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Autore: Cicciolgeiri    15/07/2011    7 recensioni
Ambientato qualche mese dopo la fine di Pirati dei Caraibi: Oltre i confini del mare.
Jack Sparrow e il signor Gibbs sono da mesi alla disperata ricerca di un metodo efficace e possibilmente non mortale per riportare l'amata Perla Nera alle sue dimensioni originarie; Hector Barbossa, ormai capitano della Queen Anne's Revenge, è interessato ad un losco segreto che il cittadino più illustre dell'isola di Hispaniola custodisce gelosamente da vent'anni. Le strade dei nostri eroi si incroceranno nuovamente tra emozionanti ed incredibili avventure, scontri in mare aperto, riti vodoo, "figli del mare" e misteriose profezie.
Ce la farà Capitan Jack Sparrow a carpire finalmente il segreto per l'immortalità? Venite a scoprirlo ...
Barbossa scoppiò a ridere sguaiatamente, seguito immediatamente da tutti i suoi uomini, e Beatrice arricciò il naso, disgustata: il suo fiato sapeva di rum e di quelle che avrebbero potuto essere mele bacate.
- Siete una ragazza sveglia, miss Compton - acconsentì Barbossa quando ebbe finito di sganasciarsi, - ma è strano: mi avevano riferito che Lord Compton, vostro padre, avesse solo due figlie piccole - inarcò le sopracciglia con fare inquisitorio.
- Ebbene, vi hanno riferito male - ribatté Beatrice, cercando di imprimere alla sua voce una sicurezza che non aveva.
- A quanto pare - concluse Barbossa vagamente divertito. - I vostri lineamenti mi risultano stranamente familiari, miss Compton - aggiunse subito dopo, con gli occhi ridotti a fessure, afferrandole il viso con una mano e costringendola a voltarsi per osservarla da tutte le angolazioni. - Vi ho già vista da qualche parte? -
- All’Inferno, forse! - grugnì Beatrice con stizza, divincolandosi bruscamente dalla sua stretta.
A quelle parole i pirati ridacchiarono e Barbossa, con aria teatrale, strabuzzò nuovamente gli occhi, sogghignando in modo raccapricciante.
- Oh, ci siete stata anche voi? - rantolò sollazzato.
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Angelica, Hector Barbossa, Jack Sparrow, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Come al solito ringrazio tutti coloro che seguono, leggono, recensiscono e preferiscono questa storia. Buona lettura :D
PS Ho trovato la colonna sonora per Jack e Hector xD E' questa: http://www.youtube.com/watch?v=FlKcQdlM6mc



La costa era alta e rocciosa e pendeva a strapiombo sul mare; la Queen Anne’s Revenge ed il Fallen Angel furono ormeggiati al largo della scogliera ed i marinai condussero le scialuppe fino a riva, per poi accamparsi sulla spiaggia.
Vari falò furono accesi al limitare della foresta e pietanze più o meno commestibili furono messe a cuocere sul fuoco; spesso qualche sguardo correva ancora all’orizzonte, verso l’inquietante banco di nebbia che aleggiava perennemente attorno ai Denti di Squalo e che, si disse Beatrice, probabilmente era prodotto dal fiato della creatura stessa.
<< E’ un fenomeno di condensa >> spiegò Ragetti a Pintel, mentre lui ed il suo compare tentavano di cucinare allo spiedo un paio di noci di cocco. << Le goccioline prodotte dall’alito dello Squalo salgono in alto ed essendo più calde dell’aria circostante, e quindi più leggere, rimangono sospese, dando origine alla nebbia >>.
Pintel lo fissò a bocca spalancata con un’espressione alquanto ottusa dipinta sul volto.
<< Ma che bravo che sei! >> commentò impressionato. << Tu dovevi fare l’uomo di scienza, ecco che cosa dovevi fare! >>
Ragetti ridacchiò, lusingato, ma all’improvviso la sua noce di cocco prese fuoco e la conversazione si interruppe lì.
<< Be’, non si può certo dire che la vita del pirata non sia avventurosa >> borbottò mastro Gibbs che, seduto su un tronco accanto a Scrum, stava tracannando rum dalla sua inseparabile fiaschetta.
<< Ah no! >> replicò allegramente quello. << Ciò mi fa venire in mente una canzone >> cacciò da sotto il suo cappotto un mandolino che doveva aver visto tempi migliori e incominciò a suonare un’allegra melodia.
<< Oi, questa la cantiamo! >> esclamò Jack non appena udì il ritmo, schizzando in piedi con un tintinnio. Si schiarì la gola battendosi una mano sul petto ed intonò a gran voce: << I veri amici di noi Pirati ... che amano l'avventura ... noi siamo Pirati e ci piace perché la vita è fatta per noi ... YO OH! YO OH!>> si voltò verso Barbossa e lo indicò come per dire che toccava a lui.
<< La spada, il corvo, il mare! Pirati e corsari, gran filibustieri e gran bucanieri... >> ringhiò Barbossa sogghignando.
<< YO OH! BEVIAMOCI SU! >> urlarono in risposta tutti gli altri.
Ben presto, non ci fu pirata sulla spiaggia che, più o meno ubriaco, non stesse cantando a squarciagola la canzone, mentre Jack, ritto nel mezzo, si sbracciava per dirigere il coro:
Yo oh! Yo oh!
