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Autore: Sweet Pink    14/07/2011    0 recensioni
Non vi è nulla di male a sognare un uomo che rispecchi virtù e, perchè no, vizi di un ideale letterario. La signorina Callie Honeycombe la pensava così. O almeno finchè sulla sua strada non incontra proprio il tipo di uomo che, al contrario, non potrebbe mai amare.
Genere: Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Su fronti nettamente opposti.'
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Capitolo piuttosto lungo, ma non mi andava proprio per niente di spezzarlo in due parti...credo che renda meglio così! E qui avviene il primo e diretto scontro fra Callie ed Alexander: rileggendo la storia mi rendo conto di quanto siano entrambi un poco strambi! 
Comunque ringrazio tutti coloro che mi hanno dato fiducia aggiungendo la storia fra le seguite, da ricordare ecc. Spero che con questo capitolo continuiate ad apprezzarla!  Un bacio!



Callie fissò in silenzio il piatto di pane tostato che la domestica aveva appena servito in tavola. Non accennò a prendersene una fetta neanche per un momento, però continuò a fissarlo.

Al suo fianco, Henrietta e il padre si scambiarono uno sguardo perplesso. Poi l’uomo, alzando gli occhi al cielo, si rintanò dietro al giornale lasciando alla figlia più piccola il compito di svelare il mistero mattutino.

“ Sorella, ti senti male?” chiese esitante Henrietta.

Codesti modi hanno posto in me un fondamento di disapprovazione sulla quale gli avvenimenti successivi hanno costruito una avversione irremovibile; non era ancora ben un mese che la conoscevo e già sentivo…

“Sorella?!”

…che lei era l’ultimo uomo su questa terra che avrei potuto sposare.*

“ Callie! Riprendi un contegno!”

La ragazza alzò di scatto lo sguardo alle parole esasperate di suo padre. Allarmato dal fatto che la ragazza non rispondeva alle domande della sorella, si era preso la briga di alzare gli occhi dal giornale e riprenderla.

“ Scusate, padre..” rispose piano la figlia abbassando gli occhi “ Ero un momento…”

“ Fra le nuvole, invero?” finì la frase l’uomo per lei trincerandosi dietro il giornale “ Voi donne, quando arriverà qualcuno in grado di comprendervi, voglio che venga da me. Magari scoprirei cosa si cela dietro le testoline delle mie figliuole!”

Callie rise, servendosi una fetta di pane tostato e cominciando a spalmarci sopra un poco di burro e marmellata. Ora che l’avevano riportata al presente, si accorse di avere veramente fame.

D’altronde aveva danzato tutta la notte!

“Perché nessuno mi vuole raccontare del ballo?” sbuffò rumorosamente Henrietta, agitando le gambe esili sulla sedia.

“ Dovresti imparare ad esprimerti con più contegno, Henrietta!” la fulminò Callie “ quante volte te lo dovrò spiegare?!”

Henrietta saltò giù dalla sedia, affrontando la sorella a viso duro: il fatto che la sgridasse quando c’era suo padre e poi, in segreto, approvasse quasi tutti i suoi atteggiamenti la faceva davvero infuriare!

Non riusciva a comprendere tutte quelle frasi formali, gli inchini, il fatto di non poter dire le cose come si pensavano…e il fatto che sua sorella le desse ragione ma, alla fine, fosse come loro!

“Ma né Papà, né Nanny e nemmeno tu volete dirmi nulla!” cominciò a pestare i piedi “ Non è giusto!”

Callie non riuscì a mantenere la calma di fronte all’arroganza della sorella “Modera i termini, Henrietta! Il fatto che tu abbia solamente otto anni non è una giustificazione per tutti questi tuoi piagnistei!”

Gli occhi verdi della bambina si riempirono di lacrime prima che questa, trattenendo i singhiozzi, uscisse correndo dalla stanza.

“L’hai fatta piangere…”

La ragazza si voltò verso il padre, ancora trincerato dietro al giornale “ Capisco che sia cresciuta, al contrario di me, senza conoscere sua madre…” incominciò a bassa voce “ Ma penso che voi dovreste essere più duro con lei, padre mio. Henrietta è completamente fuori controllo!”

Non era la prima volta che cercava di andare su questa conversazione con lui. Ma l’uomo, al solito, cambiò argomento.

“Allora cosa ne pensi dei nostri nuovi vicini, Callie?”

La ragazza si rabbuiò un poco “ Il signor e la signora Norris sembrano due persone a modo.”

