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Autore: x_Dana    14/07/2011    2 recensioni
Era ironico, quasi assurdo, pensare che la vita di Severus Piton fosse dedicata all'Amore, lui che non faceva che ritirarsi nel suo Sotterraneo, in sè stesso, lontano da ogni cosa che potesse sciogliergli il cuore.
Ma era solo l'Amore, quello che l'aveva motivato a vivere fino a quel punto, aveva vissuto ogni istante della sua vita per Amore.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Always


Morire non era così doloroso infondo, era come se le sue catene venissero spezzate ad ogni colpo infertogli da quel serperte. Sentiva le ossa rompersi e i muscoli dilaniarsi sotto quelle zanne, ma non c'era più dolore o rimpianto, c'era solo il fatto di potersene finalmente andare in un posto dove fosse più vicino a Lei.
Sentiva l'odore del sangue, misto a quello del legno umido e al rivoltante lezzo di muschio e putrefazione di Nagini, ma ogni fibra del suo essere ripensava a quei giorni di sole nei prati, allo scintillio delle foglie sugli alberi, ai capelli di Lily che brillavano al sole.
Agli occhi ancora non ci pensava, si teneva il meglio per ultimo.
La ricordava spaventata quando aveva scoperto di essere diversa, speciale.
Avrebbe sorriso, se non fosse stato completamente paralizzato dall'agonia di ogni suo muscolo, al solo ripensare alle margherite che sbocciavano nella sua piccola mano di bambina.
Avevano viaggiato insieme sull'espresso per Hogwarts, fantasticando sulle meravigliose magie che avrebbero imparato a breve e su tutte le creature che avrebbero affrontato insieme, già pensavano a cosa avrebbero fatto nei successivi sette anni insieme.
Ogni sorriso suggellava una fantasia come una promessa, lei che era l'unica al mondo capace di vederlo com'era, dietro alla sua timidezza e al suo amore per la solitudine e i luoghi bui.
Lei era l'unico raggio di sole, l'unico tocco di colore, che tollerava nella sicurezza della sua oscurità.
Si sentì tradito, ferito, lasciato solo, quando il Cappello Parlante la imboccò verso i Grifondoro, verso quello che sarebbe diventato suo marito. Lui le aveva sorriso nell'esatto momento in cui lei si era seduta a quel tavolo.
Era stato solo l'amore per il buio, la solitudine, a farli separare?Se avesse potuto avrebbe rinnegato tutto, Merlino, avrebbe indossato i colori più sgargianti e sarebbe andato a volare su un manico di scopa in mezzo al prato soleggiato, per restarle vicino.
Tutto era cambiato, la loro sintonia si era spezzata,  lui andava cercando il potere in modi che lei considerava sbagliati.
Lei non capiva che ogni cosa che stava imparando, ogni nozione, ogni notte passata chino sui libri, era per lei, per farle distogliere l'attenzione da quel Potter, che con la sua fastidiosissima vitalità sembrava calamitare i suoi.. No, ancora non ci poteva pensare.

Così era diventato Mocciosus, NasoUncino.. e lei cercava di proteggerlo all'inzio, ma ogni anno che passava i suoi tentativi erano sempre meno convinti.
A lui era stato chiaro fin da subito che non era destino, non aveva il diritto, di macchiare la luce di Lily.
Quindi non potè far altro che stare a guardare, ignorando l'invito alle nozze dei Potter, calando nei sentieri più oscuri che un uomo potesse percorrere in quel periodo.

Era ironico, quasi assurdo, pensare che la vita di Severus Piton fosse dedicata all'Amore, lui che non faceva che ritirarsi nel suo Sotterraneo, in sè stesso, lontano da ogni cosa che potesse sciogliergli il cuore.
Ma era solo l'Amore, quello che l'aveva motivato a vivere fino a quel punto, aveva vissuto ogni istante della sua vita per Amore.
Aveva scongiurato Silente di proteggere Lily, anche se lei aveva scelto un altro uomo, un'altra vita, un altro triste destino, gli aveva dato il suo intero essere nell'intento di salvarla.
Aveva rinchiuso quell'amore dove nemmeno lui poteva vederlo, era la sua parte migliore, ma non esisteva una "Parte Migliore" se lei non era lì per vederla.
E lei non sarebbe più stata lì per farlo, nemmeno per sbaglio, incrociandolo per una strada da qualche parte.
Passava i suoi giorni pensando a cosa avrebbe fatto, intravedendo la sua chioma fiammante in un posto affollato, gli sarebbe piaciuto accennare un sorriso, magari avrebbe potuto azzardare un saluto.
Lei non sarebbe mai più stata in un posto affollato, lei non avrebbe mai più potuto vedere la sua parte migliore o far crescere le margherite.
Tutti questi pensieri ed infiniti altri, in un colpo solo, gli erano caduti addosso come un macigno, quella notte, in quella stanza distrutta.
Il bambino piangeva nella sua culla, quella saetta sanguinante sulle piccola fronte, cosparsa di folti capelli neri.
Lui era arrivato per primo in quella casa, aveva attraversato la soglia distrutta col tonfo sordo del proprio cuore nelle orecchie.
Aveva scavalcato il corpo esanime di Potter, colui che l'aveva fatto levitare in mutande davanti a tutta la scuola, colui che gli aveva rubato la luce.
E ne aveva sofferto.
Ogni cosa su quel volto, compresi gli occhiali inclinati sul naso, manifestava l'ultimo pensiero che aveva animato quell'uomo prima di morire
"Salvare Lily, salvare Harry"
E lui non poteva che apprezzare l'ultimo intento di James Potter.