La spada è qui con me!
Rubiamo, assaltiamo, bruciamo, arraffiamo,
trinchiamo allegri yo oh!
Ci piace aggredire, imbrogliare e rapire,
trinchiamo allegri yo oh!
Yo oh! Yo oh!
La spada è qui con me!
Siamo pecore nere,
gente spietata …
Trinchiamo allegri yo oh!

<< Che spettacolo patetico >> brontolò burbero il Commodoro Rogers, calandosi il tricorno sugli occhi e sdraiandosi sulla sabbia nel tentativo di dormire. << Vedere uomini adulti che strillano come avvoltoi e si rendono ridicoli nel nome di un ignobile ideale quale la pirateria >> sputò quella parola con sdegno, palesemente disgustato. << A dir poco indecoroso >>.
<< Farete meglio a procurarvi dei tappi per le orecchie, allora >> lo rimbrottò Angelica guardando di sottecchi Jack, che si era messo a ballare come un forsennato attorno al falò, brandendo una bottiglia di rum già mezza vuota. << Oppure spero per voi che abbiate il sonno pesante, perché continueranno per tutta la notte, questo è certo >> ghignò malvagiamente e le ombre danzanti che le fiamme proiettavano sul suo bel viso la resero per un attimo davvero spaventosa.
Rogers borbottò qualcosa riguardo a certi individui poco raccomandabili e quanto mai stonati, dopodiché si sistemò alla bell’e meglio sul suo giaciglio improvvisato, voltandosi caparbiamente dall’altra parte e dando le spalle alla penosa scenetta che stava avendo luogo dietro di lui.
Quando anche Jack, l’ultimo dei bucanieri rimasto sveglio, crollò a faccia in giù nella sabbia russando sonoramente, Beatrice si tirò a sedere nella fievole luce prodotta dalle braci morenti e si guardò attorno: tutti ronfavano beatamente e non c’era anima viva che potesse vederla, così, stando bene attenta a non svegliare nessuno, strisciò carponi fino a Barbossa, che stava dormendo poco più in là a braccia conserte, con il cappello calato sul volto.
Beatrice aveva in mente un piano estremamente audace e rischioso, ma attuabile: voleva fare fuori Barbossa e scappare con il Capitano Teach, entrando a far parte della sua ciurma di corsari per prendere finalmente il posto che le spettava di diritto a bordo di una nave e che sua madre le aveva così ingiustamente negato.
Frugò nella tasca dei calzoni e ne estrasse un piccolo pugnale: l’aveva sottratto durante la cena dalla saccoccia di quel buono a nulla di Ragetti, che non se n’era accorto minimamente, impegnato com’era a tentare di spegnere la sua stupida noce di cocco.
La ragazza si curvò su Barbossa con gli occhi ridotti a fessure, concentrata, brandendo il pugnale: il pirata riposava a braccia conserte in una posizione che avrebbe reso impossibile colpirlo al cuore; conoscendolo, doveva essere una tattica appositamente studiata per evitare di essere pugnalato durante la notte.
Avrebbe potuto sgozzarlo, se solo avesse saputo esattamente da che parte stava la giugulare, ma quella stupida barbetta ispida le oscurava la visuale e l’idea di ferirlo e basta non le andava minimamente a genio: le conseguenze sarebbero state a dir poco spiacevoli.
Così, con estrema delicatezza, Beatrice afferrò il braccio di Barbossa e lo spostò un poco, in modo da scoprire il petto del pirata. Quello emise un debole grugnito e fece schioccare le labbra un paio di volte; Beatrice trattenne il fiato e si irrigidì, ogni muscolo teso per l’apprensione, ma Barbossa borbottò qualcosa d’incomprensibile e riprese a russare tranquillamente.
La ragazza tirò un sospiro di sollievo e si arrischiò a spostare il braccio un altro po’; il suo sguardo fu catturato da qualcosa che brillava sotto il soprabito di Barbossa: scostò con cautela un lembo del colletto della camicia, rivelando un pendaglio d’argento finemente lavorato.
Beatrice aggrottò la fronte, interessata, e prese il ciondolo in mano, sfiorando le elaborate linee degli intarsi con il polpastrello del pollice.
Fu allora che Barbossa si svegliò; spalancò gli occhi azzurri all’improvviso e schizzò repentinamente a sedere, afferrandola per il polso. Beatrice non fece neppure in tempo ad urlare dallo spavento che si ritrovò una pistola puntata alla tempia.
<< Tu >> ringhiò minaccioso il pirata. << Piccola serpe velenosa, che cosa stavi facendo? >>
La ragazza boccheggiò, colta alla sprovvista, e lo sguardo di Barbossa si posò sul pugnale che lei teneva in mano.
<< Io … >> balbettò Beatrice con voce tremante, mentre Barbossa la squadrava con astio, << … voi … voi avevate una macchia >> buttò lì ridacchiando nervosamente. << Qui, sul vostro ciondolo, vedete? E’ tutto incrostato ed è un vero peccato, perché è proprio un gran bell’oggetto, perciò mi sono detta … “e che diavolo, diamogli una bella ripulita!”, e ve lo stavo giusto pulendo con il coltello, così >> afferrò di nuovo il pendaglio e, sfoggiando un sorriso tirato, iniziò a passare la punta del pugnale in mezzo alle intarsiature serpentiformi per liberarle dalla sporcizia. << Visto? >>
Barbossa inarcò le sopracciglia e fece scattare il cane della pistola; Beatrice deglutì a vuoto.
