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Autore: Sayumi    20/03/2006    1 recensioni
A volte persino la più noiosa delle punizioni potrebbe rivelarsi interessante e molto spesso si colgono al volo le occasioni più preziose per scappare dalla solita routine... e poi forse anche le scommesse più stupide possono rivelarsi utili!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4

Capitolo 4

 

-Non ti lascerò vincere… -

 

Tornai a casa, mia madre come a suo solito strillava dietro a mia nonna che aveva per l’ennesima volta allagato il bagno dopo una delle sue crisi mentali in cui si divertiva a fare impazzire chi per primo gli capitava a tiro.

-Sei tornata?- mi chiese mamma subito come mi aprì la porta.

-Se mi vedi è perché forse… si sono tornata!- dissi sarcastica. Entrando in casa e trascinandomi in camera. Ero decisamente esausta. Non so se per le lezioni e la montagna di cose che avevo ancora da studiare o se per la scommessa che avevo fatto con David.

-Anziché stare lì a poltrire pulisci la tua camera e anche la cucina che io devo stirare e preparare da mangiare a tuo padre! Non sono mica la tua cameriera! Sta sempre e solo a studiare e non fai mai nulla! Se vuoi essere mantenuta almeno fai qualcosa! E muoviti con quei libri! Non vedi che sono tutti sparsi per casa….- la prole di mia madre andò avanti per un bel pezzo…. Il resto non lo stavo nemmeno a sentire… ormai era diventato un discorso che ripeteva da 9 anni… l’avevo praticamente imparato a memoria. E poi dopo 19 anni passati con una donna simile viene praticamente automatico decidere di staccare la spina che collega l’udito all’orecchio.

A meno che non si è particolarmente masochisti e si ami farsi spaccare i timpani da lei.

Ma visto che non apprezzo questo genere di cose…

Mi limitai ad indossare una maglietta vecchissima bianca con un taschino militare sul braccio e dei pantaloni lunghi neri. Erano decisamente larghi, dopo che iniziai a praticare sport dimagrii parecchio nel corso di un anno quindi gran parte dei vestiti dovetti adattarli alla mia condizione attuale.

Era finita da poco l’estate e l’aria più fredda dell’autunno cominciava a farsi sentire.

Mi infilai le pantofolone azzurre e mi dedicai ai miei libri catalogando tutti i miei disegni in un angolo per fare spazio ai volumi pesanti di storia e letteratura dell’università.

Dopo una breve riordinatine dei libri detti una spolveratine alla libreria. Ne andavo decisamente fiera! Anni e anni a leggere libri su libri di ogni genere, da quelli per bambini, con favole e racconti fantastici; a romanzi più seri, fino ad arrivare ai maggiori classici della letteratura. Sotto di loro la mia vasta collezione di fumetti che diventava sempre più ampia cominciava a straripare dagli scaffali, mentre in un angolo cercavo di nascondere Dvd d’ogni genere e cd di musica dai generi più vari… passando dalla musica classica agli anni Disco… all’anno in cui mi ero appassionata di Death metal… sorrisi. Mi ricordava la mia incostanza del passato e a quanta fatica avevo impiegato per raggiungere la stabilità. Per ultimi, i libri che mi avevano letteralmente cambiato… quelli che erano sempre rimasti miei nonostante tutte le peripezie passate. In un angolo nascosto dell’armadio i miei libri di magia, un angolo segreto, circondato dal magico profumo di una mescolanza di incensi d’ogni tipo e candele colorate con vecchi talismani e ciondoli che dovetti far sparire.

Se i miei avessero scoperto che li tenevo ancora mi avrebbero senza dubbio bruciato tutto.

Dall’accaduto di circa sette mesi prima, mi avevano severamente proibito di avere a che fare con quei libri. Avevo mentito facendoli sparire dalla Vale, bruciando vecchi appunti inutilizzati al loro posto. Poi sempre segretamente li avevo fatti tornare al loro posto. Non riuscivo a farne a meno. Il disegno e la magia erano sempre state le mie più grandi passioni da sempre. Erano il mio piccolo segreto speciale.

Sentii i passi di mia madre arrivare alle mie spalle e tornai ad occuparmi dell’armadio dei vestiti sistemando la biancheria pulita che aveva appena portato.