Aveva salito le scale con la vana, fievole, ultima, speranza che Lily fosse ancora viva, svenuta da qualche parte.
La porta della cameretta del Bambino si era aperta con un cigolio, i muri erano squarciati, il piccolo strepitava nella culla e lei era lì, in mezzo alla stanza, con gli occhi sgranati ancora pieni della dolcezza dell'ultimo, estremo, atto d'amore che aveva compiuto.
Lui era corso al suo fianco, l'aveva raccolta teneramente e aveva nascosto il viso tra i suoi capelli rossi, iniziando a piangere come faceva da bambino.
Il solo sfiorarla gli scaraventò addosso un'infinità di momenti mai vissuti di una vita felice.

Sentiva il sangue sgorgare a fiotti da una ferita sul collo, la vista si faceva via via più appannata, era finalmente solo. Solo finchè un istante dopo il Ragazzo Sopravvissuto e i suoi due compagni non piombarono nella stanza.
Quel ragazzo, l'aveva odiato solo per il fatto che fosse nato a Luglio in quella famiglia, facendosi scegliere come rivale di Voldemort.
Poi con l'aiuto di Silente aveva valutato la situazione da un altro punto di vista, quel bambino era il frutto dei desideri e degli sforzi di Lily, era fatto della sua carne e del suo sangue, lei era morta per potergli assicurare un futuro.
Lui doveva far in modo che quel futuro fosse il più lungo possibile.
Ovviamente non aveva dimenticato chi fosse il padre, non avrebbe potuto, visto che ne era la maledetta fotocopia.
Stessa arroganza e noncuranza delle regole, quella cricca di amici combinaguai, stessi capelli perennemente disordinati.
Tutte le cose che aveva desiderato anche lui e non era mai riuscito ad avere, compreso l'amore di Lily.

Aveva avuto l'impulso di ridere istericamente quando Silente gli aveva rivelato il destino del ragazzo, che entrambi avevano accuratamente sorvegliato per 18 anni, avrebbe voluto dilaniare il volto di quel vecchio, che proponeva con infinità semplicità di sacrificare l'ultimo frammento di Lily su questa terra.
Silente aveva fatto finta di non sapere e lui, quasi più per dimostrarlo a sè stesso, rispose con un colpo di bacchetta
"Expecto Patronus" la voce piatta, pronta a mostrare l'ovvio.

La sua mente andava automaticamente alla loro infanzia, ai loro progetti sul treno..al suo viso, i suoi..

La piccola cerva saltellò un istante nello studio del Preside, prima di svanire in un guizzo argentato.
Silente gli si rivolse fintamente stupito "Severus, dopo tutto questo tempo?"
"Sempre". Si era limitato a rispondere.

Harry gli teneva la ferita sul collo, cercando invano di arginare il sangue, lui riusciva a stento a mettere a fuoco il suo viso. Si sentiva come se, nell'ultimo istante, avesse avuto la grazia di avere Lily nuovamente al suo fianco, come sua madre quel ragazzo riusciva, malgrado tutto, a scorgere il buono nelle persone.
Quel pensiero gli facilitò il compito di piangere, suggellando in ogni lacrima i ricordi di cui il ragazzo aveva bisogno, che lui aveva bisogno di fargli vedere, per riscattarsi agli occhi del figlio di Lily, ora che ormai entrambi andavano verso la morte.

"Guardami..." riuscì a rantolare infine, quando ogni suo ricordo galleggiava nella provetta in mano al Ragazzo Sopravvissuto, e lui lo guardò.
E i suoi occhi lo riempirono di calore come nient'altro al mondo aveva saputo fare, liberando l'amore che si era costretto a rinchiudere.
Era il ragazzo, lo sapeva, quello vicino a lui, ma nella nebbia della morte poteva permettersi il lusso di ingannarsi, giusto per farsi accompagnare nel viaggio, come ultima immagine prima del buio.
Aveva adempiuto il suo compito, aveva protetto l'ultimo frammento di Lily in quel mondo, ora poteva raggiungerla.
Era il modo giusto per terminare una vita dedicata a quello sguardo.

"Hai gli occhi di tua madre"






  
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