malinconia che adombrava costantemente gli occhi blu del rampollo .
Era una persona complicata , questa oramai era una certezza per la pittrice , una complessità che nasceva da un disagio nei confronti del mondo , da una speranza infranta ancor prima di prendere forma , da un abbandono che Blaise non sembrava aver ancora superato .
Odiava sua madre perché l’aveva messo al mondo senza realmente volerlo , eppure quell’odio era l’unica forma di amore che lui conosceva e  con la quale il ragazzo riusciva ad esprimere il malessere costante che gli raggelava i sentimenti e rallentava i battiti di quel cuore sofferente .
Blaise smise di sfiorare la  schiena bianca della compagna quando la vide increspare le labbra in un sorriso malinconico , facendo apparire il suo profilo mortalmente delicato , tanto delicato che se la strinse al petto con forza  , così , d’improvviso.
Le strappò un mugolio sorpreso quando la costrinse ad accartocciarsi al suo fianco sotto la pressione delle sue mani , grandi eppure sempre gelide , un gelo che Ermione riscaldava ogni notte con il calore del suo corpo .
- Ermione – soffiò ad occhi chiusi quando la ragazza , afferratogli delicatamente entrambe le mani  se le portò all’altezza del viso , solleticando con il suo respiro caldo i polpastrelli che sembravano congelati e baciando con labbra bollenti l’epidermide tesa delle sue dita .
Con un gesto brusco Blaise sostituì alle  dita le labbra sottili e leggermente screpolate , invadendo il palato della pittrice con la  lingua esigente e schiacciandola contro il materasso con il peso del proprio corpo .
Il lenzuolo che fino a quel momento aveva coperto le nudità di entrambi scivolò di lato, sospinto dalle mani piccole e delicate di Ermione che gli cinsero  il collo .
E Blaise la prese così , con una spinta rude e inaspettata che le strappò un gemito strozzato e che la portò a circondargli  i fianchi con le gambe pallide , incatenando le caviglie tra loro per averlo più vicino .
I riccioli neri le solleticarono il collo , il petto , sfregando dolcemente sulla spalla man mano che Blaise affondava dentro di lei con spinte poderose , facendo scricchiolare le molle del letto per la foga con la quale la prendeva .
Quando poi le labbra morbide del ragazzo si chiusero sul capezzolo turgido di Ermione , la pittrice rilasciò un lungo gemito , incastrandogli la testa tra le sue braccia e ansimando di piacere per il modo in cui il compagno prese a leccarle il seno , succhiandolo con tanta foga che la pelle le si arrossò .
- Er…Ermione – biasciò Blaise  con la voce rotta dal piacere  nell’affondare sempre più in profondità , sentendo il pulsare frenetico di quelle carni calde che ghermivano il suo membro gonfio dall’eccitazione fargli perdere la ragione .
Ansimava , gemeva e la stringeva contro di sé con trasporto , penetrandola con vigore , spingendosi in lei con il bisogno disperato di sentirla , ancora e ancora , di saperla sua , solamente sua .
Dopo le prime volte in cui Ermione aveva avvertito il fastidio di quell’intrusione , la pittrice riusciva ora
a godere dei sussurri rochi del ragazzo contro la tempia  , dei suoi baci umidi , delle sue mani grandi e fredde che le stringevano i fianchi come un naufrago stringe l’unico appiglio nel mezzo di una tempesta .
Si strinsero l’uno all’altra fino a farsi male , sussurrando i nomi dell' amante con voce rotta e spezzata .
Poi Blaise venne con un lungo gemito strozzato , crollando sul petto sudato della ragazza mentre Ermione si inarcava a sua volta  , soffocando la propria voce sulle labbra avide del compagno .
Sudati e ansimanti rimasero in quella posizione per ore , addormentandosi abbracciati fino a quando il bussare alla porta non convinse Blaise ad aprire gli occhi .
- Signorino Duval , ha una visita .
Gli occhi blu del ragazzo seguirono in una carezza   il corpo candido dell’amante con pigrizia , soffermandosi sul viso delicato e abbandonato al sonno .
Era bella Ermione , ed era perfetta per l’incastro delle sue braccia , così esile e bianca .
Nonostante il bussare soffuso alla sua destra si facesse insistente  , Blaise faticò  a distogliere lo sguardo dai lineamenti delicati della pittrice , a districare il groviglio di braccia e gambe al quale ormai si era abituato .
Lui sapeva , in fondo , che sarebbe impazzito dal dolore se la donna non lo avesse più accolto con la testa sul suo petto dopo aver fatto l’amore , così come si era ormai rassegnato all’idea di essersi profondamente innamorato di lei , con un tale fervore da lasciarlo il più delle volte senza forze .
Certo , non era ancora pronto ad esprimere i suoi pensieri , ad aprirsi a lei nonostante Ermione gli avesse dato più di un motivo valido per fidarsi di lei .
Perché , chi mai avrebbe accettato quella prigionia senza ritenerlo un folle dalle manie di persecuzione ?
Chi avrebbe continuato a guardarlo con quell’espressione  dolce dopo tutto quello che le aveva fatto ?
Nessuno , nessuno se non lei  e lei sola .
- Signorino Duval!
Con un ringhio minaccioso l’uomo raccolse i propri indumenti , aprendo la porta e sibilando alla cameriera di abbassare il tono della voce se non voleva essere licenziata .
La  donna dalla cuffietta di pizzo fremette sotto quello sguardo feroce , zittendosi con il respiro mozzo e le spalle piccole che vibravano per la paura .
Un ultima occhiata tenera alle sue spalle , e Blaise divorò in poche falcate il corridoio che lo avrebbe portato nella sala principale , raddolcito dal viso addormentato di Ermione che , udito i passi dell’uomo farsi sempre  più lontani , si decise ad aprire gli occhi verdi , vigili e attenti .
La pittrice , i movimenti attutiti dal morbido materasso , si slanciò verso l’orlo del letto , estraendo da sotto un groviglio di abiti e lenzuola il cellulare che teneva nascosto agli occhi del compagno .
Infatti , oltre ad averla segregata , Blaise le aveva anche ordinato di non mantenere contatti con l’esterno fino a quando la situazione non si fosse calmata .
Solo che Ermione aveva altre cose a cui pensare oltre l’esagerata possessività dell’uomo .