Passai il resto del tempo a pensare ad un modo per vincere la mia scommessa. Per qualche istante mi venne anche in mente l’idea di qualche incantesimo d’amore, ma non era con i trucchetti che volevo vincere. In fin dei conti avevo già fatto innamorare altri ragazzi prima… ed ero riuscita semplicemente comportandomi come me stessa.

Se era destino di vincere allora avrei vinto! Altrimenti… sarei passata al piano B… come cercare di evitare la penitenza!

                                                                   ..::*_*::..

(ora si passa nella mente di David, quindi la persona che narrerà gli avvenimenti sarà lui  ndA)

Forse sono stato troppo avventato…

Terminata la pesantissima lezione in aula, della quale avevo seguito poco o niente, ero troppo preso a pensare alla scommessa per capire altro, mi diressi al bar dell’università sperando di incontrare Daniel.

Sfortunatamente non era ancora arrivato, quindi mi dedicai ad un caffè mentre leggiucchiavo la gazzetta posata su un tavolino. Qua e là mi capitò di salutare qualche conoscente, per lo più ragazze in effetti, delle quali nemmeno ricordavo il nome. Poco importava, delle donne non mi interessava molto. Mi piace semplicemente divertirmi con loro, niente di più. Ed effettivamente la sfida appena iniziata con quella Morgana sembrava parecchio divertente!

Non mi sarei mai innamorato di lei, non era per niente il mio tipo… andiamo! Si vede lontano un chilometro che è la tipica ragazzina casa e chiesa, ancora vergine, che si vergogna di qualsiasi cosa e con un particolare… anzi direi quasi strano, modo di vestire. Le uniche due volte che l’avevo vista era passata da un look semplice con jeans e maglietta ad un abbigliamento che pareva un incrocio tra una dark e una metallara. Per non parlare dei lineamenti. I capelli biondi le ricadevano decisamente disordinati sulle spalle e gli occhi erano scuri, che sembrano perennemente tristi. Le occhiaie poi! Sembra che non dorma da tre anni! Senza contare del suo vizio di portare trentamila braccialetti rumorosi che le coprivano le mani. Come diavolo faceva a scrivere così?

In ogni caso la signorina di buone maniere più assurda che avessi mai visto! Come si faceva ad essere perfettini e allo stesso tempo così trasandati!

Mah chi le capisce le donne!

E soprattutto chi capisce quella!

E’ strana…

Sentii qualcuno battermi sulla spalla e mi destai da quei pensieri. Solo allora mi resi conto che la gazzetta… la stavo leggendo a rovescio…

-Ehi! Nuovo modo di leggere? C’è forse un alfabeto nascosto?- era Daniel.

-Ero distratto, nemmeno la vedevo…- posai le pagine e mi stropicciai gli occhi –troppe ore di lezione… oggi ne ho dovute seguire decisamente troppe!- dissi cercando di sembrare tranquillo.

-Lezioni? Non è che è la biondina amica di Ginny?- chiese lui ammiccando.

Ginny? Da quando in qua la chiamava così? Qui gatta ci cova…

-Siete già diventati così intimi…. Comunque non pensavo affatto a quella racchia!- esclamai irritato io… ricordandomi del caffè che tentai di bere, anche se ormai aveva perso gusto adesso che era freddo.

-Non siamo diventati “così” intimi, però le ho chiesto di uscire…e comunque a giudicare da come l’hai chiamata… pensavi proprio a lei!- sghignazzò divertito. Non si rendeva conto che rischiava la lapidazione?

-Ci esci fantastico! Auguri e figli maschi… deve essere davvero un miracolo…- si decisamente un miracolo! Daniel era il tipico secchione, per anni aveva pensato solo allo studio e raramente si era divertito con qualcuna, doveva essere una persona particolare per lui, altrimenti non ci provava nemmeno.

-Non hai risposto alla mia domanda… ci stavi proprio pensando parecchio… non è che ti piace ma non vuoi ammetterlo?- disse lui senza badare alle mie parole… ecco perché andavamo tanto d’accordo…

-Ma l’hai vista come si veste?! Figurati se mi può piacere una così! E’ praticamente una stracciona! Ed è pure grassa!- sbottai irritato.

-Non è grassa… e sembra ti abbia stregato!- scoppiò a ridere divertito.

Mi chiedo cosa ci sia da ridere. Proprio non capiva.

-Finiscila! E’ solo che ci ho fatto una scommessa!- confessai terminando ciò che restava di quel caffè.

