Fanfic su artisti musicali > My Chemical Romance
Segui la storia  |       
Autore: Rory Gilmore    13/07/2011    9 recensioni
Rimasero così, stretti, a godersi tutte le sensazioni che le rivelazioni di quella sera avevano portato nel loro cuore.
Per la prima volta consapevoli di essere tra le braccia della persona giusta.
Ma nel momento sbagliato.
[Frerard]
Genere: Commedia, Poesia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

                                                           CHAPTER TEN

                                                                                         
                                                              Summertime

 

 

‎E se mi devi amare per null’altro sia che per amore. Non dire «L’amo per il suo sorriso, il suo sguardo, il modo gentile di parlare, per le sue idee che si accordano alle mie e che un giorno mi resero sereno». Queste cose possono in sé mutare o mutare per te. Così fatto un amore può disfarsi. Ma amami solo per amore dell’amore,che cresca in te, in un’eternità d’amore! (Elizabeth Barret)

 

 

Gerard odiava l'estate.

Nonostante si riempisse di crema protettiva, la sua pelle diafana diveniva subito rossa a causa dei potenti raggi solari che avvolgevano Los Angeles.

Era per questo che non andava mai al mare. Preferiva andare in giro per il mondo con sua moglie e sua figlia, e visitare città storiche e musei.

Ma quest'anno sua moglie gli aveva gentilmente esposto una delle sue filippiche su quanto lei e Bandit sarebbero volute andare in vacanza al mare come tutte le famiglie normali.

In realtà sua figlia era sempre molto entusiasta di girare l'Europa con uno zaino in spalla e la voglia di camminare. Quindi Gerard aveva il presentimento che fosse più che altro sua moglie a volerci andare.

Ma era anche vero che ormai Bandit aveva quindici anni e non era più una bambina che sarebbe saltata sulle spalle del padre avventurandosi in una nuova città.

«Ho prenotato in un villaggio a Miami, Linz. E' un posto tranquillo, e il mare è fantastico. Sono sicuro ti piacerà.»

La donna non lo fece finire nemmeno di parlare che gli era già saltata in braccio. Aveva quasi superato la soglia degli anta, eppure si comportava ancora come una bambina. Gerard a volte faceva fatica a capire chi fosse realmente più giovane tra Linz e Bandit.

Nella sala da pranzo entrò anche loro figlia che, ridacchiando, li guardò mentre erano avvinghiati. Gerard scansò gentilmente Linz da sè, e allargò le braccia per invitare la vera donna della sua vita a correre da lui e stringerlo forte.

Bandit sorrise. Era bellissima. Gerard lo aveva sempre pensato, fin da quando era nata.

Quel nasino all'insù, gli occhi di un verde opaco, la sua pelle bianca latte e i suoi capelli quasi rossi al sole. Era diventata una donna, anche se per lui rimaneva sempre la sua piccola, dolce, Bandit.

Camminò velocemente verso il padre e lo abbracciò forte, stringendosi a lui.

«Ecco, questo è un abbraccio tra adulti, mamma» Disse la ragazza, prendendo in giro Linz, che aveva messo il broncio per il rimprovero da parte della figlia.

«Okay, okay, ho capito che vi siete alleati contro di me. Beh, vi perdono solo perché avete acconsentito ad andare al mare insieme. Ah, mi sono presa la briga di invitare anche Frank, Jamia e le gemelle, visto che voi siete due scansafatiche e che Bandit si lamentava perché sarebbe dovuta stare da sola con due vecchi rimbambiti.»

Gerard guardò sua figlia corrungando la fronte.

«Ah sì?»

Iniziò a farle il solletico.

«Chi sarebbe ora il vecchio rimbambito?»

La ragazzina cercò di divincolarsi dalla morsa del padre, mentre rideva felice, ma quest'ultimo non la lasciava andare e continuava nella sua opera. Sapeva bene che il punto debole di Bandit era proprio il solletico sui fianchi.

«Okay papà! Mi arrendo: non sei un vecchio rimbambito!» Disse lei, con fatica, a causa delle tante risate che uscivano dalla sua bocca.

Gerard la lasciò andare e lei sospirò esausta.

«Io intendevo che mamma è una vecchia rimbambita, non tu, papà!»