A casa aveva la sua migliore amica incinta  , sua nonna in una clinica privata e il restante delle sue conoscenze che aveva già contattato le forze dell’ordine per il suo rapimento .
Per quel motivo , sebbene la cosa non le facesse tanto onore , la pittrice aveva deciso di tenere nascosto il cellulare con il quale , quotidianamente , si metteva in contatto con la sua famiglia  .
Gettò un ultima occhiata obliqua alla porta chiusa , rizzando le orecchie per captare i passi in avvicinamento quando , appena dopo il primo squillo , la voce ansiosa di Alphonse le inondò  l’udito come lo sparo di un cannone .
- * Petite amie  ! – strillò il modello , con un tono di voce così acuto che la pittrice si ritrovò a serrare le palpebre per il fastidio .
- Si Alphonse , sono io , tutto bene ?
In sottofondo , a seguito di un connubio di strilli esagitati , tintinnii di posate e bestemmie particolarmente colorite , la voce che sostituì quella dell’uomo fu quella della neo-mamma , appesantita dal respiro ansante e dalle minacce con cui Cèline cominciò a terrorizzare l’amico .
- Smettila di fare la damigella oltraggiata Alphonse ! Non è per niente credibile , né tanto meno adorabile un uomo di un metro e novanta con il naso gocciolante – masticò mordace la donna prima di ammansire il tono e salutare con voce morbida la sua coinquilina .
- Ermione !
Sebbene i modi della donna si addolcissero  nei confronti dell’amica , la pittrice trovò ugualmente strano il tono euforico con cui la compagna  aveva bisbigliato il suo nome , con una dolcezza sopita che non era solo da attribuire al  profondo affetto che le univa .
- è successo qualcosa di bello , durante la mia assenza ,  per  renderti così ben disposta anche con Alphonse ?
Dall’altro capo del telefono la donna  arrotolò il filo della cornetta con fare nervoso , scambiando un occhiata con il modello che le sorrise in modo accondiscendente .
- Si in verità , è successo un miracolo – smozzicò con voce tremula Cèline , gli occhi colmi di gratitudine .
Ermione sorrise nell’immaginarla sospirare dall’euforia .
- Cosa ?
- Ecco – cominciò nervosa , scoccando un occhiata in tralice all’amico che la spinse con un gesto della mano a continuare – Alphonse ha trovato gli schizzi dei modelli che avevo abbozzato qualche anno fa , te li ricordi ?   E mi ha convinto ad  avere un colloquio con suo padre che , guarda caso  , è il presidente di una casa di moda .
 Il modello minimizzò quel particolare con un gesto annoiato della mano , deliziato dal rossore diffuso sul volto abbronzato della bionda .
- Non ero molto convinta , ma l’altra settimana l’ho incontrato ed è sembrato colpito dai miei disegni . Mi ha offerto un posto nella sua azienda , una cosa piccola ma qualcosa con cui iniziare , non è fantastico ?
La felicità che trasudava da quella voce trillante causò una stretta al petto all’artista , intenerita dal tono di voce della compagna e dalla realizzazione del suo sogno .
Cèline aveva sempre mostrato un ottimo gusto  estetico per quanto riguardava il suo stesso vestiario , e non aveva certo nascosto una certa abilità nell’abbozzare degli abiti di propria mano .
Quello era stato un desiderio che però la donna , mancante di mezzi di sopravvivenza e di conoscenze adeguate aveva dovuto accantonare , mentre ora , grazie all’aiuto di Alphonse poteva finalmente avere una certa consistenza.
E poi , il sapere che per una volta la fortuna stava sorridendo in modo tanto vistoso a Cèline era un qualcosa che rendeva Ermione particolarmente incline alla felicità più pura .
Perché l’amica meritava tutto il bene di quel mondo dopo una vita così difficile , ma ora ,  con Damien e quella nuova prospettiva lavorativa la pittrice sapeva che la strada della donna sarebbe stata tutta in discesa .
- Sai – titubò Cèline dopo una lieve risata -  ho anche accettato  perché così potrò aiutarti con le spese .
Crescere un bambino è costoso , e non potrò mai ripagarti dei sacrifici che hai fatto per me  , per questo voglio contribuire anche io a qualcosa , anche se in minima parte .
Mancò poco che un paio di lacrime debordassero dalle iridi lucide di Ermione , ingentilita dalla voce soffusa dell’amica e dalle sue parole così cariche di affetto .
Perché , in fondo , entrambe erano legate emotivamente da un qualcosa che le rendeva sensibili al malumore e alla felicità dell’altra .
Erano il riflesso di una stessa immagine frammentata in due pezzi , nella tenerezza di Ermione e nella brutalità di Cèline che tratteggiavano una sola ed identica figura .
Complementari, era quello l’aggettivo che le rappresentava .
- E poi – continuò la bionda – non voglio che sua zia lo vizi più di me ! Già sarà difficile spiegare perché suo zio tenterà di rimorchiare i padri dei suoi amici .
Alphonse si lasciò sfuggire un sospiro tremulo a quelle parole  , raggiungendo l’amica in due falcate e cingendole teneramente la vita sottile mentre Ermione si limitava a sentire una lacrima rigarle le gote arrossate per l’emozione.
Erano una famiglia lei , Cèline e Alphonse , una famiglia che avevano voluto creare , non dettata da legami di sangue ma da un amore che travalicava le divisioni sociali.
Emisero all’unisono una risata imbarazzata , chiudendo gli occhi nel sentire il respiro placido degli altri fino a quando il bussare alla porta non portò Ermione a chiudere la telefonata con un saluto frettoloso.
Ancor prima di potere in qualche modo rendersi presentabile , una cameriera piuttosto anziana la salutò cordialmente , avvisandola che il signorino Duval avrebbe tardato alla cena di quella sera .
La pittrice annuì impercettibilmente alla donna prima di lasciarsi cadere sul letto con le sopracciglia aggrottate .
Blaise non l’aveva mai lasciata sola da quando l’aveva chiusa in quella stanza , e la sua assenza improvvisa le diede di che pensare .
Un brutto presentimento cominciò a serpeggiare nei suoi pensieri anche quando si concesse alle braccia soffici di Morfeo , gli occhi verdi che si perdevano nel vuoto con una crescente e soffocante ansia.




