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Autore: _Breath    14/07/2011    3 recensioni
Sirius sterzò a sinistra facendogli cacciare un urlo poco virile, l’amico rise e lui gli pizzicò un fianco.
“Ehy!”
“Smettila di fare il demente, per quanto tu possa riuscirci.”
Sirius si massaggiò la parte lesa, poi sbuffò “ certo che l’astinenza ti fa diventare veramente acido.”
Quando ad un certo punto Black si voltò con un sopracciglio alzato chiedendogli dove Lily abitasse, James credé di morire.
“Ehm … non lo so.” ammise dopo un singhiozzo e un finto colpo di tosse.
Si sarebbe aspettato di tutto: da una risata, a un insulto o anche un ancata che gli avrebbe fatto perdere l’equilibrio.
Sirius invece si fermò in mezzo al cielo, una nuvola poco lontana dal suo naso e starnutì.
“Stai scherzando, vero?”
“Assolutamente no.”
“E tu me lo dici così? Così calmo?”
“Ora sei tu quello che sembra una donna in crisi ormonale,Sir. Stai calmo.”
“Calmo un par di pal-” , James lo bloccò.
“Educazione, Pad, ricorda di usare l’educazione.”
Lo sguardo del rampollo dei Black si assottigliò “Prongs non mi sfidare. Non fare il casto e il puro quando di casto hai solo il cervello. Sei così stupido che le sue grandezze risalgono a quelle del concepimento.”
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
- Questa storia fa parte della serie 'Come diventare (tromb)amico di Lily Evans, parte I'
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Il sole splendeva alto nel cielo della Londra babbana.
Lily Evans era posata contro lo stipite della finestra, i gomiti a reggerle il mento e gli immensi occhi verdi a splenderle allegri.
Era felice,Lily, era innamorata.
Ora capiva cosa provava sua sorella Petunia- se pure sorella poteva ancora essere considerata quella ragazza mora e anoressica che non le rivolgeva altro che occhiate gelide per i corridoi di casa- quando diceva di esserlo del suo ragazzo.
Non che Vernon fosse uno di quei fanciulli che lei amava definire ‘belli’ , non era nemmeno ‘simpatico’; a volte si chiedeva cosa sua sorella avesse trovato di attraente in lui!
Era grasso, flaccido, con occhi piccoli e infossati che sembravano due fessure, la bocca pelosa e sempre contornata da un ghigno schifato.
Lily non avrebbe mai dimenticato quando, presentandosi, lui si era rifiutato di stringerle la mano perché, secondo il suo parere di Babbano bacato, era infetta.
Tzé, lei era pulitissima, si disse, molto più di lui e di tutto quello che lo riguardava.
Socchiuse le palpebre e sospirò dolcemente.
James.
Nonostante lo conoscesse da oltre sette anni era solamente da poco che aveva aperto gli occhi,ammettendo, sia a se stessa che al mondo, di amarlo.
James Potter era tutto quello che lei aveva sempre odiato: era borioso, arrogante, socievole -per niente simile a Severus, il suo ex migliore amico, sia per aspetto che per carattere-, aveva occhi birichini e maliziosi, era famoso e popolare.
James Potter era il suo opposto eppure, si disse, era anche l’unico che la completava.
Con i suoi capelli neri così in contrasto con i suoi rossi, i suoi occhiali tondi sul naso così diversi dalle sue iridi brillanti e il suo fisico allenato nettamente superiore a quello di chiunque uomo lei conoscesse- Vernon compreso-, la rendevano scettica su tutto quello a cui aveva sempre creduto.
In tutta la sua vita Lily aveva pensato che James fosse il fulcro fondamentale, la base più ferrea del suo odio, ma si era ricreduta anche su quello.
Nonostante lei fosse un prefetto e lui un malandrino- ovvero il suo opposto per antonomasia- lei era caduta irrimediabilmente in amore con lui.
Come Romeo e Giulietta, come Tristano ed Isotta e come tutti gli amanti del mondo lei si era ritrovata scottata dalla sua autenticità ed ora, in questa estate che l’avrebbero resa lontana da lui per tre, lunghi, immensi mesi iniziava a sentire un lungo formicolio su per la schiena.
Come se dell’orticaria l’avesse appena punta, si disse, come se il sudore le si fosse consolidato addosso.
Come se un formicaio avesse preso vita sul suo corpo, ma era solamente tanta voglia di correre dal suo amore e stringerlo tra le braccia.
James.
Si chiese se lui le stesse pensando, se anche lui stesse fremendo alla ricerca del suo corpo e se- in quel caso e in quale modo- lui stesse placando quell’immensa sete.
Si sorprese, Lily, dei suoi stessi pensieri ,dolci e stomachevoli ,dunque scosse la testa facendo ondeggiare i capelli rossi davanti al viso e socchiudendo le iridi.
James.
Sorrise, gli occhi ancora serrati.
Era così innamorata, si disse, da sentire anche il suo odore, il suo passo scalciato e il suo strisciare silenzioso al suo fianco.
Udiva anche la sua voce, melodiosa, terribilmente tenera sussurrarle all’orecchio.
