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Autore: AlexBi    15/07/2011    1 recensioni
Qualche giorno prima dell’uscita dell’ultima parte dell’ultimo film tratto dall’ultimo libro della saga si ritrovò vagare, come di consueto, tra le pagine di facebook dedicate a Harry Potter, quando si imbatté nell’immagine di una locandina probabilmente ritoccata con PhotoShop. Essa rappresentava il castello di Hogwarts in fiamme, sotto la data del 13 luglio e sopra la scritta “it all ends here” sbarrata. Fece scendere lo sguardo e le vide. Quelle quattro parole con un carattere un po’ fiabesco che recitavano una frase, breve ma talmente significativa da farle addirittura scendere le lacrime “Magic will never end”.
In questa storia ho descritto l'importanza che ha avuto per me Harry Potter.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una breve descrizione di quello che è significato per me leggere la saga di Harry Potter durante la mia infanzia. Alla protagonista ho dato il nome di Emma, come l'attrice che interpreta Hermione nei film, per l'amore spassionato che provo per lei fin dal primo film =D Spero vi piaccia e lasciate una recensione se vi va =D







Emma era una ragazza semplice a vedersi, di 15 anni  e dall’aria parecchio indifferente.
Sembrava non gliene importasse nulla del mondo.
La maschera che indossava ogni giorno era come un velo che nascondeva tutte le sue emozioni, i suoi pensieri e le sue sensazioni.
Il suo irrefrenabile desiderio di vivere una vita normale l’aveva resa insipida alla vista, poco interessante e col tempo invisibile al resto del mondo.
Ma in realtà in quella testolina ricoperta da un cascata di onde castane, c’era molto di più.

Emma si interessava di ogni cosa come se fosse la più incredibile che avesse mai visto. Faceva lunghi e contorti ragionamenti su ogni piccolo particolare fino a che la testa non le doleva.
Ma alla semplice, e ormai non più consueta domanda “A cosa stai pensando?” rispondeva con aria assorta “Niente, dormivo a occhi aperti”

Emma non sapeva perché mentiva ogni volta, e nemmeno era a conoscenza del motivo per cui diceva di dormire.
Forse perché la sua testa non dormiva mai, continuava a produrre ininterrottamente pensieri che le ronzavano in testa come uno sciame di api impazzite.

Neanche quando ascoltava la musica il suo cervello riusciva a spegnersi.
Le canzoni riprodotte casualmente dal suo ipod le gracchiavano in testa per via delle cuffie rotte, ma per lei non era un problema.
Conosceva ogni singolo brano delle sue play-list. Non aveva molte canzoni li dentro.
E anche se ne conosceva ,non aveva intenzione di metterne troppe, tanto non le avrebbe mai ascoltate tutte un sufficiente numero di volte per conoscerle bene.
E nel suo i-pod c’era posto solo per brani a cui era affezionata. Altrimenti avrebbe avuto altre mille cose a cui pensare: critiche sulla musica, sul cantante, tentativi di capire le parole ecc,ecc…
Inoltre doveva sapere il significato delle canzoni per poterle utilizzare come colonna sonora dei suoi film mentali. Perché infondo, anche se mentale, che film è un film senza musica?

Oltre alla musica Emma aveva poche altre passioni. Non amava gli sport, ne guardarli ne praticarli (ne era la prova il suo fisico decisamente poco scolpito), non amava i film (a parte quelli prodotti dal suo insano cervello) perché troppo brevi, pensava che non riuscissero a farti provare tutte le emozioni entro la fine, e che quindi una volta conclusi ti lasciassero un vuoto.
L’unica eccezione erano i film della saga di Harry Potter.

Ed è qui che arriviamo alla sua  (insana )passione. Emma era ormai ossessionata da Harry Potter fin da quando per la prima volta all’età di 5 anni aveva visto il primo film “Harry Potter e la pietra Filosofale”, tratto dall’omonimo libro.

Fin dalla prima volta che lo aveva guardato, aveva capito di esserci già affezionata. Troppo affezionata per una bimba di soli 5 anni. Ed era per questo che aveva mentito dicendo che non gli era piaciuto.
Ma non era vero,dalla sua prima inquadratura aveva adorato il piccolo maghetto Harry Potter, dalla sua prima scena aveva sorriso e ammirato il giovane e rosso Ron Wealsley, e dalla sua prima battuta si era innamorata follemente di Hermione Granger.
Per non parlare poi dell’amabile professor Piton dalla discutibile imparzialità , o del simpatico Draco Malfoy, o ancora del saggio Professor Silente, preside della magnifica scula di magia e stregoneria di Hogwarts.
Ogni singolo personaggio l’aveva affascinata. Appena imparò a leggere, divorò tutti i libri attendendo con ansia la loro uscita insieme a quella dei film.

