Capitolo 4
-Non ti lascerò vincere… -
Tornai a casa, mia
madre come a suo solito strillava dietro a mia nonna che aveva per
l’ennesima volta allagato il bagno dopo una delle sue crisi mentali in
cui si divertiva a fare impazzire chi per primo gli capitava a tiro.
-Sei tornata?- mi
chiese mamma subito come mi aprì la porta.
-Se mi vedi è
perché forse… si sono tornata!- dissi sarcastica. Entrando in casa
e trascinandomi in camera. Ero decisamente esausta. Non so se per le lezioni e
la montagna di cose che avevo ancora da studiare o se per la scommessa che
avevo fatto con David.
-Anziché stare
lì a poltrire pulisci la tua camera e anche la cucina che io devo
stirare e preparare da mangiare a tuo padre! Non sono mica la tua cameriera!
Sta sempre e solo a studiare e non fai mai nulla! Se vuoi essere mantenuta
almeno fai qualcosa! E muoviti con quei libri! Non vedi che sono tutti sparsi
per casa….- la prole di mia madre andò avanti per un bel
pezzo…. Il resto non lo stavo nemmeno a sentire… ormai era
diventato un discorso che ripeteva da 9 anni… l’avevo praticamente
imparato a memoria. E poi dopo 19 anni passati con una donna simile viene
praticamente automatico decidere di staccare la spina che collega l’udito
all’orecchio.
A meno che non si
è particolarmente masochisti e si ami farsi spaccare i timpani da lei.
Ma visto che non
apprezzo questo genere di cose…
Mi limitai ad
indossare una maglietta vecchissima bianca con un taschino militare sul braccio
e dei pantaloni lunghi neri. Erano decisamente larghi, dopo che iniziai a
praticare sport dimagrii parecchio nel corso di un anno quindi gran parte dei
vestiti dovetti adattarli alla mia condizione attuale.
Era finita da poco
l’estate e l’aria più fredda dell’autunno cominciava a
farsi sentire.
Mi infilai le pantofolone azzurre e mi dedicai ai miei libri catalogando
tutti i miei disegni in un angolo per fare spazio ai volumi pesanti di storia e
letteratura dell’università.
Dopo una breve
riordinatine dei libri detti una spolveratine alla libreria. Ne andavo
decisamente fiera! Anni e anni a leggere libri su libri di ogni genere, da
quelli per bambini, con favole e racconti fantastici; a romanzi più
seri, fino ad arrivare ai maggiori classici della letteratura. Sotto di loro la
mia vasta collezione di fumetti che diventava sempre più ampia
cominciava a straripare dagli scaffali, mentre in un angolo cercavo di
nascondere Dvd d’ogni genere e cd di musica dai
generi più vari… passando dalla musica classica agli anni
Disco… all’anno in cui mi ero appassionata di Death
metal… sorrisi. Mi ricordava la mia incostanza del passato e a quanta
fatica avevo impiegato per raggiungere la stabilità. Per ultimi, i libri
che mi avevano letteralmente cambiato… quelli che erano sempre rimasti
miei nonostante tutte le peripezie passate. In un angolo nascosto
dell’armadio i miei libri di magia, un angolo segreto, circondato dal
magico profumo di una mescolanza di incensi d’ogni tipo e candele
colorate con vecchi talismani e ciondoli che dovetti far sparire.
Se i miei avessero
scoperto che li tenevo ancora mi avrebbero senza dubbio bruciato tutto.
Dall’accaduto di
circa sette mesi prima, mi avevano severamente proibito di avere a che fare con
quei libri. Avevo mentito facendoli sparire dalla Vale, bruciando vecchi
appunti inutilizzati al loro posto. Poi sempre segretamente li avevo fatti
tornare al loro posto. Non riuscivo a farne a meno. Il disegno e la magia erano
sempre state le mie più grandi passioni da sempre. Erano il mio piccolo
segreto speciale.
Sentii i passi di mia
madre arrivare alle mie spalle e tornai ad occuparmi dell’armadio dei
vestiti sistemando la biancheria pulita che aveva appena portato.
Passai il resto del
tempo a pensare ad un modo per vincere la mia scommessa. Per qualche istante mi
venne anche in mente l’idea di qualche incantesimo d’amore, ma non
era con i trucchetti che volevo vincere. In fin dei
conti avevo già fatto innamorare altri ragazzi prima… ed ero
riuscita semplicemente comportandomi come me stessa.