“Ciao, amore mio!”
Lily sussultò, sbarrò gli occhi e respirò forte.
Era puramente una coincidenza, pensò, il sentire due calde mani, due calde e grandi mani- esattamente come le sue- sopra i suoi fianchi.
Lui non era lì con lei, era pressoché impossibile.
Era solamente la sua fantasia che le faceva credere di avere il suo fiato dolce sul collo, solamente il suo tenero desiderio.
Ma era tutto così vero, così nitido e reale.
Una piacevolissima illusione, un illusione che le riempiva il cuore di speranza, di quella speranza che lei aveva sempre odiato.
La speranza è per i deboli, si disse.
Eppure non ebbe la forza di girarsi e controllare…

**
James sedeva sulla grande poltrona rossa della sua stanza con Sirius, il suo fedele compare, che accanto a lui si sventolava con un foglio di una rivista trovata poco prima sotto il letto.
James sospirò, Sirius roteò gli occhi.
“Avanti Prongs, smettila di fare il povero Romeo innamorato e andiamoci a divertire!” lo riprese il Black alzandosi di colpo.
James sospirò, ancora.
“Sir, tu non capisci!”
“No, e sono contento di poter affermare che non mi interessa capirlo.”
“Sei un troglodita, Sirius!”
“Sono un… ch-che cosa?”
“Troglodita, amico” l’occhialuto gli sorrise a 360° “ sai, un abitante delle cavern-”
Sirius lo bloccò con un gesto della mano, esasperato “ so cosa è un troglodita, Jam. Si dia il caso che io-io e non tu, non Remus, non Peter ma bensì io - abbia preso il massimo del punteggio al test di deduzione.”
“Non abbiamo mai fatto un test simile…”
“Ah, avanti James! Fidanzarti con Lily ti ha fatto realmente rincretinire!”
“Sei tu il demente che si inventa strani test inesistenti!”
“Ma lo dicono sempre alla Tv Babbana! Io ho ripetuto solo quello che ho sentito dire.”
“Da quando in qua tu guardi la Tv Babbana? Poi sarei io quello strambo e patetico, Padfoot?”
Sirius assottigliò lo sguardo incrociando le braccia al petto “ ti ricordo che la tua fidanzata è una babbana…”
“Lily è una strega …”
“… nata Babbana.”
“E allora? Io non sono mica razzista!” s’imbronciò.
“Ah, davvero? Da quello che appena detto sembra proprio dì sì, sai? Mi hai appena dato del patetico solo perché guard- ”
James lo interruppe con un gesto della mano “ touché Sir, Touché”.
Il rampollo de Black gongolò leggermente prima di issarsi vicino la finestra e guardare fuori, rapito.
“Sai, Jam, non avrei mai pensato di dirlo ma passare l’estate con te si sta rivelando veramente noioso.”
“Ehy amico, come siamo gentili, eh? Non solo ti ospito a casa mia ma mi devo sentire dire pure che sono pesante?”
Un lampo birichino brillò nell’occhio chiaro del ragazzo “ sei tu che ti stai rammollendo, fratello.”
“Tzé, sì come no. Arrampicati sugli specchi tu, arrampicati prima di cadere. Ma sappi, bello mio, che non ti soccorrerò quando ti sarai frantumato il cranio.”
“Ehy! Come siamo melodrammatici.”
“Giustamente anche Romeo lo era.”
“L’amore ti fa un brutto effetto, Prongs.”
Oh, l’amour!” gli fece il verso Potter, docilmente emozionato “ come vorrei andare da Lily, prenderla tra le braccia, baciarla tutta e-”
Sirius lo bloccò, schifato “ non mi interessa sapere i tuoi sogni erotici, limitati a pensarli!”
James rise, in un latrato tanto simile a quelli di Sirius e gli diede una pacca sulla spalla.
“Credimi, Sir, ne passerà di tempo prima che possa concretizzarli.”
Il moro sbarrò gli occhi, incredulo “ la Evans è così frigida?”
“Ma certo che no! Il problema sta nella lontananza.”
La faccia sbigottita dell’amico gli fece capire che no, non stava capendo quello che gli stava dicendo.
“Lei è nel mondo Babbano, amico, io sono qui. Sai, a meno che tu non riesca a portarmela credo sia impossibile il poter concludere qualcosa. E mettiamo in chiaro una cosa: non ho la benché minima intenzione di accontentarmi di te e di darmi all’omosessualità”
Sirius fece una faccia disgustata che faceva intendere che anche lui era dello stesso parere poi brontolò una frase che somigliava ad un “ te l’andrei a prendere molto volentieri, amico, anche solo per uscire da questo forno vivente! Ma quanto diamine fa caldo, oggi?”
James però registrò solo la prima parte della frase, poi improvvisamente si illuminò.
Il suo volto parve acquistare luce propria, e il caldo passò in secondo piano.
Si alzò, velocemente, così velocemente da scuotere il letto e abbracciò stretto l’amico.
“Sei un genio SIR!” urlò mentre il compagno, basito, pregava affinché l’entusiasmo di Potter non sfocasse in qualcos’altro.
