Serie TV > Glee
Segui la storia  |       
Autore: _hurricane    16/07/2011    9 recensioni
C’era una volta un giovane fanciullo dalla pelle chiara, così chiara che tutti lo chiamavano Porcellana. La sua matrigna, la regina Sue Sylvester, lo costringeva a vestirsi di stracci e lavare i pavimenti del suo palazzo. Porcellana aveva un grande sogno: incontrare un bellissimo principe che lo avrebbe salvato per portarlo al suo castello e sposarlo, proprio come nelle favole che leggeva da piccolo. Ma si sa, i sogni non sempre si avverano: certe volte, la vita è anche meglio.
-
“No, non devi scusarti,” – disse Porcellana, tirando su con il naso, - “io voglio farlo. Voglio che tu sappia tutto di me, Blaine. Tu…”. Alzò il viso e lo guardò. Ormai doveva dirlo. “Tu sei il mio principe” concluse, arrossendo lievemente.
“Il tuo principe?” chiese l’altro, incuriosito ma in fondo vagamente affascinato dal modo in cui suonava quella frase.
“Sì, proprio come quelli dei libri. Lo so che io non sono una principessa, però… ho sempre aspettato. E alla fine sei arrivato. Non ti sei nemmeno preoccupato del fatto che fossi soltanto un servo, mi hai salvato e basta, come nelle favole. Tu sei il mio principe, Blaine”.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Blaine Anderson, Kurt Hummel, Sue Sylvester
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

XV – Once upon a time, true love’s kiss

 

Il giorno dopo, Blaine uscì prestissimo: aveva una voglia indescrivibile di vedere Kurt e poter cantare insieme a lui. Tutti nel castello dormivano ancora, stanchi per il ballo della sera precedente, compresi i suoi fratelli e i suoi genitori. Silenziosamente, condusse il suo cavallo bianco fuori dalle stalle e, una volta oltrepassato il cancello, vi salì in groppa e partì al galoppo.

Arrivato alla radura, dopo una buona mezz’ora, scese da cavallo prima ancora che si fosse fermato e non si preoccupò nemmeno di legarlo al solito albero. Corse verso la casa dei Dwarflers con un enorme sorriso stampato in volto, poi si fermò.

“Blackbird singing in the dead of night,
take these broken wings and learn to fly.
All your life
you were only waiting for this moment to arise…”

Tre dei sette ragazzi stavano cantando, le braccia dietro la schiena e gli occhi chiusi, disposti ai due lati della porta d’ingresso. Gli altri spuntarono all’improvviso dall’interno, portando in spalla una piccola bara con la base di legno ma ricoperta di vetro, e si unirono al loro coro:

“Blackbird singing in the dead of night,

take these sunken eyes and learn to see.

All your life

you were only waiting for this moment to be free.

Blackbird fly, blackbird fly

into the light of the dark black night”

Adagiarono la bara lucente a una decina di passi dalla casa, sul prato fiorito. Blaine le si avvicinò a passo incerto, guardando i ragazzi negli occhi uno per uno, cercando di capire o più che altro sperando di aver capito male. Infine, arrivò abbastanza vicino da vedere cosa ci fosse al di là del vetro, e trasalì.

Kurt stava disteso a pancia in su, con indosso la tunica verde che lui gli aveva regalato, le mani incrociate sul petto a cingere un fiore bianco. Aveva gli occhi chiusi ed era immobile, la sua pelle era bianca, più del solito. Blaine non riconobbe quel nuovo colore, non lo aveva mai visto in quei giorni.

Appoggiò tutte e due le mani alla superficie del vetro, che pian piano si ricoprì di piccole lacrime trasparenti.

“Cosa gli è successo?” chiese con voce flebile, cercando di trattenere i singhiozzi che sembravano volergli squarciare il petto a tutti i costi.

“La Regina… deve averlo avvelenato. L’abbiamo inseguita, ma è caduta da un dirupo” disse David a testa bassa.

