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Autore: Betti    15/07/2011    0 recensioni
E se Rachel, incontrasse Robert? Potrebbe cambiare idea su di lui? E lui, potrebbe farle cambiare la sua opinione?
In guerra, può sbocciare l'amore dato che il contrario accade molto spesso?
(Attenzione: questo è il seguito di "Non tutte amano Robert Pattinson..." quindi fate prima un saltino di là per avere le idee un po' più chiare sulla trama. :) Poi, se la storia vi "garba" passate pure di qui! Grazie)
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'If I fall in love with you'
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(3) Premi nobel, agenti stravaganti, nomignoli cattivi e indirizi

Premi Nobel, Agenti stravaganti, Nomignoli cattivi e Indirizzi urlati

 

 L’azione dell’anno. Altroché premio Nobel per la pace o Guinness dei Primati… Rachel Blake, paladina del vivere civile! Io sì che dovrei ricevere un riconoscimento: una statuetta, un mazzo di fiori… un buono da millecinquecento dollari da spendere nella boutique di Yves Saint Laurent; qualsiasi cosa pur di far sapere al mondo che ho aiutato l’intera umanità per una sera.
Sì, ho proprio aiutato l’umanità dalla più grande piaga possibile: passare tre e dico tre ore con Mr Pattinson.
Gli ho trovato addirittura tre nuovi nomignoli: “Mr Paranoia”, “Mr Paparazzi” e “Mr Le Accalappio tutte io le scimmie urlatrici che mi circondano”; questa serata è stata un inferno nel vero senso della parola.
Ho un male ai piedi allucinante, me e le mie scarpe con il tacco a stiletto per uscire con “la piaga umana”, le orecchie che hanno perso circa la metà della loro abilità ordinaria nell’udire i suoni e mi sono venute le manie di persecuzione: per tutta la sera mi è sembrato di girare con il ladro della corona della Regina; è stato tutto un nascondersi in vicoli ciechi e dietro a cassonetti sporchi, un guardarsi intorno come dei bambini che hanno appena rubato dall’astuccio del loro compagno di banco e un salto ad ogni fruscio sospetto. Siamo passati davanti ad una festa di compleanno di teenager – si sa, hanno la crisi maniacale delle foto: dai che mi metto a testa in giù, tiro fuori la lingua, i capelli me li piastro e li tiro davanti agli occhi come un cocker impaurito… un flash dietro l’altro: e io bacio te, tu baci me, il cane bacia il padrone del ristorante, io ti sto davanti, poi mi accuccio, questa la metto su facebook e taggo tutti eccetera… Mi sembrava di stare in un film dell’horror, insomma – e Robert continuava a girarsi ad ogni flash con gli occhi di un cucciolo passato sotto a un tir che trasporta polli. Un’’ansia di quelle che non auguro a nessuno.
La cosa peggiore, però, è che ci esco un’altra volta per parlare di un film che vorrebbe iniziare a girare e potrebbe sentire se il suo agente ha dei contatti per far iniziare a lavorare anche me nel cinema; ci esco domani sera e in due giorni devo trovare un agente disposto a lavorare per me: i colloqui li farò a casa mia, oggi pomeriggio, con l’aiuto di Jessie.
Già, Jessie… è un po’ di giorni che non ci vediamo, l’ho sentita ieri dopo lo spettacolo per parlare un po’. Da vigliacca quale sono non ho fatto parola del suo sogno proibito e non ho intenzione di farlo, o forse sì ma più avanti. Tanto, sarà una cosa per questa sera, non ci vedremo più… non serve andare a litigare per sciocchezzuole del genere. Ci manca solo che Jessie lo venga a sapere… Ah, meglio prepararsi per i colloqui.
Prendo un foglio bianco dalla risma vicino alla stampante ed una penna nera, poi inizio a stilare una serie di plausibili domande da rivolgere ai miei candidati.

 
- Nome

- Cognome

- Età  (non si sa mai che qualcuno sia carino)

- Incarichi precedenti

 Non mi viene in mente altro.
Solo quattro, miseri punti? Quattro domande, tutto qui? Non può essere… deve esserci qualcos’altro da chiedere. Insomma, che cosa chiedono ad un colloquio per incaricare agenti
di spettacolo?
Bah, chiederò a… chi è che può sapere queste cose? Jessie no, fa l’interprete per personaggi politici russi, che ne può sapere di agenti per super-vip? Mi viene in mente solo
qualcuno in grado di rispondermi: Robert.
Figurarsi se chiamo Robert! Neanche stessi morendo soffocata e lui fosse l’ultima persona sulla faccia della Terra. Mai.

