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Autore: ClaireDeLune_CeD    15/07/2011    2 recensioni
[...] Perché nonostante l'avesse vista fare l'amore con Zach, era sempre perdutamente innamorato, aveva sentito il cuore battere per lei e rompersi allo stesso momento, piano piano quei pezzi si stavano risistemando come se avessero fatto parte di un puzzle, complicato, così il cuore di Cedric sembrava che in pochi secondi fosse come nuovo. Era un cuore gelato e freddo. Non c'era più fonte di vita, non c'era più nulla. Non aveva più calore, ma tra quell'organo così ghiacciato, i battiti per Daphne non erano mai mancati, battiti che non esistevano. [...]
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cedric Diggory, Daphne Greengrass
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, Da VI libro alternativo
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“ Si Può Amare Sino Ad Impazzire? ”

 





 

Ha gli occhi socchiusi e i suoi pensieri, pieni d’amore, volano a Cedric. In quegli ultimi giorni sentiva la sua presenza ovunque.

In tre anni non l’aveva mai sognato. Sperava di poterlo fare e invece ogni volta che chiudeva gli occhi vedeva solo il buio e la sofferenza aumentava. Pregava Merlino che il mattino arrivasse presto. Odiava dormire. Se lo faceva le tenebre la inondavano e ciò la uccideva, come l’Oscuro Signore, aveva ucciso a sangue freddo Cedric Diggory.

Concentrata su quel pensiero così intenso, che le fa perdere il senso con la realtà, si ricorda i momenti in cui avvertiva il respiro di Cedric sulla pelle. Avvolta dalla tristezza che si abbatte sul suo fragile cuore, piange, piange e ancora piange, senza mai smettere. Non ricorda più nemmeno da quanto tempo le lacrime insistenti continuano a rigarle il volto.

Il tempo fuori non osava cambiare, luci abbaglianti si intravedevano mentre una nera atmosfera nascondeva il paesaggio. Sola, nella desolazione della sua vita, era in piedi, ad occhi chiusi, all’interno della doccia della sua camera, fredda e avvolta nella nube di vapore, che lentamente era scesa sulla sua testa, mentre il continuo tintinnio dell’acqua la cullava.

All'improvviso un tuono dirompente la fa scattare, per lo spavento, come una molla, mentre la luce, che entra dalla finestra, le illumina il viso segnato da lacrime oramai asciutte e quel bagliore colpisce prepotente persino lo specchio poco distante dalla cabina, lasciando sfuocare un'immagine misteriosa, che si intravede dal riflesso e che lei, chiusa tra le teche di vetro appannate, non può vedere.

Da quanto stava dormendo?

Lo faceva anche in quell’istante, con il capo piegato in avanti e i il corpo completamente bagnato, tremante sotto il forte getto d’acqua, che la isolava da qualsiasi altro rumore, nel perimetro di quella doccia. Dopo la notte passata ancora una volta a fare l’amore con Zach, incurante che nella stanza ad osservarli, in un angolo buio, ci fosse anche lui. Il tempo non cambiò di una virgola. La pioggia continuava a scendere insistente come le lacrime che scivolavano lungo il suo viso.

Da quanto continuava a piangere?

Da quando?

La sua mente è spenta del tutto, non si è neppure accorta che l’acqua, a gocce pesanti, continuava a scendere come una tempesta sulla sua testa e che le mani poggiate sulle mattonelle davanti a lei tremavano per il freddo improvviso che era sceso tra quei vetri.

Aveva bisogno di piacere!

Piacere infantile.

Rianimare il corpo pensando a lui.

E come un ombra senza suono dolcemente la propria mano esitante scivola tra le gambe lunghe e snelle, immaginando di essere nel suo inverno più naturale.

Perché lo sentiva così vicino? Perché le sembrava di averlo lì accanto?

Il suo profumo che la inondava, i suoi occhi che la fissavano e  il suo cuore che fatalmente batteva ad ogni tocco!

Il suo corpo geme, mentre sente la voglia che la invade spingere per uscire. La sente manifestarsi sul viso, colorandolo di rosso. La sente aumentare, mentre con la timida mano si accarezza pudicamente. Una lacrima le scivola lungo il viso, solcando il mento e toccando un capezzolo turgido. La raccoglie e se la porta alle labbra.

