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Autore: Drusilla Belask    17/07/2011    3 recensioni
Per Lily Evans la vita è sempre stata una continua sfida.
Ormai nella sua breve esistenza credeva di aver visto tutto, ma si sbagliava. Oh, eccome se si sbagliava.

La rossa al suo settimo ed ultimo anno ad Hogwarts.
Genere: Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, Petunia Dursley | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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C’era una ragazza che si chiamava Petunia Esther Evans, e se lo meritava.
Mancava davvero poco per far sì che la sua vita fosse perfetta, l’unico neo della sua esistenza era la sorella minore: Lily. Erano passati così tanti anni, per lei un’eternità, d’averle fatto quasi dimenticare il perché dell’astio nei suoi confronti, ovviamente tralasciando il nome. Poi, occasionalmente, succedeva qualcosa d’insolito come, ad esempio, l’arrivo di una graziosa civetta entrata dalla finestra della cucina, e tutto le tornava alla mente. Così l’odio, se possibile, tornava più forte di prima. A lei sarebbero bastati i genitori e il suo Vernon, fidanzato che presto le avrebbe concesso il suo stesso cognome, e le capitava spesso di chiedersi come mamma e papà avessero potuto far nascere una simile stranezza. Non voleva incolparli ingiustamente, i suoi erano due persone per bene e normali, quindi decise di prendersela unicamente col crudele destino. E con Lily.

La mattina di quel 25 luglio 1977 non era iniziata nei più tranquilli dei modi, a casa Evans.
Petunia, scesa al piano di sotto per fare colazione, iniziò a gridare con quanto più fiato in gola, così da far svegliare anche il resto della famiglia, sebbene fossero solo le otto.
Fortunatamente per lui, al signor Evans era stato donato un sonno molto pesante e dunque non dovette preoccuparsi dell’apparente dramma che si stava svolgendo in cucina, di cui la figlia maggiore si era resa protagonista. Per sua moglie, invece, era tutt’altra storia.
Scese dal letto, cercando a tastoni la vestaglia, per poi raggiungere il più velocemente possibile la fonte dei suo traumatici risvegli. Ormai nessuno se ne stupiva più; era normale routine.

-Tesoro, cosa succede?- chiese, soffocando uno sbadiglio, mentre controvoglia varcava la porta.

Petunia sembrava sul punto di scoppiare in lacrime. Era decisamente sbiancata, e la signora Evans si chiese mentalmente se dovesse preoccuparsi per la figlia; era normale avere paura di un gufo?

-L’ha fatto di nuovo!- sbraitò la bionda, sbattendo con foga un piede sul pavimento. La donna adulta guardò l’uccello, sperando che Petunia non lo spaventasse al punto di farlo scappare. Si mosse in direzione del pennuto, sperando di poterlo coprire tramite il suo corpo alla vista della figlia.

-Tesoro, è giusto che anche tua sorella riceva notizie dai suoi amici…- tentò allora la madre, cercando di sembrare il più naturale possibile mentre, da una parte copriva il gufo e dall’altra cercava invano di riempirsi un bicchiere con il succo d’arancia. Non poteva sbilanciarsi troppo, altrimenti l’animale sarebbe risultato nuovamente visibile, e le grida di nuovo nell’aria.

In risposta Petunia fece una smorfia di pieno disgusto. Sua madre non l’avrebbe mai capita, così come suo padre. L’unico che riusciva a comprendere i suoi spasmodici bisogni era il caro Vernon.
-Ma mamma! Esistono i postini per la consegna delle lettere! E poi avere quel coso in giro per la cucina non è affatto igienico! Potrebbe attaccarci qualche malattia, potremmo morire! - esclamò a raffica la maggiore, senza nascondere i suoi pensieri. Il bicchiere con dentro la spremuta fu l’unica cosa che trattenne la signora Evans nel battersi una mano sulla fronte. Sì, Petunia avrebbe sicuramente avuto un futuro nelle recite melodrammatiche, eppure non riusciva ad inquadrarla bene come attrice.

