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Autore: E r i s    14/07/2011    1 recensioni
Fanfiction su Fallen.
Cameron Briel, demone caduto, bastardo e senza pietà. E' questa l'immagine che tutti conoscono di lui. Ma pochi sanno che, prima di passare dalla parte del male, Cam aveva avuto più di una volta il cuore spezzato.
Eris, giovane ragazza greca, aveva rubato il cuore dell'angelo caduto, ma un terribile incidente divise per sempre queste due anime e ridusse la parte buona di Cam in mille pezzi, dannandolo per sempre.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Tattarataaan! Ecco a voi il primo capitolo della mia fan fiction, pian piano si entra nella storia!
Mi scuso per gli errori di distrazione che ho commesso nel prologo e per quelli che ci saranno in questo primo capitolo, se ci saranno... sfortunatamente non ho molto tempo per rivedere il testo prima di pubblicarlo, quindi scusate ancora! >.<
Beh, non credo di avere nient'altro da aggiungere, quindi... BUONA LETTURA! <3

 



The principle of love.

Does what I’m wearing seem to shock you?
Well that’s okay
‘Cause what I’m thinking about you is not okay
I’ve got it on my mind to change my ways
But I don’t think I can be anything other than me
No I don’t think I can be anything other than me

Do you have a light?
Can you make me feel alright?
There’s plenty of white to go around
Do you think it’s right
When you hit me to the ground? Well
Light me up when I’m down

Light me up when I’m down

Does what I’m saying seem to haunt you?
Well that’s okay
‘Cause what I’m saying about you is not okay
I’ve got it on my mind to change my ways
But I don’t think I can be anything other than me
No I don’t think I can be anything other than me

Do you have a light?
Can you make me feel alright?
There’s plenty of white to go around
Do you think it’s right
When you hit me to the ground? Well
Light me up when I’m down

Just light me up when I’m down
Just light me up when I’m down
Light me up when I’m down

Does what I’m taking seem to bother you?
Well that’s okay
‘Cause I can take it all without you, and I’m okay
I’ve got it on my mind to change my ways
But I don’t think I can be anything other than me
No I don’t think I can be anything other than me

Do you have a light
Can you make me feel alright?
There’s plenty of white to go around
Do you think it’s right
When you hit me to the ground? Well
Light me up when I’m down

Just light me up when I’m down
Light me up when I’m down
Light me up when I’m down
{LIGHT ME UP - THE PRETTY RECKLESS}



Atene, Grecia

1034, a.C.

 

 

“E così eccoci qui ad Atene, capitale dei giochi Olimpici. Riesci già a sentire dov’è?” chiese il ragazzo dai capelli neri , al biondino al suo fianco, mentre si appoggiava ad una delle colonne ioniche del tempio.

Il compagno annuì, continuando a fissare la folla di persone che si ammassavano e si spingevano presso le bancarelle del mercato al centro della città. Nonostante cercasse di mantenere un contegno e sembrare rilassato, suoi occhi viola guizzavano nervosamente da una parte all'altra del paesaggio, cercandola, come faceva sempre.

Ad aiutarlo questa volta, però, c'era sua 'fratello'.

Perderla di nuovo l’avrebbe distrutto, certo, ma il suo sostegno gli avrebbe dato la forza per andare avanti e ricercarla nella sua successiva vita.

Non desiderava altro che riabbracciarla, sentire il suo profumo, ammirare i suoi splendidi occhi, baciare le labbra carnose e stringerla a sé, così forte da diventare quasi un tutt’uno. Finché …

Una pacca sulla spalla, delicata e forte allo stesso tempo, lo riportò con la mente al presente, e le sue orecchie, sorde fino a quel momento di tutto ciò che lo circondava, vennero assalite dalla confusione assordante di Atene.

“Allora credo sia arrivato il momento di andare. Prima la trovi, più tempo passerai con lei … Bene, da che parte andiamo? “ gli occhi verde intenso del ragazzo sorvolarono attenti lo sciame di contadini che si muoveva poco sotto la collinetta dove si trovavano loro, in cerca del familiare bagliore latteo che indicava l’anima di lei, ma Danyel lo precedette.

“In questa vita è la primogenita di una nobile famiglia Ateniese, la sua casa si trova alle pendici del mote Olimpo.” Disse dopo essersi schiarito la voce.

Kamos annuì. “E … noi chi siamo?” la sua voce era bassa e ironica, come sempre.

Mentalmente Danyel imprecò. Come aveva fatto a scordarsi di un dettaglio così importante?

La risata di Kamos lo colse di sorpresa, tanto che non riuscì a trattenersi dallo scoccargli un’occhiata infastidita.

Ma il sorriso dell'amico, segnato da una sfumatura altezzosa, si allargò. “Noi, caro il mio Dany, in questo momento, siamo due prestigiosi artisti di Mileto, venuti qui per frequentare una delle illustri scuole d’arte ateniesi!” disse in tono pomposo strappando un sorriso teso al compagno che si abbandonò ad un sospiro sollevato.

“Hai pensato proprio a tutto, eh?” gli chiese avventurandosi nella folla di gente chiassosa.