<< Un eccesso di zelo, da parte tua >> commentò sarcastico. << Chi ti ha mandata, eh? >> domandò scrollandola. << Teach? E’ stata lei? >>
<< No >> soffiò la ragazza in risposta, << è stata una mia idea … quella di ripulirvi il ciondolo >> aggiunse in fretta.
<< E sentiamo >> sibilò Barbossa tirandola a sé; Beatrice si dimenò e tentò di divincolarsi, disgustata, mentre lui le accarezzava il collo con la fredda canna della pistola, << che cosa avevi intenzione di fare dopo avermi ripulito il ciondolo, mh? Dimmi, sono curioso! >> incalzò strabuzzando gli occhi.   
<< Non è affar vostro! >> replicò lei furibonda.
<< Oh, io penso di sì, invece >> affermò lui ghignando malvagiamente, << non sono riemerso dal regno dei morti per farmi ammazzare da una sgualdrinella impudente come te, miss Compton. Adesso dovrò ucciderti, lo sai questo, vero? >> domandò fingendosi costernato. << Per evitare che spiacevoli incidenti come questo capitino in futuro >> le strappò di mano il pugnale e la spinse sulla sabbia, dove Beatrice cadde con un tonfo sordo.
<< Voi conoscevate Anne Bonny >> ansò la ragazza con la voce che tremava appena, mentre Barbossa incombeva su di lei brandendo il coltello in una mano e la pistola in quell’altra. << So che è così >>.
Il pirata la scrutò con il volto contratto in una smorfia ostile.
<< Sì, la conoscevo. E a quanto pare anche tu >>.
<< Dove vi siete incontrati? >> chiese Beatrice.
Barbossa sogghignò con fare sardonico.
<< Ad un party >> rispose beffardo, << servivano il the al limone, sai? >>
Beatrice ritirò i denti sulle gengive e soffiò come un gatto selvatico.
<< Non prendetevi gioco di me, Barbossa >> ringhiò con gli occhi che dardeggiavano, << io voglio sapere! Ho il diritto di sapere! >>
<< Ma davvero? >> la schernì il pirata. << Tu non hai nessun diritto, signorinella, a parte quello di scegliere con quale di questi simpatici arnesi vuoi essere spedita all’altro mondo. Allora >> chiese, alludendo alle armi che teneva in mano, << pugnale o pistola? >>  
<< Pistola, grazie >> replicò acidamente Beatrice. << Rapido e indolore >>.
<< Bene >> acconsentì Barbossa, soppesando la pistola con lo sguardo, << allora pugnale! >> concluse, sgranando gli occhi e sogghignando malignamente.
Beatrice grugnì e rotolò su un fianco, tentando di fuggire, ma Barbossa la afferrò dolorosamente per i capelli e la trascinò di nuovo giù, ghermendola per le spalle.
<< Che gran peccato >> commentò il pirata scuotendo il capo con finta costernazione, mentre Beatrice si lamentava e dibatteva nel tentativo di liberarsi. << Una ragazza così giovane e ardita, così bella … >> le scostò una ciocca di capelli dal volto con la punta del pugnale. << Avete un ultimo desiderio, milady? >> le chiese galantemente.
 << Sì >> rispose lei caparbia. << Voglio che mi raccontiate di Anne Bonny >>.
Barbossa abbandonò per una volta la sua abituale espressione beffarda e si accigliò, sinceramente sorpreso da quella richiesta.
<< Perché mai vi interessate tanto ad Anne Bonny? >> chiese.
<< Perché le volevo bene >> sussurrò Beatrice con gli occhi lucidi. << Proprio come ad una madre >>.
 
Quando Jack si svegliò, la mattina seguente, si tirò a sedere lentamente, stiracchiandosi, poi emise un sonoro sbadiglio e si guardò attorno stropicciandosi gli occhi.
Era piuttosto presto e dormivano ancora tutti, stravaccati sulla sabbia a russare in maniera a dir poco oscena: Pintel e Ragetti se ne stavano schiena contro schiena con la testa ciondoloni ed emettevano degli inquietanti rantoli simili a ruggiti; il signor Gibbs riposava con le gambe rivolte verso l’alto, appoggiate al tronco di una palma, e, di tanto in tanto, lanciava grugniti degni di un maiale selvatico; Scrum si era appisolato con la faccia schiacciata contro il suo mandolino e, mentre ronfava, faceva vibrare con la punta del naso la corda del sol, che risuonava ad intervalli regolari e faceva da colonna sonora a quel bizzarro concerto di fiati.
Jack arricciò le labbra in un moto di repulsione e posò distrattamente lo sguardo su Barbossa, per poi passare oltre; sobbalzò e si voltò nuovamente in quella direzione, meravigliato: accucciata accanto al capitano della Revenge sonnecchiava beatamente niente di meno che miss Beatrice Compton.
<< To’ guarda: chi disprezza compra >> commentò Capitan Sparrow con un sorrisetto. Si avvicinò a Barbossa con la sua tipica camminata dondolante e lo stuzzicò picchiettandogli addosso due dita senza il minimo garbo.