-Non siamo morti in sette anni, non vedo perché dovremmo morire proprio ora. - fu la risposta spiccia che lasciò a bocca aperta Tunia. Era evidente che sua madre non avesse voglia di discutere, forse perché si era alzata da poco, forse perché faceva troppo caldo.

-E, ti prego, smettila di fare queste scenate di prima mattina. Lavoro fino a tardi e gradirei dormire. - continuò il capo della famiglia, lanciando un’occhiataccia alla figlia.

-Non dovresti sforzarti troppo, mamma. Se non fosse per lei non dovresti lavorare fino a tardi; tutte quelle pergamene, calderoni, piume! Ah! Non può andare a raccoglierle al mare, le piume? I gabbiani servono pure a qualcosa. - replicò, usando inizialmente un tono affettuoso per poi finire nell’acido più totale.
La signora Evans alzò gli occhi al cielo, esasperata. Petunia perdeva il senno quando si metteva a discutere della sorella e, sebbene non volesse ammetterlo, succedeva molto più spesso di quello che Lily osasse pensare.

-Almeno hai fatto colazione?- chiese, sorvolando il commento privo di ogni senso sui gabbiani. Insomma, cercò di cambiare argomento. Perché era l’unica cosa che potesse fare al momento, visto che con discorsi del genere non l’avrebbe mai avuta vinta. Era troppo orgogliosa per lasciare l’ultima parola ad altri, la forte Petunia.

-Non mangerò niente finché quel coso non se ne va. - rispose, risoluta. A volte la mamma avrebbe voluto tanto fare cambio con suo marito. Lui dormiva molto e di solito cercava di stare fuori da qualsiasi lite, facendoci finire inevitabilmente dentro lei. Ma non le importava, intanto dormiva. Era questo l’importante.

-Si può sapere cos’è tutto questo baccano?- chiese all’improvviso una voce assonata.
Petunia si girò di scatto verso la porta della cucina, assumendo un’espressione di pura rabbia. La signora Evans era certa che stesse preparando parole velenose da lanciarle addosso, e il peggio era che, per quanto potesse sforzarsi, non poteva evitarlo.

-Quel piccione è piombato sul tavolo mentre stavo facendo colazione!- sbraitò, rispondendo almeno in parte alla domanda postale poco prima.
Lily, d’altro canto, non riusciva ad immaginare un risveglio peggiore di quello. E per sua sfortuna mancava più di un mese al rientro della scuola. Ma, si sa, Lily Evans non era una strega molto fortunata.
Dopo un profondo sospiro, varcò la soglia dell’inferno, entrando a sua volta nella stanza.

-Non è un piccione. E’ un gufo. Il gufo di Mary, per essere precisi. - la corresse, con una calma non sua. Si avvicinò al tavolo dov’era poggiato l’animale e prese la lettera. Di solito di pomeriggio giungeva, all’insaputa di tutti, un altro gufo, ma questa volta direttamente in camera sua; le portava la Gazzetta del Profeta. Perché a Lily piaceva restare informata su tutto.

Il gufo volò via, attraverso la finestra aperta, e Petunia si rilassò all’istante. La signora Evans si stiracchiò la schiena ed iniziò a fare colazione comportandosi finalmente come una persona normale, ma restando comunque in guardia.

-Tu e le tue diavolerie!- esclamò la bionda, per poi uscire rapendo un toast bruciacchiato appena uscito dal tostapane. La rossa non parve minimamente colpita dalle sue parole, come già detto; era semplice routine.
-Caffè?- chiese la madre, sorridendole. Tra lei e la figlia minore valeva un detto. Un detto che entrambe si ripetevano spesso mentalmente.
La calma è la virtù dei forti.
E di calma, in una famiglia come quella, ce n’era sempre troppo poca.



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Potete anche uccidermi. ù.ù
Be', è da un po' che avevo in mente di scrivere una Long Fic su Lily e i Malndrini, quindi finalmente mi sono messa a scrivere.
Le recensioni mi farebbero tanto, tanto, tanto felice. *OO*
Aaah, la prima frase è presa da 'Le cronache di Narnia e il viaggio del veliero'. <3 mi sembrava adatta. xD
  
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