-Scommessa?- lo vidi alzare un sopracciglio come segno di proseguire.

-Ho scommesso che deve farmi innamorare di lei…- dissi quasi sottovoce.. temevo la sua reazione.

Che fu confermata circa quattro secondi dopo con delle risate che riuscirono ad attirare tutta l’attenzione del locale. –Allora caro mio hai già perso!- disse poi sottovoce fintamente preoccupato.

-Ma nemmeno in un altro mondo!- questa volta fui io a ridere.

-Piantala! Scommetto che da che la conosci non fai che pensare a lei!- disse lui con uno sguardo divertito.

Odio quando ha così maledettamente ragione! Ma non gliela do vinta! E comunque i miei sono pensieri di disprezzo… mica di apprezzamento!

-Mi fa schifo- era come ammettere che aveva ragione.

-Chi disprezza compra mio caro!- disse lui trattenendo un nuovo attacco di risa.

-Finiscila, sono tutte palle! E comunque… non ti ho detto la posta in palio- in realtà non intendevo affatto portarmela a letto, ma sarebbe stato divertente da morire vederla fare di tutto pur di vincere, sicuramente non avrebbe mollato facilmente.

-Questa cosa mi puzza… avrai sicuramente architettato un metodo per prenderla in giro…- disse lui guardandomi torvo.

-Esatto, le ho detto che se vincevo io sarebbe dovuta venire a letto con me- dissi soddisfatto della mia cattiveria.

-Così mal che vada te la porti a letto comunque, e potrai aggiungere un nuovo nome alla tua lista immagino- disse lui questa volta serio. –Quando ti deciderai a capire che le donne non sono giocattoli?!- sembrava arrabbiato… mi dava sui nervi quando mi faceva la paternale…

-Andiamo non me la porto a letto veramente! E’ solo per vedere fino a che punto è capace di spingersi!- cercai di giustificarmi.

-Poni, anche solo per un istante, che lei riesca a vincere e tu ti innamori di lei. Che fai?- mi chiese in tono di sfida.

Una vocina prese a parlare nella mia testa: “Ha ragione! Cosa farei se lei vince?”

Scacciai via il pensiero così come era arrivato.

-Non vincerà- ribadii più per convincere me stesso che lui.

-Ne sei proprio sicuro?- chiese lui incalzante.

“No” disse la vocina.

-Sicurissimo- andiamo chi la vuole una sfigata simile!

Lui si alzò, mi guardò senza aggiungere nulla. Poi uscì e lo seguii poco dopo.

Non avrebbe mai vinto quella ragazzina, non aveva niente di attraente ed era poco più di una bambina.

Ma in quel momento… ignoravo totalmente quello che stava per accadermi.

Mi giunse un messaggio. Presi il cellulare e meccanicamente presi a leggere. Era lei.

Il nome Morgana lampeggiò per qualche istante sul display.

Morgana… che nome ridicolo!

“Ciao come va? Io sto per uccidere mia madre… che mi racconti?”

Le parole erano impresse. A che gioco stava giocando? Perché mi chiedeva come stavo? Cosa le sarebbe potuto importare?

 

                                                          ..::*_*::..

 

Avevo appena spedito il messaggio.

Non avevano senso come domande… ma per riuscire ad essere me stessa dovevo prima di tutto cominciare a vederlo come un amico. Perché, chissà per quale arcano motivo, tutti quelli che consideravo semplicemente amici finivano sempre con l’innamorarsi perdutamente… quindi a rigor di logica seguii il principio. Almeno cercavo di ottenere dialogo. Altrimenti tutte le mie speranze sarebbero volate via come fumo…

Non rispose.

Preferii giustificare la cosa come un semplice. “E’ occupato e non ha tempo di rispondere, lo farà più trdi

Visto che ormai erano passate le 11 di notte, decisi di smettere di ripassare la lezione e di andare a dormire.

Era evidente che non voleva proprio rispondere.

Ma per evitarmi un ulcerai mi limitai a catalogare la sua mancata risposta con un “ha finito i soldi”.

In realtà volevo strangolarlo.

Mentre fissavo il soffitto della mia camera e ripassavo meccanicamente i contorni degli adesivi appiccicati sul lato del letto che raffiguravano personaggi assurdi di anni fa sentii vibrare qualcosa sul comodino.