“Come sempre! Oh cosa faresti senza di me?” sogghignò Kamos seguendolo. “Ma su, non fare quella faccia, stai per rivedere la tua amata! Che penserà se ti vedrà con quel muso lungo?

“Hai ragione!” convenne Danyel contagiato dall’innata allegria di Kamos. “Dai acceleriamo il passo!”

“Così ti voglio!” urlò l’altro al di sopra del frastuono, prima di essere inghiottito tra i cittadini ateniesi.

 

“Eccola …” la voce del ragazzo era un sussurro estasiato, più vicino ad un sospiro che ad un’esclamazione.

Sì trovavano in cima ad un albero, troppo in alto per essere visti da un occhio umano, ma abbastanza in basso da permettere ai loro occhi di vedere con chiarezza ciò che succedeva nel cortile di una delle famiglie più importanti di Atene.

Lei era intenta a cucire un pezzo di stoffa, seduta comodamente su una poltroncina intagliata nel legno fuori dalla reggia di famiglia. La pelle candida riluceva illuminata dal sole, gli occhi, che lui sapeva essere di un castano scuro e meraviglioso, erano bassi e concentrati sul lavoro che aveva tra le mani, nascosti dalle lunga ciglia scure.

I capelli corvini, lunghi, luminosi erano raccolti sulla testa con una complicata acconciatura, che le donava qualche anno in più.

“E’ bellissima …” disse incantato osservandola assorto, e per poco non saltò giù dall’albero per correre dritto da lei.

Ma una mano lo trattenne sull’albero.

“Le farai venire un infarto se scendi con un salto giù da quest’albero, sai siamo a cinque metri dal suolo! E sarai fortunato se non chiamerà le guardie perché la stavi spiando.” lo rimproverò Kamos.

Danyel sospirò. “Giusto …” disse. L’amore per lei era talmente forte da accecarlo e fargli sfuggire anche i dettagli più miseri ma fondamentali.

Si voltò a guardare Kamos che aveva cominciato a canticchiare spensierato accanto a lui. Era appoggiato con la schiena al tronco dell’albero, le braccia dietro la nuca e una gamba penzoloni giù dal ramo. Era così sereno, senza preoccupazioni. Un po’ lo invidiava …

“Leeeeeeeeeeeea! E basta ricamare questa roba, andiamo al lago!” una voce allegra e squillante squarciò il silenzio che regnava intorno alla reggia e attirò l’attenzione dei due sull’albero.

Una giovane fanciulla, dell’incirca la stessa età di Lea stava danzando in cerchio attorno alla ragazza.

Sì somigliavano molto. La stessa pelle chiara, il fisico minuto, i capelli corvini che però la sconosciuta teneva sciolti e ribelli sulle spalle, la stessa bocca rossa e carnosa … solo gli occhi erano diversi.

Vispi, furbi, misteriosi e di un caldo nocciola tendente al verde.

“Chi è quella lì?” Kamos si era sporto incuriosito dal tronco per guardare meglio la scena.

“Penso sia Eris, la sorella minore di Lea … in realtà hanno meno di un anno di differenza.

“Su questo ti sei informato bene, eh?” disse con un sorriso che somigliava di più a un ghigno. “Eris … mm … un nome che nasconde significati affascinanti, sembra un tipo interessante!

Danyel conosceva lo sguardo che aveva in quel momento. Aveva puntato la sua preda.

“Attento a ciò che fai. L’anima di quella ragazza discende da quella di Lilith, la conosci la storia, no? Anche se a prima vista non sembra che abbia ereditato né la parte malvagia né l’aspetto di quella donna, può essere comunque pericolosa, tieni gli occhi aperti e sii cauto.

Kamos gli rispose con un gesto di noncuranza tenendo gli occhi fissi sulla ragazza. “Non mi sembra per niente somigliante a nessuna delle Lilith che abbiamo incontrato finora, quindi non temere, me la caverò fratello!” sorrise e gli diede una pacca rassicurante sulla spalla. “Credo sia giunto il momento di metterci all’opera.

Danyel sospirò scuotendo la testa e senza distogliere gli occhi dalla ricamatrice, disse: “Questa sera, al centro della città, si terrà la festa in onore della dea Atena. Loro saranno lì e ci saremo anche noi.”

“Grandioso!”

 

 

La piazza era straripante di gente chiassosa.

Al centro di essa torreggiava imperiosa una statua della dea, attorno alla quale tutti gli abitanti, ad uno ad uno, depositavano i doni sacrificali.

Lea e Eris erano in fila, l’una accanto all’altra, poco più avanti dei due ragazzi. Le loro risate cristalline e spensierate arrivavano fino a loro, chiare come se si trovassero a pochi centimetri di distanza.

Dopo quella che sembrò un’eternità la vera festa cominciò.

Suonatori e giocolieri si esibivano intorno al fuoco che crepitava accanto all'imponente statua, e intorno a loro erano stati allestiti chioschi con vivande e spazi dove ballare e divertirsi.

Non fecero fatica ad individuare le due fanciulle.