Blaine strinse i pugni, poi guardò più attentamente attraverso il vetro, concentrandosi su ogni minimo particolare di quel viso impassibile. Il pallore innaturale di Kurt era interrotto dalle sue labbra, rosee e dall’aria invitante, viva, come sempre. Blaine pensò che avrebbe voluto baciarle almeno un’altra volta. Baciarle e ricordare a sè stesso che non era stato solo un sogno, che lui aveva davvero conosciuto Kurt.

Senza dire una parola, si alzò e prese la teca di vetro dai bordi; poi la tirò verso di sé, riuscendo a toglierla con facilità. La adagiò con cautela sul prato, dietro di lui, e tornò a guardare Kurt. Si chinò lievemente verso di lui, per sfiorarne il naso con il suo. Rimase fermo a mezz’aria, la bocca in direzione di quella dell’altro, e chiuse gli occhi.

“Kurt, non mi lasciare, ti prego” sussurrò singhiozzando.

“Io… io ti amo” aggiunse, un attimo prima di posare le sue labbra su quelle di Kurt. Solo in quel momento se ne era reso conto, proprio quando lo aveva perso per sempre. Kurt avrebbe dovuto essere il suo futuro. Se avesse potuto scegliere tra lui e lo sfarzo del suo castello, una bella ragazza da sposare, un trono… non avrebbe neanche dovuto scegliere.

Mentre baciava Kurt, Blaine capì che aveva appena perso l’unica cosa che nella sua vita avrebbe avuto un significato. L’unica che aveva mai amato davvero, più del canto, più della libertà di poter girare nei boschi a cavallo, più di tutto.

Si staccò, poi diede una carezza alla guancia di Kurt e la scoprì… calda. Poggiò una mano sull’altra guancia e sgranò gli occhi: la pelle di Kurt aveva di nuovo assunto il suo candore naturale, leggermente rosato, il colore della vita che tornava a rifluirgli nelle vene.

Blaine vide le palpebre di Kurt muoversi impercettibilmente e trasalì, il cuore fermo nel petto per l’agitazione.

“Davvero?” disse Kurt a voce bassissima, mentre apriva gli occhi e scuoteva la testa, infastidito dai raggi del sole come se non fosse più abituato alla loro luce. I Dwarflers si unirono in un coro confuso di sorpresa e felicità, mentre Blaine indietreggiò istintivamente, sconvolto ed esaltato allo stesso tempo.

“C-cosa?” chiese poi, riavvicinandosi lentamente.

“Davvero mi ami?” rispose Kurt sorridendogli. Si mise seduto e lo guardò, gli occhi sognanti e speranzosi.

“Tanto” rispose semplicemente Blaine, poggiando di nuovo le mani su quelle guance colorate. Kurt le coprì con le sue e si alzò in piedi, a pochi centimetri dal principe.

“Ecco perché ha funzionato” disse poi con aria sicura.

“Che cosa?”

“Il bacio del vero amore. E’ la cosa più potente al mondo!” (*) rispose Kurt avvicinando le labbra alle sue.

Blaine accolse quel nuovo bacio con immensa gioia, affondando le dita tra i capelli lisci del suo principe. Perché sì, Blaine aveva salvato Kurt ancora una volta, riportandolo alla vita, ma in fondo era Kurt ad aver salvato lui, ad avergli donato la vita.

I Dwarflers applaudirono e alcuni fischiarono, per niente sorpresi nel vedere qualcosa che semplicemente era destinata ad accadere. Poi si guardarono tra loro con aria complice, annuirono sorridenti e senza preavviso iniziarono a cantare:

“You'd think that people would have had enough of silly love songs,
but I look around me and I see it isn't so.
Some people wanna fill the world with silly love songs
and what's wrong with that?
I'd like to know, 'cause here I go again!”