“Fa male! Fa male!”

Supplica se stessa di non piangere. Sono le sue labbra che vuole sentire. Il desiderio aumenta e la trascina in una danza di sensazioni ineguagliabili, ma la sua assenza la fa soffrire. Era lui che voleva, solo lui!

“Mi hai uccisa!”

Afferma istintivamente sgranando gli occhi. La pazzia stava prendendo il sopravvento! Lui lo sapeva! Sapeva che lei era lì a soffrire per lui. Sapeva che nell’oscurità di quella doccia lo stavo aspettando,  che lo stavo cercando!

Mugolando qualcosa di incomprensibile, serra le palpebre, in attesa forse di spegnersi per sempre, sotto il peso grave della sofferenza. Tira un sospiro tra le tante lacrime che continuano a rigarle il volto, il battito cardiaco inizia ad accelerare improvvisamente, nel momento in cui cerca di immaginarselo lì con lei. Lo stava pensando anche in quell’istante. Nel gelo sceso accanto a lei. I vetri della doccia, si appannano ancora di più e le goccioline d'acqua diminuiscono una dopo l’altra. Il viso di Daphne si alza verso la doccia, cercando di capire perché l’acqua si è fermata. Il suo sguardo si acciglia, corrugando la fronte in un’espressione pensierosa.

Silenzio!

Un silenzio innato che non credeva di poter percepire mai più. I battiti improvvisamente aumentano, si fanno doppi e un respiro più affannato sussurra qualcosa. Il coraggio di voltarsi le manca come il sole in estate. Un soffio di vento. Caldo. Passionale. Era proprio lì all’altezza della spalla. Spaventata, inizia a tremare restando nella cabina doccia. Non era lo stesso respiro di Zach. Era più profondo. Un respiro conosciuto . . .

Socchiude gli occhi, mordendosi leggermente le labbra. La mano tra le sue gambe, con un gesto invisibile viene spostata.

 

*

 

Aveva visto ogni santo giorno quando facevano l'amore.

Gemiti e baci rubati, quando lui era dentro di lei e si muoveva perfettamente. Aveva visto tutto, nascosto in quell’angolino della stanza, aveva osservato ogni cosa e il suo cuore si era frantumato in mille pezzi. Aveva percepito il suono del vetro rompersi, lacrime di sangue erano scivolate lungo il suo viso sporcandolo.

Se era morto in passato in quel momento era morto definitivamente.

L'aveva dimenticato!

Questa era la sua paura più grande. Sì era egoista, ma l'amava così tanto che era diventato egoista, aveva pianto per giorni, quelle goccioline di sangue avevano formato lentamente un lago, dove lui continuava a sporcarsi. Nella sua testa c'erano ancora quei gemiti di piacere, c'era il nome di Zacharias non più il suo. Quella notte come molte altre, il cielo piangeva e gli spiriti volavano felici, tutti tranne quello di Cedric.

Camminava accanto alle persone vestito con una giacca invernale nera, il suo viso pallidissimo, distrutto. Nessuno poteva vederlo, lui non era più di carne. Da un paio di giorni, si aggirava tra la gente sentendo il battito del cuore diverso, come se fosse rotto, frantumato e sospirando continua a piangere. Era un’anima dannata. Era morto nel peggiore dei modi, come potevano aspettarsi che fosse un angelo? In pochi minuti gli avevano strappato l'anima.

Cedric era maledetto, ma non riusciva ad accettarlo.

Non riusciva ad accettare quell'esistenza, era alla ricerca del suo corpo, doveva trovarlo per ritornare di nuovo in vita, ma quegli occhi color ambra non cambiavano più. Erano e sarebbero stati per sempre dannati.

Improvvisamente il luogo in cui si trova cambia. Il suo corpo fatto di anima si smaterializza nella sua casa.

Hogwarts. Com’era bella!

Sorride mentre corre velocemente lungo le pareti di quella scuola, entrando in quello sporco dormitorio, quel posto che odiava tantissimo. Quel posto che l'aveva fatto morire ancora una volta. Si intrufola tra le mura percependo il suono dell'acqua, era il getto della doccia che scorreva velocemente, c'erano lacrime e dolore. In pochi secondi si immerge tra quell'acqua calda, fissando Daphne amarsi da sola così dolorosamente.