“E il figlio maggiore? So che ieri sera sembra aver riscosso parecchio successo…” chiese con un sorrisetto divertito.

“Lo trovo assai sopravvalutato. In sincerità quei modi gentili e studiati non mi convincono affatto!” rispose la castana in tono indifferente.

Il padre si rintanò nuovamente dietro il giornale.

“Penso che, forse, avrai modo di ricrederti domani. La famiglia sarà nostra ospite a pranzo.” buttò lì, come se stesse parlando del tempo.

Callie si soffocò nel the. Tossendo, si ripulì con un fazzolettino ricamato.

Perfetto, la giornata è iniziata nel migliore dei modi!

 

Siccome ricevere la famiglia Norris al completo con una bambina di otto anni in una piena crisi di nervi non era una delle più rosee aspettative né di Callie né del padre, la ragazza decise di andare a parlare con la sorellina minore. In fondo, le voleva un mondo di bene e si sentiva un po’in colpa per la scenata di quella mattina.

Inizialmente non fu del tutto facile: Henrietta si rifiutava di ascoltarla, piangeva, batteva i piedi per terra e Callie dovette ricorrere a tutta la sua pazienza per calmare la sorella.

Poi questa si arrese e le due cominciarono a parlare abbastanza tranquillamente. E, alla fine, le due si abbracciarono, come vere sorelle: avevano fatto la pace.

Mentre scendevano le scale, in previsione di una passeggiata prima di pranzo, Henrietta sospirò “Ci sono ancora tante cose che non capisco…”

Callie prese il parasole e le poggiò una mano sulla spalla “ Credimi, lo so che adesso tutto questo potrà sembrarti assurdo, ma quando sarai più grande comincerai a capire da sola il significato delle cose. Questo non vuol dire che su alcuni discorsi io non sia parzialmente d’accordo con te ma, credimi, quando sarai più grande capirai.”

Henrietta sembrò soddisfatta da quella risposta e, con un sorrisetto, chiese “ Ciò vuol dire che adesso posso fare ciò che voglio?”

“Ovviamente no, mia cara!”

La bambina sbuffò: almeno ci aveva provato.

Le due si godettero una lunga camminata e, un po’ammirando le bellezze che la primavera offriva, un po’ giocando a rincorrersi fra i campi immersi nel sole del primo pomeriggio, si accorsero di essere in ritardo per il pranzo. Sapendo quanto il padre tenesse ad avere la sua piccola famiglia sempre riunita durante i pasti, le due dovettero correre di gran carriera attraverso la campagna per poi arrivare sulla soglia di casa sudate, con i capelli fuori posto e gli abiti in disordine.

Fu così che Callie quasi si scontrò contro la figura bionda dell’amica Linda che, venuta in visita con i genitori, guardava lei e Henrietta stupita.

Poi scoppiò a ridere “ Santo cielo, Callie! Per un momento ho temuto che foste state aggredite!”

La ragazza castana arrossì vergognandosi un poco del suo stato, poi si voltò verso i genitori di Linda, inchinandosi leggermente “ Buongiorno. Come state?”

Le solite frasi di rito…

Dopo aver scambiato quattro chiacchiere con la famiglia ed essersi assicurata – con vero sollievo- la loro presenza al pranzo dell’indomani, Callie e sua sorella salirono al piano di sopra per rinfrescarsi e cambiarsi d’abito.

Mentre Giuditte, una giovane serva che da tempo lavorava presso casa Honeycombe, l’aiutava a cambiarsi, Callie vagava con lo sguardo fuori dalla finestra. I campi in fiore erano spazzati da una brezza leggera e poteva vedere tre piccole figure passeggiare per la campagna in lontananza.

Sentì di stare arrossendo: domani la famiglia Norris avrebbe varcato la soglia di casa sua. Lui avrebbe varcato la soglia di casa sua.

Non aveva più scuse per evitare una presentazione.

Non sapeva perché ma si sentiva quasi impaurita: non voleva in alcun modo incontrare gli occhi neri di quell’uomo. Se avesse potuto presentarsi rivolgendogli le spalle…ma ahimè di certo l’avrebbero presa per pazza!

Perché mi sento così agitata?

“Signorina, scusate se vi importuno…vorrei sapere se davvero domani i Norris saranno ospiti presso di voi a pranzo…”

La voce incerta di Giuditte ebbe l’effetto di spezzare le sue fantasticherie ma affondò comunque il coltello nella piaga. Callie si voltò perplessa: ovviamente i servi non avrebbero dovuto rivolgere quel tipo di domande ai propri padroni ma Giuditte era in confidenza con lei ormai da molto tempo e Callie non si sentiva in alcun modo oltraggiata.