Kurt e Blaine, tenendosi per mano, si lasciarono circondare dai loro amici ridendo fragorosamente. Poi iniziarono a ballare, un po’ impacciati, e Blaine pensò che quello fosse il ballo più bello a cui avesse mai partecipato. Il prato soffice ora sostituiva il pavimento di marmo liscio del suo palazzo, e il sole pallido ma ugualmente caldo dell’inverno illuminava il suo volto, al posto di ingombranti lampadari di cristallo appesi al soffitto.

Alla fine della canzone, Kurt si fece abbracciare dai Dwarflers, alcuni di loro con le lacrime agli occhi. Jeff continuava a ripetere “Pensavamo di averti perso!”

Poi tornò da Blaine, che non lo aveva più perso di vista neanche per un momento: continuava a seguirlo con lo sguardo come se avesse paura di vederlo sparire di colpo.

“Ehi, non andrò più da nessuna parte!” disse Kurt lasciandosi avvolgere dalle sue braccia impazienti.

“No che non lo farai,” – disse il principe baciandogli una guancia, - “perché io non mi separerò mai più da te!”

“Che intendi dire?” chiese Kurt. Il principe, approfittando della confusione e dell’euforia dei Dwarflers che saltellavano intorno alla bara con fare festoso, lo prese da parte, allontanandosi dalla bara di vetro.

“Kurt, pensare di averti perso anche solo per un momento è stata la cosa più dolorosa che io abbia mai dovuto sopportare. Ed è allora che ho capito… che voglio stare insieme a te” disse il principe tenendo strette le sue mani.

Kurt si illuminò di una luce mai avuta prima, vedendo il sogno della sua vita avverarsi davanti ai suoi occhi. Guardò Blaine e sorrise commosso, beandosi della bellezza quasi innaturale del suo principe.

“Oh Blaine, ti amo così tanto, che gioia!” (*) disse poi gettandogli le braccia al collo. Il principe accolse l’abbraccio stringendolo con calore, poi si distaccò lievemente per continuare a parlare.

“Però non è questo quello che sognavi, non è vero? Tu sognavi di incontrare un principe, che come nelle favole più belle ti avrebbe condotto al suo castello. Ma io… questo non posso farlo. Se tu mi dirai che sei disposto a rinunciare al tuo sogno, io verrò via con te. Possiamo andare ovunque, non ha importanza dove, finchè tu sei con me”.

Kurt interruppe Blaine poggiando l’indice sulle sue labbra, per evitare che dicesse qualche altra stupidaggine. Sapeva che l’altro aveva ragione: nel mondo reale Blaine non avrebbe potuto condurlo al suo castello così come lui non avrebbe potuto fare lo stesso con quello della Regina, che ormai poteva essere considerato il suo, perchè tutti non avrebbero fatto altro che guardarli con disprezzo e domandarsi come fosse possibile che si amassero.

Ma pensare di non essere il principe dei suoi sogni, l’unico e il solo che avrebbe mai potuto desiderare, era la cosa più assurda che avesse mai sentito.

“Blaine, tu sei il mio principe” disse risoluto, accarezzandogli una guancia. “Non dovrò rinunciare al mio sogno. Mi ci è voluto un po’ per capirlo, ma… mi sono reso conto che la vita, la nostra vita, sarà anche meglio. Portami lontano, sul tuo cavallo bianco. Portami dove vuoi tu”.

Il principe sorrise e si lanciò in un nuovo abbraccio carico di emozione, stringendo con forza la schiena di Kurt e affondando il viso tra il suo collo e la spalla. Poi lo rialzò, accostandolo al profilo di Kurt, e i due si unirono in un altro bacio, questa volta più intenso.

Il mondo intorno a loro sparì.

 

 

* * *

 


(*) 1 = citazione di Giselle da “Come d’incanto”

(*) 2 = citazione di Sophie da “Il castello errante di Howl”

(ero in vena di citazioni!)


Drabble n°10: "I can't sleep, let's run away and don't ever look back"

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=762459

 

Lunedì prossimo e ultimo capitolo! :D

   
 
Leggi le 9 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: _hurricane