Se era destino di
vincere allora avrei vinto! Altrimenti… sarei passata al piano B…
come cercare di evitare la penitenza!
..::*_*::..
(ora si passa nella
mente di David, quindi la persona che narrerà gli avvenimenti
sarà lui ndA)
Forse sono stato troppo
avventato…
Terminata la
pesantissima lezione in aula, della quale avevo seguito poco o niente, ero
troppo preso a pensare alla scommessa per capire altro, mi diressi al bar
dell’università sperando di incontrare Daniel.
Sfortunatamente non
era ancora arrivato, quindi mi dedicai ad un caffè
mentre leggiucchiavo la gazzetta posata su un tavolino. Qua e là mi
capitò di salutare qualche conoscente, per lo più ragazze in
effetti, delle quali nemmeno ricordavo il nome. Poco importava, delle donne non
mi interessava molto. Mi piace semplicemente divertirmi con loro, niente di
più. Ed effettivamente la sfida appena iniziata con quella Morgana
sembrava parecchio divertente!
Non mi sarei mai
innamorato di lei, non era per niente il mio tipo… andiamo! Si vede
lontano un chilometro che è la tipica ragazzina casa e chiesa, ancora
vergine, che si vergogna di qualsiasi cosa e con un particolare… anzi
direi quasi strano, modo di vestire. Le uniche due volte che l’avevo
vista era passata da un look semplice con jeans e maglietta ad un abbigliamento
che pareva un incrocio tra una dark e una metallara. Per non parlare dei
lineamenti. I capelli biondi le ricadevano decisamente disordinati sulle spalle
e gli occhi erano scuri, che sembrano perennemente tristi. Le occhiaie poi! Sembra
che non dorma da tre anni! Senza contare del suo vizio di portare trentamila
braccialetti rumorosi che le coprivano le mani. Come diavolo faceva a scrivere
così?
In ogni caso la
signorina di buone maniere più assurda che avessi mai visto! Come si faceva
ad essere perfettini e allo stesso tempo così
trasandati!
Mah chi le capisce le
donne!
E soprattutto chi
capisce quella!
E’ strana…
Sentii qualcuno
battermi sulla spalla e mi destai da quei pensieri. Solo allora mi resi conto
che la gazzetta… la stavo leggendo a rovescio…
-Ehi! Nuovo modo di
leggere? C’è forse un alfabeto nascosto?- era Daniel.
-Ero distratto,
nemmeno la vedevo…- posai le pagine e mi stropicciai gli occhi
–troppe ore di lezione… oggi ne ho dovute seguire decisamente
troppe!- dissi cercando di sembrare tranquillo.
-Lezioni? Non è
che è la biondina amica di Ginny?- chiese lui
ammiccando.
Ginny? Da quando in qua la chiamava così?
Qui gatta ci cova…
-Siete già
diventati così intimi…. Comunque non pensavo affatto a quella
racchia!- esclamai irritato io… ricordandomi del caffè
che tentai di bere, anche se ormai aveva perso gusto adesso che era freddo.
-Non siamo diventati
“così” intimi, però le ho chiesto di uscire…e
comunque a giudicare da come l’hai chiamata… pensavi proprio a
lei!- sghignazzò divertito. Non si rendeva conto che rischiava la
lapidazione?
-Ci esci fantastico!
Auguri e figli maschi… deve essere davvero un miracolo…- si
decisamente un miracolo! Daniel era il tipico secchione, per anni aveva pensato
solo allo studio e raramente si era divertito con qualcuna, doveva essere una
persona particolare per lui, altrimenti non ci provava nemmeno.
-Non hai risposto alla
mia domanda… ci stavi proprio pensando parecchio… non è che
ti piace ma non vuoi ammetterlo?- disse lui senza badare alle mie parole…
ecco perché andavamo tanto d’accordo…
-Ma l’hai vista
come si veste?! Figurati se mi può piacere una così! E’
praticamente una stracciona! Ed è pure grassa!- sbottai irritato.
-Non è
grassa… e sembra ti abbia stregato!- scoppiò a ridere divertito.
Mi chiedo cosa ci sia
da ridere. Proprio non capiva.
-Finiscila! E’
solo che ci ho fatto una scommessa!- confessai terminando ciò che
restava di quel caffè.
-Scommessa?- lo vidi
alzare un sopracciglio come segno di proseguire.