<< Hector? >> lo chiamò. << Orsù, sveglia e risplendi! >>
Barbossa grugnì e aprì gli occhi di malavoglia, abbagliato dalla luce del sole.
<< Per tutti i fulmini di Giove, Sparrow! >> ringhiò con voce impastata dal sonno. << Perché diavolo strilli tanto? >>
Jack sogghignò ed alluse con un cenno del capo alla fanciulla addormentata che giaceva accanto a Barbossa; questi si voltò nella direzione indicata e, alla vista di Beatrice, trasalì.
<< Oh, no! E’ ancora viva! >> esclamò drizzandosi a sedere. << Maledizione, devo essermi addormentato! >> aggiunse furibondo.
Jack lo squadrò con la fronte aggrottata, confuso.
<< Ma come? >> sbottò. << Una graziosa signorina si rannicchia accanto a te durante una fredda notte tenebrosa e tu mediti di ucciderla anziché offrirle riparo tra le tue accoglienti braccia? >> chiese gesticolando.
Le narici di Barbossa fremettero di rabbia.
<< Ma di che riparo vai blaterando? >> proruppe sputacchiando. << Questa schifosissima arpia voltagabbana ha tentato di accopparmi, stanotte! E ci sarebbe riuscita se non fosse stato per i miei impeccabili riflessi! >> aggiunse con gli occhi fuori dalle orbite.
<< Ah sì? >> commentò Jack, osservando Beatrice impressionato. << Be’, questo cambia le cose. Ma non spiega perché la schifosissima arpia voltagabbana stia dormendo della grossa accanto alla sua mancata vittima, cioè tu >>.
<< Mi ha chiesto di raccontarle di Bombardiera Anne Bonny >> replicò Barbossa. << E la narrazione si è protratta un po’ più del previsto >>.
<< Tutto qui? >> domandò Jack inarcando scetticamente le sopracciglia. << Avete parlato. Tutta la notte >>.
<< E’ un’ottima ascoltatrice! >> replicò Barbossa stizzito, poi si mise in piedi con qualche difficoltà ed assestò un colpo tra le scapole della ragazza con la sua stampella.
Beatrice si vegliò di soprassalto, il respiro spezzato, ma non ebbe il tempo di lamentarsi, perché Barbossa la afferrò malamente per un braccio e la costrinse a tirarsi su.
<< Buongiorno, miss >> la salutò beffardo. << Dal fatto che abbiate sentito dolore deduco che siete ancora viva, perciò cercate di non sprecare il mio generoso atto di magnanimità ed evitate di compiere di nuovo gesti avventati che avrebbero certamente un epilogo cruento e doloroso … per voi >> aggiunse sogghignando.
<< Canaglia! Putrida carcassa! Sudicio manigoldo! >> lo apostrofò Beatrice dimenandosi come un’anguilla. << Lasciatemi andare immediatamente o giuro che avrò le vostre luride manacce per cena! >>
Jack sghignazzò.
<< Però >> commentò ammiccando, << che bel caratterino, che abbiamo >>.
Barbossa e Beatrice si voltarono all’unisono e lo fulminarono con un paio di identiche occhiatacce azzurre; Jack sgranò gli occhi e arricciò le labbra, turbato.
<< Perdono >> si scusò giungendo le mani, << vi lascio soli >> e girò sui tacchi con un tintinnio.
Beatrice attese che Capitan Sparrow si allontanasse abbastanza, poi, tenendo lo sguardo puntato sui propri piedi mormorò un: << Grazie >> quasi incomprensibile all’indirizzo di Barbossa.
Lui sgranò teatralmente gli occhi.
<< E per cosa, mia cara? >> domandò nella sua migliore imitazione di un tono piacevolmente sorpreso.
La ragazza sbuffò, impacciata, e seguitò ad osservare la punta dei propri calzari con smisurato interesse.
<< Per ieri notte >> borbottò in risposta. << Vi siete dimostrato insolitamente disponibile, ecco >> aggiunse arrossendo lievemente.
Barbossa sghignazzò.
<< Nascondo in me numerose doti, miss Compton >> replicò ammiccando, << molte delle quali piuttosto insospettabili >>.
Beatrice liberò il braccio dalla sua stretta con uno strattone secco e lo scrutò imbronciata.
<< Chi mi dice che non avete mentito? >> sibilò. << Dai vostri racconti mi è parso quasi che voi e … >> tentennò un istante << … ed Anne foste amici >> ridusse le palpebre a fessure e gli scoccò uno sguardo torvo. << Ma io la conoscevo, non avrebbe mai potuto affezionarsi a qualcuno come voi >> affermò decisa.
<< Non la conoscevi bene come affermi, allora >> replicò Barbossa serio; a quelle parole, Beatrice sentì nascerle in gola un groppo doloroso e non ebbe la forza di ribattere.
La cosa che più le faceva male era che Barbossa aveva ragione: lei, sua madre, non la conosceva affatto. Ed era crudele che quel pirata avesse trascorso tanto tempo insieme ad Anne, mentre Beatrice, che era sua figlia, non avrebbe mai avuto l’opportunità di farlo.
Il capitano della Revenge rifilò a Beatrice un ultimo sguardo truce, poi le voltò le spalle e la lasciò sola con i suoi tristi pensieri, allontanandosi sulla spiaggia con incedere claudicante.