Erano radunate insieme ad altre coetanee in un angolo della piazza. Le avevano riconosciute subito. La loro bellezza le elevava al di sopra delle altre e le loro anime brillavano più di qualunque stella o luce nella piazza.

Indossavano vestiti identici, ad una sola spalla, lunghi ed eleganti, che si piegavano in dolci grinze sulle loro curve. Stretti in vita e morbidi sulle cosce, erano di un colore che andava nel beige e faceva risaltare le loro pelli candide.

“Oh eccoli qui i nostri due artisti!” una voce maschile, rauca e possente tuonò alle loro spalle, mentre due mani grassocce e avvinghiarono le loro spalle.

Si voltarono di scatto, trovandosi a pochi centimetri da un uomo tarchiato e basso, con la faccia larga contornata da due ciuffi di capelli grigi al di sopra delle orecchie e un enorme sorriso entusiasta.

“Solme questi due baldi giovani sono i miei ospiti!” Disse l'uomo allo sconosciuto difronte. “Danyel e Kamos, figli di Teleskos di Mileto. Sono qui per frequentare la scuola di Merchios.”

“Piacere di fare la vostra conoscenza, signore.” dissero all’unisono i due giovani, scrutando l’uomo. L'avevano riconosciuto subito.

“Lui è Solme, il nobile mercante più ricco della nostra cara Atene.” Solme li salutò con un cenno della testa, e il grassone continuò. “Dove sono le tue bellissime figlie Solme? Sono entrambe di età da marito non è vero?”

“Esatto, ma sono già state promesse a due buoni partiti.” disse con tono pacato l’uomo, tenendo gli occhi fissi sui ragazzi. La sua voce era piatta e cupa. “In ogni caso si trovano insieme alle altre fanciulle, nel tiaso.” Solme alzò una magra e sottile mano per indicare il punto alle spalle dei tre interlocutori e i due giovani ne approfittarono per lanciare un'altra fugace occhiata alle due splendide sorelle.

“Lea, la più grande è stata promessa al giovane re Acasto e si sposeranno entro pochi mesi.” mentalmente Danyel imprecò. “Mentre la più giovane, Eris, è promessa sposa di uno degli arconti del re.” continuò fiero il mercante.

Il grassone proruppe in sonora risata. “Spero che l’arconte abbia mano ferma e tanta pazienza con quella lì, tua figlia è proprio degna del nome che porta!” disse. Poi si avvicinò ai due giovani e con fare cospiratorio sussurrò. “Quella lì è il caos in persona, non basterebbero dieci uomini per domarla. È una furia ribelle.”

“Caro Yelbes, evita di parlare così di mia figlia in mia presenza, te ne prego.” sbottò annoiato Solme.

“E’ la verità amico mio. In ogni caso ragazzi miei, mi dispiace ma con quelle due belle figlie di Afrodite laggiù non potete fare niente.” disse l’uomo abbandonandosi ad una nuova prorompente risata. “Ma Atene ha tante altre belle curve da offrirvi, tanta bella carne fresca pronta per voi! Perché non andate a dare un’occhiata?” concluse assestando loro una bella pacca sulla schiena di Kamos.

“Con piacere vecchio Yelbes, ti ringrazio per il suggerimento.” sogghignò.

“A più tardi signori.” Completò per lui Danyel, prima di avviarsi verso il tiaso.

Quando arrivarono, Lea era coinvolta in un’animata conversazione con alcune sue compagne dell’eteria, mentre la giovane Eris sedeva annoiata in un angolo, sbuffando. Il suo volto si illuminò appena vide i due uomini avvicinarsi, e non esitò un istante a richiamare l’attenzione della sorella su di loro.

Kamos ghignò divertito lanciando un’occhiata alla giovane donna che per tutta risposta, con evidente fare altezzoso, si sistemò i lunghi capelli su una spalla.

Mentre Danyel si era bloccato a pochi passi dal suo amore, atterrito dal conflitto tra il desiderio di lei e il terrore di perderla.

Ma ormai era troppo tardi.

Appena gli occhi dei due si incontrarono in uno sguardo lei rimase folgorata dalla sua bellezza.

La vide alzarsi lentamente dal tavolo intorno al quale era seduta con le sue compagne e avanzò verso di lui.

“Perdonatemi” disse quando fu abbastanza vicina. “Mi sembra di averla già vista da qualche parte, spero di non sbagliarmi.”

La sua voce era proprio come la ricordava, sottile e dolce, una tenera carezza per le orecchie di ogni uomo.

Danyel sorrise educatamente. “Mi perdoni graziosa fanciulla, ma dubito di averla già conosciuta. Di certo ricorderei un viso talmente florido di bellezza.”

Vide le sue gote colorarsi di un rosa pallido sotto i raggi della luna crescente, e provò una morsa al cuore, quella dolce, intensa fitta che gli provocava ogni volta, con ogni suo singolo gesto.

Rimasero a guardarsi per un po’ assorti, ignorando la gente attorno.

In quel momento non c’era più posto per nulla, se non per il nuovo, ardente amore che stava sbocciando nel cuore di lei.

  
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