Fu così che le rispose, rivolgendole un sorriso stiracchiato “ Sì, mio padre pensa che sarebbe gradevole ricambiare l’invito al ballo di ieri sera. Posso sapere perché vuoi saperlo?”

Giuditte arrossì furiosamente e fissò lo sguardo sul pavimento, non osando guardare la giovane padrona “Non vorrei mai importunarvi signorina…era…era solo una mia egoistica curiosità…ecco tutto…”

Callie aveva l’orribile presentimento che la curiosità della sua serva avesse molto a che fare con un certo personaggio ormai di sua conoscenza.

“Capisco…”

Comincio a pensare che il pranzo di domani non sarà davvero piacevole!

 

Si guardò intorno: anche quel giorno il sole baciava i campi in fiore che coloravano allegramente l’ambiente, spargendo un gradevolissimo profumo nell’ambiente circostante.

Un’altra bellissima giornata…

Niente oggi può andarmi per il verso sbagliato…

Si tolse il cappello a cilindro lasciando che i capelli corvini gli ricadessero sulla fronte; nascondendo gli occhi neri, illuminati dalla solita luce divertita, che intanto osservavano la dignitosa villa stagliarsi in lontananza.

La proprietà degli Honeycombe

Un altro invito da parte di un’altra famiglia sconosciuta che non vedeva di certo l’ora di includere i Norris nella loro cerchia d’amici. Come spesso non vedevano l’ora di includere lui nella loro ristretta cerchia di amici.

Non essendo uno stupido vedeva benissimo l’ammirazione che suscitava nelle famiglie di quel luogo. Notava lo sguardo invidioso di parecchi di quei ragazzetti e i sospiri languidi delle signorine di buona famiglia e non che lo guardavano come se venisse da un mondo lontano.

Ed era pronto a scommettere che neanche uno di loro avesse mai partecipato ad una vera season a Londra.

Se vedessero come le cose in città erano diverse! Ogni loro patetico discorso sarebbe immediatamente caduto nel vuoto.

Sono così ingenui!

Sorrise “ Qui in campagna ho trovato quasi più divertimenti che in città e ho ovviamente intenzione di sfruttarli più che posso…d’altronde chi si metterà mai in testa di darmi contro?”

Niente oggi può andarmi il verso sbagliato…

“Alexander…”

La voce fredda del padre lo richiamò alla realtà.

Il signor Norris si era avvicinato al figlio maggiore, lasciando la moglie più avanti in compagnia dell’anziana madre, e ora lo guardava senza dire nulla. Ma con il solito biasimo negli occhi.

Alexander lo degnò di un’occhiata fugace prima di voltarsi a guardare nuovamente di fronte a sé, il sorriso ormai scomparso dalle sue belle labbra “ Immagino che vogliate farmi ancora il solito discorso padre…evidentemente non nutrite la minima fiducia in me.”

“ Sei e sarai sempre mio figlio, ma sta a me decidere come e quando concederti la mia fiducia…di nuovo.” e qui fece una pausa per osservare il volto del giovane uomo di fianco a lui: Alexander continuava a restare trincerato dietro ad una stoica facciata indifferente, ma poté scommettere di aver notato un lampo d’amarezza dietro i suoi profondi occhi neri.

Lo so…lo so che non hai dimenticato, figlio mio…

Ma nemmeno io posso assolverti dalla colpa per ciò che hai commesso…

Sospirò “ Comunque sia…volevo solo ricordarti che qui non puoi fare di testa tua…cerca di mettertelo in testa...”

Alexander accelerò il passo, con il chiaro intento di lasciare indietro il padre. Si voltò verso di lui: di fronte a sé aveva un uomo ormai vecchio e stanco. Un vecchio che aveva passato metà della sua vita a biasimarlo. A disapprovare suo figlio.

“E io continuo a ricordarvi la mia età…non potete più aver alcuna influenza su di me, padre, come facevate un tempo…” gli disse, ben conscio di quanto fossero irrispettose le sue parole.

Poi riprese a camminare, poiché in quel momento tutto ciò che voleva era mettere la maggior distanza fra sé e il padre; l’uomo che sempre gli ricordava il suo passato.