Nel frattempo, Jack Sparrow si era incamminato ondeggiando verso il signor Gibbs, che dormiva poco più in là, e gli aveva spinto via le gambe dal tronco della palma con una pedata, facendolo scivolare a terra; il quartiermastro si ridestò all’improvviso, spaventato, e si tirò repentinamente a sedere, sbattendo con la nuca contro la palma e facendo piombare giù una noce di cocco, che gli atterrò in testa con un tonfo sonoro.
<< Ben svegliato, signor Gibbs! >> esclamò Jack, mentre il nostromo si massaggiava la zucca imprecando sonoramente. << Posso scambiare due paroline con voi? >>
<< Uhm … certamente >> grugnì Gibbs, rimettendosi in piedi barcollando. << Che cos’è successo? >>
Jack si accostò a lui con fare cospiratorio.
<< Ora che ci penso, le parole sono più di venti. Te la senti comunque di prestarmi orecchio? >> domandò in un sussurro, inarcando le sopracciglia in attesa di una risposta.
Gibbs lo guardò con aria allibita, anche se sarebbe stato impossibile dire se quell’espressione fosse dovuta alla botta che aveva ricevuto o semplicemente al fatto che era curioso, poi scrollò le spalle.
<< Signorsì >> assicurò. << Allora? >>
<< Io sospetto che miss Compton non sia veramente miss Compton. E dubito che miss Compton sia davvero chi vuole farci credere di essere, ossia miss Compton. Comprendi? >>
Il signor Gibbs sbatté le palpebre un paio di volte, confuso, poi i suoi occhi si illuminarono come se gli fosse appena tornato in mente qualcosa.
<< E infatti non lo è! >> confermò a bassa voce. << Non è una Compton, Jack! Miss Beatrice è la figlia di Anne Bonny! Me l’ha rivelato la sera dell’attacco, sulla spiaggia; ha finto di essere la figlia del governatore per non essere uccisa >>.
Jack ridusse gli occhi a fessure e si arricciò i baffi con fare meditabondo.
<< Ah ah. Capisco. E … >> fece schioccare le labbra << suo padre? Chi è suo padre? >>
Gibbs scosse la testa.
<< Non ne ho idea. Nemmeno lei lo sa: a quanto pare Anne non gliel’ha mai rivelato >>.
<< Come biasimarla. Certe cose è meglio non saperle, dico io >> asserì Jack con un sorrisetto furbesco. << E’ più divertente scoprirle >>.
Mastro Gibbs aggrottò la fronte, perplesso, ma Capitan Sparrow si limitò a sogghignare e gli voltò le spalle, dirigendosi di gran carriera a svegliare il resto della ciurma.
 
Quando tutti si furono rimessi in piedi, Angelica e Barbossa diedero l’ordine di iniziare la spedizione: alcuni marinai si caricarono in spalla le scialuppe e le trasportarono sino alla foce del fiume, dove vennero spinte in acqua; Scrum ed altri uomini trascinarono una delle barche così vicino a Barbossa che il capitano non dovette neppure bagnarsi gli stivali (o meglio, lo stivale) per salire a bordo.
Poco lontano, Rogers si volse in quella direzione per guardare Beatrice; Barbossa, che le stava accanto, intercettò lo sguardo del Commodoro e, con un orribile sogghigno che gli increspava le labbra, appoggiò una mano nodosa sulla spalla della ragazza. A quella vista, Rogers si irrigidì e serrò la mascella, mentre Barbossa gli scoccò un’occhiata canzonatoria; Beatrice, confusa, si voltò per guardare la mano che il pirata le teneva posata sulla spalla, poi alzò appena gli occhi ed incontrò lo sguardo di Rogers. Sorrise debolmente ed aprì la bocca come per voler dire qualcosa, ma Barbossa la spinse nella scialuppa e si sedette accanto a lei, senza che il suo insopportabile ghigno accennasse a scomparire.
Rogers emise un sospiro tremante, furioso.
<< C’è qualcosa che vi turba, Commodoro? >> domandò Angelica accostandosi a lui.
<< Non sopporto che quel vecchio balordo … la tocchi >> sibilò a denti stretti. << Non possiamo permettere che miss Beatrice rimanga con quell’uomo un istante di più, Capitano >> affermò deciso, un cupo cipiglio che gli increspava la fronte. << Prenderò provvedimenti io stesso, se necessario! >>
A sorpresa, le labbra della donna si curvarono in un sorriso, il primo vero sorriso che Rogers avesse mai visto dipinto sul suo bel volto: senza ombra di scherno o malizia a guastarlo.
<< Siete un uomo retto e coraggioso, Jasper Rogers >> declamò. << Vi prometto che strapperemo la vostra Beatrice dalle grinfie di quel cabron il prima possibile >> giurò.
Rogers annuì, sollevato, quando all’improvviso si rese conto a dovere delle parole che Angelica aveva appena pronunciato e trasalì.
<< Aspettate >> balbettò impacciato, << miss Compton non è la mia Beatrice, io semplicemente sono infastidito dal comportamento tenuto da … insomma non … lei è … però io non ho … >>
Angelica ridacchiò di gusto e scosse il capo, allontanandosi e lasciandolo alle sue farneticazioni. 