§
 

 
La promessa di un amico poteva essere fragile  , quella di un amante poco credibile , quella di un genitore relativamente affidabile , ma quella di un amore era forse quella più importante  .
Non solo perché era l’unica che metteva realmente in pericolo i sentimenti guadagnati con devozione e fiducia , ma perché rappresentava  il filo di connessione per l’anima del proprio compagno .
E se negli altri tre casi il tradimento di quella promessa poteva essere ampiamente giustificato , quello in cui era stato l’amore della propria vita a chiederla ,  rappresentava un vero e proprio peccato divino , un tradimento imperdonabile .   
Ed era proprio così che si sentiva Blaise mentre aspettava in un bar qualunque l’arrivo di suo fratello Damien .
Meschino , crudele e profondamente ingiusto.
Perché quella era l’unica cosa che Ermione gli aveva chiesto , l’unica  cosa che gli aveva fatto promettere .
Non intromettersi nella vita di Damien e di Cèline e  non arrecarle nessun danno .
Una promessa che  all’apparenza aveva mantenuto ma che in realtà era stato ben lungi dall’accettare .
L’aveva tradita quella volta in cui , fermo e severo in quell’esclusivo studio di Parigi ,  aveva assoldato un investigatore privato per seguire di nascosto gli spostamenti di Cèline Roux .
L’aveva tradita quando , tornato a casa , l’aveva amata fino alla mattina seguente , con una disperazione tale da lasciarlo ansimante su quel petto sudato e profumato che aveva accolto il suo capo , preda del senso di colpa.
La stava tradendo ora ,  con quella cartellina rossa nella quale , tuttavia , vi era la prova che lui stava cercando .
La prova delle cattive intenzioni di Cèline verso suo fratello .
Quando Damien gli picchiettò la spalla con un sorriso a trentadue denti Blaise si sentì sprofondare nell’angoscia che però fu lesto a celare e relegarle nel profondo delle sue iridi blu .
- Cosa devi dirmi di così urgente ? Ho lasciato Cèline ad aspettarmi ai piedi dell’*Arc de Triomphe – commentò estatico il più giovane dei fratelli Duval nel lasciarsi cadere di fronte al maggiore .
Blaise non ricambiò il sorriso , in verità non accennò neanche ad un saluto , si limitò a lanciare sul tavolo quadrato del bar la cartellina colorata con espressione dura .
Dopo un primo attimo di sconcerto , Damien allungò le dita con fare titubante , estraendo una serie di foto che sparpagliò con sempre più urgenza man mano che i suoi occhi si dilatavano per il dolore .
Due , tre , cinque foto ritraevano una sequenza di immagini che lo lasciarono  con l’amaro in bocca e con un peso opprimente all’altezza del cuore .
C’era Cèline che chiacchierava amabilmente con un bell’uomo biondo in una pasticceria del centro .
Cèline che sorrideva estatica allo sconosciuto .
Cèline che si avvinghiava allo sconosciuto in un abbraccio innocuo che in quel momento Damien scambiò per altro , spinto com’era dall’odio che gli infuocò lo sguardo e l’animo .
Perché lui aveva sempre saputo che lei era troppo bella per uno come lui , che lei non lo avrebbe mai amato, che lei lo aveva accettato per esasperazione dopo la sua lunga e travagliata corte .
Eppure Damien aveva sperato , pregato per quell’amore che ora vedeva sfumare davanti ai suoi occhi .
- Damien – sussurrò il fratello , conciliante , allungando una mano al più piccolo che però si allontanò con uno scatto feroce , fissandolo con due iridi scure e ghiacciate in una posa di disperazione .
In preda al dolore che gli stava stritolando il cuore ,  Damien saltò in piedi con un ringhio funesto , correndo fuori dal locale e sbattendo la porta con uno scatto nervoso .
Impensierito  , Blaise lo seguì subito dopo , caracollando per le vie di Parigi nel vano tentativo di bloccarlo .
Solo che quando lo vide raggiungere con cipiglio iracondo una Cèline Roux sorridente si sentì gelare il sangue.
Le urla del giovane Duval fecero voltare più di una persona  , ma più per il tono squillante , alcuni passanti gli gettarono un occhiata orripilata nel sentire come quel ragazzino stesse apostrofando una povera donna incinta .
Blaise vide il bellissimo viso di Cèline accartocciarsi in una smorfia prima di sgomento e poi di terrore , mentre le mani piccole e tremanti della danna tentavano di fermare le braccia agitate del compagno .
Il gemito di dolore che la donna emise nel venire scaraventata a terra da uno schiaffo lasciò basito Damien che prese a fissare la propria  mano con crescente sorpresa  , mentre il maggiore alle sue spalle si sentiva assalire dall’ansia .
Cèline non lo degnò più di uno sguardo , si portò la mano alla guancia arrossata con un gesto stanco , chiudendo gli occhi all’ennesimo commento disgustato dell’uomo che amava .
Dopo aver lanciato un urlo disumano Damien tornò indietro , tirando  il fratello che lo seguì come un automa , sorpreso dal non sentirsi soddisfatto come avrebbe creduto , ma avvertendo un angosciante tremore assalire le sue terminazioni nervose .
La donna non si alzò , non si mosse , scansata dai passanti come se fosse un appestata quando capirono chi era colei che giaceva inerme al suolo .
Alcune donne le gettarono addirittura un occhiata vittoriosa , adducendo al fatto che , finalmente , Cèline Roux aveva avuto quello che si meritava dopo aver rubato tanti mariti e compagni di altre .
Ma lei piangeva non solo per il dolore di quelle parole , né per i commenti che quelle vecchie arpie inacidite le lanciavano con sempre più acredine .   
Cèline piangeva perché era incinta , e perché il dolore al ventre non era normale , così come non lo era il fiotto di sangue che le andò a macchiare l’interno del vestito turchese , allargandosi in una pozza rosa tra le sue gambe rigide .
Lì , ai piedi di quell’ Arc de Triomphe che però non aveva visto il trionfo di nessuno .