 

***

 
Okay, è passato un quarto d’ora e non mi viene in mente altro. Ho provato a chiamare Jessie ma non ha saputo darmi consigli. Ho provato con Jordan e Ian – chiedendogli anche se JLo fosse passata davvero da lui – ma nessuno, oltre a quel che ho già scritto, ha saputo dire altro.

Dai! Il tempo stringe, non puoi presentarti domani sera senza un agente! Chiama Mr Paranoia e chiedigli qualcosa!
Io non ci parlo con quello! Solo per il fatto di doverci lavorare insieme mi viene l’ansia, se poi devo chiamarlo ogni volta che mi serve un consiglio… Io non lo chiamo!
Non essere infantile, Rachel! Anch’io non lo sopporto e pensare che tu abbia deciso di lavorare con lui… Puah! Tu sei tutta scema.
Dici?
Dico.
Respiro profondo e poi lo chiamo okay?
Basta che ti decidi.
Faccio qualche esercizio di yoga prima di prendere in mano il cellulare e cercare il nome del Pattinson in  rubrica: scorro tutti i numeri ma non lo trovo, fino a quando, come un lampo, mi ricordo che io non ho il suo numero! Esulto mentalmente e mi siedo sul divano con carta e penna ancora in mano; devo trovare assolutamente qualcosa da chiedere! Insomma! Forse su internet posso trovare qualche consiglio su un colloquio.
Ma non posso fare un annuncio su un giornaletto qualsiasi o sul bar sotto casa! Sembro una poveraccia che elemosina qualcuno! Chiamerò Jordan… ancora. Insomma, qualcuno saprà come si trova un agente?
Acchiappo il cellulare dai cuscini del divano e, con il tasto di chiamata rapida mi metto in contatto con il mio regista il quale, al sesto squillo, risponde seccato:- Chi diavolo è? –
- Jordan, sono Rachel. –
- Ah, ciao cara. – E’ impressionante di come Jo riesca a cambiare tono solo perché parla con me – C’è qualche problema? –
- No, no. Cioè, sì. Come faccio a cercare un agente di spettacolo decente? –
- Ancora quel dilemma? Ma credevo che le domande fossero per… che ne so, un gioco in scatola! –
- Certo, io gioco tutti i giorni a: “Diventa famosa”… è divertente sai? –
- Mi stai prendendo in giro? –
- No, figurati! Io? Ma se sono un angelo venuto dal Paradiso! Come fai ad insinuare certe cose guarda non lo so neanch’io… Nonostante sia perspicace eh! Pensa che una volta avevamo perso a casa un…-
- Sì, okay. Ho capito. Conosco un agente. Potrebbe darti una mano, almeno fino a che tu non trovi qualcuno che ti vada bene! –
- Grazie! Grazie davvero, Jo! Fossi qui ti abbraccerei! –
- Lo so, sono insostituibile! Vuoi che ti dia il suo numero? Così lo chiami tu e ci parli, per vedere come potrebbe essere. Che ne dici? –
- Che dico? Sei favoloso! Dai che si sta facendo tardi! Sono già le cinque e mezzo! –
- Sì, sì ecco… arrivo… Allora, Richard... eccolo trovato: Richard Stevenson. Pronta con carta e penna? –
- Sì, sì. –
Jordan mi dà il numero di cellulare del tizio e lo chiamo circa una mezz’ora dopo:- Pronto? –
- Buongiorno, parlo con Richard Stevenson? –
- Sì, sono io. Lei è? -
- Rachel Blake, piacere di conoscerla. –
- Il piacere è mio. – Ha un tono di voce caldo e rassicurante, gli do al massimo trenta, trentacinque anni.
- Sì, ecco. Io faccio musical e starei cercando un agente per me. –
- Potrei farti un provino e vedere come sei. Se mi piaci, potrei essere il tuo agente, se dovessi non piacermi… dovrai andare a cercare qualcun altro. –
- Per me non c’è problema, il provino quando lo facciamo? –
- Dovrei avere un buco dalle sei alle otto di oggi pomeriggio. Altrimenti la settimana prossima… mercoledì.-
- Va benissimo oggi. Che pezzo vuole che le porto? –
- Una canzone coreografata. Ti aspetto al Kodak Theatre, sai dov’è? –
- Sì, ci lavoro. –
- Oh, bene. A dopo… Rachel. –
- Grazie a dopo.-
Si! Ho un agente! Mio dio non ci posso credere! Finalmente! Oggi farò il provino, domani mi presenterò al colloquio con Richard… Se è bello potrei anche mettermi con lui, sposarlo, avere dei bambini… tre al massimo altrimenti le smagliature…