I loro bacini a contatto infatti lo imbarazzavano, e non poco …


**
Remus era il più bravo con la magia tra tutti loro- o forse era solo il più volenteroso- fatto sta che dopo tre ore di tentativi per trasformare la vecchia moto Babbana di Pete in un aggeggio che sapesse volare riuscirono a mettersi in viaggio.
O almeno, due di loro riuscirono a farlo.
Remus si impose di restare a terra: aveva troppa paura di salire su quel coso capitanato da uno dei due malandrini per eccellenza, Peter invece era troppo grasso per fare spazio anche a James e quindi si arrese all’evidenza che, ahimé, sarebbe dovuto restare a piedi.
“Giuro che ti porterò a fare un giro dopo, Pete,” gli aveva assicurato Sirius prima si sgommare e far quasi cadere gli occhiali a Prongs per l’eccessiva velocità.
Se solo fossero stati sulla terra ferma, pensò James, sicuramente un poliziottero- o come diamine si chiamavano quei cosi babbani che Lily tanto temeva- li avrebbero fermati e rimproverati.
Ma loro, si rincuorò, non erano per nulla Babbani normali ma erano dei maghi, quindi erano autorizzati anche a volare sopra le teste di Londra.
Sirius sterzò a sinistra facendogli cacciare un urlo poco virile, l’amico rise e lui gli pizzicò un fianco.
“Ehy!”
“Smettila di fare il demente, per quanto tu possa riuscirci.”
Sirius si massaggiò la parte lesa, poi sbuffò “ certo che l’astinenza ti fa diventare veramente acido.”
Voltando la testa a destra, Potter mascherò un sorriso e gli pizzicò ancora il fianco rischiando di fargli perdere il controllo della moto e di cadere nel nulla.
Rise parecchie volte, convinto che in caso di pericolo un accio scopa lo avrebbe salvato, ma non sapeva che avrebbe prima toccato il suolo e poi il suo agognato oggetto lo avrebbe raggiunto.
Quando ad un certo punto Black si voltò con un sopracciglio alzato chiedendogli dove Lily abitasse, James credé di morire.
“Ehm … non lo so.” ammise dopo un singhiozzo e un finto colpo di tosse.
Si sarebbe aspettato di tutto: da una risata, a un insulto o anche un ancata che gli avrebbe fatto perdere l’equilibrio.
Sirius invece si fermò in mezzo al cielo, una nuvola poco lontana dal suo naso e starnutì.
“Stai scherzando, vero?”
“Assolutamente no.”
“E tu me lo dici così? Così calmo?”
“Ora sei tu quello che sembra una donna in crisi ormonale,Sir. Stai calmo.”
“Calmo un par di pal-” , James lo bloccò.
“Educazione, Pad, ricorda di usare l’educazione.”
Lo sguardo del rampollo dei Black si assottigliò “Prongs non mi sfidare. Non fare il casto e il puro quando di casto hai solo il cervello. Sei così stupido che le sue grandezze risalgono a quelle del concepimento.”
James sorrise e gli fece pat- pat sulla spalla “ sono felice di vederti più calmo. Sfogati, sfogati pure amico e dopo aiutami a trovare una soluzione al problema, da bravo”
Sirius strinse così forte il manubrio della moto che temette di romperlo, poi fece un profondo respiro- così grande che i polmoni quasi gli si ruppero- e sorrise.
Prongs gli strinse la spalla convinto che il suo migliore amico lo adorasse talmente tanto da non potercela avere con lui, ma rimpianse il suo pensiero quando una spallata del ragazzo gli fece quasi perdere l’equilibrio.
Subito dopo un sorriso malandrino- così simile al proprio- si dipinse sulle labbra di Sirius e Potter si massaggiò la parte lesa, offeso.
“Mi hai fatto male, cretino.”
“Così impari a farmi scherzi del genere.”
“Pff, lo sai che se peggio di Rem a volte?”
“Lo devo prendere come un complimento?”
“Almeno che non ti piaccia sentirti dire che sei un terribile saccente, no, non lo devi prendere assolutamente come complimento.”
Sirius si voltò verso di lui e si scambiarono uno sguardo fugace, divertito.
Nonostante stessero in mezzo al cielo, senza una meta, senza sapere esattamente dove andare potevano scommetterci che si stavano divertendo un mondo.
Nemmeno volendolo Black non riusciva minimamente ad annoiarsi quando l’amico era con lui,pensò.
Si grattò il mento e si passò una mano tra la leggera barbetta che aveva lasciato incolta, poi socchiuse gli occhi.
“Oh”, proruppe “ chissà cosa farà la Evans quando le dirò che non sai nemmeno dove abita.”
“Nemmeno Lily sa il mio indirizzo, se è per questo” ribatté l’altro pronto.
“Ma non è lei quella che freme di voglie sessuali e che rischia di diventare schizofrenico se non le soddisfa. Ti ricordo, Jam, che tu diventi realmente intrattabile quando desideri qualcosa, asfissiante. Non vorrei che l’astinenza ti possa portare ad azioni sconsiderate.”
“Per esempio?” alzò teatralmente un sopracciglio aggiustandosi gli occhiali sul naso.