§







Quando Ermione sentì squillare il cellulare capì subito che qualcosa di orribile era appena accaduto .
Perché aveva severamente ordinato ai compagni di non chiamarla mai , se non in caso di emergenza , ed il modo in cui quella chiamata si dilungava , con quella suoneria isterica e disperata la portò a sbiancare ancor prima di sentire la voce ansiosa di Alphonse al telefono .
- Cèline è li da te ? – gracchiò il modello con voce soffocata , rigido sulla sedia della cucina con gli occhi sgranati per l’orrore .
La pittrice aggrottò le sopracciglia , negando con la voce e con un convinto cenno del capo che però lui non potè vedere .
- Perché ? Che è successo ? – domandò lei con la voce che saliva di tono , perforando le pareti e facendo sobbalzare la giovane cameriera che era lì lì per bussare alla porta .
Alphonse emise un gemito strozzato prima di informarla sulla mancata risposta dell’amica alle sue chiamate , al ritardo del suo incontro con Damien e della notte che ormai cominciava a calare .
Quello fu però sufficiente ad Ermione per sentirsi sprofondare nel panico .
- Aspettami a casa , vado da Blaise e andremo a cercarla insieme, lui ci aiuterà .
Chiuse la chiamata con le dita che tremavano , inforcando gli occhiali e travolgendo la povera cameriera che però non degnò di uno sguardo mentre correva a perdifiato per i corridoi , discendendo le scale con una tale velocità che si trovò a compiere gli ultimi scalini con la schiena .
Seppure il dolore della caduta le facesse tremare le ginocchia , la pittrice si impose sui suoi muscoli doloranti con un respiro pesante , trascinandosi a forza verso la porta socchiusa che conduceva all’entrata del castello .
Due voci maschili alterate la convinsero ad aumentare il passo , e quando i suoi occhi verdi si sporsero oltre il piccolo spiraglio , le figure urlanti di Damien e Blaise le fecero accapponare la pelle .
Non li aveva mai visti litigare , mai una volta , mentre ora entrambi sembravano sul punto di azzannarsi a vicenda o , almeno , il dolce e placido Damien sembrava mutato in una bestia feroce  .
- Non osare farmi la ramanzina con il tuo solito ‘te l’avevo detto ‘ , non lo accetto  , anche se ti sei prodigato così tanto  a rovinarmi la vita ! – urlò fuori di sé il più giovane dei Duval , zittendo con un gesto furioso della mano la replica del maggiore .
- Ti senti realizzato dopo avermi sbattuto in faccia la mia disperazione ? Sei contento di avermi fatto capire di aver buttato il mio amore nel cesso ? Credi veramente che quelle stupide foto che mi hai mostrato su Cèline che abbracciava un altro mi avrebbero fatto stare meglio ?
Fu come se le sue ossa si fossero improvvisamente sgretolate , come se si fossero sciolte nell’acido tanto sentiva i muscoli delle braccia e delle gambe pesanti  .
Si sentì catapultare in quella macchina ammaccata , con il corpo martoriato di sua madre a cingerla in un abbraccio gelido e la visione del corpo di suo padre che veniva sbalzato fuori dal parabrezza a inondarle gli occhi lucidi  .
Ed Ermione percepì la stessa identica e lacerante disperazione che le aveva congelato le lacrime negli occhi  .
La sensazione del proprio cuore che si accartoccia su se stesso fu però  mille volte più rumoroso .
Persino le ossa del viso sembrarono scricchiolare per il dolore .
Eppure la pittrice tentava di trovare una spiegazione a quelle parole , di cercare un perché a quel discorso senza senso .
Perché Blaise aveva promesso .
Blaise aveva giurato di restarne fuori , glielo aveva sussurrato mentre facevano l’amore .
Lui non poteva mentire , non a lei , non un'altra volta , non sapendo che quella era l’unica possibilità che lei era disposta a cedergli .
Lui non avrebbe distrutto di proposito il loro amore , non lo avrebbe mai fatto .
O forse si .
 Perché Blaise odiava le donne , odiava l’amore , odiava lei .
Quel ragionamento era talmente logico e razionale che Ermione si ritrovò a sorridere con gli occhi persi nel vuoto , carichi di tanto dolore da sembrare sul punto di cristallizzarsi in quel sentimento .
Poi lo guardò .
Guardò quella schiena ampia e forte alla quale Ermione si era aggrappata .
Guardò le braccia abbandonate lungo i fianchi , muscolose eppure così fragili nel suo abbraccio .
Guardò la nuca che aveva ricoperto di baci .
Lo guardo un ultima volta , con odio , con rancore , con rammarico e amarezza prima di voltare le spalle a quella porta e salire di corsa le scale .
Damien vide il fratello maggiore irrigidirsi d’ improvviso , come se una scarica elettrica lo avesse colpito al fianco tanto curvò le spalle .
E lesse sorpresa in quegli occhi , dolore , e poi un terrore agghiacciante mentre le labbra di Blaise si dischiudevano in un urlo muto e il rumore di passi frettolosi ai piani alti portava entrambi a guardare verso l’alto .
Blaise Duval scattò verso la porta con le gambe che tremavano e il cuore in gola , il respiro ingolfato da quell’urlo che stentava ad emettere , come congelato nelle sue corde vocali .
Una lacrima sfuggì dalle sue iridi blu , poi una seconda , una terza mentre il sentore della sconfitta atrofizzava i muscoli di quel cuore che ora stentava a battere .
Ermione non poteva averlo sentito .
Ermione , una volta capito la situazione , una volta compreso che non era lui nel torto l’avrebbe capito .
Lei  doveva capirlo .
Solo che l’espressione sconvolta della cameriera e la finestra aperta della sua stanza fecero crollare quella sua irremovibile convinzione .
Le gambe gli cedettero , facendolo crollare sul pavimento con le mani immerse tra i capelli che si ritrovò a strattonare mentre l’urlo atroce nella sua gola faceva tremare in muri .
Se n’era andata , lo aveva lasciato .
Era solo , solo .
Il dolore fu tale da strappargli una smorfia disperata mentre le mani correvano a stringere la maglia all’altezza del cuore e la stanza cominciava a girare , i contorni della sua stanza a svanire .
Collassò sul pavimento senza emettere fiato , rotolando sul morbido tappeto sotto gli occhi sconvolti di suo fratello e di suo padre , appena tornato da un viaggio di lavoro mentre una lacrima , l’ultima , moriva sulle labbra screpolate e irrigidite in quelle due parole che aveva finalmente avuto il coraggio di pronunciare , ma troppo tardi.