Era quella la ragione che l’aveva indotto a partire per Londra e a prendervi casa in maniera stabile. Londra era la meta di svago perfetta per lui. La Buona Società l’aveva accolto a braccia aperte e lui non si era tirato indietro.

Perché ormai era completamente un’altra persona…e lo riusciva a trovare divertente…

Niente oggi può andarmi  per il verso sbagliato.

Sorrise; ma questa volta il volto era più una maschera di tristezza che divertimento.

…d’altronde chi si metterà mai in testa di darmi contro?

Solo la voce della madre, gentile ma ferma al tempo stesso, lo convinse a tornare indietro e a offrire il braccio all’anziana nonna con il sorriso galante di sempre stampato in volto.

 

Il tutto era stato pianificato nei minimi dettagli: la tavola era già pronta e il servizio buono di piatti era stato rispolverato per l’occasione, i servi avevano lucidato casa da cima a fondo, Henrietta era stata lavata e strigliata a sufficienza e ora aspettava l’arrivo degli ospiti sbirciando fuori dalla finestra ogni pochi secondi, Nanny intanto le ricordava che avrebbe salutato i Norris e gli altri ospiti e poi si sarebbe ritirata, come una brava signorina, lasciando gli adulti soli per pranzo; anche in cucina era tutto sotto controllo.

Callie, dal canto suo, aspettava seduta sul divanetto del salotto l’arrivo della famiglia Norris e intanto cercava di dissimulare la sua agitazione leggendo un libro, con la massima indifferenza possibile. Gli occhi nocciola fissati insistentemente sulla stessa frase da dieci minuti a quella parte.

 “Mi sento così sciocca!” pensò amareggiata “ Non può essere che per un semplice pranzo io debba andare fuori di me!”

Sembra che il cuore voglia uscirmi dal petto…

…sono proprio  una perfetta idiota!

E il grido di Henrietta che le trapanava i timpani non fu di certo d’aiuto “Eccoli! Sono arrivati!”

Callie dovette costringersi ad alzarsi in piedi, a sfoderare il solito sorriso gaio e sereno e di essere pronta per ricevere i nuovi vicini. Proprio come una brava signorina.

E poco importava se Alexander James Norris gli stava ormai così in antipatia. Doveva essere una brava, composta, sorridente padrona di casa.

Così quando sentì suo padre salutare affettuosamente David Norris e consorte, Henrietta assicurarsi i complimenti della anziana madre di quest’ultimo, si fece avanti come la creatura più felice di tutta l’Inghilterra.

“Siete veramente i benvenuti! Sono davvero felice che vi siate potuti unire a noi per pranzo!” fece inchinandosi leggermente. Si sentì orgogliosa del suo comitato di benvenuto “Brava Callie! Ora continua così ancora per qualche ora!” pensò decisa.

Ma, proprio nell’alzare lo sguardo, si ritrovò riflessa negli occhi neri di Alexander James Norris che la squadravano con un’attenta aria divertita.

Distolse lo sguardo, cercando di non arrossire.

Forse, dopotutto, era destino che questa giornata andasse per il verso sbagliato!

 

Ancora una volta era stata fortunata: una volta arrivati anche i Clayton e gli Hayer, scoprì di essere seduta tra l’affascinante moglie di David Norris e Margareth, mentre di fronte a lei sedeva Linda. E, cosa degna di nota, Alexander James Norris era seduto dall’altro capo della tavola.

Ringraziando il cielo, l’attesa dell’arrivo delle altre due famiglie era stata più breve del previsto e ora Callie era pronta ad ammettere di starsi veramente godendo il pranzo, con una simile compagnia seduta attorno a lei: Margareth si era fatta meno timida e, prendendo coraggio, riusciva a intavolare dei discorsi a cui partecipavano con piacere quasi tutti i commensali ( fatta eccezione per Charlotte, che non sembrava gradire questo cambio repentino di carattere della cugina); Linda era più bella e ciarliera che mai; mentre la moglie del Signor Norris aveva dei modi così affabili che era impossibile non trovarla simpatica.

Durante il pranzo Callie ebbe modo di sbirciare ogni tanto verso il giovane uomo seduto così lontano da lei: persino il suo modo di mangiare sembrava studiato ed elegante.

“Ma non gli riesce di far nulla in modo naturale?” pensò con ironia mentre lo osservava parlare con Charlotte, più gaia che mai all’idea di essere seduta di fianco a lui, e Catherine.