“Mmh, non saprei. Il violentare me lo escludo: sono troppo forte per lasciartelo fare, in meno di due secondi ti ritroveresti schiacciato contro il muro.”
James sorrise malizioso, stando al gioco e assumendo un espressione del tutto effeminata “ Mmh, seducente. Non dire queste cose, amore,ci potrei pensare.”
Sirius gli diede uno spintone e rise, in quella sua risata del tutto priva di eleganza.
Qualche Babbano sotto di loro alzò gli occhi al cielo, forse attirato da tutto quel rumore.
Prongs gli mise una mano sulla bocca tappandogliela e ridendo con lui leggermente spensierato.
La moto sotto di loro rombava ancora e come fa una madre con il proprio figlio il ragazzo dagli occhi ghiaccio prese ad accarezzarla, dolcemente.
Giocò un po’ con il manubrio prima di alzare gli occhi sulla nuvola bianca davanti a loro e mordersi l’interno guancia.
Dietro di lui, il castano, tamburellava il tallone sulla marmitta con le labbra imbronciate e un espressione seria in volto.
James Potter serio era un momento memorabile, quasi quanto un Sirius Black triste o, per rendere meglio l’idea a detta dei Malandrini, un Mocciosus pulito.
“Mmm-cciosus,” si lasciò scappare a mezza bocca Sirius attirando l’attenzione del compare immediatamente.
Prongs si sistemò nuovamente gli occhiali sul naso e balzò sul sedile, euforico.
“Cosa hai detto?,” chiese.
“Io? Niente!”
“Non è vero hai detto ‘ mocciosus’.”
L’altro sollevò un sopracciglio “ e allora?”
Lo sguardo di James pareva sempre più illuminato: gli occhi castani- quasi d’orati in quel momento- brillavano quasi quanto il sole cocente. Dava quasi l’impressione che a poggiarvi la mano ci si sarebbe ustionati, pensò il rampollo dei Black.
“Ma sei un genio, Pad!”
“E’ la seconda volta che lo dici durante la giornata e anche se la cosa mi lusinga enormemente- oltre a trovarmici assolutamente d’accordo-, mi lascia alquanto basito.”
James lo ignorò apertamente come un gesto ampio della mano “ MOCCIOSUS! LUI ABITA VICINO LIlY!?”
Il cadaverico e spigoloso volto di Sirius pareva sempre più confuso “ E… allora?”
Passandosi una mano tra i capelli e accarezzandosi l’asta degli occhiali il ragazzo evitò accuratamente lo sguardo del compare; chiuse gli occhi e si massaggiò le tempie con concentrazione.
Quando aprì le labbra nuovamente le sue parole furono: “se non sbaglio dovrebbe essere n°22 di Privet Drive.”
“Finalmente ti sei ricordato l’indirizzo della Evans?,” la voce di Sirius oltre che speranzosa era meravigliava. La memoria di James non era mai stata eccellente!
“No. Sinceramente questo dovrebbe essere quello di Mocciosus.”
“E tu come lo fai a sapere?,” l’entusiasmo si spense all’istante sostituito da un espressione terrorizzata e schifata “ mi vorrai forse far credere che ti sei dato ad attività erotiche con lui? Mi fai schifo Jam!”
Prongs gli sorrise malandrino prima di allungare le mani ad abbracciare il manubrio e mettere così in moto; per due secondi sotto le sue mani inesperte rischiarono di cadere miserabilmente a terra.
Mentre Padfoot riprendeva la sua posizione di guidatore e le mani di Potter stringevano poco saldamente i fianchi del compagno, la voce ovattata di Black gli arrivò nuovamente alle orecchie.
“Allora, Jam? Mi spieghi come tu possa ricordare l’indirizzo di quello sporco e sudicio serpeverde?”
Non ebbero bisogno di altre parole; quando i loro occhi si incontrarono- e quelli castani di uno si funsero con quelli ghiaccio dell’altro- improvvisamente si capirono e risero insieme, immancabilmente attivi.


**
James sarebbe stato eternamente grato a Severus Piton, pensò, perché era solo grazie alla sua sporcizia, al suo essere terribilmente sfigato che si era riuscito a ricordare dove abitasse la sua fidanzata.
Probabilmente sarebbero rimasti ancora sospesi sul cielo di Londra lui e Sirius se solo non si fosse ricordato di quando due anni prima si era divertito a giocare uno dei suoi numerosissimi scherzi alla sua preda preferita.
Avrebbe ricordato in eterno quando sotto il suo adorato mantello dell’invisibilità si era materealizzato, grazie alla polvere volante, nella
casa di Mocciosus munito di una confezione di shampoo e bagnoschiuma immancabilmente firmati con la sigla ‘J.P’.
Aveva trasfigurato anche una lurida matita nera che aveva trovato in giro per quella minuscola casa in un boccino d’orato, tanto per fargli capire che era stato lui l’ideatore di quel infantile scherzo. Già si immaginava, infatti, il suo patetico scagliarsi contro tutti i Maladrini; James era del parere che i suoi amici non sarebbero dovuti essere messi in mezzo ai guai per colpa sua. Non che potessero essere puniti, sia chiaro, la scuola era finita e Silente non poteva assolutamente dare loro qualche punizione ma era sempre meglio prevenire, diceva lui.