§






 
 


Pioveva a catinelle , una pioggia fastidiosa che aveva spinto i parigini a trovare riparo sotto i tendoni dei bar o delle boutique del centro  come di consuetudine, e come di consuetudine solo una figura sfilava sotto quel temporale con il naso per aria .
Questa volta però non c’era un ombrello a riparare Ermione Ogawa dalle intemperie della sera , non c’era un cappotto arancione a ripararla dalle raffiche di vento .
Era quasi nuda , Ermione , in quel vestito verde mela  scurito dall’acqua delle strade , delle pozzanghere nelle quale la ragazza affondava con sforzo , reggendosi appena .
Respirava  a fatica  la pittrice , i muscoli indolenziti , gli occhi asciutti e socchiusi per avere una buona visione anche sotto lo scrosciare della pioggia .
Cadde per terra , attirando lo sguardo orripilato e preoccupato delle persone che si mossero velocemente nella sua direzione , aiutandola ad alzarsi , ma Ermione non li degnò di uno sguardo .
Riprese a correre con il cuore in gola , intravedendo una figura accasciata al suolo , all’ombra degli alberi che contornavano l’ Arc de Triomphe  , ed urlò , un urlo disumano che fece indietreggiare i primi curiosi .  
Cèline era lì, priva di sensi , ricoperta di sangue e con le mani abbandonate in grembo in un gesto protettivo .
Era fragile , piccola , vulnerabile come mai l’aveva vista , come mai si sarebbe aspettata e dopo tanti anni pianse .
Ermione scoppiò a piangere come una bambina, aggrappandosi al corpo smorto dell’amica e singhiozzando rumorosamente .
Pianse , gridò , chiese aiuto per lei , per l’amica e per quel bambino che lottava per nascere  , per il suo nipotino , per quella creatura che amava incondizionatamente perché frutto dell’amore della sua migliore amica .
La gente accorse a quel richiamo .
Accorse l’ambulanza .
L’intera popolazione parigina si radunò attorno a quelle due figure , a quella ragazzina che gemeva , che rafforzava il pianto quando provavano ad allontanarla  dalla donna incinta , che sembrava sul punto di spezzarsi .
Ed Ermione pregò Dio , lo implorò di prendere lei se necessario , ma non il bambino , non Cèline , non loro .
Giurò .
Sarebbe stata forte per se stessa  , per entrambi  e non avrebbe permesso  che quella creatura crescesse nel dolore e nel pianto .
Avrebbe pensato solo a loro due , solo al bambino e a Cèline , non avrebbe permesso a nessuno di distoglierla dal suo dovere d’amica , dal suo dovere di donna.
Avrebbe vissuto per la sua famiglia , unicamente per la sua famiglia .
Lo promise nel venire caricata sull’ambulanza .
Lo giurò nel svenire in ospedale dopo un crollo nervoso .
Lo sussurrò nel dormiveglia .
E il temporale si acquietò , la pioggia si diradò come per magia mentre il cielo rannuvolato si schiariva e un timido sole si affacciava su Parigi , su quel volto pallido segnato dal dolore .










