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Autore: Something Rotten    14/07/2011    2 recensioni
Non capiva bene cosa l'avesse attratto così tanto in quel locale dal fargli parcheggiare la sua adorata macchina in quel quartiere malfamato. Forse erano le candele alla citronella disposte in circolo che ne illuminavano l'entrata, forse erano le luci rosse che, soffuse, lo chiamavano a gran voce o, forse, quella voglia di birra gelata che gli graffiava la gola arsa dalle numerose sigarette fumate una dietro l'altra, come ciliege. Era entrato cercando di non bruciare i suoi costosi pantaloni del suo - ancor più costoso- completo di Armani con la fiamma delle candele. Si chiedeva ancora cosa facesse lì dentro con quei vestiti costosi, aveva un appuntamento di lavoro dall'altra parte della città ed invece si trovava in quel posto a prendere una birra di dubbia provenienza.
La prima cosa che aveva notato in quel locale era l'assenza di persone, non c'era nessuno sui divanetti zebrati o sulle sedie che somigliavano, terribilmente, a quelle dell'inquisizione, nemmeno dietro al balcone c'era qualcuno pronto a servirlo. Stava per tornare in macchina, quando la porta dietro al bancone si era aperta.
Genere: Dark, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Kings of medicine

King of Medicine { He's Pickin'up pieces of me}


Non capiva bene cosa l'avesse attratto così tanto in quel locale dal fargli parcheggiare la sua adorata macchina in quel quartiere malfamato. Forse erano le candele alla citronella disposte in circolo che ne illuminavano l'entrata, forse erano le luci rosse che, soffuse, lo chiamavano a gran voce o, forse, quella voglia di birra gelata che gli graffiava la gola arsa dalle numerose sigarette fumate una dietro l'altra, come ciliege. Era entrato cercando di non bruciare i suoi costosi pantaloni del suo - ancor più costoso- completo di Armani con la fiamma delle candele. Si chiedeva ancora cosa facesse lì dentro con quei vestiti costosi, aveva un appuntamento di lavoro dall'altra parte della città ed invece si trovava in quel posto a prendere una birra di dubbia provenienza.
La prima cosa che aveva notato in quel locale era l'assenza di persone, non c'era nessuno sui divanetti zebrati o sulle sedie che somigliavano, terribilmente, a quelle dell'inquisizione, nemmeno dietro al balcone c'era qualcuno pronto a servirlo. Stava per tornare in macchina, quando la porta dietro al bancone si era aperta.
«Cosa desidera? » gli aveva chiesto un ragazzo mentre puliva con una pezza nera - che un tempo doveva essere stata bianca- un bicchiere con la grande scritta "Guinness".
« Una birra. »
Il ragazzo si era voltato verso l'orologio che con prepotenza segnava le otto della sera.
« Si, lo so, è presto per una birra... » aveva commentato con voce monotona mentre si chiedeva cosa gli importasse, precisamente, a quel tizio se voleva una birra prima di cenare, lo stomaco era il suo, se si fosse bruciato non erano comunque affari suoi.
« Non ho guardato l'orologio per questo, signore. L'aspettavo per le sette, veramente. » aveva detto l'altro mentre apriva una Corona, la sua preferita.
« In ritardo? Io sono capitato qui per caso! Non abito nemmeno qui vicino ed è la prima volta che la vedo. Si sta sbagliando! »
Il ragazzo aveva cominciato a ridere mentre tagliava una fetta di limone e la posizionava nel collo della bottiglia.
« Il caso non esiste. » aveva commentato criptico prima di passargli la bottiglia e di sparire, nuovamente, dietro alla porta.
Aveva bevuto la birra con pochi sorsi, aveva lasciato una banconota sul bancone e si era diretto verso l'uscita. Non aveva alcuna voglia di rivedere quello strano ragazzo così fatto da scambiarlo per un'altra persona, aggravando la sua posizione con frasi ad effetto e di dubbia valenza, come "il caso non esiste". Che grande sciocchezza! Se il suo costoso navigatore satellitare non avesse deciso di impazzire proprio quella sera lui non sarebbe arrivato lì, quella era una prova dell'esistenza del caso.
« Signore, non può uscire. » aveva commentato calmo e pacato il ragazzo, stranamente troppo vicino a lui.
« E perché mai? Io ho un importantissimo appuntamento di lavoro dall'altra parte della città, come pensa che ci arrivi se non mi fa uscire da questo locale? » aveva chiesto scorbutico mentre continuava a dirigersi verso la porta. Ma sembrava allontanarsi più che avvicinarsi, ogni passo verso la porta era un passo lontano dalla porta, credeva che quello strano tizio avesse messo qualcosa di strano nella sua birra, eppure tutto il resto dell'arredamento di quel locale non sembrava così sfocato e lontano come quella porta.
« Come le ho già fatto notare, signore, lei è in ritardo. Non vorrà mica che lui si spazientisca? Vero? » aveva chiesto il ragazzo frapponendosi fra lui e la porta.
« Lui chi? »