Non aveva mai saputo la reazione del ragazzo al suo risveglio quando si era ritrovato completamente ricoperto di sapone, in una camera del tutto somigliante ad un bagno come per sottolineare l’invito a lavarsi più spesso, ma aveva goduto terribilmente quando all’inizio del suo sesto anno Piton lo aveva guardato in tralice raggiungendolo e infierendogli contro mille e più insulti che ora, con tutta la sua buona volontà, faceva fatica a ricordare.
Fatto sta che per le prime due settimane Severus pareva aver recepito il messaggio perché aveva iniziato a lavarsi più spesso, poi però purtroppo era tornato alla sua noiosissima routine del ‘lavaggio ogni due- tre settimane’.
James provava ancora ribrezzo se ci pensava.
Quando Sirius iniziò a rallentare la corsa in moto fermandosi nei pressi di una villetta grigia e nera, il rampollo dei Black non riuscì a trattenere un gemito strozzato di puro ribrezzo.
“Ma che roba è questa?!”, disse infatti.
James scavalcò la moto colpendo con un calcio la schiena del amico che rantolò di dolore, poi rispose “ dovrebbe essere la casa di Mocciosus.”
“Quel tuo ‘dovrebbe’ mi spaventa! Dove diamine mi hai portato?”
Potter sorrise e scosse la testa “ Guarda Sir, è piccola, misera, sporca e immancabilmente triste. Sì, credo proprio che sia la casa di Severus.”
Nascondendo una risata divertita, Black sorpassò l’amico facendo tintinnare le chiavi del suo adorato mezzo voltante accanto al proprio viso, poi si voltò verso l’amico.
“Anche se la tentazione di bruciarla e mettere a rogo anche colui che vi abita sia forte, mi puoi dire cosa ci tocca fare ora, qui, in questa terra che mi puzza di sporco?”
“Ehy, ti ricordo che questa è la terra della mia fidanzata!”, ribatté orgoglioso e ferito il compare passandosi una mano trai capelli disordinati; ora che si era fidanzato finalmente con Lily quel tic nervoso stava piano, piano scomparendo lasciandovi però ancora qualche leggero ricordo amichevole.
Ne sentiva la mancanza avvolte Sirius, perché aveva imparato a voler bene a quel ragazzo impertinente, estroverso, inizialmente così diverso da lui solamente grazie a quel meccanico gesto mattutino.
Una volta si era alzato, quando aveva solamente undici anni e divideva già il dormitorio con lui, Remus e Pete, e lo aveva trovato ancora insonnolito con i capelli completamente disordinati.
Lo aveva guardato, rapito, e poi era scoppiato a ridere fin quando anche James si era unito alla sua risata circondandogli il collo con un braccio.
E da quella mattina erano diventati amici, nel vero senso della parola; solamente con quella risata.
Quando Potter riportò l’amico alla realtà staccandolo dai suoi ricordi si era oramai avvicinato alla casa tinteggiata in scuro di Piton, per poi prendere a scrutare attentamente il vicinato.
Si fece pensieroso e urlò ad alta voce “ Lily dovrebbe avere una casa gialla e rossa.”
“La vuoi smettere di usare questi maledetti condizionali?”, domandò retorico il moro raggiungendolo e affiancandolo facendogli spuntare un sorrisino divertito sulle labbra.
Mentre qualche auto passava indisturbata sulle strade facendo voltare sorpresi i due ragazzi che non erano abituati a quella semplicissima quotidianità, in lontananza si iniziava a sentire il latrare lontano di un cane.
Sirius sorrise come se si sentisse chiamato in causa e abbaiò anche lui facendo ridere James molto genuinamente; due ragazzine passando di lì li guardarono completamente interessate ma anche sconvolte da quei due soggetti totalmente strani e immondi.
Quando Padfoot lanciò alla bionda un occhiolino storto e disinvolto- non prima che James gli tirasse uno scalpelotto fingendosi geloso- una delle due fanciulle arrossì sibilando alla amica perché mai quel affascinante ragazzo camminasse con un bastoncino infilato nella tasca dei pantaloni.
“Forse gli serve per mascherare un altro tipo di inesistente rigonfiamento.”, sibilò l’amica mora accanto a lei ma Sirius, che essendo animagus aveva un udito molto attento, si indispose mandandole caldamente a quel paese.
Rimase in silenzio per gran parte del cammino fin quando non vide James smettere finalmente di ridere per quel suo orgoglio oramai calpestato e accostarsi ad una dimora alta tre piani, rossa e gialla così come aveva detto, e dai tratti delicati e fiabeschi.
Il ragazzo occhialuto strizzò un occhio e gli rivolse un ghigno malandrino “ non la trovi magnifica?”
“Veramente trovo vergognoso il dubitare della mia virilità,” ribatté quella sicuro e ancora leggermente offeso dall’affronto che aveva ricevuto prima.
