Keep Holding on
So far away
I wish you were here
Before it's too late, this could all disappear
Before the doors close
And it comes to an end
With you by my side I will fight and defend
I'll fight and defend.
I wish you were here
Before it's too late, this could all disappear
Before the doors close
And it comes to an end
With you by my side I will fight and defend
I'll fight and defend.
Appena era arrivata a Tokio, Vibèke aveva avuto la certezza di poter affrontare qualsiasi avversità senza sforzo e di poter finalmente cominciare una vita degna di questo nome. Le erano bastati un paio di mesi però, per non esserne più così sicura.
Si era sistemata in un piccolo appartamento di periferia che condivideva con un’esuberante ragazza inglese e aveva trovato lavoro in uno sporco bar vicino a casa. I clienti volgari e insistenti, la paga misera, l’appartamento minuscolo e l’isterica coinquilina le erano parsi inizialmente solo dei piccoli compromessi che ora era obbligata ad accettare, ma che presto l’avrebbero portata ad una vita migliore nella città dei suoi sogni. Ma ora tutto questo cominciava a pesarle troppo.
Come sempre si era lasciata trasportare dall’entusiasmo e non aveva considerato la possibilità di non farcela, di non riuscire a realizzare il suo sogno e ora non era più sicura di riuscire a stabilirsi a Tokio definitivamente. Non che fosse una di quelle ragazze che si arrendono alle prime difficoltà, ma era sempre stata molto insicura e aveva bisogno di qualcuno che la sostenesse, le desse forza e sicurezza per riuscire ad affrontare tutte quelle difficoltà che s’incontrano quando si cerca di stabilirsi in un Paese straniero e non certo famoso per l’accoglienza.
Dopo una rinfrescante doccia fredda Vibèke si stava rilassando ascoltando qualche canzone a basso volume dal PC, frizionandosi i capelli. Odiava non poter ascoltare le sue canzoni preferite al giusto volume; abbastanza alto affinché ogni suono uscisse perfetto dalle casse e si distinguesse dagli altri, pur amalgamandosi alla perfezione nella melodia. La musica doveva avere spessore, diceva sempre, altrimenti non poteva essere definita tale; doveva sentirsi la densità e la complessità del suono che però non doveva risultare pesante. Facendo ridere i suoi amici, paragonava spesso la musica a un’enorme torta al cioccolato, delle sue preferite, grande, appagante, buona, con tutti gli ingredienti nella giusta quantità, mischiati in modo da creare qualcosa di unico e perfetto.
Improvvisamente le venne fame; da quanto tempo non mangiava una torta?
Sospirò e si diresse verso il bagno alla disperata ricerca di una spazzola (non capiva perché mai la sua coinquilina dovesse far sparire tutto in cassetti sempre diversi, non era più comodo lasciarla sul piano del lavandino?), quando suonò il campanello.
'Chi può essere a quest’ora?' pensò la ragazza dirigendosi verso la porta con l’asciugamano ancora in mano e i capelli fradici.
“Sorpresa!!”
“E tu che ci fai qui??”
You're not alone
Together we stand
I'll be by your side, you know I'll take your hand
When it gets cold
And it feels like the end
There's no place to go
You know I won't give in
No I won't give in.
Keep holding on
'Cause you know we'll make it through, we'll make it through
Just stay strong
'Cause you know I'm here for you, I'm here for you.
“Ma io… ma tu… ma non eri a
Milano?”
Together we stand
I'll be by your side, you know I'll take your hand
When it gets cold
And it feels like the end
There's no place to go
You know I won't give in
No I won't give in.
Keep holding on
'Cause you know we'll make it through, we'll make it through
Just stay strong
'Cause you know I'm here for you, I'm here for you.
“Hey sorellina, sei sconvolta?”
“Sii!!” Vì scoppiò a ridere saltando al collo del suo migliore amico e soffocandolo in una stretta mozzafiato. Lui rise vedendo lo stupore dell’amica trasformarsi subito in un’incontrollabile allegria.