I due equipaggi salirono a bordo delle imbarcazioni ed iniziarono a risalire il corso d’acqua, seguendo il suo tortuoso percorso tra la fitta vegetazione.
Al contrario della palude infestata da Le Buisson, la foresta pullulava di vita: grandi uccelli tropicali dal piumaggio variopinto spiccavano brevi voli da un ramo all’altro lanciando i loro chiassosi richiami, nell’acqua torbida nuotavano una moltitudine di pesci di varia specie e misura e nuvole di insetti ronzanti sciamavano in aria, pungendo e pizzicando con i loro aculei così voracemente da costringere i pirati a prendersi a sberle da soli pur di allontanarli; una grossa zanzara si poggiò sulla guancia di Pintel, e Ragetti, a quella vista, assestò un sonoro ceffone al suo compare, che per poco non cadde giù dalla scialuppa.
<< Zanzara >> si giustificò Ragetti con una scrollata di spalle, quando Pintel riuscì a rimettersi dritto e lo fulminò con uno sguardo truce, << stava per pungerti, quella malandrina! >> ma Pintel non apprezzò affatto quella gentilezza e, per tutta risposta, lo colpì forte sulla zucca con un remo.
Barbossa se ne stava ritto sulla traversina di prua a scrutare le torbide acque davanti a sé con l’enorme cappello che gli conferiva un’aria solenne, mentre, nella scialuppa che seguiva dappresso, stavano seduti Angelica, Grog, Rogers ed altri corsari, tutti impegnati a guardarsi attorno.
<< Avverti qualcosa? >> domandò Angelica a Grog.
Lo stregone fece vagare intorno a sé il suo sguardo annebbiato, poi prese un’abbondante sorsata di rum da una fiasca che teneva nascosta sotto la traversina e si strinse nelle spalle.
<< A parte questa puzza di marcio? Niente di niente >> rispose allegramente.
Angelica imprecò e lanciò uno sguardo alla bussola magica che aveva ottenuto da Jack; il suo ago puntava più avanti, dritto verso la schiena di Barbossa, segno che la direzione che stavano seguendo era quella giusta. Eppure c’era qualcosa che la rendeva nervosa, anche se non avrebbe saputo dire esattamente di che cosa si trattasse.
<< Credete che abbia qualche altra spiacevole sorpresa in serbo per noi? >> chiese Rogers con gli occhi ridotti a fessure, alludendo a Barbossa con un cenno del capo. << Lui sapeva benissimo a cosa stavamo andando incontro l’ultima volta, ai Denti di Squalo, eppure non ci ha detto niente. Non credo potremo sopravvivere ancora a lungo, se seguita a tenerci all’oscuro di certi dettagli >> aggiunse con fare significativo.
Angelica lanciò uno sguardo di sottecchi a Barbossa.
<< Non ci rivelerà niente, Commodoro >> replicò tetra. << Possiamo soltanto portare pazienza e stare in guardia. Dopotutto, le profezie di Grog sono sempre attendibili: Barbossa ci condurrà al tesoro di Morgan >> asserì.
Rogers si guardò intorno con fare circospetto, poi si sporse sulla traversina per sussurrare qualcosa al capitano in modo da non essere udito.
<< E perché, se posso chiedere, volete essere condotta al tesoro? Non è solo per qualche gioiello, o sbaglio? >> domandò inarcando le sopracciglia. << Voi non siete tipo da mettere a repentaglio la vostra vita e quella della ciurma per qualcosa di meschino come qualche ninnolo scintillante >>.
Angelica sorrise con fare vagamente misterioso.
<< Dite bene, Commodoro. Tuttavia dovreste sapere che certi tipi di tesoro non scintillano >> replicò ammiccando malvagiamente.
Rogers si accigliò.
<< Che cosa intendete dire? >>
 << Non credo che sarebbe opportuno rivelarvi le mie vere ragioni >> tagliò corto il Capitano Teach. << Poi dovrei uccidervi >>.
La risalita del fiume portò via gran parte della giornata e proseguì tranquilla fino al calar delle tenebre, quando i marinai furono costretti ad accendere le torce e ad appenderle alle prue delle scialuppe per far luce.
Poco dopo il tramonto, la flottiglia raggiunse un punto della foresta in cui il letto del fiume si ampliava e dava origine ad una polla d’acqua stagnante; dentro di essa galleggiavano una miriade di ossa e teschi, contro ai quali gli scafi delle barche urtavano durante l’avanzata, facendole muovere e cozzare l’una addosso all’altra producendo un’inquietante acciottolio. Beatrice, che stava osservando quel macabro spettacolo con un’espressione d’orrore dipinta sul volto, incontrò con lo sguardo le orbite vuote e nere di un teschio umano che faceva capolino dall’acqua e rabbrividì violentemente, trattenendo a stento un conato di vomito.
I vogatori cercavano di evitare di colpire le ossa con i remi, ma la superficie dello stagno ne era completamente oscurata e scansarle era impossibile.
<< Hector? >> chiamò Jack, tenendosi nervosamente a distanza dalla fiancata della scialuppa, nauseato. << Orsù, esprimiti al riguardo di questi … cosi >> ordinò agitando le dita inanellate.
Barbossa si guardò attorno con un’espressione assorta dipinta sul volto segnato, gli occhi ridotti a fessure.