Detto ciò, la donna la guardò sgranando gli occhi e Bandit capì che l'aveva fatta grossa: mai dire a Lidsay Ballato di essere vecchia. 

Si scatenò un battibecco tra madre e figlia, a cui Gerard era abituato da ormai quindici anni.

«Okay donne, potete andare a litigare di sopra? Io avrei una canzone da terminare entro la fine delle vacanze, se non ve ne siete rese conto. Ma purtroppo due oche starnazzanti non mi fanno concentrare»

Linz e Bandit ridacchiarono, e fecero, nello stesso momento, una linguaccia all'uomo, mentre uscivano dal suo studio.

Gerard sospirò. Ecco cosa significava avere due donne in casa; una in piena fase ormonale, e l'altra in piena fase pre-meno pausa.

Posò di nuovo gli occhi sul foglio davanti a lui e sbuffò. Quella canzone lo stava facendo diventare matto!

Non riusciva a continuare. Era come se le parole gli fossero morte nel cervello.  Serviva qualcosa, o qualcuno, che le potesse risvegliare, che riuscisse a trasformarle da pensieri a parole concrete. 

Gli tornò alla mente quando aveva scritto le canzoni per i loro primi tre cd. 

Era stato...facile

Ricordava che appena prendeva in mano la penna, quest'ultima lo trascinava in un mondo fantastico, in cui esistevano solo lui e i suoi pensieri. Scrivere canzoni lo aveva sempre aiutato a riordinare i sentimenti ingarbugliati che occupavano il suo cervello. 

Ma da quando era nata Bandit, e poi successivamente le gemelle di Frank, e i bambini di Ray e Mikey, i My Chemical Romance non avevano composto più alcun album.

E non perchè non volessero. La voglia c'era, e come. Solo che avevano preferito fare tour e stare con le rispettive famiglie. In modo da non trascurare nè fan nè mogli e figli.

Ovviamente però Gerard aveva quasi dimenticato cosa significasse scrivere canzoni, e così ogni suo pensiero, per quindici anni, era rimasto appeso sul filo del rasoio, aspettando con ansia di uscire fuori e occupare un foglio bianco.

Ed ora, dopo tanti anni, i My Chemical Romance avevano deciso, per la gioia di tutti i fan, di comporre un altro cd.

Ora che avevano più tempo, perchè i loro figli erano cresciuti. Ora che sembrava tutto andasse bene tra i membri della band. Ora che Frank e Gerard avevano trascinato vertiginosamente i loro sentimenti in un buco nero, in fondo al cuore. Accettando il fatto di essere solo amici. Nulla di più.

Gerard si toccò la fronte e strinse gli occhi. Sentiva che da lì a poco avrebbe dovuto avere a che fare un cerchio allucinante alla testa. Ma quella canzone era più importante. Doveva finirla.

Era l'ultima, dopo di che il cd sarebbe stato pronto per essere mandato alla casa discografica.

Nel corso dell'estate e dei mesi precedenti, il cantante aveva già scritto quattordici testi, mentre Frank, Ray e Mikey avevano arrangiato la musica per ognuno di questi.

Non era stato complicato riprendere a scrivere. Bandit a volte lo aiutava, non direttamente, ma grazie ai piccoli gesti della ragazzina, Gerard trovava la sua ispirazione. Era sempre stato così, per il cantante.

Scriveva le sue canzoni dopo aver osservato i gesti delle persone che amava. Era il suo piccolo segreto, che non avrebbe mai rivelato a nessuno.

E non solo per non essere copiato dagli altri cantanti. Ma anche per il fatto che se le persone avessero saputo tutto ciò, avrebbero capito, grazie ai testi dei primi due cd, chi era la persona che aveva riempito il suo cuore per così tanti anni.

 

 

                                                                                                                                              ****

 

Miami era calda, forse anche troppo, per Frank.

L'uomo si sventolava una rivista di sua moglie in faccia, mentre lei era intenta a prendere il sole in spiaggia. Era appena arrivati e già non sopportava più quel posto.

Gli mancava casa sua, rinfrescata dal condizionatore.

«Lily, Cherry! Venite subito qui! Prima di farvi il bagno dovete mettere la crema. Stanotte non voglio sentirvi cantare la Marianna perché vi siete ustionate!»