“Volevo farti una sorpresa, e direi che ci sono riuscito!”
Daniel, sorridente come sempre, era completamente fradicio di pioggia e parecchio stanco a causa del viaggio che aveva dovuto fare dall’Italia per raggiungere la sua “sorellina”, come solo lui osava chiamarla.
Vì lo fece entrare nell’appartamento, saltellando dalla felicità e sommergendolo di domande alle quali il poveretto non riusciva nemmeno a rispondere.
“Calma Vì, ora ti racconto tutto! Magari dopo una doccia, sono fradicio.”
La ragazza gli mostrò il bagno e, cantando, andò a preparagli un tè caldo in cucina. Quando lui si fu cambiato, si sedettero uno davanti all’altro a chiacchierare e finalmente lui le spiegò cosa ci faceva a Tokio e perché si era presentato a casa sua senza alcun preavviso.
“Sono venuto qui per lavoro, in realtà, un mio amico mi ha chiesto una mano per organizzare il tour di una band giapponese e ci dobbiamo vedere domani, così ho pensato di farti una sorpresa e cogliere l’occasione per venire a trovarti. Mi mancavi…” Aggiunse quasi sussurrando, un po’ imbarazzato da quell’ammissione.
“Anche tu mi sei mancato da morire!” disse lei, decisamente più disinvolta, “Raccontami di questo lavoro però, e se mi dici che sono i Gazzette potrei ucciderti per la fortuna che hai avuto e poi resuscitarti per usarti e conoscere i miei idoli!”
“No, non sono i tuoi cinque amati, mi dispiace, ma forse li conosci comunque, sono i Nightmare o Naitomea, sono abbastanza famosi…”
Vì li aveva solo sentiti nominare qualche volta, ma non aveva mai ascoltato le loro canzoni né aveva in mente le loro facce. In quel momento, però, dei Nightmare non poteva importarle di meno: aveva il suo migliore amico tutto per sé e per un sacco di tempo, e questa era l’unica cosa che le interessava.
Chiacchierarono per ore e ore, bevendo quantità industriali di tè e ridendo come pazzi. Quando arrivò la sua coinquilina, Vibeke la salutò appena e le presentò in fretta l’amico, intimandole poi di lasciarli soli a parlare. Il tempo volava mentre i due parlavano finalmente faccia a faccia dopo mesi e passarono così tutta la notte a raccontarsi quello che era successo negli ultimi tempi. Vì era al massimo della felicità, tutti i suoi problemi sembravano essersi dissolti nel nulla, ora che aveva Daniel con sé.
Si conoscevano da quando avevano 14 anni ed fin dal primo momento erano stati inseparabili, sostenendosi a vicenda nei momenti difficili e vivendo quasi in simbiosi per tutta la durata del liceo. Vì aveva consolato Daniel quando la sua ragazza lo aveva lasciato per uno più grande e, a parere di tutti, più figo, e lui era caduto in depressione.
Daniel le era sempre stato vicino quando lei aveva bisogno di affetto dopo le solite, estenuanti liti coi i genitori, che non capivano una figlia così diversa e ribelle. Quando si era tinta i capelli di rosso e aveva cominciato a vestirsi da punk, i suoi avevano deciso che era ormai irrecuperabile e avevano perso ogni speranza di farne una persona “normale”, come avrebbero voluto. Nonostante ciò i litigi e le sfuriate non erano finiti, fino a quando lei non era riuscita più a sopportare il clima teso che regnava in casa ed era scappata a Tokyo.
Non riuscivano quasi a credere di essere di nuovo insieme, vicini come una volta, pronti a spalleggiarsi per superare le difficoltà che avrebbero incontrato. Ora Vibèke non era più sola.
Keep holding on
‘couse you know we’ll make it through,
we'll make it through
Just stay strong
‘couse you know I’m here for you
I’m here for you.