Conscio di non poter ricavare un ragno dal buco, James scosse la testa e desiderò avere la scopa a sua portata di mano per poter quindi volare fino la finestra della sua amata, baciarla e mettere fine finalmente a quel fuoco impetuoso che gli bruciava dentro.
Purtroppo, però, sapeva che nel mondo dei babbani la cosa gli era pressocché impossibile, quindi sbuffò e scacciò velocemente l’idea.
Guardò furtivamente il suo amico che seduto su un sasso brontolava qualcosa circa la sua mascolinità ferita e decise che in un modo o nell’altro avrebbe abbracciato la sua Lily.
In quel preciso istante si ricordò di avere finalmente diciassette anni e in un batter d’occhi realizzò di potersi materealizzare quando voleva, dove voleva e- gioia divina per lui e il suo povero ormone adolescenziale- la camera di Lily ora era in cima alle sue priorità.

Clap.
James si ritrovò immediatamente alle spalle di Lily, che guardava in basso. Notò la sua schiena perfetta, tonda,ma sottile e formosa al punto giusto.
Si chiese come la ragazza avesse fatto a non notarlo prima.
La vide così intenta a pensare che quasi gli dispiacque interrompere il suo flusso di pensieri, ma poi pensando che Severus li potesse dominare uno per uno, preso dalla gelosia, le posò le mani sui fianchi.
“Ciao, amore mio.”, la sua voce suonò dolce forse pure di più di quanto avesse voluto.
Sirius avrebbe detto che era l’astinenza sessuale a farlo parlare, ma James era sicuro fosse l’amore.
Mai era stato più sicuro di amare qualcuno nella sua vita.
Quando vedeva Lily perdeva il nervosismo che aveva accumulato nella giornata, improvvisamente tutti i cattivi pensieri andavano scemando e anche se la guerra incombeva su di loro, lui capiva che niente sarebbe potuto andare storto.
Forse era solo un inguaribile ottimista, uno stupido romantico, ma James l’amava e non avrebbe scambiato quel suo sentimento con tutti gli orgasmi del mondo, nonostante Sirius lo prendesse per pazzo.
Quando sentì la pelle di Lily incresparsi sotto le sue stesse mani sorrise vicino al suo orecchio e intensificò la presa.
Era estate, faceva caldo, il tempo segnava più di ventidue gradi, ma lei rabbrividì e vide con chiarezza la pelle d’oca sul suo collo latteo.
Da dietro le sue spalle osservò i suoi stupendi occhi verdi sbarrarsi e sgranarsi più e più volte, poi con il coraggio che la rendeva una Grifondoro lei si girò, a fronteggiarlo.
Il sorriso che si dipinse sulle sue labbra, pensò il ragazzo, valse tutti gli spintoni, tutti gli insulti, tutto il viaggio che aveva fatto per arrivare fino lì.
Probabilmente avrebbe fatto meglio se se fosse materealizzato dirittamente nella casa della sua amata, ma la presenza assidua di sua madre al piano di sotto rendeva il tutto impossibile.
Donna di grande successo, la signora Potter infatti, era un Auror che teneva costantemente sotto controllo tutti i suoi incantesimi, sia con la bacchetta che non.
Nonostante lui ora avesse diciassette anni agli occhi della madre restava sempre il bambino viziato e, con l’assoluto accordo del padre e di Silente in primis, un ragazzo irresponsabile che non meritava il pieno uso della magia.
“Se solo ti facessi usare la magia a tuo piacimento!”, lo riprendeva Dorea “ non ci dovremmo preoccupare solamente di Voldemort ma anche di quello che tu stesso combineresti.”
Solitamente James sbuffava e infrangeva deliberatamente le regole imposte dalla donna, ma quel giorno non aveva voluto rischiare la punizione e la chiusura forzata in casa perché teneva troppo all’incontro clandestino con la sua amata.
E decise che aveva fatto bene perché la consistenza del corpo caldo della ragazza contro il suo era oro puro.
Pensava che il piacere supremo sarebbe stato vincere il campionato di Quidditch per tre anni consecutivi, pensava che la gioia più grande sarebbe stata sempre l’avere Sirius accanto, ma aveva dimenticato che la donna che più amava al mondo ora era con lui, e sorrise.
Le baciò la testa e poi con la mano libera si scompigliò i capelli, facendola sorridere.
“Cosa ci fai qui, James?”
“Sono venuto per te,” stette per un attimo in silenzio e poi scoppiò a ridere, radioso “ okay, so che può sembrare tanto una frase patetica, fatta, di quelle che si sentono sempre alla televisione Babbana, ma …”
Lei lo bloccò all’istante, rabbiosa “ cosa hai contro la televisione Babbana, Potter?” Immediatamente si scansò dal suo abbraccio.
Ripensando alla discussione avuta poche ore prima con Sirius, il ragazzo ebbe un momento di Deja-vù e sbarrò gli occhi. Imbarazzato si grattò la guancia e rise a disagio “ non è come sembra.. io non ho niente contro i Babbani. D’altronde anche tu lo sei e come vedi non provo schifo verso di te..”