-Ho scommesso che deve
farmi innamorare di lei…- dissi quasi sottovoce.. temevo la sua reazione.
Che fu confermata
circa quattro secondi dopo con delle risate che riuscirono ad attirare tutta
l’attenzione del locale. –Allora caro mio hai già perso!-
disse poi sottovoce fintamente preoccupato.
-Ma nemmeno in un
altro mondo!- questa volta fui io a ridere.
-Piantala! Scommetto
che da che la conosci non fai che pensare a lei!- disse lui con uno sguardo
divertito.
Odio quando ha
così maledettamente ragione! Ma non gliela do vinta! E comunque i miei
sono pensieri di disprezzo… mica di apprezzamento!
-Mi fa schifo- era
come ammettere che aveva ragione.
-Chi disprezza compra
mio caro!- disse lui trattenendo un nuovo attacco di risa.
-Finiscila, sono tutte
palle! E comunque… non ti ho detto la posta in palio- in realtà
non intendevo affatto portarmela a letto, ma sarebbe stato divertente da morire
vederla fare di tutto pur di vincere, sicuramente non avrebbe mollato
facilmente.
-Questa cosa mi
puzza… avrai sicuramente architettato un metodo per prenderla in
giro…- disse lui guardandomi torvo.
-Esatto, le ho detto
che se vincevo io sarebbe dovuta venire a letto con me- dissi soddisfatto della
mia cattiveria.
-Così mal che
vada te la porti a letto comunque, e potrai aggiungere un nuovo nome alla tua
lista immagino- disse lui questa volta serio. –Quando ti deciderai a
capire che le donne non sono giocattoli?!- sembrava arrabbiato… mi dava
sui nervi quando mi faceva la paternale…
-Andiamo non me la
porto a letto veramente! E’ solo per vedere fino a che punto è
capace di spingersi!- cercai di giustificarmi.
-Poni, anche solo per
un istante, che lei riesca a vincere e tu ti innamori di lei. Che fai?- mi
chiese in tono di sfida.
Una vocina prese a
parlare nella mia testa: “Ha ragione! Cosa farei se lei vince?”
Scacciai via il
pensiero così come era arrivato.
-Non vincerà-
ribadii più per convincere me stesso che lui.
-Ne sei proprio
sicuro?- chiese lui incalzante.
“No” disse
la vocina.
-Sicurissimo- andiamo
chi la vuole una sfigata simile!
Lui si alzò, mi
guardò senza aggiungere nulla. Poi uscì e lo seguii poco dopo.
Non avrebbe mai vinto
quella ragazzina, non aveva niente di attraente ed era poco più di una
bambina.
Ma in quel
momento… ignoravo totalmente quello che stava per accadermi.
Mi giunse un messaggio.
Presi il cellulare e meccanicamente presi a leggere. Era lei.
Il nome Morgana
lampeggiò per qualche istante sul display.
Morgana… che
nome ridicolo!
“Ciao come va?
Io sto per uccidere mia madre… che mi racconti?”
Le parole erano
impresse. A che gioco stava giocando? Perché mi chiedeva come stavo?
Cosa le sarebbe potuto importare?
..::*_*::..
Avevo appena spedito
il messaggio.
Non avevano senso come
domande… ma per riuscire ad essere me stessa dovevo prima di tutto
cominciare a vederlo come un amico. Perché, chissà per quale
arcano motivo, tutti quelli che consideravo semplicemente amici finivano sempre
con l’innamorarsi perdutamente… quindi a rigor di logica seguii il
principio. Almeno cercavo di ottenere dialogo. Altrimenti tutte le mie speranze
sarebbero volate via come fumo…
Non rispose.
Preferii giustificare
la cosa come un semplice. “E’ occupato e non ha tempo di
rispondere, lo farà più trdi”
Visto che ormai erano
passate le 11 di notte, decisi di smettere di ripassare la lezione e di andare
a dormire.
Era evidente che non
voleva proprio rispondere.
Ma per evitarmi un
ulcerai mi limitai a catalogare la sua mancata risposta con un “ha finito
i soldi”.
In realtà
volevo strangolarlo.
Mentre fissavo il
soffitto della mia camera e ripassavo meccanicamente i contorni degli adesivi
appiccicati sul lato del letto che raffiguravano personaggi assurdi di anni fa
sentii vibrare qualcosa sul comodino.
Mi voltai a fissare il
cellulare che si era illuminato.