Nonostante la profonda angoscia che avverte, si avvicina ancora di più sentendo finalmente tra quelle narici fredde il caldo calore del suo profumo, quel profumo afrodisiaco, quel profumo che aveva cercato a lungo.

Piano accarezza il suo viso sottolineando ogni suo bellissimo tratto, lentamente le mani scendono a esplorare con estrema dolcezza il suo corpo perfetto, socchiude gli occhi sapendo che lei non può vederlo, tra quel vapore caldo che ormai ha invaso il vetro della doccia, lascia scivolare la mano con lentezza e  piano si forma un'impronta.

La mano di Cedric.

Un messaggio. Lui era lì e anche se non poteva amarla con il corpo, lo faceva da lontano.

Suda e trema. Lentamente un'altra lacrima scarlatta scivola lungo il suo viso, cadendo fino alla superficie di porcellana della doccia.

Era visibile!

Era sangue. Era dolore. Era forse vita? Era un segno.

Un segno che lui c'era, che stava piangendo per lei, perché l'amava, sì l'amava, troppo e stava morendo ancora una volta, dopo averla vista tra le braccia di lui. L'aveva guardata mentre faceva l'amore con il suo migliore amico.

Il suo cuore si era rotto, chi avrebbe mai raccolto quei resti invisibili? Nemmeno Dio, tutti si erano dimenticati di lui e quei pezzi nessuno avrebbe potuto rimetterli insieme.

 

*

 

Quando la sua mano come per magia viene spostata, forse dal tocco invisibile di qualcuno, lei in quella doccia, in quel momento, in quella cabina fitta di vapore fino al soffitto, si  rende conto di non essere sola.

Trattiene il respiro, sentendo proprio che un’altra mano ha sostituito la sua. Un attimo di cedimento e Daphne ormai in preda al panico, si volta di scatto verso l’anta di vetro, per constatare che non ci sia nessuno, oltre  lei.

Solo il vuoto. Solo lei. Solo quel vapore.

Eppure lei avvertiva qualcosa. C’era qualcuno in quel preciso istante insieme a lei, anche se non poteva vederlo.

Il respiro è affannato e geme incondizionatamente senza nemmeno accorgersene. Gli occhi si socchiudono come in estasi. C’era qualcun’altro e quel qualcun’altro la stava toccando. Un passo indietro e distende le braccia ai lati del corpo, poggiando i palmi tremanti contro i vetri. L’impronta della sua mano é evidente. Chiara e liscia, bagnata e ghiacciata, era stampata sul vetro, lasciando uno di quei segni che solo dopo strofinii forzati di un panno per pulire sarebbe andato via. Il cuore accelera come una scopa in volo in un torneo da Quidditch e alzando leggermente le palpebre, si volta a guardarsi intorno più volte.

Quelle mani. Quelle mani che sentiva sul suo corpo. C’era dolore. C’era speranza. C’era tristezza.

Il chiaro tocco di un uomo innamorato.

Trema ancora in preda quasi allo spasmo. Quelle dita erano lì tra le sue gambe e giocavano esperte, sapendo dove, cosa e come toccarla. Conoscevano il suo corpo. Era come una nube di vapore, che la stava invadendo. Improvvisamente le impronte sul vetro diventano due. L’altra è più grande, più spessa ed è proprio sovrapposta alla sua. Daphne incosciente, ormai persa in quel turbine di emozioni, sussurra un nome, salito dai reconditi della sua anima e del suo cuore, distorto, intriso di gemiti e ansimi, che le strozzano la gola.

“C-Cedric . . .”

Chissà perché aveva come la sensazione che quell’impronta fosse la sua. Se l’avesse mai raccontato a qualcuno l’avrebbero presa per una pazza. Non vedeva nulla davanti a lei. Nulla solo il vapore. Solo l’acqua che gocciolava. Solo lei. Ma l’emozione. La sensazione. L’avvertiva eccome. Sente una mano stringere la sua, intrecciarsi tra le sue dita e l’altra intrufolarsi tra le sue gambe. Quando in modo nitido qualcosa perfora le pareti del suo accesso proibito, si ritrova a serrare le gambe e si accascia in avanti, fermata da qualcosa. C’era un corpo. Immagina un torace levigato, ma i suoi occhi non le mostrano nulla.

Cos'era?  Un fantasma?