« Oggi è ancora peggio delle altre volte, possibile che nessuno di voi si ricordi di lui? Stupidi umani. » aveva commentato a bassa voce, ma non troppo bassa da non farsi sentire dalle orecchie "aguzzate" dell'altro « Lui, signore, il re. E poi, signore, perché si è vestito così? Quel suo completo attira troppo l'attenzione, non vorrà mica uscire di qui rinchiuso in una busta di plastica, vero? »
« Ma come si permette? Io non sono mai venuto qui e non conosco nessun re! Ma di cosa diavolo sta parlando? » aveva chiesto sbattendo il pugno sul balcone, non si era nemmeno reso conto di essere tornato indietro. Il ragazzo lo guardava stralunato con i suoi occhi marroni e la sua bocca socchiusa, come se volesse dire qualcosa, ma qualcuno glielo impediva.
« Signore.. » aveva cominciato deglutendo « Forse è meglio che lei mi segua. »
Aveva scosso la testa, deciso a rimanere incollato al bancone senza neanche muovere un muscolo, ma le sue gambe seguivano il ragazzo come se si fossero ribellate alla sua supremazia motoria. Lo aveva seguito dietro alla porta, dove lo scenario cambiava, non c'erano più le luci rosse, ma luci bianche, pure, così brillanti da rendere difficile la visione dei vari oggetti che componevano l'arredamento. Tutti gli oggetti riflettevano la luce bianca delle lampade e la rimandavano nei suoi occhi, sembravano essere tanti fari di una stessa macchina e lui aveva l'impressione di essere una di quelle volpi che attraversando la statale rimanevano impotenti ed abbagliate dai fari, così tanto da non riuscire a muovere un muscolo per non morire.
« Mi aspetti qui, signore, il re arriverà tra poco. La supplico di non farlo innervosire. » aveva commentato mostrando una piccola ferita sul braccio, forse una frusta o qualche oggetto scagliato contro il suo corpo esile con tutta la potenza che un corpo poteva avere.
Aveva deglutito non appena il  ragazzo era uscito dalla stanza attraverso una porta che si trovava al lato opposto di quella stanza. Si era stropicciato gli occhi, pensava che così si sarebbero abituati alla luce bianca di quella stanza, ma non era successo niente, continuava a non vedere. La porta non si era aperta per molto tempo, gran parte del quale lo aveva speso alla ricerca di un qualche ricordo che lo collegasse a quel posto, ma non ricordava nulla. Non ricordava di averci mai messo piede, anzi, lui quella strada non l'aveva mai fatta e soprattutto non sarebbe mai caduto così in basso dal cercare una puttana in quel posto! A lui piacevano solo le puttane di prima qualità ed era impossibile cercarle nella periferia, a meno che non si volevano prendere malattie e cose simili.
« Il re l'attende nell'altra stanza. Faccia come dice lui, oppure la busta di plastica l'attende. »
Le sue gambe continuavano a camminare contro il suo volere, aveva persino evitato due o tre ostacoli senza che i suoi occhi potessero realmente vederli, c'era qualcosa di strano e di magico in quel posto, ma non riusciva a comprendere cosa fosse. La sua mano tremante si era aggrappata al pomello bianco della porta, troppo bianco per essere visto dai suoi occhi accecati o comunque distinto dal resto degli oggetti che componevano la stanza, tutti bianchi. L'aveva aperta. Era buio in quella stanza, i suoi occhi pizzicavano per via di quel cambio di luce. Tutto intorno a sé vedeva dei luccichii, tutto frutto della sua mente, ma erano così tanti e così veloci da fargli girare la testa. Odiava il buio fin da piccolo, quei luccichii non lo aiutavano a sentirsi meglio.
« Sei di nuovo qui. »
Si era girato di scatto verso la direzione dalla quale quella voce suadente e calda sembrava provenire. Troppo buio per distinguere qualche forma.
« Non è passato troppo poco tempo dall'ultima volta? Sai quanto pericolose siano queste cose... »
« Io non ci sono mai stato qui. »
La risata cristallina lo aveva colto alla sprovvista, provocandogli un piccolo spavento, proveniva da un punto più vicino rispetto alla voce di prima, fin troppo vicino.
« Voi umani, non imparate mai la lezione, eh? » aveva chiesto retoricamente « Ti ho detto mille volte di non prenderne troppa, Frank. »
« Ma prenderne troppa di cosa? Io non mi drogo, non so chi sei tu o cosa hai fatto a quel ragazzino, ma sicuramente una volta uscito da questo posto te la farò pagare. »
Ancora una volta la risata, questa volta un po troppo stridula, di quel ragazzo gli era parsa troppo vicina. Aveva sentito una mano prendergli il polso, aveva avuto l'istinto di liberarsi, ma non aveva più il controllo del proprio corpo.
« Io non ho fatto nulla a quel ragazzo, Frank, è lui che me l'ha chiesto. »
« Figlio di puttana, è un bambino! Avrà sedici o diciassette anni, come ha potuto chiederti qualcosa del genere? » aveva ringhiato prima di sentire una mano scivolargli sulla guancia.
« Se avessi una madre potrei sentirmi ferito, ma non ho madre... quindi touche. » aveva commentato.
Frank sentiva il suo respiro colpirgli il viso. Era così caldo...