Le ragazzine corsero verso l'ombrellone.

«Quanto sei noiosa, mamma!» Borbottò Lily, sbuffando.

«Frank! Ma non hai sentito cosa mi ha detto?»

L'uomo, che stava ridacchiando ancora per l'esclamazione della figlia, cercò di assumere un'espressione severa. Fallendo miseramente.

«Lily...ehm...non dire queste cose a tua madre!»

Anche la ragazza scoppiò a ridere, seguita da sua sorella. Jamia, invece, rassegnata, tornò a sdraiarsi sul lettino, tirando la crema solare al marito.

«Tieni, aiutale tu a mettere la crema, visto che siete così complici»

«E dai, Jamia! Siamo in vacanza, falle divertire queste bambine.»

Cherry alzò gli occhi. 

«Papà, abbiamo tredici anni!»

Frank si avvicinò, ed abbracciò entrambe.

«Lo so, ma per me resterete sempre bambine. Ed ora mettetevi la crema, che altrimenti la mamma si arrabbia»

Fece l'occhiolino alle figlie e si sedette sul lettino dove stava prendendo il sole sua moglie. Le iniziò a massaggiare i piedi e lei sorrise.

«Guarda che non ti perdono.»

«Lo sai che i miei massaggi fanno cambiare idea a tutti.»

Smise di accarezzarla e si avvicinò, baciandola lievemente.

«Quando hai finito di fare il gambero, vieni anche tu al mare, okay? C'è un acqua bellissima amore.»

«Va bene, va bene. E' che volevo aspettare Gee e Linz. Non capisco perché non sono ancora- oh, eccoli!' 

Frank guardò davanti a sè e vide una testa rossa correre mano nella mano con una ragazzina. Capì che erano Gerard e Bandit. E il cuore gli si gelò.

Era così strana quella sensazione, fuori la temperatura superava i quaranta gradi, eppure dentro di sè, l'organo vitale era coperto di uno strato di ghiaccio che ormai da quindici lunghi anni si era solo rafforzato, invece di sciogliersi.

«Ehi! Ciao ragazzi!»

Linz baciò affettuosamente Jamia e poi si voltò verso di Frank, abbracciando anche lui.

«Oh, non trovate sia un posto magnifico? Sono così felice di passare del tempo con voi. Beh, non fate caso a quei due, è da quando sono arrivati che non fanno altro che correre e ruzzolarsi nella sabbia»

Linz sorrise, guardando sua figlia e suo marito. Anche lo sguardo di Jamia finì su di loro.

«Non ti preoccupare Linz, non sei l'unica. Pensa che io devo avere a che fare con tre bambini!»

Le donne risero per la battuta, ma Frank, che non aveva ascoltato nulla di ciò che la moglie aveva detto, si girò verso di loro, spaesato e confuso, chiedendosi che ci fosse di così tanto divertente.

«Frank? Amore? Ti senti bene?»

«Eh? Sì, sì. Stavo pensando che avrei proprio voglia di una bella coca cola. Voi volete qualcosa?»

«Oh! Grande Frankie! Anche io vorrei una coca.»

«Facciamo tre! Anche io ne ho bisogno, con tutto questo caldo.»

Frank annuì, dirigendosi verso il chioschetto che si affacciava sulla spiaggia.

Finalmente ombra! Il suo cervello lo stava ringraziando.

«Tre coca cole, grazie.»

Sorrise al barman, che era un ragazzino. Frank si chiedeva se arrivasse almeno a diciassette anni.

«Quattro. E pago io.»

Un brivido gli percorse la schiena e subito gli si rizzarono i peli delle braccia. Quel brivido conosciuto, familiare.  Un brivido da cui non era mai riuscito a sfuggire, anche se avrebbe tanto voluto.

Si girò dove sapeva si era seduto il suo frontman, e lo guardò.

«Ciao, Gee.»

«Ciao Frankie.»

Silenzio. Anni e anni di amicizia, per poi restare in silenzio. 

Erano anni ormai che non rimanevano soli. Avevano cercato volontariamente di stare alla larga, di non ascoltare il loro cuore. 

E tutto ciò aveva avuto conseguenze catastrofiche sulla loro amicizia.