§










Il mattino ha l’oro in bocca .
Un proverbio che sembrava augurare la risoluzione di notti insonni e sonni esagitati ma che per Damien rappresentava l’inizio di un incubo dal quale non era ancora riuscito a svegliarsi .
Veder crollare suo fratello era stato un vero shock per il ragazzo , abituato com’era a rapportarsi con la brutale ma protettiva personalità di suo fratello , così forte e fiero anche nelle situazioni peggiori .
Eppure , su quella sedia a rotelle , Blaise sembrava incredibilmente debole , privo di forze .
Persino  Gilbert Duval aveva fatto fatica a non dimostrarsi turbato dalle condizioni in cui verteva il maggiore dei suoi figli , ridotto ad un manichino di carne e ossa senza volontà .
Poi la notizia aveva raggiunto i tre uomini come un colpo di frusta dritto nello stomaco .
Era stata ricoverata di urgenza una donna in stato interessante in condizioni piuttosto gravi e una ragazza che aveva avuto come reazione un crollo nervoso .
Le possibilità che le due donne prese in esame fossero proprio Cèline ed Ermione erano piuttosto scarse , eppure Damien  ne era convinto .
Per quel motivo si trovava a spingere la carrozzella del fratello verso l’ala della clinica privata riservata alla maternità , masticando nella bocca un imprecazione per la propria stupidità .
Il ragazzo sapeva , in fondo , che era stata colpa sua se ora l’amore della sua vita si trovava in un letto d’ospedale .
Colpa della sua impulsività e della violenza che aveva esercitato sulla donna .
Sapere che Cèline era stata lì lì per abortire a causa del forte trauma psicologico aveva gettato Damien nella disperazione più cupa , spingendolo a controllare di persona la situazione .
Sapeva di non averne il diritto , ma voleva sapere come stava la sua Cèline , e chiederle scusa per non aver ascoltato la sua spiegazione dei fatti , perdonarlo per essersi comportato come tutti gli uomini che nella vita l’avevano etichettata come una puttana .
Un desiderio che alla vista della piccola figura di Ermione capì di non poter appagare .
Perché , in fondo al corridoio , affiancata da un agente della polizia e un medico , Ermione Ogawa annuiva con espressione dura , toccando in modo distratto la fasciatura che aveva attorno al capo .
- Non voglio essere indiscreto Ermione , ma sei sicura di riuscire a permetterti un posto letto anche per quella ragazza ?
La pittrice ammorbidì la linea delle labbra nel capire che quella del dottor Chevalier era semplice e pura preoccupazione , non pietà .
Voleva aiutarla , lo capiva dallo sguardo affettuoso dell’uomo ,ma Ermione aveva promesso di essere forte per entrambi , e così avrebbe fatto .
Aveva comunque preso la sua decisione , anche se sofferta .
Si sarebbe presa un anno sabatico dalla scuola , dando come garanzia del suo ritorno alcune sue opere che teneva chiuse nel suo armadietto personale , e avrebbe  accettato la proposta di Felix .
Le servivano soldi , un ingente quantità di denaro che , frequentando l’accademia non poteva permettersi , non perché dovesse pagare la retta , con la borsa di studio era un peso in meno , ma perché aveva bisogno di più tempo per trovare un secondo lavoro e mantenere la sua famiglia .
Non avrebbe più permesso a nessuno dei Duval di intromettersi nella sua vita e in quella delle persone a lei care , non senza combattere almeno  .
Un primo passo era stato il riuscire a strappare un ordine restrittivo per Damien e per il tentato omicidio nei confronti della donna , della violenza usata su di lei che l’aveva quasi portata a perdere il bambino e la vita stessa .
Era per questo che si sentiva più sicura con quel poliziotto davanti alla porta dell’amica , tranquillizzata dalla presenza di Alphonse , Alexandre ed Evelyne nella stanza della neo-mamma .
Poi notò lo sguardo severo del medico e si convinse a gettare un occhiata alle sue spalle , rimanendo basita nel vedere Damien spingere con sguardo basso la carrozzella che ospitava la figura triste di Blaise .
Fu un colpo al cuore quella visione , una stretta alla gola che portò la pittrice a serrare la mascella per non farsi prendere dall’amore che ancora nutriva per quell’uomo dallo sguardo blu ora tanto disperato e spento .
Il minore di Duval vide la piccola ragazza accennare qualcosa al poliziotto che annuì fermamente , prendendo posto davanti alla porta e sfiorando il manganello della cinta , fissandolo con una tale severità da farlo indietreggiare .
Poi tutto avvenne in poco più di una manciata di minuti .
Ermione raggiunse i due con sguardo assente , puntellandosi con i piedi sul pavimento e alzando la mano con la quale andò a schiaffeggiare Damien , costringendolo a inclinare il capo per la forza del colpo .
- C’è un ordine restrittivo che ti costringe a mantenere una distanza di quindici metri da Cèline dal momento che l’hai quasi ammazzata – smozzicò con voce pacata e tranquilla , incurante dello sguardo allucinato dell’uomo – non ti permetterò di farle ancora del male , a costo di farti rinchiudere in una cella per il resto della tua vita .
Il ragazzo però non riuscì a ribattere , inchiodato dall’espressione arcigna del poliziotto che faceva saettare lo sguardo dalla ragazza a lui con aria sempre più minacciosa .
Il loro incontro sembrava essersi concluso lì quando qualcosa intrappolò il polso di Ermione in lago ghiacciato  tanto gelida era la mano con cui Blaise l’aveva bloccata prima di una sua possibile fuga .
Un gelo che però non esprimevano gli occhi di lui , un blu così chiaro come velato di lacrime impalpabili , uno sguardo che costò un battito doloroso ad Ermione , irrigiditasi in quella presa che , sebbene fosse dolce , la stava ferendo più di quello sguardo supplice .
Lui non parlo , non emise fiato , la fissò dritta negli occhi , lì , in quelle iridi verdi che però sembravano non vederlo più , non guardarlo più .
Con tutta la delicatezza possibile la pittrice tentò di allentare quella presa , ma Blaise non demorse , le afferrò le dita esili con rabbia , costringendola ad abbassarsi alla sua altezza .
Faceva male , faceva maledettamente male .
Non la presa disperata  di Blaise sulle sue carni , ma il suo sguardo , spezzato , distrutto , talmente fragile che Ermione non riuscì a trovare la forza di vomitargli addosso il suo rancore , la sua amarezza .
- Lasciami .
L’uomo indurì i lineamenti a quel tono gentile , aumentando la presa su quei gracili polsi .
- Lasciami Blaise , non c’è più niente da fare ormai .
La sorpresa di Blaise per quelle parole bastò alla ragazza per sottrarsi alla sua presa , scivolando via con la sua danza goffa e timida che l’aveva sempre contraddistinta .
Fu allora che l’uomo si sentì sommergere dal panico .
Si mosse come un anguilla nella presa del fratello , tentando invano di raggiungerla ma non fece altro che rovesciare la sedia sotto i movimenti  bruschi delle sue gambe e delle sue braccia .
Il dottor Chevalier raggiunse i due ragazzi con occhi colmi di rammarico , provando a calmare il maggiore dei fratelli che però non ne volle sapere .
Solo Gilbert Duval  riuscì in qualche modo a tranquillizzare il figlio quando lo prese per le spalle e gli premette il viso contro la sua spalla , stringendogli le spalle con preoccupazione e rimorso .
Una volta sola l’uomo si era trovato a dover consolare in quel modo il più grande della sua casata .
Quella volta che lei li aveva abbandonati , lasciandogli un bambino disperato sulle spalle .
Un bambino che aveva sofferto per anni di problemi psicologici prima di chiudersi nel suo guscio di freddezza e rancore .
Lo stesso bambino fattosi uomo che però era tornato a piangere sulle sue spalle con la stessa identica disperazione .
La disperazione che portò Gilbert Duval a soffocare il pianto del proprio figlio tra le sue braccia , pregando il cielo di non gettare nuovamente la sua prole in quell’antro buio e silenzioso quale era la solitudine .
Scongiurando quel Dio che tanto aveva osteggiato di aver pietà del suo ragazzo e della sua povera anima tormentata .