« E poi... tutti venite qui a chiedermi qualcosa. Chi vuole la fama, chi vuole i soldi, chi vuole una stupida moglie da amare... siete tutti così uguali. » aveva commentato prima di accendere la luce.
Frank ci aveva messo troppo tempo ad abituarsi a quella piccola luce, troppo tempo persino per guardare quel ragazzo, perché si trattava di un ragazzo sulla ventina, un normale ragazzo per giunta, forse uno schizofrenico che si era appena inventato una realtà tutta sua. Un ragazzo alto, dai capelli argento e dalla pelle diafana, forse troppo chiara rispetto a quella degli altri umani. Giusto gli occhi erano strani, sembravano violacei, oppure indaco?
« Hai mai sentito parlare dei bambini indaco, Frank? Quei bambini con poteri speciali? Quei bambini che sanno tutto? Che hanno il dono della conoscenza? » aveva chiesto mentre continuava ad accendere luci, ogni luce che accendeva i suoi occhi tornavano normali, quasi verdi.
Frank aveva annuito, conosceva quella teoria strana dei bambini indaco, da piccolo più di una persona lo aveva chiamato in quel modo, non sapeva bene il perché.
« Certo che lo sai, vero Frank? Ti hanno detto, più volte, che tu sei uno di noi. Ed è forse per questo che non ricordi di essere stato qui, hai perso quella tua consapevolezza. »
Frank continuava ad avvicinarsi a quel ragazzo, fino a sedersi sulle sue gambe senza realmente volerlo.
« Sei venuto qui, la prima volta, quattro anni fa. Eri un ragazzino con troppi grilli per la testa, le persone ti avevano trattato come un bambino speciale fino a pochi anni prima, fino a quando non si erano dimenticati di quanto speciale tu fossi. Sai una volta cresciuti non siamo più così speciali, perdiamo quella sorta di "magia", forse è colpa della barba. » era ironia quella che percepiva nella sua voce « Comunque, sei arrivato qui per caso, come oggi, sei entrato ed hai chiesto aiuto. Volevi tornare ad essere speciale come eri una volta, perché vedi è una droga, più sei speciale e più vuoi esserlo. Ti ho dato quello che volevi e non mi aspettavo di vederti così presto. »
« Io non ho mai messo piede qui dentro, non so neanche come ti chiami, e perché ti definiscono un re... »
« Conosci la storia di Peter Pan? Il bambino che non voleva crescere? Io sono simile a lui. Ho smesso di crescere, ho tenuto il viola dentro ai miei occhi ed è per questo che non posso uscire di qui. Non sono cresciuto come hai fatto tu, ho conservato il bambino che era in me, ecco perché sono il "Re". »
Frank sbatteva le palpebre, mentre il suo cervello cercava di assimilare tutta quella storia senza provocare sorrisi o gesti di "compassione" verso quel povero pazzo.
« E cosa avrei chiesto? »
« Successo. Solo quello ed il vestito che porti adesso mi fa capire che lo hai ricevuto. Solo che non ti ho fatto poi così contento, no? Sei tornato, cosa stai cercando? Qualche nuovo pezzo di te? » aveva chiesto accendendosi una malboro.
Frank non era riuscito a trattenere una risata, se era un essere così tanto magico e potente, allora perché aveva questi "vizi" puramente umani e brutalizzanti?
« Perché ridi? »
« Mi chiedevo come facesse un essere superiore come te ad avere un vizio tanto ignobile. »
Il ragazzo dai capelli argentei aveva riso, scrollando il capo e avvicinando una mano alla guancia di Frank, l'aveva accarezzata dolcemente.
« Hai perso proprio tutto, eh Frank? Persino la voglia di credere in qualcosa di magico! Ti avevo avvisato, però, che il successo senza amore porta anche a questo.  »
« Tu sei solo un povero pazzo che crede in qualcosa che non esiste. » aveva commentato acido mentre tentava di riprendere il controllo delle sue gambe per uscire da quella stanza.
« Tendenzialmente potrei essere pazzo, ma no, non lo sono. » aveva commentato buttando fuori il fumo dalla bocca « Vuoi l'amore, Frank? »
Frank aveva scosso la testa, lui non aveva bisogno dell'amore e nemmeno dell'aiuto di quel povero pazzo. Chissà cosa avrebbe tirato fuori dal suo cilindro magico... Cocaina? Lsd? Eroina? Non voleva avere niente a che  fare con quella roba.
« Secondo me il tuo corpo lo vuole. Guarda come le tue mani sono avvinghiate al mio corpo, Frank... il tuo corpo vuole l'amore ed io soddisfo sempre i miei clienti. »
« Ho detto che non voglio l'amore! » aveva gridato prima che il suo corpo si alzasse, spontaneamente, da quello dell'altro e si avvicinasse ad una grossa ampolla trasparente, una di quelle che solitamente conteneva i pesci rossi, solo che stavolta era colma di piccole mentine.
« Vediamo quale sceglie il tuo corpo. » aveva commentato eccitato l'altro ragazzo prima di avvicinarsi a lui e di guardare la scena.
Frank aveva guardato la propria mano destra prendere una mentina rossa tra le tante, l'aveva seguita fino a quando non era arrivata alla sua bocca che si era aperta di scatto e contro la sua volontà. Persino quando l'aveva ingoiata non era padrone del proprio corpo.
« Alla prossima volta che vorrai qualcosa, Frank. »