Il suo volto era una maschera di perfetta indifferenza e galanteria, mentre il sorriso compiacente non accennava ad abbandonarlo neanche per un secondo. Sembrava un perfetto gentiluomo. Nemmeno Callie poteva non vedere l’alone di fascino che quell’uomo si portava naturalmente dietro.

Non riusciva proprio a negarlo…

Poi però, quando Charlotte si fu voltata per scambiare due parole con Catherine, notò negli occhi neri del giovane Norris uno scintillio di disprezzo. Fu talmente passeggero, che credette di esserselo immaginato.

Infatti eccolo di nuovo ascoltare sorridente Charlotte che gli domandò, ad alta voce “ Parola mia! Signor Norris, non è normale per un inglese come voi avere la pelle così abbronzata! Sono tutti così tremendamente pallidi qui!”

Con grandissima sorpresa di Callie, la donna al suo fianco scoppiò a ridere “ Scusatemi signorina Hayer, non avevo intenzione di prendermi gioco di voi…ma vedete è la prima volta che qualcuno fa notare questo evidente particolare ad Alexander…” aggiunse poi, giustificandosi di fronte alle sopracciglia aggrottate di una Charlotte un po’offesa.

L’uomo in questione sbuffò, appoggiando il capo sulla mano destra in una posa un po’inelegante ma a cui nessuno fece caso “ Forse, madre, intendete sottolineare che poche persone sono a conoscenza del fatto che non sono perfettamente e totalmente inglese?”

Tutta la tavolata si voltò sorpresa verso di lui, Callie compresa.

“Oh! Adesso sì che sono veramente stupita!” fece la madre, trovando inaspettato che il figlio lo ammettesse così schiettamente davanti a degli estranei. Poi pensò che era talmente tanto cambiato da risultare imprevedibile anche ai suoi occhi di madre.

La voce cinguettante di Charlotte Hayer si levò alta e arrogante sui commensali “ E di grazia, cosa vorreste dire con questo? Siete crudele a tenerci sulle spine, signore!”

Alexander la guardò divertito per poi rispondere “ In realtà sono inglese solamente da parte di padre…” e qui fece un cenno verso un David Norris che sembrava intenzionato a non seguire i discorsi del figlio e, anzi, parlava tranquillamente con il padre di Callie “…mentre mia madre è di origine portoghese...”

Un ‘Oh!’ stupito percorse tutta la tavolata.

Callie era pronta a scommettere che l’uomo se la godeva un mondo, con tutta l’attenzione degli ospiti su di sé. E aveva anche la sua. Un po’invidiò suo padre e David Norris che se la parlavano pacatamente.

“ Qui in Inghilterra, da sposata, sono la signora Norris; mentre in Portogallo, da nubile, ero solo Teresa Gomez de Brito!” informò loro la madre di Alexander, con aria gaia.

Il padre di Linda, un uomo anziano dallo sguardo vivace, si sporse verso di lei “ Credetemi guardando voi e vostro figlio non l’avrei mai immaginato. Devo ammettere di aver subito pensato ad una leggera abbronzatura dovuta al sole!”

 

L’argomento venne nuovamente tirato fuori al termine del pranzo, quando Callie, Linda e le ragazze più giovani cominciarono a servire il Caffé agli ospiti, beatamente seduti in salotto. Il chiacchiericcio leggero si spargeva nell’aria e la primogenita degli Honeycombe si sentiva finalmente tranquilla “Evidentemente il fatto di essere stati presentati e di esser stati per tanto tempo nella stessa stanza è servito a mettermi a mio agio.” pensò serena, mentre riceveva da Linda una tazzina di Caffé caldo “ Finalmente posso godermi queste ore in letizia! Non mi importa proprio nulla di Alexander Norris!”

E così, con un dolce sorriso stampato in volto, si portò proprio davanti all’uomo in questione impegnato in una fitta discussione con i genitori di Charlotte e Catherine Hayer.

Notò che si era dovuto stringere sul divano per riuscire a farci accomodare anche le altre due figure pesanti e rise fra sé.

“Ecco il vostro Caffé, signore.” fece, porgendogli la tazzina fumante.

Lui alzò gli occhi neri su di lei e Callie seppe di essere passata attentamente in esame da quel damerino che poi le prese la tazza dalle mani delicatamente. Sentì per un momento il suo tocco delicato sfiorarle le dita.

“Grazie…”

Lei scosse la testa. “ Figuratevi, per così poco!” e stava per andarsene quando la sua voce divertita la inchiodò lì dov’era.