Uno spirito?

“Cedric ti prego . . .”

Parlava a voce molto bassa. Non perché non volesse farsi sentire, ma perché le mancava la forza persino per parlare.

“Perdonami, t-ti prego fallo . . .”

Un altro gemito, più forte, tanto forte da farle fare un passo indietro. Uno soltanto e toccare con la schiena bagnata, le mattonelle fredde. Dalle sue labbra nuvolette di fumo nascevano incontrollate.

Faceva freddo. Tanto freddo. Il suo corpo tremava, come se fosse nuda in mezzo alla neve e al gelo. Si stringe nelle spalle, sentendo il suo corpo strisciare contro la parete. Era snervante non vederlo. Poi un sussurro, un soffio di vento – Chiudi gli occhi – aveva detto. La sua voce bassa e profonda, quella che amava sentire. In sottofondo “Claire De Lune”, suonava lontana.

“S-sei tu . . .”

Accompagnata da quella dolce melodia, Daphne socchiude gli occhi e lì davanti a lei, appare una figura.

            Lui.

Aveva gli occhi chiusi ma improvvisamente li riapre e vede Cedric. Lo sguardo si abbassa appena un po' solo per seguire il suo corpo nudo. La macchia di sangue, lì tra i suoi piedi, l’aveva intravista pochi minuti prima, ma non aveva capito cosa fosse. Credeva di essersi solamente fatta del male e invece era stato lui. La nebbia del vapore si infittisce e Daphne lentamente rialza lo sguardo, seguendo le gambe muscolose e velate da una leggera peluria maschile, l’inguine dal desiderio accentuato, il torace scolpito di un ragazzo più adulto. Le spalle larghe, le braccia più snelle, il viso sottile e la barba lì tra le guance e il mento, le labbra carnose e gli occhi verdi come la speranza di averlo con lei. Occhi che si incrociano.

Il riflesso di Daphne nei suoi.

“C-Ce-Cedric . . .”

Aveva voglia di svenire.

 

*

 

            Aveva sfiorato la sua pelle con le dita, quei tocchi l'avevano fatta sprofondare nei profondi abissi del desiderio. Adesso stava gemendo per lui, che con quel tocco invisibile aveva accarezzato la sua intimità lentamente, come solo un uomo innamorato sapeva fare.

Perché nonostante l'avesse vista fare l'amore con Zach, era sempre perdutamente innamorato, aveva sentito il cuore battere per lei e rompersi allo stesso momento, piano piano quei pezzi si stavano risistemando come se avessero fatto parte di un puzzle, complicato, così il cuore di Cedric sembrava che in pochi secondi fosse come nuovo. Era un cuore gelato e freddo. Non c'era più fonte di vita, non c'era più nulla. Non aveva più calore, ma tra quell'organo così ghiacciato, i battiti per Daphne non erano mai mancati, battiti che non esistevano.

Dolcemente si avvicina ancora di più a lei. Così bella, ma il suo corpo non era più suo, quel corpo odorava ormai di pino, il profumo di muschio sparito insieme all'odore di tabacco. Ancora un passo ed è vicino alle sue labbra così perfette e carnose, ma sporche e gonfie per i baci di Zacharias.

Quanto faceva male?

Molto. Troppo!

Un chiodo conficcato a fondo  nel petto era più sopportabile.

Continua ad accarezzare il suo volto e si avvicina al suo orecchio pronunciando in un sussurro profondo e colmo di eccitazione.

“Chiudi gli occhi”

E lei aveva chiuso gli occhi. Sente la carne prendere vita, il sangue comincia a scorrere lungo le vene e in pochi secondi quel vapore forma un corpo umano. 

Carne. Sangue.

Si ritrova a sbattere le palpebre più volte, non capendo come fosse successo, è molto confuso, forse era stata la forza dell'amore, forse era stata quella dannata forza di vivere, la fissa ancora rimanendo senza parole. Sconvolto, le sorride con dolcezza. Le guance ormai erano rosate. C'era sangue e vita, si avvicina ancora a lei, notando che si stava sentendo male, sopraffatta dall'emozione.

 Lui percepiva tutto, il pensiero di ogni persona, ogni cosa! Bastava guadarli negli occhi, come in quel momento stava facendo con Daphne, pochi secondi, nemmeno il tempo di respirare e  l'abbraccia forte, più forte che mai.