“Stai per caso dicendo che ti faccio schifo perché sono nata Babbana?” il piede iniziò a ticchettare impaziente sul parché e guardandola Potter la trovò sì bella, ma anche terribilmente nervosa.
I suoi piani di mettere fine alla sua astinenza si frantumarono insieme alle sue speranze.
“Assolutamente no! Avanti Liliuccia, non fare così.”
Lei si scansò velocemente, con ribrezzo “ stammi lontano, Potter.”
“Ma Lily!”
“Per te sono Evans!”
James sorrise sentendosi improvvisamente quindicenne, ancora.
La guardò dargli le spalle mentre dalle spalle ricurve di lei capiva che stava fremendo dalla voglia di abbracciarlo e chiedergli come fosse giunto lì, dal sorriso tenero sulle labbra comprendeva che lei fosse intenerita da quel gesto ma sapeva anche che il suo orgoglio la stava divorando e che non si sarebbe mai arresa al cuore.
Le cinse un fianco, quindi, nella speranza che lei non glielo spezzasse e poggiò la testa sulla sua spalla.
“E’ così che ringrazi il tuo ragazzo?”
Lei scosse la testa, ma non lo allontanò “ per cosa, scusami?”
“Per essere venuto qui, da te, come un degno Romeo con la sua Giulietta. Pensavo che a voi ragazze queste cose piacessero.”
Lily storse il naso in modo adorabile “ Potter, nessuno te lo ha chiesto.”
Prongs inforcò la testa nelle spalle e gettò uno sguardo in basso; poco lontano Sirius si crogiolava ancora nella sua virilità sconfitta.
Sorrise.
“Infatti l’ho fatto perché mi andava,” sibilò con fare romantico.
La sentì cedere sotto il peso delle sue parole dolci e per poco pensò di averla in pugno, ma poi lei riacquistò piena forza del suo carattere e acidamente gli rispose che come gli era venuta voglia di venirla a trovare avrebbe dovuto trovare anche quella che lo facesse ritornare a casa, perché lei non lo voleva affatto.
Ma il ragazzo non si arrese.
Era estate, si disse, e anche se era a Natale che avvenivano i miracoli, lui credeva nel suo potere.
E nel potere dell’amore, certo.
Si guardò intorno e poco distante da loro, precisamente sotto il suo piede, vide un vecchio fazzolettino usato.
Probabilmente era poco romantico, ma in quel momento il suo cuore gli suggerì così e dunque estraendo la bacchetta dalla tasca dei pantaloni la puntò verso il residuo di moccolo e lacrime e lo trasfigurò velocemente nel suo pensiero ricorrente.
Ci aveva pensato a lungo, veramente, ed era giunto alla conclusione che la guerra magica avrebbe portato via gran parte della loro vita, se non tutta.
Non sapeva dove l’avrebbe portato, non sapeva se la sua fine sarebbe giunta domani o tra cinquanta anni ma era a conoscenza che la voleva passare con Lily.
Era sicuro che quando questa lo avrebbe abbracciato, lui sarebbe voluto essere con lei e insieme raggiungere la morte battibeccando così come facevano adesso, come avrebbero sempre fatto.
Era certo che quando sua madre lo avrebbe saputo probabilmente si sarebbe innervosita parecchio; la signora Potter odiava essere disubbidita e quindi nemmeno il fatto che oramai lui fosse maggiorenne l’avrebbe fermata dal punirlo per aver usato la magia contro il suo consenso, ma non gli importò.
Quando il fazzoletto di carta si trasfigurò lentamente in una scatolina blu, di velluto piacevole al tatto, seppe che anche l’ergastolo valeva quel momento.
Con un accio pronunciato a fior di labbra attirò l’oggetto a se e lo strinse nella mano destra, sudaticcia, emozionata. Fece un respirò e baciò la mandibola alla ragazza che tremò sotto il tocco delle sue labbra.
“Lily?”
“Sono Evans, ricordatelo,” voleva sembrare sicura, certa, ferma, ma la sua voce tentennava.
James rise e la fece voltare verso di lui. Lily ora dava le spalle alla finestra, il sole tramontava, tutto era perfetto.
La guardò a lungo e prese un respiro; alle orecchie gli giunse perfino uno sbuffare depresso di Black.
“Lo so che tutte le ragazze aspettano questo momento da quando sono nate. So anche che tutte le ragazze- babbane o streghe che siano- immaginano che a coronare questo loro sogno sia il loro grande amore e per ennesimo so anche che tu forse non ti sei mai abbassata a fantasticare su questo. Tu sei diversa dalle altre, Lily, a partire dal fatto che non sei per nulla sdolcinata e eccessivamente romantica.”
“Io pensavo che ti piacesse così una ragazza Jam-“, lui la bloccò.
“ A me non piace la ragazza, Lils, a me piaci tu. E per questo sono qui. Per questo ho trascinato Sirius con me.”
“Sirius è qui?”
“Sirius è qui, ma in questo momento è troppo emotivamente sconfitto per far sentire la sua presenza. Una ragazza gli ha dato del poco dotato.”
Cercò di trattenere una risata, invano “oddio, poverino. Conoscendolo deve essere stato un brutto colpo per lui!”
