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Autore: Ziggie    14/07/2011    2 recensioni
"Scappai di casa a 13anni. Venire picchiato da mattino a sera, da un padre padrone e ubriacone, mi aveva stancato. Non avevo avuto un’infanzia, non sapevo cosa volesse dire essere un bambino, io non lo ero mai stato; non conoscevo l’affetto, io non l’avevo mai ricevuto. Non conobbi il volto di mia madre, morta dandomi alla luce, ma conobbi l’ira del mio vecchio, che ogni sera non mi risparmiava botte e bastonate, così feci quanto andava fatto".
Questa fic parla della vita di Hector Barbossa, sono frammenti che il capitano scrive sul suo diario di bordo quando ancora non è diventato uno tra i temibili pirati dei sette mari. Svariate informazioni sono di mia invenzione, ma la maggiorparte vengono dalle rare informazioni che ci sono pervenute, molti spunti biografici sono presi da questo sito (http://pirates.wikia.com/wiki/Hector_Barbossa) E ora a voi, buona lettura e spero di leggere qualche recensione :)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hector Barbossa
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Holà! Scusate l'attesa, ma eccomi qua con un nuovo capitoletto :) In questo capitolo personaggi vecchi e nuovi faranno la loro apparizione quindi non mi resta che augurarvi buona lettura ;) Spero recensirete in molti. Alla prossima... Ahrr!!
Ile.

 

8."Pirati nobili, viaggi, una perla e capitan Jack"

Riportammo una notevole vittoria sulla Fleur du Mal, che colò a picco dopo un attacco incrociato della Amazon e del Barnacle. Sparrow si poteva considerare un capitano a metà, oscurato dalla figura di Teague che dettava ordini a destra e a manca, essendo lui il capitano per eccellenza di quella nave, ma nonostante ciò, quel ragazzino iniziava a spianarsi la via.

Dopo quello scontro non vidi più quel buffo ragazzo dall'andatura ciondolante per diversi anni, finché la notizia di quanto aveva fatto non mi giunse all'orecchio mentre ero in viaggio, con il vecchio Joe, sulle coste del mar Caspio.
- Hai sentito l'ultima, Hector? - mi battè sulla spalla il vecchio pirata, mentre governavo il timone. - A quanto pare il giovane Sparrow ha disertato le file della Compagnia delle Indie -.
Aggrottai la fronte, osservando Joe un pò stranito, poi capii. Quel barcollante ragazzino aveva fatto la mia stessa scelta, molto onorevole da parte sua, essendo figlio del custode del codice. - Strano che un capitano del suo calibro abbia scelto quella via - commentai sarcastico - come lo sapete? -
- Voci di taverna - sorrise sardonico - il tutto è avvenuto qualche giorno fa, diamo il tempo alle storie di volare di bocca in bocca, di taverna in taverna, dalla cara vecchia Inghilterra a questa landa desolata -. Alzai gli occhi al cielo, non potendogli dare tutti i torti - e quindi, quali sarebbero queste voci? -
- Corsaro al servizio della compagnia, trasportava merci per conto di un certo Beckett dalle coste inglesi a quelle caraibiche, ma non era al corrente di quanto conduceva a bordo - feci una faccia alquanto interrogativa a quell'uscita, come era possibile non esserne al corrente?!? - Fino a poco tempo fa, quando scoprì che, quel carico, altro non erano che schiavi neri; li liberò e decise di affrontare il suo destino -.
- Molto onorevole da parte sua - commentai ironico, ma credo che lo avrei fatto anche io.
- Già, un vero peccato che ora la sua nave sia stata affondata da Beckett medesimo, lui marchiato a vita come pirata e prigioniero in attesa del cappio -.
- Oh! Pace all'anima sua, quindi - feci spallucce.
- Un vero peccato però, sarebbe stato un ottimo pirata - esclamò Joe un pò rattristato - ma non crogioliamoci nel dolore, da queste vele si può ottenere di meglio, vira di due punti verso dritta, si torna ai Caraibi -.