<< Be’, non ci vuole un cannocchiale per vedere che ci sono degli scheletri nell’acqua >> commentò alla fine.
<< Questo l’ho notato >> replicò Jack scoprendo i denti con impazienza. << Ma per quale motivo ci sono degli scheletri nell’acqua, io mi chiedo >>.
<< Probabilmente questi poveri diavoli sono caduti nel fiume e non sono più riusciti ad uscirne >> ipotizzò Barbossa, calando in acqua la sua stampella ed agganciando con essa uno sgocciolante braccio scheletrico. << Oppure gli indigeni usano questo luogo come una sorta di fossa comune … >> disse poi, ma neanche lui sembrava troppo convinto.
Jack arricciò un angolo della bocca, teso.
<< Grog >> disse Angelica con un accento appena più marcato del solito, << che cosa diavolo sta succedendo? >>
Grog rise in un modo che ricordò un latrato canino, spandendo tutt’intorno il suo alito fetido, poi sbarrò gli occhi all’improvviso ed il suo sguardo si fece opaco come quello di un pesce morto.
<< Che cosa gli prende? >> gracchiò il Commodoro Rogers. << Sta avendo un infarto? Una sincope? >>
Angelica gli fece cenno di tacere e continuò a tenere lo sguardo puntato su Grog, attenta: lo stregone roteò gli occhi verso l’alto ed iniziò a tremare violentemente.
<< Su acque morte scivolano i viandanti >> ansò con voce roca e tonante, una voce che non gli apparteneva affatto, << se uno ne sale ne scendono venti. Parole serpeggiano strette tra i denti e se scorrono tu non le senti. Degli uomini audaci questa è la sorte, andare dritti incontro alla morte >> Grog emise un terribile rantolo spezzato, come se si stesse strozzando con qualcosa, poi cadde all’indietro con un tonfo ed iniziò a russare tranquillamente.
Le sue parole erano riecheggiate tutt’attorno, di scialuppa in scialuppa, ed ogni sguardo era puntato su di lui.
<< Cosa … che cos’è appena successo? >> balbettò Rogers sconvolto.
<< Ha giusto enunciato una profezia >> rispose Angelica con la fronte aggrottata. << Anche se questa era più simile ad un indovinello … >>
<< Un indovinello? >> ripeté Rogers sgranando gli occhi, la voce di un paio d’ottave più acuta del normale. << Allora svegliamolo, perdio, e facciamoci spiegare che cosa diavolo volesse dire! >> strepitò.
<< Sarebbe inutile >> rispose Angelica scuotendo il capo. << Sono certa che non ne ha la minima idea: Grog non ha cognizione della sue profezie, né del loro significato >>.
Un generale mormorio di angoscia si levò dalle barche.
<< Be’, non è il caso di farsi prendere dal panico! >> esclamò Jack a gran voce; si mise in piedi e trotterellò ondeggiando fino alla poppa della sua scialuppa, che oscillò paurosamente sotto ai suoi passi. << E’ il caso di essere molto spaventati, invero, ma non di farsi prendere dal panico. Adesso dobbiamo solo unire i nostri cervelli … in senso lato, è chiaro … e venire a capo di questa spinosa e … >> fece vagare lo sguardo sugli scheletri che affioravano dall’acqua con i denti scoperti in una smorfia di disgusto << … ossuta faccenda. Allora >> proruppe allargando le braccia, << c’è qualcuno che se la cava con enigmi, indovinelli ed infimi lambiccamenti del medesimo genere? Coraggio, non siate timidi >>.
Ragetti, che remava insieme a Pintel a bordo della scialuppa di Jack e Barbossa, alzò lentamente una mano; i marinai si voltarono verso di lui come un sol uomo.
<< Mi piacciono gli indovinelli >> asserì Ragetti con un sorriso nervoso. << S-sono divertenti >>.
<< Gli indovinelli non sono divertenti! >> ribatté Pintel arrabbiato; tutti si voltarono a guardarlo. << Va sempre a finire che qualche poveraccio muore! Ma appena prima di schiattare, si rende conto: “No, non dovevo ascoltare le sirene!”, “Non dovevo prendere la pentola d’oro!”. Ma ormai è troppo tardi, e muore! >> abbaiò nell’orecchio di Ragetti, che sobbalzò impaurito. << In maniera orribile e spesso ironica! E in questo caso … i poveracci saremmo io e te! Quindi non venirmi a dire che gli indovinelli sono divertenti, perché non sono divertenti! >>
<< M-ma non capisci? >> replicò Pintel, punto nell’orgoglio; gli sguardi dei marinai si posarono nuovamente su di lui. << In questo caso, risolvere l’indovinello significherebbe salvarsi! E questo è piuttosto semplice … su acque morte scivolano i viandanti … i viandanti siamo noi e le acque morte questo acquitrino pieno di ossa >> affermò con aria concentrata. << Se uno ne sale ne scendono venti. Questo potrebbe avere un’accezione metaforica, se lo si considera in un ambito allegorico … potrebbe essere un’analogia con la morte: molti spiriti malvagi vengono dannati, mentre solo poche anime si dimostrano rette e ascendono alla pace eterna. Parole serpeggiano strette tra i denti e se scorrono tu non le senti >> si picchiettò i denti con un indice, pensieroso. << Questa è facile: i “denti” devono essere i Denti di Squalo. Probabilmente da essi parte un fiume sotterraneo, che si snoda fino nell’entroterra parallelamente al corso del fiume che stiamo attraversando noi e non udiamo il rumore dell’acqua perché essa scorre troppo in profondità. Degli uomini audaci questa è la sorte, andare dritti incontro alla morte. Da un punto di vista empirico quest’affermazione non ha alcun significato nascosto: tutti dobbiamo morire, prima o poi, ed è ovvio che gli uomini audaci, che vanno incontro a più pericoli nel corso della loro vita, siano esposti al rischio di andarsene prima del tempo >> concluse soddisfatto.