“Non mi aspettavo davvero che mi avreste servito voi, non dopo aver notato che a malapena mi rivolgete la parola….per non parlare del fatto che sembrate evitarmi sin dal primo momento in cui mi avete visto…vi faccio paura per caso, signorina?”

Callie si voltò inorridita verso di lui, il volto che andava arrossandosi ogni istante di più: l’uomo la fissava con un sorrisetto che sembrava non promettere niente di buono, i bei occhi neri che non la lasciavano per nemmeno un secondo. Si appoggiò stancamente al divano, come se si aspettasse una risposta. Era pronto a scommettere che quella ragazzina castana si sarebbe indignata e l’avrebbe apostrofato di certo in malo modo, mettendosi in ridicolo di fronte a tutti gli altri.

D’altronde era così rossa che sembrava stesse per scoppiare da un momento all’altro.

La trovava divertente: il modo in cui i suoi occhi nocciola lo guardassero confusi, in cui si era bloccata incerta sul da farsi. E gli piaceva il fatto che Callie Honeycombe si sforzasse di fare la signorina indifferente, specchio di galanteria e modi vivaci e allegri.

Bisogna essere esperti per giocare a questo gioco…e tu non lo sei affatto, ragazza mia.

Ma non accadde nulla di ciò che aveva previsto.

Di certo non si aspettava di vedere la signorina Callie ridere in maniera leziosa e asserire, in tono gaio “Ma andiamo, signor Norris! Capisco che abbiate sempre voglia di scherzare, ma farmi paura? Penso che stiate esagerando!”

Lei si accorse con soddisfazione di averlo lasciato letteralmente di stucco. “Ben ti sta, imbecille!” pensò allontanandosi con il cuore in tumulto. Come la faceva infuriare! Avrebbe davvero voluto coprirlo di maledizioni lì di fronte a tutti!

Lisciandosi nervosamente il vestito si avvicinò a Linda ancora intenta a versare il Caffé nelle tazzine rimaste. Si sentiva scoppiare dall’imbarazzo: aveva davvero l’intenzione di metterla in ridicolo! Ma perché poi?

“Siete pronta ad ammettere che il vostro sia anche pregiudizio?”

Forse, alla fine, pure quell’uomo se ne era accorto e aveva voluto in qualche modo punirla per averlo giudicato fin dall’inizio?

Ma no…dev’essere per un altro motivo…

Di sicuro molto più superficiale.

Pensò, trattenendo un brivido, a quando le loro mani si erano sfiorate. Era stato solo un momento, però…

Perché mi sento così?

 

Infine si decise per una passeggiata fra i campi, prima che il sole tramontasse facendo sprofondare la campagna nel buio. Tutti furono più che entusiasti dell’idea e la piccola Henrietta si unì a loro, seguita da un’apprensiva Nanny che segretamente pregava tutti i santi del paradiso affinché la bambina non si comportasse male.

Il solo a rimanere indietro fu Alexander James Norris che, scompigliandosi i capelli neri, tirò fuori qualche scusa a proposito di una lettera ed ebbe il permesso dal padre di Callie di terminarla lì a casa loro, a patto che poi li raggiungesse assolutamente.

Callie non era altrettanto tranquilla a lasciare quel damerino a casa sua, ma sarebbe sembrato strano se ora avesse contraddetto il padre. E quell’uomo lo sapeva benissimo: le rivolse un fugace sguardo carico di ironia, come se la sfidasse a dire qualcosa.

La ragazza si costrinse a voltarsi e avviarsi su per il sentiero con Linda e Margareth, mentre i signori Hayer costringevano due disperate Charlotte e Catherine a camminare. Le due non potevano sopportare di dividersi dal loro beniamino.

Ma alla fine tutti furono in marcia e la casa era ormai scomparsa in lontananza. Callie mantenne la calma per quasi mezz’ora prima di lasciarsi trascinare da tutti i suoi numerosi dubbi: non era affatto tranquilla. Aveva un brutto presentimento, perché non riusciva a fidarsi per nulla di quel giovane ed elegante uomo che sin dall’inizio si era attirato la sua antipatia.

Guardò il padre: lui invece sembrava tranquillo come non mai. Non lo preoccupava affatto che uno sconosciuto girasse per casa loro totalmente indisturbato. Si consolò pensando che almeno vi erano i servi a tenerlo d’occhio.

Ma ho comunque un bruttissimo presentimento…

Una strana coincidenza si presentò poco dopo. Il padre di Callie le fece notare di aver dimenticato il parasole e, con quella luce, era meglio che corresse subito a casa a prenderlo. D’altronde non erano ancora così distanti da non poter tornare indietro.