Durante quel viaggio non appresi solo della sfortunata sorte di Jack, ma anche la storia riguardante i pirati nobili. Otto pezzi da otto, quando i partecipanti al consiglio sono nove, per ingannare gli esterni forse, o chi lo sa?
Nobili per fama, per azioni, razzie e saccheggi, ben riusciti in alcuni territori: dal mar dei Caraibi all'Estremo Oriente.
Prima di morire il pirata nobile passava il suo pezzo da otto a chi riteneva più opportuno e la storia si ripeteva: il successore si sarebbe dovuto distinguere a sua volta, per mantenere alto il dominio e la fama.

Cinque anni passarono tra scorrerie e scorribande in lungo e in largo, anni in cui ogni nave che incontravo, non mi suscitava nemmeno il minimo interesse per prenderla come capitano; l'attesa si faceva lunga, quasi asfissiante, fino al giorno in cui vidi lei.
Un mercantile nero come la notte, con tre alberi e lo scafo intagliato nell'ebano scuro; le vele nere anch'esse erano baciate dalla brezza marina e si muovevano appena, ammainate nell'oscurità. La polena presentava una sirena intagliata e la cabina del capitano, a poppa, aveva ampi finestroni. Nessun nome sullo specchio di poppa, misteriosa. Un solo sguardo e quella signora nave mi solleticò le viscere; dovevo partire con lei, doveva essere mia.
Pintel e Ragetti mi avevano già preceduto alla Sposa Devota, dove quella sera si ingaggiavano uomini. Entrai e li raggiunsi, nonostante non avessi più una nave, continuavano a chiamarmi capitano e questo mi faceva onore; mi stravaccai sulla sedia, beandomi della musica di sottofondo e sgraffignando un boccale di rum dal vassoio di una cameriera, sorseggiandolo.

- Da bere per tutti oste! Mi arruolo con capitan Jack Sparrow - esclamò un tizio di colore, con dei dreadlock alquanto lunghi. Lo osservai studiandolo, sussultando a quel nome. Jack Sparrow, il ragazzino barcollante, era dunque scappato alla forca e dalle grinfie inglesi? Stupefacente! Feci una smorfia, scettico e mi alzai, cauto, avvicinandomi al tavolo degli ingaggi.
- Noto, che ne hai fatta di strada dalle prigioni inglesi - commentai una volta sicuro che, quello davanti a me, fosse Sparrow, lui si voltò e mi sorrise con la sua classica espressione: sorriso a ventiquattro carati.
- Noto, che le voci della mia dipartita nella compagnia delle indie orientali, sono giunte anche al tuo orecchio eh! Hector! -
- Non mi spiegherei questa coda - indicai la moltitudine di uomini, almeno una trentina, in fila di fronte al tavolo.
- Sono il capitan jack Sparrow, che ti aspettavi? - sorrise sicuro di sè.
- Semplicemente, quattro gatti - commentai saracstico, ma non mi diede retta, continuando a ghignare, con l'aria di chi la sapeva lunga; lo studiai, alzando un sopracciglio - avanti Sparrow, sputa il rospo, qual è la natura dell'impresa? -
- Tia Dalma -
- La sacerdotessa voodoo?! - chiesi, ne avevo sentito parlare, ma ne conoscevo ben poco.
- Esattamente, lei - mi assicurò. - Sta facendo riunire, per la terza volta, il consiglio della fratellanza e visto che, la scorsa occasione, hai suscitato molto scalpore, perchè non ti aggreghi alla mia ciurma? -
Lo osservai con un sopracciglio alzato, stupito da quella proposta, grattandomi la barbetta. - Ovviamente l'invito è aperto anche verso gli omuncoli che ti porti appresso - gesticolò.
- Dovrei chiamarti capitan Sparrow, quindi? - commentai con un tono di voce misto tra lo sprezzante, l'invidioso e l'ironico; un ragazzetto da quattro sodi capitano! Scossi appena il capo.
- Per gli amici capitan Jack - mi sorrise bonario.
- Essia - accettai quella proposta, dopotutto avevo bisogno di una nave, chissà quale aveva tra le mani quel ragazzetto? - A patto che possa impartire ordini anche io e timonare la nave -
- Mi mancava giusto il primoufficiale - convenne Jack.

Da capitano a primoufficiale, che degradazione! Ma lo sentivo, mi sarei riscattato.

  
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