Tutti lo stavano guardando con gli occhi sgranati, strabiliati, senza fiatare; gli unici suoni udibili erano lo svolazzare insistente degli insetti e il rumore prodotto dalle ossa che cozzavano l’una contro l’altra nell’acqua.
<< Corpo di bacco >> commentò Scrum impressionato.
<< Che cosa dobbiamo fare, allora? >> incalzò il signor Gibbs.
<< Sì, mastro Ragetti >> ringhiò Barbossa, ghignando con fare sardonico e muovendo un claudicante passo verso di lui, << illuminateci: siamo nelle vostre sudice mani, adesso >>.
Ragetti fu attraversato da un brivido e deglutì sonoramente, ma poi si schiarì la voce e trovò il coraggio di parlare.
<< Io … io dico che dobbiamo comportarci da uomini audaci ed affrontare la morte senza t-temerla >> balbettò. << E q-quindi, se vogliamo raggiungere il fiume sotterraneo, dobbiamo seguire le indicazioni degli spiriti >> additò nervosamente gli scheletri galleggianti. << Loro ci guideranno. L’indovinello dice così >> annuì convulsamente.
Barbossa sogghignò ed appoggiò una mano sulla spalla di Ragetti, che sussultò come se quel contatto fosse stato doloroso.
<< Molto bravo, mastro Ragetti. Arguto, oserei dire >> si complimentò Barbossa con le palpebre ridotte a malvagie fessure; Ragetti assunse un’aria di ebete compiacimento e ridacchiò appena. << Mi aspetto dunque che sarete voi il primo uomo audace ad aprire la strada >> Barbossa sbarrò gli occhi e spinse Ragetti fuoribordo.
Il pirata piombò in acqua sollevando uno schizzo fragoroso e riemerse annaspando tra le ossa, i capelli incollati sulla faccia; nuotò svelto di nuovo verso la scialuppa, ma qualcosa lo abbrancò per i vestiti, trascinandolo indietro. Tutti si sporsero oltre le fiancate delle barche per vedere cosa stesse succedendo e quello spettacolo gelò loro il sangue nelle vene: gli scheletri si erano animati ed una moltitudine di ossute mani bianche aveva afferrato Ragetti e tentava di trascinarlo sul fondo.
<< Ebbene? >> ruggì Barbossa sghignazzando malignamente, mentre osservava la scena dalla scialuppa. << Non c’è anima, viva o morta, che voglia guidare noi umili viandanti verso la nostra meta? >>
A quelle parole, diverse braccia scheletriche si sollevarono dal pelo dell’acqua e si volsero tutte nella stessa direzione, indicando un punto davanti a loro; lì, il fondale dell’acquitrino collassò, dando vita ad un orrendo mulinello in cui gli scheletri si agitavano e si urtavano, scrollati dalla forza della corrente in quella che sembrava una macabra danza.
Le scialuppe iniziarono a scricchiolare e a dondolare, mentre le ossa si arrampicavano sopra di esse come ragni bizzarri ed afferravano i marinai per trascinarli in acqua; quando un orribile teschio ghignante si volse a guardarlo, Jack cacciò un urlo e gli assestò una sonora mazzata con un remo, poi si mise a correre superando i suoi compagni di scialuppa e spiccò un balzo, atterrando carponi nella barca di Angelica; i due si scambiarono uno sguardo, poi Jack afferrò Angelica per un braccio e la costrinse a seguirlo nella sua disperata corsa balzelloni.
<< Corri come se ti pagasse qualcuno! >> le urlò.
In breve, ogni marinaio imitò il loro esempio e tutti iniziarono a saltellare di traversina in traversina cercando di fuggire, mentre le scialuppe si accartocciavano, si spezzavano ed affondavano sotto i loro piedi, bersagliate dagli scheletri che, ad ogni colpo, facevano esplodere le tavole di legno degli scafi in una pioggia di schegge.
Molte caviglie furono abbrancate da putridi moncherini ed uno dopo l’altro pirati e corsari furono ghermiti dagli scheletri stregati, che li afferrarono con stretta solidissima, rendendo vano ogni tentativo di divincolarsi, ed iniziarono a trascinarli inesorabilmente verso il gorgo: una voragine nera dalla quale si protendevano dita ossute e mani scheletriche, ancora tese nell’atto di indicare quella direzione, che afferrarono e ghermirono senza pietà, trascinando giù, sempre più giù, in un raccapricciante vortice di ossa.
<< Oh, mannaggia >> commentò Jack scoprendo i denti d’oro con disgusto, prima di prendere fiato ed inabissarsi nel gorgo. 

 

  
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