Tornare significava anche incontrare Alexander Norris, ma accettò perché così avrebbe potuto tranquillamente controllare la situazione. Con una smorfia si immaginò quello che le avrebbe detto:

Siete addirittura tornata indietro a controllare che non facessi danni…sono abbastanza ricco da non aver  bisogno di rubare in casa altrui, sapete?

Lasciò quindi la comitiva, assicurando a tutti che sarebbe tornata presto, e ignorando le assurde proteste di Charlotte che voleva assolutamente andare al suo posto.

Fu sull’uscio di casa in meno di dieci minuti tanto aveva fretta di arrivare. Mentre apriva la porta si diede della stupida, per il suo cuore che batteva forte, malgrado i suoi tentativi di calmarsi  “Tanto non me ne importa nulla no?”

In casa regnava il silenzio più assoluto e il salotto era deserto. Sulla scrivania una lettera era stata lasciata incompiuta, dopo solo poche righe. Callie sbarrò gli occhi: ora era veramente turbata.

C’era qualcosa che sicuramente non andava…

L’uscio socchiuso, che dava sul corridoio che portava direttamente alle camere della servitù, attirò la sua attenzione. Si avvicinò cercando di fare meno rumore possibile: sentiva delle voci, come sussurri, farsi sempre più vicine.

E, sbirciando attraverso la porta, vide qualcosa a cui non avrebbe mai dovuto assistere:

Giuditte era seduta su un cassettone in legno, la divisa in disordine calata fin sotto al seno, e si stringeva ad una figura alta e solida che affondava i suoi capelli neri e ribelli nell’incavo del suo collo.

La giacca dell’uomo e il panciotto giacevano sul pavimento, mentre la camicia bianca scendeva dalle spalle di lui rivelando una schiena solida e scura, attraversata dalle mani pallide e avide di Giuditte.

Giuditte, la sua serva. La sua cameriera personale, con cui era tanto in confidenza…

Vide Alexander James Norris prenderle il viso fra le mani e baciarla con foga, vide che la toccava, vide che si approfittava di quella ragazza con il solito sorriso di trionfo, con gli occhi neri resi ancora più belli dall’eccitazione.

Non ebbe il tempo di odiarlo, di pensare nemmeno a cosa fare poiché il suo cuore fu letteralmente ghiacciato dagli occhi neri dell’uomo puntati su di lei.

L’aveva vista…

Si guardarono per un lungo momento: Callie non riusciva a distogliere gli occhi da quello sguardo tagliente che sembrava intenzionato a ferirla, ad ucciderla.

Mi sta disprezzando…

“Perché ti sei fermato?” chiese Giuditte ansimante, ma lui non le rispose. Continuava a fissare la figura seminascosta nell’oscurità e che ora, tornata alla realtà, correva velocemente lontano dalla scena.

Callie non seppe neanche come riuscì a mantenere tanta presenza di spirito da ricordare di prendere il parasole prima di uscire. Aprì la porta di casa e corse per tutto il giardino senza voltarsi indietro, il cuore che sembrava volerle scoppiare letteralmente fuori dal petto e una sgradevolissima sensazione di nausea in fondo allo stomaco.

Non riusciva nemmeno a pensare, a darsi una sola spiegazione per quello che aveva visto. Per quanto quell’uomo suscitasse la sua antipatia non avrebbe mai immaginato che potesse arrivare a compiere un atto del genere. A casa sua. Con la sua cameriera personale.

Ma avrei dovuto aspettarmelo da uno come lui…

Rallentò la sua folle corsa, sentendo l’esigenza di fermarsi almeno un attimo per raccogliere i pensieri. Che avrebbe dovuto fare ora? Sarebbe stato meglio raggiungere la comitiva e avvisare suo padre e il signor Norris di quanto successo? Oppure sarebbe stato meglio tacere?

O, ancora, avrebbe dovuto interrompere i due, appena vista la scena?

Si prese il viso caldo fra le mani, lasciando che qualche ciocca di capelli scuri le cadessero attorno al volto: non riusciva a dimenticare lo sguardo tagliente con cui lui l’aveva trafitta. Come se l’avesse colta con le mani nella marmellata.

Cosa penserà ora di me?

Anche se confusa, Callie sapeva che era meglio raggiungere la comitiva, poiché se fosse mancata per troppo tempo di certo si sarebbero preoccupati e avrebbero mandato qualcuno a cercarla. E di certo non desiderava che qualcun altro assistesse alla scena che poco prima le si era parata davanti.