Non doveva cadere dalle sue mani, non di nuovo.

Non doveva perderla, non di nuovo.

La stringe così forte che quasi si sentì protetto lui stesso, era a casa finalmente. Quel vapore aveva cambiato tutto, aveva dato vita allo spirito dannato che tanto l'agognava.

Ma se fosse stata solo un'illusione?

Se tutto quello che stava succedendo era solo una squallida illusione? Questo non poteva saperlo, ma in quei pochi secondi decise di godersi quell’attimo, stringendo il piccolo corpicino tremante del suo angelo terrestre, Daphne.

“Sono io . . .”

 

*

 

            Vederlo lì davanti agli occhi. Sentirlo. Avvertirlo tra le braccia. Sulla pelle. Sulle labbra e vicino al cuore, era l'emozione più intensa che potesse vivere con la persona amata.

Posando la mano sul suo petto, accompagnata dal suo tocco ancora invisibile, sente la carne prendere vita. Il sangue comincia a scorrere veloce nelle vene. Pulsa sotto i polsi e accende il cuore, riattivandolo dopo la morte. Non stava dormendo. Si era congelato nell’attesa di ritrovare il vero amore.

Forse era reale quella forza così potente da spezzare l’incantesimo della morte e riportare un corpo così giovane alla vita?

Daphne non sapeva. Non voleva e forse non capiva nemmeno. Cosa c’era di così importante da capire? Spiegarlo era impossibile. Perché non poteva essere vero. Non poteva essere lì per davvero.

L’acqua della doccia, torna a rigare i loro visi dai tratti più adulti. I capelli appiccicati sul viso. I peli delle braccia scivolosi e bagnati. Le guance arrossate e il corpo tremante. Il freddo era scomparso. La nube di vapore l’aveva portato con sé.

Tenendo la mano sul suo petto. Il petto di un uomo e non quello di uno spirito, Daphne involontariamente imita Cedric, sbattendo anche lei le lunghe ciglia. Forse per svegliarsi. Forse per constatare che non fosse tutto un sogno.

– Sto per svegliarmi, non è possibile! Ti prego non farmi riaprire gli occhi. Non voglio chiuderli nemmeno. Voglio vivere in questo sogno se è realmente ciò che sento di percepire. Non svegliarmi . . .

Implorava la sua stessa coscienza, vittima anche lei di quell’amore tanto forte, da accompagnarla dopo lunghi anni dalla sua assenza. La mano ancora su quel petto bagnato sembrava affetta da una crisi convulsa, non riusciva a fermarsi e le dita battevano sulla pelle, come se stessero suonando un piano, alternando i tasti bianchi e neri. In sottofondo la melodia che accompagnava da sempre la loro storia.

Quella storia che tanto faceva male.

Quella storia che più di vivere, uccideva anche solo al passaggio del suo respiro.

Perché lo sconvolgimento negli occhi di Daphne non era scomparso, nemmeno quando lui irruento l’avvolge tra le braccia, possedendola e schiacciandola a sé, incurante forse di farle mancare il respiro. Era stato per anni la sua aria, la sua luce, poi l’aveva abbandonata. Eppure adesso era lì. In quella cabina doccia, troppo piccola per tutti e due. Troppo, da non permettergli di allontanarsi.

– Sono io! – sussurra la sua voce profonda. Non c’erano mai state urla tra i due, solo sussurri, parole volate al vento, all’arrivo di un bacio. Lacrime. Singhiozzi. Se fosse stata davvero la realtà, Daphne non desiderava per nulla al mondo svegliarsi, per tanto incoraggiata da quella presa così vera e inimmaginabile, alza le braccia molli e artiglia la schiena di lui, trovandosi con i piedi sospesi. La reggeva con entrambe le braccia essendo così fragile e piccola, tanto da tenerla sorretta tra il proprio corpo e il muro dietro le sue spalle. Le unghie di lei si conficcarono nella schiena, constatando la realtà di quel corpo.

Era sangue. Era calore. Era vita.

“Cedric!”

La presa sembra stritolarli entrambi. Il dolore delle sue braccia non eguagliava la sofferenza provata nell’aver capito di aver perso per sempre la metà del suo cuore.