Ero tentata di
ripagarlo con la stessa moneta e non rispondergli, ma poi una vocina disse che
poteva anche essere qualcun altro e mi sforzai di prenderlo.
Dopo essermi quasi
accecata nell’accenderlo –non so se avete provato a passare tre ore
al buio e poi trovarvi la luce del cellulare sparata in faccia… vi
assicuro che non è bello..- notai che erano più o meno la una e
mezza e lessi il messaggio.
Non so se odiai di
più l’operatore telefonico per aver rotto i maroni
a quell’ora o se odiavo più lui
perché non aveva risposto. Era un noiosissimo messaggio di
pubblicità che cestinai immediatamente. Non feci in tempo a riposare il
cellulare che tra le mani vibrò nuovamente.
“Se questa volta
non è lui ammazzo chiunque sia!” pensai fra me e me.
Era lui.
Presi fiato,
chiedendomi poi cosa diavolo mi stava prendendo e lo lessi.
“Non riesco a
dormire tu?” erano le sue uniche parole.
Per lo meno si era
creato un dialogo.
Senza nemmeno
accorgermene risposi “nemmeno io riesco a dormire”
Pochi istanti dopo
“ti detesto” fu la sua risposta.
Lo ammazzo! Fu il mio
pensiero ma una risposta che mi passò per la testa la preferii.
“Io di
più! ^_^ Buona notte e incubi d’oro!”
La frase “incubi
d’oro” non la auguravo più da secoli…
Sapevo che questa
volta non avrei ricevuto risposta, quindi mi girai. Non feci in tempo a
chiudere gli occhi che mi addormentai. Sembravano essere passati solo pochi
minuti quando mi svegliai e trovai il sole già sorto.
Una vibrazione
proveniva dal comodino e a tentoni cercai di afferrare quell’aggeggio
maledicendolo.
-Chi è?- avevo
la voce impastata dal sonno e volevo uccidere quel profano che aveva osato
svegliarmi a quell’ora!
-Sveglia e brilla mia
bella addormentata! Ti va di uscire questo pomeriggio?- la voce squillante mi
spaccò quasi un timpano e allontanai l’apparecchio
dall’orecchio.
-Non posso ho da fare-
devo dormire! Mi sembra fin troppo importante come impegno.
-Scherzi? E’
così che speri di vincere la tua scommessa?- mi disse lui svegliandomi
completamente. –Hai lezione?- continuò lui.
Che giorno era?
Nemmeno lo ricordavo.
Era
giovedì… non avevo lezione… qualcosa
rispose al posto mio, perché evidentemente la mia testa era ancora
dormiente.
-No- fu l’unica
cosa che riuscii a pronunciare.
-Allora ci vediamo?-
-Ti ho detto che ho da
fare non posso- sempre la solita vocina mi ricordava che mi era vietato uscire
in settimana, specie con persone che non conoscevo.
-Capisco peccato,
questo non ti aiuta però, mia cara…- attaccò senza nemmeno
darmi il tempo di rispondere.
Per il resto della giornata
non si fece sentire.
Passai il resto della
giornata lavorando per mia madre… o meglio sfacchinando per lei a destra
e sinistra.
Arrivai a sera
riuscendo a mala pena a leggere qualcosa della lezione di due giorni prima,
tanto per non ritrovarmi a studiare tutto all’ultimo momento.
Anche se in
realtà la mia testa non leggeva. Come a mio solito c’ero cascata
nuovamente. Non poteva succedere di nuovo. Non potevo innamorarmi ancora o
pensare ad un ragazzo. Me l’ero imposto dopo gli ultimi avvenimenti. Avevo
già passato abbastanza guai per aver commesso l’errore di
innamorarmi della persona sbagliata.
Il cellulare prese a
squillare. Mi stupì vagamente, non ero abituata a sentirlo suonare due
volte nella stessa giornata se non per questioni importanti.
Lessi il messaggio sul
display… era il mio ex… il cuore mi mancò un battito.
Il messaggio mi
chiedeva semplicemente come stavo… niente di che.
Risposi vaga mentendo
che andava tutto benissimo e che presto mi sarei fatta sentire…
In realtà lo
avevo volutamente evitato per mesi con la speranza di togliermelo dalla
testa… ma era capace di farsi ricordare ogni volta che credo di essere
riuscita nel mio scopo.
Eppure questa volta
accanto al suo volto nella mia mente apparve anche un altro volto.