§
 







Ermione si ritrovò fuori dallo studio del preside pochi minuti dopo il suo arrivo all’accademia .
L’uomo si era dimostrato piuttosto rammaricato per il suo abbandono improvviso  , sentendosi leggermente più sollevato quando la sua pupilla aveva però programmato per l’anno successivo il suo ritorno alla facoltà di pittura .
Ed ora la pittrice si sentiva sprofondare nella disperazione .
Passeggiò per l’enorme costruzione con uno strano senso di malinconia a scurirle le iridi , percependo la maschera di normalità che si era autoimposta crollare miseramente .
Aumentò il passo quando il sorriso distratto svanì dalle sue labbra , quando sentì gli occhi inumidirsi di lacrime .
Perché aveva pianto per Cèline e per il bambino , ed ora poteva piangere per se stessa , per il suo amore infranto .
La ragazza si chiuse nel proprio studio con il respiro irregolare e le guance rigate di lacrime , mentre i sentimenti che Ermione aveva tenuto sotto controllo fino a quel momento andavano ad inondarle gli occhi di nuovo lacrime e scatenare  gemiti strozzati .
Come una trottola impazzita scassinò il proprio armadietto  , afferrò due secchi di vernice nera e si diresse al ritratto di Blaise , non ancora terminato ma di una bellezza così struggente da farla singhiozzare per la disperazione .
Furiosa bucò i secchi , abbracciandoli con le braccia e tentennando un attimo prima di gettare il loro contenuto sul quadro , annerendo quel sorriso dolce , macchiando quello sguardo delicato , cancellato quel viso tanto amato .
Ed urlava Ermione , urlava per ogni macchia nera che nascondeva il ritratto di Blaise , piangeva per ogni suo sorriso , singhiozzava per ogni suo abbraccio , si disperava per ogni suo bacio .

Dopo un ora trascorsa a seminare il panico nell’accademia con le sue urla inumane e i suoi pianti isterici , la pittrice si ritrovò a crollare a terra con il ritratto stretto tra le braccia , anche se ciò che ora i suoi occhi osservavano  era una tela nera , nero come il pavimento macchiato , nere come le sue mani , neri come i lunghi capelli affogati nella vernice fresca del quadro .
Si concesse un ultimo pianto , più silenzioso del primo e per questo ancora più struggente , aggrappandosi a tutto ciò che le rimaneva di quell’amore infranto .
Una tela nera e vuota come si sentiva lei in quel momento .