Il viso di lei affondato nell’incavo del collo di lui, che la imita e intrufola il naso tra i suoi capelli bagnati. Cercava il suo odore. Non quello di pino. Il muschio, intriso di rose. Più volte ripete il suo nome. Per crederci. Credere, che sotto la pioggia di una doccia, c’era lui con lei. Non Zach, ma Cedric.

Perché per quanto l’altro potesse cambiare aspetto, non poteva essere lui!

 

*

 

Le mani sfiorano di nuovo la sua pelle, quella stretta tanto forte, quel profumo il suo, le labbra scivolano lungo le sue, troppo vicine.

“Sono io!”

Ripete con un sorriso, un sorriso nuovo. Un sorriso di felicità, fissa i suoi occhi, ormai naso contro naso, respiro contro respiro. Il mondo fuori riposava in pace, il palmo della mano dietro la sua schiena nascondeva appena quel suo piccolo corpicino, le loro intimità troppo vicine, troppo per non mischiarsi di piacere.

“Amami solo per un istante. Io sono solo un sogno, ma amami ti prego!”

Un altro sussurro contro le sue labbra, e in quella notte di pioggia un bacio dato con dolcezza, con passione, con amore, con sofferenza.

Il bacio più bello del mondo, le lingue desiderose si muovono insieme, frettolosamente. Ma in quella fretta c'era il dolce sapore della passione, la saliva amara come quelle lacrime che erano scivolate contro i loro visi troppo confusi per capire. Erano presi dall'amore, quell'amore sofferto ma tanto bello, quell’amore invidiato e forse unico.

Era lui lo sentiva sotto pelle, mentre entrava dentro di lei, nel suo mondo, nella sua vita e nel suo mare di emozioni. Entrava, capace di non uscirne più, perché era lì che voleva restare, in quel posto, in quell'anima candida ormai sporcata da lui.

Socchiude appena gli occhi avvertendo le ondate di piacere avvolgere i loro corpi, lei era lì contro le mattonelle fredde di quella cabina doccia, lui addosso a lei che spingeva in lei con ardore tutto il suo amore, spingeva nel modo più passionale e aggressivo che poteva, spingeva per non morire di felicità.

Stavano facendo di nuovo l'amore.

La pelle lentamente prese di nuovo il suo profumo, rose! Quello che aveva inciso nella mente da anni ormai, bastava annusare piano il suo braccio e sentiva le rose, e ancora rose. Come poteva dimenticarsi di lei? Quel profumo aveva perforato il suo cervello, non voleva più andare via. Aveva cercato di dimenticarlo, quando lei gemeva per l'altro, si era intrufolato nella sua anima durante un cielo in tempesta, aveva lasciato scorrere le gocce lungo la pelle, ma nulla! Quell’odore era impresso nella carne, nel sangue. Non andava più via, ormai non c'era più nulla da fare.

Era droga, era morte.

Ma era così dannatamente piacevole che non riuscivi a farne a meno, anche se ti strappava per pochi secondi la vita, il corpo, ma il tuo cervello continuava ad insistere, a cercarla . . .

Perché sebbene fosse la morte, in qualche posto dentro di te, era la vita.

 

*

 

 – Amami ti prego!

La supplica di Cedric arrivò tra il suono della pioggia e gli ansimi trattenuti che Daphne si obbligava a non pronunciare. Semplicemente alle parole – Sono solo un sogno! – la realtà torna a calarle davanti agli occhi.

Stringendolo tra le braccia, avverte quella scossa improvvisa di piacere intrufolarsi tra le sue gambe. La presa contro il suo corpo si rafforza, una mano si infila dietro la schiena e le mattonelle bianche sotto i piedi di Daphne volano improvvisamente via.

Se tutti i sogni fossero stati così intensi come quello che stava vivendo, le avrebbero fatto molto più male di quanto non avesse creduto possibile.

Come si poteva amare qualcuno anche dopo la sua morte?

Nessuno le aveva mai spiegato che dopo quest'ultima il cuore doveva liberarsi. Non potevi continuare a sperare che chiunque fosse lì, su nel cielo, tra le nuvole, potesse ridarti ciò che la terra ti aveva strappato. Nessuno, nemmeno Merlino. Daphne lo sapeva. Sapeva che non esistevano incantesimi in grado di riportare in vita la persona amata, lo sapeva eppure . . .