Ne hai ancora per molto?
Scusa?!?
No, chiedevo se ne hai ancora per molto. Hai già programmato vita sentimentale e carriera fino a che morte non ti separi da questo mondo infame e crudele…
Per me il mondo non è infame e crudele!
Per me sì… guarda a chi sono capitata…
Devi solo vantarti di essere la mia coscienza. Mh.
Non mi ascolti mai ma… se proprio vuoi che io mi vanti…
Ah, lascia perdere e fammi chiamare Jessie.
 

* * *

Circa un quarto d’ora dopo aver digerito l’idea del provino e dopo aver scelto il brano da fare esco dal mio appartamento e busso alla porta di Jessie per parlarle di persona, raccontarle tutto quel che mi è successo oggi e… lasciar da parte il discorso Robert Pattinson, ovviamente.
Tempo due minuti e la porta si apre: la mia migliore amica è lì davanti a me, dopo giorni che non ci siamo nemmeno viste.
- Ehilà, pupa! Come ti va? –
- Benone! E tu? Mi sei mancata, sai? – Jessie si scansa e mi fa entrare nel suo soggiorno.
- Anche tu mi sei mancata… Abitiamo a settanta centimetri di distanza ed è una settimana che non ci vediamo! Comunque… Sto stra bene! Oggi ho un colloquio con il mio futuro agente! –
Il viso di Jess si emoziona e sorride, gli occhi azzurri le si accendono:- Sul serio? E che fai al colloquio? –
- Mah, niente di che. Una canzone per vedere come me la cavo. Poi lui deciderà se prendermi come sua “cliente” o meno. –
- Wow. E che brano hai intenzione di portare? –
- “Don’t rain on my parade”
credevo. Ma non ho tutta questa voce e allora… “Like a virgin”. –
- Da un estremo all’altro, insomma. –
- Sì, è una canzone divertente, in fin dei conti. –
- Fai bene. Ah, se è carino… -
- Mi dispiace tesoro ma la cantante e il manager sono un must in tutti i film hollywoodiani. Semmai posso presentarti qualcun altro. –
- Magari. Ho la vita sentimentale di un facocero in coma in questo periodo. –
- Non ci credo. Carina come sei. –
- Fidati! Non mi vuole nessuno! –
Oh no. Non una crisi depressiva adesso! Devo andare al provino!
- Tesoro, sei bellissima. Hai i capelli biondi e lisci, gli occhi azzurri, due gambe da far paura! Non ti devi lamentare, su! Vieni qui. –
La stringo per le spalle finchè non si calma, poi afferro la borsa e mi alzo dal divano.
- Vai già via? –
- Sì, ho il provino tra mezz’ora e per arrivare al Kodak ci metto venti minuti. –
- In bocca al lupo, allora! –
- Crepi! Ci sentiamo dopo il provino, ti chiamo io. –
- Okay, a dopo. –
Esco dall’appartamento e scendo le scale fino al pianterreno:- Ciao, George! –
- Buon pomeriggio, signorina Blake! – esclama il portiere:- Le chiamo un taxi? –
- Grazie, mi faresti un favore. –
- Di nulla. –
Esco dalla piccola palazzina e mi siedo sui gradini, in attesa che arrivi il taxi.
Certo che Jessie è proprio triste per il ragazzo. Insomma, io non ne faccio un dramma! Lei è carina, dolce, bionda e ha un bel visino… non deve buttarsi giù così! Potrei presentarle Robert, in fondo a me sembra uno scimpanzé, ma non oso immaginare quello che potrebbe accadere se lei lo vedesse! Secondo me inizierebbe a piangere di gioia, a strapparsi i capelli, mi salterebbe addosso – o salterebbe addosso a lui, cosa molto più probabile – meglio mantenere questo segreto, và. Non vorrei creare tutto questo scompiglio per una storiella. Lui non si metterebbe con una sua fan che quando non sa che fare si incanta a guardarlo mettendolo in imbarazzo, non credo sia il caso.