Avevano buttato cenere sui loro cuori, spegnendo quel sentimento d'amore che li legava, ma con esso, avevano spento anche quel poco che rimaneva della loro amicizia.

Cosa erano ora?

Due mariti che accompagnavano la loro famiglia al mare. Due colleghi di lavoro. Niente di più.

I ricordi della loro infanzia a giocare, della loro adolescenza e giovinezza trascorsi insieme, cancellati da anni di duro lavoro per costruirsi una stupida e inutile maschera da indossare quando l'uno era accanto a all'altro.

Cosa rimaneva, ormai, del loro rapporto, se anche i ricordi erano stati annientati, annichiliti?

Rimaneva solo quella band.  Quella band con la sua musica e i suoi testi, che li aiutava a tirare fuori ciò che nella vita reale dovevano tenere chiusi a chiave.

Frank e Gerard erano stati così bravi che la chiave, però, l'avevano persa per sempre.

«Come va?»

Che domanda banale, Frank.

«Bene. Prima di partire stavo terminando l'ultima canzone, te la ricordi, no? Non riesco proprio a continuare. Sai, ho come un blocco. Ma...devo superarlo, cioè, è l'ultima canzone e poi, cazzo, è pronto il nostro quarto album Frank! Quindi, appena torniamo a casa, mi rimetto a scrivere. E vediamo cosa può uscire fuori.»

«Magari questa vacanza ti aiuterà a trovare l'ispirazione.»

No, Frank non doveva dire quella frase. Non ora. Non dopo tutte quelle promesse che Gerard si era fatto sul non dedicare più una canzone a Frank.

Stavolta era stato lui, però, a dirgli esplicitamente che aveva il via libera.  Frank gli stava chiedendo di essere di nuovo lui la sua ispirazione? 

E ora con che coraggio avrebbe potuto rifiutare quella silenziosa richiesta?

 

 

                                                                                                                                        ****

 

Erano davvero passati già sette giorni? 

Gerard si domandava se dovesse essere triste o meno di ciò. Aveva passato sette giorni con sua moglie e sua figlia.

E sette notti con Frank.

Neanche a vent'anni era mai riuscito a fare l'amore con qualcuno per sette giorni di seguito.

A più di quarant'anni invece si trovava a desiderare che arrivasse mezzanotte per poter giacere con il suo chitarrista.

Era tutto così assurdamente bello, ma nello stesso tempo sbagliatissimo. Esattamente come sempre.

Avevano davvero potuto sperare che aspettando quindici anni la situazione potesse migliorare? Avevano davvero sperato che dopo quindici anni non si sarebbero desiderati ardentemente come quando erano più giovani?

Non potevano vivere l'uno senza l'altro, eppure soffrivano nello stesso modo, anche quando erano insieme e facevano l'amore. Non sapevano come liberarsi di quel sentimento, nè, in realtà, volevano liberarsene del tutto.

Erano prigionieri, con le mani, il cuore e la mente legati l'uno all'altro. Ed ancora non erano coscienti di ciò. Ancora speravano che un giorno si sarebbero svegliati e avessero scoperto non solo di non amarsi più, ma anzi, di essere tornati amici come da bambini, quando ancora non erano a conoscenza di cosa sarebbero stati l'uno per l'altro.

Gerard guardava il mare. Era notte, e cercava di capire dove iniziasse l'acqua e finisse il cielo. Aveva detto a Frank di non vedersi, almeno l'ultima notte. 

Lui aveva acconsentito subito. Sapeva il motivo per il quale Gerard l'avesse fatto. Non c'era bisogno che glielo spiegasse.

Non perché volesse passare almeno l'ultima notte nel letto con sua moglie, che aveva reclamato sempre di più la sua presenza durante la vacanza, ma l'unica ragione che l'aveva spinto era stata Bandit.

Bandit, a differenza di Linz, non aveva fatto storie. Era felice quando il padre, durante il giorno, le era vicino. Ma non domandava il perchè la notte non ci fosse nel letto. Nonostante, Gerard ne era sicuro, si fosse accorta che mancava ogni santa notte. L'uomo aveva sempre avuto paura che Bandit scoprisse tutto. Era una ragazza intelligente, perspicace, molto responsabile. Tutto il contrario di sua madre. 