Eppure stringendo il corpo di Cedric tra le braccia, serrando le gambe attorno al suo bacino, quando un’ondata di calore, carne e desiderio, la riempie con attenta e accurata dolcezza, lei si illude che qualcosa di quell’effimero momento d’amore potesse essere la realtà delle cose.

Cedric era lì!

Cedric la stava amando in una cabina doccia troppo stretta. La stava magicamente sfiorando, come solo lui quand’era in vita sapeva fare. Il suo migliore amico, Zacharias Smith, aveva provato a sostituirlo, ma era impossibile. La Pozione Polisucco, riproduceva un corpo, non le emozioni, non gli stessi odori, non lo stesso amore.

Era come un sogno.

Quello che ora sentiva, era solo realtà.

Una realtà che la lasciava in silenzio, si tingeva d’amore e  sfumava col desiderio.

Artigliata alle sue spalle, si soffoca con i baci di lui. Si era avvicinato talmente tanto, da impedirle di parlare, sussurrare qualcosa o persino respirare, perché adesso solo dalla sua pancia riusciva ad ottenere l’aria necessaria per sopravvivere. Perché i baci erano così dolci e aspri allo stesso tempo, sapevano di nostalgia degli anni passati.

Il corpo di lui si modellava a quello di lei. Dentro. Fuori. Fuori e dentro. Le lingue intrecciate chiedevano asilo. Solo il rumore dei loro corpi. Quel rumore di striscio. Il continuo sfregare di due bacini bagnati. Scivolavano veloci, facili, l’uno contro l’altro. Le labbra si desideravano, ignorando il bisogno di respirare.

Cosa poteva mai esistere di più bello, che morire tra i baci di un amore dimenticato?

Perché lei non l’aveva dimenticato. Forse stava per accadere. Forse lentamente dopo tre anni stava per succedere. Ma non l’aveva mai fatto.

Baciandolo con la sola voglia di restare così per sempre, ricordare loro, ricordare  quell’amore, ricordare ciò che il tempo le aveva impedito di dimenticare. Improvvisamente le loro bocche si scollano solo per incamerare della sciocca aria nei polmoni. I muscoli si tendono e gli occhi si chiudono. Le labbra si dilatano e un gemito roco e ovattato dal suono ricorrente della doccia, giunge alle orecchie di un Angelo.

“M-mai pi-iù, m-ma-mai più . . .”

La voce flebile e sottile di Daphne tenta di arrivare alle orecchie di Cedric, ma il viso di lui è affondato in quei capelli bagnati. Si stava riposando sulla sua spalla e non accennava a lasciarla libera. Sarebbe rimasto lì nel suo corpo. Anche dopo l’ondata prepotente del piacere. Anche quando il suo desiderio si fosse acquietato. Lì, tra la carne calda di un corpo di donna.

“N-no-non lasc-lasciarmi . . .”

 

*

 

            Questo non poteva prometterlo, non le poteva promettere che non se ne sarebbe andato. Non sapeva nemmeno il motivo per cui era di carne e sangue e stava facendo l'amore con lei, continua a muoversi tenendo gli occhi socchiusi fino a quando il piacere arriva al limite e i loro corpi si riempiono d'amore.

Cedric con estrema dolcezza esce da dentro il suo corpo, baciando appena le sue labbra gonfie  per i suoi baci questa volta e di nessun'altro, con le mani bagnate dal getto d'acqua della doccia accarezza i suoi lineamenti facciali, scende di nuovo a sfiorare il suo seno fino ad arrivare giù  all'intimità, poi di nuovo  risale verso il suo viso bagnato.

“Ti amo . . .”

 Sussurra, sentendo la pelle svanire pezzo per pezzo, stava scomparendo.

Si avvicina per baciarla ancora una volta, una volta che non sarebbe stata l'ultima. Sarebbe tornato ad osservarla da lontano, mentre la tocca con leggerezza un'altra lacrima di sangue macchia il suo viso, la prima, la seconda, la terza, continuamente cadono lacrime che si mischiano con il getto d'acqua.

“Questo è solo un sogno, adesso dormi amore mio . . .”

Mormora ancora con un nodo alla gola, portandola a letto come una principessa. Continua ad accarezzare i suoi capelli, quei boccoli appena bagnati, il suo profumo era di nuovo sulla sua pelle, muschio. Socchiude gli occhi, lentamente stava per scomparire, sta ritornando di nuovo vapore, spirito.