Immaginò che avessero mandato davvero Charlotte al suo posto.

Sarebbe stato uno scandalo.

I suoi pensieri furono bruscamente interrotti da una presa quasi ferrea che si stringeva attorno al suo esile braccio. Si voltò spaventata e sgranò gli occhi nel vedere Alexander James Norris di fronte a lei.

 Si era infilato in fretta e furia la giacca  e la camicia bianca era ancora sbottonata fino a metà, rivelando la pelle leggermente scura sotto il tessuto. I capelli si movevano come una tempesta nera su quel viso che la fissava con ironia. Gli occhi ora così diversi da quelli freddi e taglienti di poco prima.

E Callie ebbe ancora più paura. Cercò di divincolarsi, inutilmente.

“Prima mi evitate e ora prendete a spiarmi?” chiese lui in tono neutro “ Che avete in mente, signorina?”

La ragazza non riuscì a non rabbrividire sotto il tocco dell’uomo. Si diede, come ormai d’abitudine, della stupida; poiché nemmeno in preda alla rabbia, all’indignazione e al disgusto di fronte al comportamento di lui riusciva a smorzare i sentimenti che le suscitava.

Arrossì e disse, distogliendo lo sguardo “ Lasciatemi andare, per piacere…”

L’uomo non accennò a mollare la presa che, anzi, si strinse ancora di più attorno al suo braccio. Quando parlò il suo volto esprimeva ancora l’ironia di prima, come se fossero due amici che stessero discorrendo del tempo anziché due perfetti sconosciuti in una situazione piuttosto sconveniente.

“Non lo direte ad anima viva, d’accordo?”

“Lasciatemi andare, signor Norris!” continuò lei imperterrita, senza guardarlo in faccia. Come poteva chiederglielo? Era come se pretendesse di farsi complice di un qualcosa di…di…

…sbagliato…

Questa volta la presa le strappo un lamento, che la riportò a guardarlo negli occhi. Si stupì di vedervi uno sguardo sofferente, quasi disperato. Ma, ancora una volta, fu solo un momento, poiché si ritrovò di fronte allo sguardo indifferente e costruito di sempre.

“D’accordo?”

Chi siete realmente?

“D’accordo! D’accordo!” quasi urlò Callie “ Però, ve ne prego, lasciatemi il braccio…mi state facendo male!”

Lui mollò bruscamente la presa e la ragazza si allontanò istintivamente di qualche passo. Gli occhi nocciola puntati sull’uomo in piedi di fronte a lei. Osservò la figura elegante e slanciata, la tonalità scura della sua pelle, il viso delicato e i capelli corvini che si agitavano intorno al viso in onde ribelli. Gli occhi neri che la guardavano vittoriosi.

L’aveva ridotta al silenzio. Non poteva dire nulla. Ma, anche se avesse parlato, chi le avrebbe creduto?

Era la parola di una ragazzina di ventun anni contro quella di un uomo di trentuno, abbastanza ricco e stimato in città da fare ombra a tutte le doti di lei. E anche alla stessa verità.

Avrebbe voluto ucciderlo…

Chiuse gli occhi e respirò profondamente, scacciando quel pensiero pieno di odio.

“Ora ci siamo capiti, signorina Honeycombe…” fece lui come se le avesse letto nel pensiero “Mi auguro che fra di noi non vi siano più incidenti di questo genere…”

Callie aprì il parasole sopra la testa “ Non parlerò solo per evitare un terribile dolore a mio padre. La vostra condotta è ignobile, lasciate che ve lo dica…e i modi falsi con cui vi proponete su di me non hanno alcun effetto…”

Lui restò perfettamente indifferente alle parole della ragazza “ Non pretendete di dire bugie se non siete in grado di mascherarle…poiché, vedete, state arrossendo a vista d’occhio, ragazza mia…”

Callie lo guardò confusa per un momento, arrossendo come un peperone.

“Voi mi disgustate!” fece per poi voltargli le spalle e correre via.

Alexander si voltò verso la casa con un sorrisetto compiaciuto stampato in volto, si scompigliò i capelli e guardò il cielo ormai tinto di rosso. Fra poco sarebbe calato il buio.

Niente oggi può andarmi per il verso sbagliato…

Quella ragazzina l’aveva davvero divertito un mondo!

Note:
* Orgoglio e Pregiudizio, cap. XXII

  
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