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Autore: Audrine    16/07/2011    0 recensioni
Amabilmente Reale
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Insomma era un pomeriggio come tanti. Il sole caldo di metà Maggio splendeva apatico su quella che sembrerebbe la piazza principale del paese, illuminando i portoni e la scalinata imponente che ne dominava il centro. Mentre qualche rivolo di calcare scivolavia via dalla grondaia pericolante – proprio in fondo alla piazza, unico posto in penombra a quanto pare- finendo sui motorini parcheggiati e sulle biciclette abbandonate con poca cura, probabilmente di proprietà del centro di Aggregazione Giovanile del Posto, il vento indiscreto accarezzava le mura della chiesa per rimbalzare violento sulle finestre semiaperte, sbattendole via con cadenza.
Ma in quell’insieme di delicati rumori, nel silenzioso meriggio, c’era almeno una figura a vagare li, tutta sola a far compagnia a qualche foglia secca e stanca.
Dopo tanto tempo - addirittura troppo a detta di alcuni – Giulia aveva deciso di Passare qualche ora al centro,come ai vecchi tempi: « Solo un salto, tanto per vedere che si dice! » si ripeteva da qualche mese, a mò di scusa, come a cercare un pretesto, o forse una semplice giustificazione per rimettere piede in un posto che non vedeva da almeno un Anno. Si, un Anno. Per chiunque fosse mai entrato al Centro, un anno di astinenza, voleva didire nulla di buono, ma non per chi –come Giulia- aveva un disperato bisogno di cambiamento, la lontananza dal Centro voleva dire “Libertà “.

Camminò dalla piazza fino al supermercato più vicino, trascinandosi dentro con discrezione, quasi a non volersi far vedere da nessuno, tanto per non essere annoiata da chiacchiere e sguardi vari . Per Abitudine si fiondò direttamente nel reparto meno salutare; riuscì a riempire una busta di ogni sorta di merendine e qualche Birra fatta bene, non le classiche schifezze che era abituata a bere, birra di primissima qualità – come la chiamavano i suoi Nuovi amici, a quanto pare – ora .
Con la musica nelle orecchie fu difficile capire che il tempo passava, ma quando si accorse di averne perso troppo in quel posto innaturalmente freddo, l’orologio segnava le 4.30 del pomeriggio, e mentre un sorriso beffardo solcava le labbra pallide, si avviò fuori, lasciando perdere anche le Domande indiscrete della cassiera, sempre troppo invadente, pagando con delle banconote Sicuramente non Italiane.
Infilò la busta nella borsa e si direse verso La fine della Piazzola, incredibilmente spedita, costeggiando i negozi ancora chiusi, forse per ripararsi dal sole, o forse per un insensato fastidio di camminare al centro della Piazza.

A detta di chi aveva avuto l’onore di vederla prima dell’inaspettata partenza, era cambiata.
Se n’erano accorti tutti in paese,almeno chi l’aveva vista o chi la consierava, ed i ragazzi del centro non avrebbero dovuto aspettare poi tanto. Solo un anno prima vantava strani ed assolutamente poco femminili record al centro, Appariva inspiegabilmente in tutte le foto della bacheca e, almeno quando la si vide partire, era tutto furchè una ragazza!
Un anno.
Via dal Paese per un Anno.
Cosa poteva mai essere cambiato ?! .
A quanto pare tutto.

Nel giro di qualche metro raggiunse il piccolo vialottolo che portava alla porta d’ingresso del centro, un posto surreale, ma terribilmente ospitale.
A dividere”Loro” dal “Mondo civile” non vi era altro che una staccionata oramai fracida, scolorita e mancante di pezzi: uno scenario da fil horror aveva sempre sostenuto Lei, e come se non bastasse quello spettacolo,in fondo al viale, dietro qualche bidone della spazzatura si poteva scorgere una porta verde, apparentemente chiusa, ma –non so perché se l’aspettavano sempre, tutti - saggiamente privata della maniglia.
Quando La mano curata spinse la porta con delicatezza, con il chiaro intento di non farsi assoluamente sentire,Lo stupore della ragazza quando trovò la sala vuota fu sconcertante !
Oltre qualche divanetto piazzato di fronte la televisione sgangherata, il grande tavolo pieno di pennelli e cartoncini, lo stereo perennemente acceso – ma che nessuno ascoltava, considerate le diatribe su qualche stazione impostare- e tenuto a basso volute, un balcone che dava sul giardinetto .. era vuoto.
Chiunque avrebbe fatto retrofronte, ma lei no: quella era anche casa sua .. almeno così credeva !

« Ci sarà qualche partita o cazzata del genere.. » Si suggerì a bassa voce mentre scivolò all’interno, appioppando un saluto ad un pupazzo spellacchiato appeso all’angolo della porta, impiccato !« Vero Spok ? »
Posò la borsa su di un angolo del divano con poca cura e si diresse direttamente allo stereo, legandosi i capelli in una coda arronzata.Fu un piacere per Giulia notare che li era tutto nell’erdine in cui lo ricordava.. o meglio; era tutto nel disordine che ricordava.
Lo stereo, quello sullo scaffale con un filtrino infilato nell’entrata USB era perennemente acceso, e quel giorno a deliziare l’ “ospite” Vi erano.. bhè ; l’ultimo dei Led Zeppelin, che novità.
Non fece alro che allugare l’unghia laccata ed alzare il volume, alto da sentirci bene ma non troppo da sovrastare il suo canticchìo snervante e fuori tempo, insomma era a casa sua! Dopo aver tirato un sospiro di sollievo sfilò una birra dalla borsa e si andò a sedere sul divanetto vicino al camino spento ed adibito a pattumiera, accavallò le gambe fasciate da un pantalone chiaro e stretto e lasciò che il piede libero seguisse il ritmo della musica, aggiungendo al complesso un rumore snervante provocato dai campanellini dei lacci legati alla caviglia della scarpetta sobria.
Passarono forse una decina di minuti prima che un rumore assordante anticipasse lo spalancare della porta vede.

«Sei uno sfigato Mess, manco più al bar ti fanno entrare! » Fu il biglietto da visita de primi due personaggi ch Giulia –ri-vide entrare: Mess e Tony. Due individui abbastanza buffi a vederli bene; Il primo era Tanto alto quanto ben formato, per avere solo diciassette anni se la cavava abbastanza bene, se non fosse stato pe quei capelli Chiari e tagliati alla francescana, sarebbe sembrato un vero duro; Il secondo, Tony,non era ne molto alto, ne molto muscoloso, aveva un viso più anonimo che altro, una zazzera di capelli rame che coprivano la fronte rovinata dall’acne ed un sorriso talmente contagioso che avrebbe messo di buon umore chiunque, in qualsiasi situazione.
« Tony ma vattene a » accompagnò uno spintone violento che fece sbattere Mess vicino un cassetto aperto, sempre violenti « fanc.. » fu l’unica cosa che riuscì a biascicare quando l’occhio scivolò nell’angolo del salotto dove era seduta Giulia, che ovviamente li fissava con un sorriso beffardo stampato in faccia, calma come sempre, giocherellando con la carta della birra che stringeva decisa.

« Fanculo, forse ? »Suggerì lei con un tono di voce caldo, buttando giù un altro sorso di birra Calda.. mentre il silenzio si fece spazio, invadente.
  
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