“Questo magari è un addio amore. Ho cercato di essere egoista in questo periodo, volevo che non mi dimenticassi, sai mi sento troppo vuoto per continuare a vivere qui come un'anima in pena. Ti ho vista fare l'amore con Zacharias, il mio cuore praticamente si è rotto, ma sono felice che tu ti stai creando una nuova vita. Io sono morto, non posso più tornare indietro, sono dannato. Sono pericoloso, non faccio più per te, la mia vita sarà sempre e solo così, un vapore. Potrai mai amare un vapore?”

Chiede in tono triste.

“Mai! Vivi la tua vita, un giorno magari troverò la felicità e potrò ritornare da te, ti vedrò sorridere con un'altro uomo, magari avrai una famiglia ed io sarò felice per te. Ti guarderò da lontano, sicuramente sarai bellissima vestita da sposa. Sarai la meraviglia del mondo, non potrò baciarti all'altare ma potrò guardarti. Mi basta questo. Adesso devo proprio andare . . .”

Stava quasi per smaterializzarsi.

“Lo senti questo suono? È il battito del mio cuore. Portalo sempre con te, amore mio. Non dimenticarmi mai, è l'unica cosa che voglio. Ne ho bisogno per vivere, se la mia si può chiamare ancora vita!”

Si stringe nelle spalle e scompare, lasciando che alcune lacrime invadano il pavimento, macchiato dal sangue che scorreva lungo i suoi occhi.

Daphne dormiva, per lei sarebbe stato solo un sogno, Cedric era solo un sogno nient'altro. Era polvere di morte, era vapore. Non era vita, ma per quei pochi minuti aveva vissuto dentro di lei, aveva socchiuso gli occhi sospirando di piacere, quel piacere macchiato di dolore.

Quel piacere che ora che si è di nuovo allontanato lo dilania e lo fa piangere.

Si chiude ancora una volta in quel vortice oscuro, le tenebre lo avvolgono senza di lei, la sua unica ragione di vita.

 La stava lasciando vivere la sua esistenza senza di lui...

 



ANGOLO AUTORI

Buonasera, se siete arrivati sino a qui vuol dire che ciò che avete letto vi ha sicuramente affascinato. Siamo due giovani scrittori e una di questi due è MollicaDiPane, insieme a Nik, un amico che agli esordi, sta donando il proprio talento a questo meraviglioso sito si Fan Fiction.

Non serve spiegarvi molto di quello che la One-Shot vi ha illustrato, abbiamo deciso di scrivere su Cedric Diggory, un personaggio poco preso in considerazione, per il semplice fatto che Nik lo trova tremendamente affascinante e io me ne sono innamorata, sentendo l’ispirazione scorrermi veloce nelle vene quando scrivo su di lui. Vi chiedere del perché alla scelta di Daphne Greengrass, come personaggio femminile, beh anche qui la risposta è semplice. Noi due ci siamo conosci grazie ad un Gioco di Ruolo sulla Saga di Harry Potter e guarda caso, io ero Daphne come PG e lui Cedric, di conseguenza ci siamo subito trovati a scrivere e così è nata la nostra collaborazione.

La mini storia come avete letto parla di alcuni anni dopo la morte di Cedric, che torna sulla terra per un banale attimo, ricordandosi della sua Daphne, della quale era innamorato ai tempi in cui era il Campione di Hogwarts, ed era ancora vivo.

Non ci sono molte domande da fare e risposte da darvi, abbiamo messo la nostra anima in queste righe e la cosa che ci ha sorpreso, è stata costatare che in alcuni punti la One-Shot sembra essere stata scritta da una sola persona e non a quattro mani. Magico no? Beh da parte nostra, crediamo sia solo la bellissima sintonia che si è creata tra noi.

Detto ciò se questa andrà bene, abbiamo in programma una Long, sul fantastico personaggio di Cedric, perché non deve essere necessariamente screditato solo perché l’attore Robert Pattinson ha interpretato il vampiro Edward Cullen. Tenente a mente questa frase :

 “Cullen? No, ti presento Cedric Diggory. Ricorda, lui non brilla!”

 Le Situazioni di Lui e Lei!

  
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