“Sì, Lily, infatti se non sta versando lacrime e sangue nel cortile di casa tua devi ringraziare solamente Merlino, ma il punto è un altro. Il punto è che io sono qui.
“Oh, bhè James ti vedo.”
“… E non sono solo.”
Lily pareva aver immediatamente dimenticato l’astio di prima e si imbronciò “ e chi hai portato? Remus?”
“Ehm… no.”
“Peter?”
“Assolutamente no. Troppo grasso l’amico, mi spiace.”
“E allora … chi? Sev?”
“MA NEMMENO MORTO!Già è troppo dividerci l’aula scolastica…” l’occhiata di lei- nonostante non fossero più amici- lo fece raggelare e si corresse “ rispetto permettendo, ovvio.”
“ E allora, James, scusa l’ignoranza ma con chi saresti venuto a parte il depresso- non virile- Sirius?”
James sorrise e mostrò i denti bianchi, candidi, poi si riavviò i capelli e le rivolse l’ennesimo sorriso smagliante.
Quando piano, piano lui si inginocchiò davanti a lei, Lily credette di svenire.
James Potter non si era mai inginocchiato davanti a nessuno, James Potter aveva sempre camminato a testa alta, James Potter era sempre stato leale, sincero ed orgoglioso.
Ed ora, in quel momento, James Potter era chinato sotto di lei a chiederle la mano proprio come aveva letto nelle favole, da piccola.
Se il cuore non era ancora esploso, pensò, lo doveva allo stesso Merlino che stava mantenendo Sirius cosciente nel cortile di casa sua.
Fece un grande respiro mentre Potter le infilava l’anello all’anulare e la guardava fisso negli occhi, giurandole amore eterno.
Quando finì di baciarle la mano, radioso, tornò ad essere lo spavaldo che aveva tanto amato “ allora, ti piace il mio compagno di viaggio?” ironizzò indicandole la mano.
Lily si riavviò i capelli rossi, priva di parole, poi annuì senza riuscire a fare altro.
Nonostante in quel momento l’unica cosa che voleva fare era urlare per la gioia, il fiato le morì in gola.
Avrebbe preferito piangere che fare la parte dell’imbecille priva di vocali davanti a lui, ma tacque.
Solamente si avvicinò, gli circondò il collo con le braccia e gli baciò le labbra.
“Sarò la signora Potter?,” gli chiese emozionata.
“E la madre dei miei figli,” aggiunse lui ricambiando il bacio.
Lei rise “ non credi di esagerare James? D’altronde è solo un anello! Quanto vuoi che mi venga a costare?Ora devo ancora sfornare a tuo piacimento?”
James le lanciò un occhiata dolce e infine le baciò la mano come si faceva negli anni addietro, nella Londra del 1750.
Prima che il bacio si rispostasse sulle labbra, prima che diventasse più profondo, prima di cadere docilmente e insieme sulle lenzuola, prima di soddisfare finalmente la sua passione crescente, riuscì a dirle che l’amava e lei a versare la sua agognata lacrima di felicità.
**
Era l’estate del 1979:
James fu costretto all’isolamento forzato da parte di sua madre per l’uso sconsiderato della magia, ma niente riuscì a impedirgli di incontrare Lily ogni tanto e i due finalmente capirono di essere fatti l’uno per l’altra.
Peter non vide tornare mai più nel suo garage babbano la sua adorata moto stregata che diventò immediatamente di Padfoot e Remus ricevette una strigliata da parte della signora Potter per non aver dissuaso James da quella malandrinata priva di senso.
Ma principalmente era l’estate del 1979 quando Sirius Black tornando a casa restò per ore ed ore chiuso in bagno, un righello nella mano destra, a valutare se fosse veramente così poco dotato.





Salve a tutti. Questa storia partecipa al concorso dell’estate: ‘One shot dell’estate’. Ho voluto parlare di James e Sirius-
perché sono loro i veri protagonisti della storia- e anche di Lily, perché credo che loro siano dimenticati. Sono del parere che l’era dei malandrini sia la migliore, la più vera e simpatica. Nonostante abbiano vissuto nella guerra, come Harry, loro hanno vissuto davvero. Ho voluto narrare di questo momento perché sono sicura che James non abbia programmato quando ha chiesto a Lily di sposarlo, ma anzi credo che sia stata una azione improvvisata nella sua adolescenza della quale non si è mai pentito. Nella mia fantasia James è il contrario del romanismo e Lily è la persona che più si trova in accordo con lui; anche lei infatti non è una fanciulla tutta rosa-zucchero filato e coccole. So che forse molti di voi troveranno disgustoso il fazzoletto di carta trasfigurato in anello, ma per me è di quanto più bello ci sia e lo dico perché dietro quel coso sporco c’è tutto il loro amore. Voglio ringraziare tutti quelli che leggeranno e spero commenteranno. Inoltre prego affinché vi sia piaciuta: mi sono divertita tanto a scriverla – specialmente la parte dei due scemi lì su.- Un grazie a J.K. Rowling che ha inventato questa saga e loro e alla quale rubo i personaggi senza alcuno scopo di lucro.
  
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