Che poi non è neanche così male come scimpanzé… insomma, piace a così tante persone. Io e lui non potremmo essere più diversi ma si vede che per alcune il suo fascino ce l’ha. Forse sotto quelle paranoie c’è una persona quasi normale.
- Ecco il taxi, signorina Blake. – George mi guarda con il suo solito sorrisetto e le guance morbide che si ritrova e accenna alla macchina gialla che si sta avvicinando a casa mia.
- Uh, grazie George. –
- E’ un piacere. – Scende i gradini e mi apre la portiera mentre salgo in auto, poi richiude la portiera delicatamente.
Ah, che relax.
Per fortuna non devo guidare io. Con il traffico di Los Angeles se uno azzarda anche solo ad entrare in macchina gli viene un esaurimento nervoso. Ci sono semafori che impongono perennemente la fermata o mal funzionanti, manifestazioni a tutte le ore del giorno – l’altro ieri, per esempio, ne ho vista una dove le segretarie rivendicavano il loro diritto di portare gonne sopra il ginocchio in ufficio. Lo slogan era: “Gonne sopra il ginocchio, in ufficio accontentano l’occhio.” O qualcosa di simile. – che ti imbottigliano tra persone urlanti e con i nervi a fior di pelle, i quali non vedono l’ora di sporcare la tua bella auto – che magari hai lavato dolo due miseri giorni prima – anche se tu non c’entri niente e magari stai andando a lavorare. Carrozze per i turisti, vecchiette che attraversano la strada sulle loro gambe traballanti, venditori di rose e lavavetri disperati. In sei chilometri e mezzo di strada tutto questo, eh.
Arriviamo e destinazione, pago il viaggio e scendo dall’abitacolo; sono ancora una volta davanti al Kodak per un provino. Faccio un respiro profondo ed entro.
Le luci sono tutte accese, io mi dirigo, come è mia abitudine, ai camerini. Entro nel mio – dove c’è ancora la targhetta con il mio nome da ieri sera – e mi siedo sul divanetto: non ho voglia di cantare, non oggi. Ma un agente mi serve e, soprattutto, per domani sera.
- Signorina Blake? – Un uomo di circa trentacinque anni – ed identico a Brad Pitt – si affaccia alla porta del mio camerino con aria interrogativa. È carino, un po’ vecchio per me, mi sembra: è biondo, capelli corti e disordinati con u  filo di gel, un po’ di barba di qualche giorno sulle guance e una camicia bianca. Strano che faccia ancora il segretario di qualcuno a quest’età.
- Sì, sono io. Piacere. – Gli stringo la mano e lui sorride.
- Richard Stevenson. Agente. Vogliamo andare? Il palco credo l’aspetti. –
Che affascinante quest’uomo. Proprio carino. Ma… perché si presenta di persona per chiamare me e non una di quelle segretarie giovani e carine che lo seguiranno dappertutto?
Senza che io apra bocca, il bell’uomo accanto a me risponde, con un sorrisino:- Mi piace conoscere di persona i miei futuri clienti. Vedo subito se promettono bene. –
- Beh, grazie della spiegazione, signor Stevenson. –
- Uh no, non ci siamo. Chiamami Richard, Rachel. –
- Vada per Richard, allora. –
Uscendo dal piccolo corridoio bianco arriviamo sul palco. Richard scende i gradini che portano alla platea e si siede in quarta fila. Io mi posiziono al centro con il cd in mano.
Durante la mia assenza è stata posizionata un’asta con un microfono e delle casse. Un impianto veloce, per il provino. Un ragazzo di circa vent’anni mi si avvicina e mi prende il cd per poi avvicinarsi al portatile ed inserirlo nella fessura.
- Che cosa mi canti, Rachel? –
- Like a virgin, Madonna. –
- Canzone trasgressiva. Prego, inizia pure. –
La musica parte ed io inizio a cantare.