*

« Hey. urli come una bambina nel sonno, lo sai? »
Aveva aperto gli occhi, destato dalla voce del compagno e dall'odore del caffè.
« Non urlo come una bambina, io! E poi cosa avrei urlato? » aveva chiesto prima di posare le sue labbra su quelle del ragazzo dai capelli neri seduto di fronte a lui.
« Qualcosa come "figlio di puttana" e " tu sei un povero pazzo". » aveva risposto l'altro divertito « Hai sognato nuovamente mio padre che ti da del frocio? »
Frank aveva scosso la testa, non ricordava cosa aveva -precisamente- sognato, si ricordava solo che non era qualcosa di tanto piacevole.
« Sei pronto per una nuova ed estenuante giornata al magazzino? » aveva chiesto l'altro mentre gli porgeva la sua tazza di caffè ancora fumante.
« Quanto un condannato a morte è pronto a morire, Gerard! » aveva risposto mettendo il broncio « Ma fortuna per me ho te.. e non credo che un lavoro migliore possa colmare la tua assenza... »
Gerard, così si chiamava il ragazzo moro con qualche frezza argentea, gli aveva sorriso prima di togliere la tazza dalle mani del ragazzo e di spegnere qualche luce.
« Che fai? » aveva chiesto sorridente Frank.
« Mancano ancora due ore al tuo turno... pensavo che si poteva fare qualcosa di costruttivo.. magari per farti sentire la mia presenza nella tua vita. »
Frank aveva sorriso, prima di spegnere persino quella luce e di lasciare l'intera stanza al buio, tranne per qualche raggio di luce che entrava tra le fessure della serranda, creando l'atmosfera giusta. Gli aveva sfilato la maglietta del pigiama, prima di guardarlo negli occhi. Sembrano violacei, ma sicuramente era colpa della poca luce che entrava, sicuramente quegli occhi violacei e quelle frezze argentee non centravano nulla con quei pochi ricordi del sogno che aveva fatto...







* Bambini indaco : http://it.wikipedia.org/wiki/Bambini_indaco









 














   
 
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