§












La premiazione del concorso annuale aveva fatto accorrere i  critici d’arte più pignoli , e sebbene le opere esposte fossero una più interessante dell’altra , quando il preside annunciò il vincitore , in uno scroscio di applausi e sguardi invidiosi  Felix Leroy salì sul palchetto rialzato con sguardo vittorioso , facendo spazio alla figura femminile appena arrivata al Louvre .
Le espressioni sbigottite degli studenti dell’accademia e di alcuni professori non scalfirono minimamente l’elegante figura della Tonta , trasfigurata in una bellezza dorata e delicata .
Ermione affiancò il fotografo con occhi tranquilli , sfiorando il lungo abito che indossava con il solito sorriso distratto .
La pittrice sapeva di essere bella quella sera , lo leggeva negli sguardi sbalorditi delle sue compagne di corso e negli occhi sognanti dei suoi colleghi maschi , eppure sapere di essere bella per loro non le interessava .
Aveva deciso di curare il proprio aspetto perché voleva che tutti capissero che lei non era solo una ragazzina dall’aria stupida , né tanto meno una donna per nulla consapevole del proprio ascendente sugli uomini .
 E quella sera , di sicuro , il suo ascendente era particolarmente forte .
- Ringrazio tutti per questo onore – cominciò altezzoso il fotografo – e  soprattutto ,  volevo ringraziare  la modella della mia opera , la signorina Ermione Ogawa .
Un'altra ondata di occhiate sbigottite colpì la ragazza come uno schiaffo , facendola irrigidire al fianco del collega .
Perché la donna nuda e immersa fino a metà in un lago , la ninfa dai capelli scuri e dagli occhi di cristallo che aveva vinto il premio era lei , era sempre stata lei .
Una bellezza goffa e intimidita che preferiva nascondersi anziché mostrarsi .
Felix  le lanciò un occhiata ammirata prima di sospirare e tenderle con sguardo frustato l’assegno annesso al riconoscimento ufficiale .
E non appena quel pezzo di carta finì nella borsetta elegante della donna , Ermione si decise ad abbandonare il palco e di dirigersi il più in fretta possibile all’entrata del museo .
Prima di scappare all’ospedale per salutare sua nonna e Cèline , la pittrice si fermò a guardare la fotografia che la ritraeva , indurendo lo sguardo quando vide se stessa sotto altre spoglie .
‘La ninfa del lago’ , questo il titolo dato da Felix , la ritraeva come una creatura solitaria dallo sguardo innamorato perso nel vuoto e l’accenno di un sorriso triste sul bel volto pallido .
La se stessa che tentava di soffocare con tutta se stessa .
Perché amava Blaise , lo amava con una disperazione tale da renderla consapevole di un fatto innegabile .
Non avrebbe mai amato nessuno in quel modo , mai più  .
Nessuno .
L’unica cosa che le restava era soffocare i suoi sentimenti e pensare al suo futuro come zia , come amica e nipote , una prospettiva che riusciva ad addolcire l’amarezza di quell’amore finito in pezzi .
Stava per l’appunto abbandonando la sala quando una mano elegante la prese per la spalla nuda , portandola a voltarsi verso lo sconosciuto dal profumo familiare .
Solo che lo sguardo assente della donna tornò a farsi attento e indagatore quando vide Gilbert Duval fissarla con espressione stanca e afflitta  .
Sembrava invecchiato .
- Signorina Ogawa – la salutò l’uomo , causando un sorriso ironico in risposta .
- Signorina ? Vedo che la sua considerazione di me è cambiata signor Duval , non ero la puttana di suo figlio forse ? – lo interrogò con aria ingenua la pittrice .
Una smorfia contrariata irrigidì i lineamenti del magnate , tornato ad assumere un atteggiamento composto e , per quanto fosse possibile per uno come lui , delicato .
- Volevo chiederle un favore signorina Ogawa .
Ermione aggrottò le sopracciglia d’istinto , soppesando le parole dell’uomo con incredulità crescente .
- Lei vuole chiedere un favore a me ? Non dovrebbe essere soddisfatto di aver allontanato i suoi figli dalle donne che riteneva inferiori alla sua perfetta casata ? – tornò alla carica , infervorata dalla sfacciataggine dell’uomo .
Stava perdendo il controllo , lei lo sapeva , ma da quando aveva presa le distanze da quella famiglia Ermione aveva perso l’aria placida di un tempo , intristita da un costante sorriso criptico che la faceva apparire meno distante e più malinconica .
Duval incassò il colpo con classe , chinando il capo e sospirando pesantemente prima di riportare lo sguardo su di lei .
- Non è per me signorina Ogawa , ma è per mio figlio Blaise .
Nell’udire quel nome il cuore della pittrice sprofondò nell’angoscia senza che la donna potesse in qualche modo evitarlo .
- Deve perdonarlo , deve farlo tornare com’era . Senza di lei è caduto nella stessa depressione che lo aveva assalito all’abbandono di sua madre , se non in modo peggiore . Ho lasciato correre per una volta , ma adesso non posso stare a guardare mentre mio figlio muore ogni giorno di più .
Il fervore che Ermione lesse nello sguardo fermo dell’uomo la fece sorridere debolmente , non perché si sentisse  impressionata dalla forza di lui , ma perché quella dimostrazione di affetto malcelato era forse l’unica cosa buona di quella situazione .
- Sono contenta che da tutto questo dolore lei sia riuscito a prendere coscienza della felicità dei suoi figli .
Sono convinta che in futuro sarà attento ai loro bisogni .
Ed era sincera  .
Forse c’era stato davvero qualcosa di positivo in quel gioco di sentimenti e di vite .
Forse la presa di consapevolezza di Gilbert Duval poteva davvero essere considerata l’unica cosa buona di tutta quella faccenda .
Gli sorrise in maniera soffice , come non faceva da settimane prima di stringergli la mano e allontanarsi da lui , da suo figlio e da quel mondo artistico che si era decisa ad abbandonare .
- Signorina Ogawa .
Ermione si bloccò poco prima di imboccare l’uscita , tuttavia non si voltò , stette ad ascoltare il battito nervoso del suo cuore e il respiro pesante dell’uomo alle sue spalle .
- Senza di lei morirà dal dolore .
Uno scoppio atroce esplose all’interno del corpo della pittrice , curvata sulla porta girevole con gli occhi striati di dolore e sofferenza .
Respirò a pieni polmoni l’aria della strada che si apriva davanti ai suoi occhi , tentando in qualche modo di riassettare il caos che quelle parole avevano creato all’interno del suo corpo e del suo cervello .
Senza di lei morirà dal dolore
Sorrise flebilmente , osservando il proprio riflesso dalla porta a vetri .
Stava crollando .
Era lei che stava morendo dal dolore senza di lui .
Solo lei .
- Sopravvivrà invece .
Quello fu il suo ultimo sussurro prima di lasciarsi cingere dalle ombre del marciapiede , prendendo posto nel taxi che l’avrebbe portata alla clinica dove era decisa a passare la notte .
Socchiuse gli occhi , osservando un punto imprecisato del marciapiede e fu a quel punto che l’ombra affusolata di una figura maschile la raggelò .
Affondò nel sedile del taxi con il cuore in gola e gli occhi lucidi , stringendo la borsa contro il proprio petto nel cercare di farsi forza .
Non poteva essere lui .
Non poteva assolutamente essere lui .
Eppure erano i suoi quegli occhi blu che l’avevano osservata nell’ombra della strada .
Era suo quel profumo di fresco che la teneva sveglia la notte .
Erano sue quelle labbra che aveva visto piegate in una smorfia d’abbandono che le aveva annebbiato la vista .
Pregò l’uomo di sbrigarsi , di allontanarsi il prima possibile da quella strada , da quello sguardo , da quel dolore che la stava annientando .
Perché in fondo la loro storia non era mai iniziata , era finita ancora prima di cominciare .





Continua…


* Arc de Triomphe : L'Arco di Trionfo di Parigi 

* Petite amie : Piccola mia


Libera , libera , libera !!
Niente più esami per la sottoscritta e perciò più tempo da dedicare alle mie storie .
Penultimo capitolo , quello successivo sarà quello conclusivo .

Passando ai ringraziamenti :
X Zucchina : Grazie per il complimento e per la tua recensione , e sono lusingata dal fatto che la mia storia ti abbia colpito tanto da farti percepire la drammaticità della storia . Spero in un tuo giudizio anche su questo capitolo :)

X laura88 : Grazie a te invece per il commento lunghissimo e per tutti i complimenti , sono contenta che la storia continui a piacerti e che non ti abbia deluso , purtroppo in questo capitolo la situazione è degenerata , e spero di aver espresso al meglio i sentimenti di tutti .
Grazie ancora , al prossimo e ultimo capitolo :)

Ringrazio ovviamente chi ha solo letto la storia o inserita nelle varie sezioni , grazie di cuore .
Un saluto , Gold eyes  
  
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