 

* * *

Sono passati i fatidici quattro minuti e Richard mi guarda sorridendo.
Ma si può sapere che ha da ridere? Okay che sono abituata oramai a fare provini eccetera ma… un minimo di nervosismo ce l’ho anch’io! Insomma, non riesco a capire se ride perché gli sono piaciuta, se ride perché ho qualcosa in faccia, se perché gli ho fatto pena… Insomma! Forse ho davvero qualcosa in faccia; o peggio, tra i denti! E se se n’è accorto? Mamma, sai che figura?
Bah, da lì non credo abbia visto se ho qualcosa tra i denti.

La prossima volta fa un’ispezione prima di presentarti a qualcuno! Non vorrei farci brutta figura con i tuoi… interlocutori.
Basta non ce la faccio ad aspettare… Anzi sì. Anzi, no.
Okay, ho un’idea. Adesso mi schiarisco la voce per fargli capire di tirarsi vis dal viso quel sorrisino e dirmi qualcosa… Sì, buona idea.
- Ehm, ehm. – Discreta, elegante. Perfetto.
- Qualche problema Rachel? Ha mal di gola? Le è andato di traverso? Problemi gengivali? –
Problemi gengivali? Come fa uno a schiarirsi la voce se ha problemi gengivali? Insomma… Può avere le gengive rosse e gonfie al massimo. Nei casi estremi, anche.
- No, no. Però, se posso permettermi… Richard… come è andata? Perché, sa, non mi piace essere tenuta sulle spine. –
- Uh. Pretende, la signorina. –

Te lo dico sempre di non essere sfacciata e guarda un po’ te! Un po’ di educazione ti ci vuole, ecco cosa!
- Scusi. –
- Non mi piace la gente che chiede scusa. Credo non sia necessario pentirsi delle proprie azioni. Ma bando alle ciance… è andata molto bene! Quand’è il suo primo incarico? – Adesso Stevenson ride normalmente. Credo gli verrà una paralisi se continua così.
- Bene. Ne sono molto felice. Comunque… domani sera, alle otto. Da Luigi, verso il centro. –
- Sì, grazie. So dov’è. Andiamo insieme? –
- Va bene, ti ringrazio. A  che ora… passi? –
- Alle sette e mezzo, se ti va. Altrimenti dimmi tu un orario che io poi mi organizzo l’agenda. –
- No, sette e mezzo è perfetto. Comunque, un contratto? Devo firmare qualcosa? –
- Si, ecco. Io ho preparato qualcosa se vuoi leggerlo con calma e firmarlo domani. È triennale. Se ti può far piacere. –
- Non è che prima posso vedere come va l’incontro di domani? Scusa se ci vado con i piedi di piombo ma.. –
- Nessun problema! Capisco, capisco. Scusami ma adesso devo proprio scappare perché non ho un buco sull’agenda! Adios amor! Ci vediamo domani! –
Richard si alza ed esce a grandi falcate dal teatro.
Ehi! Ma lui non sa dove abito!
- COMUNQUE ABITO TRA SANTA MONICA BOULEVARD E SUNSET BOULEVARD! – Urlo verso le porte ormai chiuse del teatro.
Chissà se potrò mai fidarmi di un agente tanto imprevedibile e chissà se mai verrà a prendermi domani sera.
Ah, meglio tornarsene a casa, questa giornata è stata troppo stravagante persino per me.
Ma si dice così, no? Chi vivrà… vedrà.

 
 

Sara’s corner:
Scusate, scusate, scusateeeee!!! Sono imperdonabile – una cacca immonda, come direbbe una mia amica – non aggiorno da mesi ormai! Anzi, sapete che cosa faccio? Se state lì un minutino e mi aspettate mi auto flagello da sola, okay? Così vi risparmio la fatica e il viaggio di venire a casa mia e lapidarmi in diretta. ^^
Comunque, piaciuto il capitolo???? A me no, sinceramente (Ma di cose ne devono ancora succedre! Eccome!). Diciamo che è scritto di cacca perché ci ho messo un tempio indefinito per produrlo e non succede niente di eclatante. I dialoghi sono più o meno diarreici e neanche la Coscienza è così simpatica!
Quindi se non lascerete – ahimè – una recensione comprenderò che è perché vi siete suicidati prima di leggere questo avvisino in fondo.
Nonostante tutto, vi ringrazio con il cuore in mano – che mi sono tolta prima autoflagellandomi e che pulsa tutt’ora fuori dal mio corpo (vi ho mai detto che sono immortale?) – per l’attenzione e per dimostrarmi affetto anche se forse non me lo merito.
Un bacio, dolce pubblico.
Sara.

  
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