Non le sarebbe servita molta fantasia per capire che suo padre era innamorato di un'altra persona. Ma non era questo a spaventarlo di più.

Aveva il terrore che Bandit, parlando con Lily e Cherry, capisse che quella persona fosse Frank. Il caro, zio Frank. Il migliore amico di suo padre.

Sentì dei passi, appesantiti dalla sabbia, avvicinarsi. E poi qualcuno sedersi accanto a lui. La riconobbe subito dal profumo.

Un profumo dolce, delicato. Un profumo non chimico. Ma di pelle giovane. Un profumo per cui un ragazzo avrebbe perso la testa. E di questo Gerard aveva una paura fottuta.

Doveva essere sempre lui l'uomo della sua vita.

Quanto era egoista. Lo era sempre stato. Soprattutto con le persone che amava di più.

«Mi mancherà questo posto. A te, papà?»

«Non lo so. Credo di sì.»

Bandit lo guardò. I suoi occhi sempre così simili a quelli di suo padre. Si guardarono allo specchio.

«Ti amo, Bandit» 

«Come ami la mamma?»

«No, di più.»

«Anche più di Frank?»

Gerard capì. Capì che sua figlia voleva sapere.

Non per poterlo dire a sua madre. Ma perché voleva conoscerlo meglio, voleva sapere cosa c'era dentro quella persona tanto simile a lei.

Sorrise, e le accarezzò il viso dolcemente.

«Esistono modi diversi di amare»

Lei annuì, senza aggiungere nulla. Ma Gerard si sentì in dovere di continuare.

«Io ti amo perché sei la mia vita Bandit. Sei la cosa più preziosa e più cara che io ho.»

Vide che sua figlia aveva gli occhi lucidi. Non l'aveva mai vista commuoversi.

«E Frank, invece, papà? Cos'è per te?» Chiese curiosa. Senza alcun rancore. Solo con un barlume di speranza negli occhi. Come se fosse felice che suo padre era uno di quei pochi uomini rimasti sulla terra che amava con tutto se stesso. Amava la stessa persona da una vita.

«Frank è il mio cuore, Bandit. E' l'amore della mia vita. E' colui a cui ho dedicato praticamente tutte le canzoni che ho composto.»

La ragazza si mise seduta meglio e annuì per farlo continuare.

«E' quel bambino che mi chiedeva di insegnargli ad andare in bicicletta, quando invece sapeva già andarci. E' quel ragazzino che mi ha insegnato a fregarmene dei giudizi altrui, ad uscire fuori a testa alta. E' quel ragazzo un po' egocentrico, ma generoso e altruista, che mi è sempre stato accanto, anche quando stavo per auto distruggermi e tutti mi consideravano un fardello. E' quell'uomo che amo tuttora, Bandit, e che amerò per il resto dei miei giorni, ed oltre.»

Era incantata, come quando Gerard, da piccola, le raccontava le storie di paura e lei, invece di piangere, sgranava gli occhi e sorrideva.

Ma l'uomo aveva il timore di aver detto qualcosa di troppo, di averla ferita, in qualche modo.

«Bandit senti io..forse non…»

«Spero di trovare anche io, il mio Frank, papà.»

Gerard non si era aspettato una risposta del genere, ma in cuor suo, sapeva che Bandit avrebbe capito. Perché era sua figlia, perché era la sua dolce copia.

«Anche io spero che lo troverai Bandit. Ma...vedrai che a te andrà meglio. Ci sarà un lieto fine ad aspettarti.»

A Bandit si illuminarono gli occhi.

«Ma papà, il lieto fine ci sarà anche per te! Perché lui resterà sempre con te, e tu lo aspetterai, finché non troverete la vostra strada, al sicuro dal mondo. Sono sicura che lui scapperebbe con te, ogni volta che vuoi, papà.»

Gerard, udendo quelle parole, capì che sia Frank che sua figlia, per la prima volta, senza rendersene conto, lo avevano aiutato a concludere l'ultima canzone del quarto album dei My Chemical Romance.

 

 Cause if you stay, I would even wait all night. Well or until my heart explodes. How long? Until we find our way, in the dark and out of harm.

                                                                           

                     You can run away with me, anytime you want.

   
 
Leggi le 9 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > My Chemical Romance / Vai alla pagina dell'autore: Rory Gilmore