Insomma era diventata una vera e propria ossessione segreta. Non aveva mai rivelato a nessuno di questa sua passione, la teneva nascosta un po’ come se fosse il suo piccolo segreto.
Ma quando si avvicinò la fatidica data non riuscì più a resistere.
Qualche giorno prima dell’uscita dell’ultima parte dell’ultimo film tratto dall’ultimo libro della saga si ritrovava a vagare, come di consueto, tra le pagine di facebook dedicate a Harry Potter, quando si imbatté nell’immagine di una locandina probabilmente ritoccata con PhotoShop.

Essa rappresentava il castello di Hogwarts in fiamme, sotto la data del 13 luglio e sopra la scritta “it all ends here” sbarrata. Fece scendere lo sguardo e le vide. Quelle quattro parole  con un carattere un po’ fiabesco che recitavano una frase, breve ma talmente significativa da farle addirittura scendere le lacrime “Magic will never end”.

A quel punto non resistette più confessò il suo amore per quei capolavori alla sua amica, fortunatamente in chat.

E fu li che capì, era tutta una finzione, il frutto dell’immaginazione di una donna (o meglio di un genio), ma a cui lei credeva, insieme a tanti altri, e non c’era motivo di vergognarsene.
Ed è per questo che  la magia non sarebbe mai finita, nonostante la conclusione della serie dei film.
Finche ci sarebbero stati i fan a sostenerla, i film nei DVD e su internet e le parole impresse sulle pagine dei libri, la magia sarebbe sempre rimasta li ,nei loro cuori.  

In quell’occasione Emma capì anche che non c’era motivo di vergognarsi tanto per il troppo pensare.
Quello strano ronzio in testa di strani pensieri si chiamava Immaginazione.
Tutti ne avevano una, c’era chi la usava di più e chi di meno. Ed Emma insieme a tutti i ragazzi della “generazione Harry Potter” la usava molto, troppo forse per la sua età.
Ma non era sbagliato, anzi, permetteva a lei e a tutti quei ragazzi ,la cui mente era stata invasa fin dalla tenera età dalle parole scritte su quelle pagine e poi da quelle immagini, di vivere la vita con una prospettiva diversa, più aperta e libera.

Emma capì che per lei e per tutti quei ragazzi la grande J.K.Rowling era stata più di una semplice autrice di storie, era stata una accompagnatrice attraverso la loro infanzia.

Se l’era sentita vicina ,più di molti altri, durante la sua infanzia e la sentiva tutt’ora, proprio come una zia.
Era infatti così che veniva chiamata da alcuni fan “zia Row”.

Ma per Emma era stata qualcosa di più. Si era rivolta alle sue storie per cercare conforto nei momenti di difficoltà, come un credente alla sua religione.
Aveva cercato un rifugio tra quelle pagine come un fuggitivo in un luogo caldo e sicuro.
Ne aveva tratto importanti insegnamenti come un alunno dal suo maestro.
Aveva riso a crepapelle come un bambino davanti ad un cartone animato.

E fu così che Emma a 15 anni si ritrovò a ringraziare una che non aveva mai incontrato di persona, ma che aveva contribuito a farla diventare la persona che era diventata più di qualcuno che le era sempre stato accanto.

Ciò che la sua mente aveva prodotto e che la sua mano aveva tradotto in parole era diventato la religione che non aveva mai avuto, un luogo sicuro dove rifugiarsi, un bravo insegnate e un cartone animato che non poteva guardare mentre suo fratello occupava la TV.

Aveva solo una parole da dire a sua zia Row: GRAZIE, e quattro a se stessa: “MAGIC WILL NEVER END”.

Emma salvò quella bellissima immagine e la impostò come sfondo per il suo i-pod, come per ricordarsi che non aveva nulla da vergognarsi per quella passione, e che non poteva finire, almeno finché continuava a sentire quel meraviglioso ronzio nella testa come uno sciame di api impazzit
e.
 
  
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