Mi voltai a fissare il cellulare che si era illuminato.

Ero tentata di ripagarlo con la stessa moneta e non rispondergli, ma poi una vocina disse che poteva anche essere qualcun altro e mi sforzai di prenderlo.

Dopo essermi quasi accecata nell’accenderlo –non so se avete provato a passare tre ore al buio e poi trovarvi la luce del cellulare sparata in faccia… vi assicuro che non è bello..- notai che erano più o meno la una e mezza e lessi il messaggio.

Non so se odiai di più l’operatore telefonico per aver rotto i maroni a quell’ora o se odiavo più lui perché non aveva risposto. Era un noiosissimo messaggio di pubblicità che cestinai immediatamente. Non feci in tempo a riposare il cellulare che tra le mani vibrò nuovamente.

“Se questa volta non è lui ammazzo chiunque sia!” pensai fra me e me.

Era lui.

Presi fiato, chiedendomi poi cosa diavolo mi stava prendendo e lo lessi.

“Non riesco a dormire tu?” erano le sue uniche parole.

Per lo meno si era creato un dialogo.

Senza nemmeno accorgermene risposi “nemmeno io riesco a dormire”

Pochi istanti dopo “ti detesto” fu la sua risposta.

Lo ammazzo! Fu il mio pensiero ma una risposta che mi passò per la testa la preferii. 

“Io di più! ^_^ Buona notte e incubi d’oro!”

La frase “incubi d’oro” non la auguravo più da secoli…

Sapevo che questa volta non avrei ricevuto risposta, quindi mi girai. Non feci in tempo a chiudere gli occhi che mi addormentai. Sembravano essere passati solo pochi minuti quando mi svegliai e trovai il sole già sorto.

Una vibrazione proveniva dal comodino e a tentoni cercai di afferrare quell’aggeggio maledicendolo.

-Chi è?- avevo la voce impastata dal sonno e volevo uccidere quel profano che aveva osato svegliarmi a quell’ora!

-Sveglia e brilla mia bella addormentata! Ti va di uscire questo pomeriggio?- la voce squillante mi spaccò quasi un timpano e allontanai l’apparecchio dall’orecchio.

-Non posso ho da fare- devo dormire! Mi sembra fin troppo importante come impegno.

-Scherzi? E’ così che speri di vincere la tua scommessa?- mi disse lui svegliandomi completamente. –Hai lezione?- continuò lui.

Che giorno era? Nemmeno lo ricordavo.

Era giovedì… non avevo lezione…   qualcosa rispose al posto mio, perché evidentemente la mia testa era ancora dormiente.

-No- fu l’unica cosa che riuscii a pronunciare.

-Allora ci vediamo?-

-Ti ho detto che ho da fare non posso- sempre la solita vocina mi ricordava che mi era vietato uscire in settimana, specie con persone che non conoscevo.

-Capisco peccato, questo non ti aiuta però, mia cara…- attaccò senza nemmeno darmi il tempo di rispondere.

Per il resto della giornata non si fece sentire.

Passai il resto della giornata lavorando per mia madre… o meglio sfacchinando per lei a destra e sinistra.

Arrivai a sera riuscendo a mala pena a leggere qualcosa della lezione di due giorni prima, tanto per non ritrovarmi a studiare tutto all’ultimo momento.

Anche se in realtà la mia testa non leggeva. Come a mio solito c’ero cascata nuovamente. Non poteva succedere di nuovo. Non potevo innamorarmi ancora o pensare ad un ragazzo. Me l’ero imposto dopo gli ultimi avvenimenti. Avevo già passato abbastanza guai per aver commesso l’errore di innamorarmi della persona sbagliata.

Il cellulare prese a squillare. Mi stupì vagamente, non ero abituata a sentirlo suonare due volte nella stessa giornata se non per questioni importanti.

Lessi il messaggio sul display… era il mio ex… il cuore mi mancò un battito.

Il messaggio mi chiedeva semplicemente come stavo… niente di che.

Risposi vaga mentendo che andava tutto benissimo e che presto mi sarei fatta sentire…

In realtà lo avevo volutamente evitato per mesi con la speranza di togliermelo dalla testa… ma era capace di farsi ricordare ogni volta che credo di essere riuscita nel mio scopo.

Eppure questa volta accanto al suo volto nella mia mente apparve anche un altro volto.

 

  
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