I can feel your halo.
I canti della chiesa mi
invadono. Ogni volta hanno il potere di riportarmi alla mente degli episodi.
Sto ripensando a te. Sono
quasi due anni ormai, eppure la tua voce sembra ancora scivolarmi nella mente.
Rivedo la me bambina che
correva in cortile o in terrazza, d’estate, sotto il sole rovente.
Mi chiamavi. Giocavamo a
nascondino delle volte.
Mi tenevi in braccio,
anche quando risultavo troppo grande.
Davi da mangiare al cane,
incitandolo a venire verso di te per fargli due moine.
Oppure rimembro te, nelle
stagioni più fredde, che armeggiavi con la legna nel camino, per farci stare
più caldi.
Delle volte ho paura di
dimenticare queste piccole cose, di non riuscire più ad identificare il tuo
viso e di non riconoscere più il suono della tua voce.
Ti
prego, non abbandonare anche il mio subconscio.
Senza che me ne accorga,
mi ritrovo a trattenere delle lacrime.
Faccio un profondo
respiro.
Lascia
che questi ricordi rimangano qui, nonno.
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