È
facile capire come nel mondo esista sempre qualcuno
che attende sempre qualcun
altro.
Che
ci si trovi in un deserto o in una grande città.
E
quando questi due esseri s'incontrano e i loro sguardi s'incrociano
tutto il passato e tutto il
futuro
non hanno più alcuna importanza.
Paulo
Coelho.
Quella mattina Ronnie si sentiva
più serena.
La chiacchierata con Lexus il
giorno prima l’aveva
rassicurata, dopo tutto forse c’era ancora una
possibilità di recuperare la sua
vecchia vita.
Con Jamie le cose ormai erano
tornate praticamente
come una volta, Lexus ora le parlava e rispondeva alle sue chiamate,
rimaneva
solo Kate.
L’ostacolo Kate che le
pareva insormontabile in quel
momento. Sapeva quanto quella ragazza le volesse bene, e proprio per
questo
sapeva anche che non le avrebbe perdonato quello che aveva fatto tanto
facilmente. Ma doveva trovare un modo per riconquistare anche la sua
fiducia,
ed il fatto che ce l’avesse fatta in qualche modo con Lexus
la faceva ben
sperare.
-Ronnie- Johnny entrò
nell’ufficio senza preavviso
facendola sobbalzare e facendole spostare lo sguardo dal nulla
più assoluto che
stava fissando allo schermo del suo pc, fingendo di fare qualcosa
-buongiorno Johnny-
salutò picchiettando sul mouse
Johnny entrò poggiando
la giacca sul divanetto di
pelle nera e fece qualche passo verso Ronnie, mettendosi proprio di
fronte a
lei, al di là della scrivania, con le mani poggiate sui
fianchi ed
un’espressione di rimprovero.
Aveva fatto qualcosa?
-sono molto deluso da te, Ronnie-
disse guardandola
seriamente
Ronnie alzò la testa
spaventata, cosa aveva fatto? Si
erano lasciati il giorno prima serenamente, lui non aveva dato alcun
segno di
essere arrabbiato, sembrava rilassato come sempre e, che lei
ricordasse, non
aveva fatto nulla di stupido tipo incendiare la fotocopiatrice o
rompere un
computer.
-cosa…?- chiese lei
timorosa
-non mi avevi detto di avere
un’amica così carina!-
sbottò lui aprendosi in un sorriso
Ronnie sospirò alzando
gli occhi al cielo; ora capiva
perché Lexus voleva prenderlo a pugni.
Arricciò il naso
pensando alla parola “carina”
associata a Lexus. Non che lei
non fosse carina, anzi, era bellissima, ma “carino”
è una cosa che di solito di
dice a qualcosa di piccolo e tenero che solo a guardarlo ti si stringe
il
cuore. Un gattino è carino, non un leone.
E Lexus era tutt’altro
che un gattino.
-In realtà fino a ieri
non sapevo nemmeno fosse mia
amica- spiegò lei sorridendo
Johnny curvò la testa da
un lato, confuso.
-eravamo amiche- spiegò
–poi ci siamo allontanate per
via del mio trasferimento a Madrid e- fece una pausa abbassando lo
sguardo -non
ci parlavo da tre anni-
-e qui arriva la parte dove devo
farmi gli affari
miei- sorrise Johnny cogliendo il disagio della ragazza
Ronnie sorrise, imbarazzata.
-comunque- riprese Johnny
–è davvero carina-
-lei è bellissima-
annuì Ronnie gonfiando il petto, come una madre orgogliosa
della propria
figlia; Johnny si limitò a ridacchiare.
-purtroppo- continuò
divertita –non credo tu le abbia
fatto la stessa impressione-
Johnny la fissò a lungo
con espressione teatralmente
sconvolta –vorresti dire che la mia singolare bellezza ed il
mio indiscusso
fascino, non hanno fatto colpo?-
Ronnie ridacchiò, quel
tipo era davvero…singolare
–non direi, anzi, mi ha detto
che i tuoi modi affascinanti le fanno venir voglia di prenderti a pugni-
-aggressiva!- urlò quasi
con aria sognante –questo la
rende ancora più sexy-
Stavolta Ronnie non poté
trattenersi dal ridere forte
portandosi una mano alla bocca.
Johnny si avviò alla
porta del suo ufficio con un
sorrisino divertito dipinto sulle labbra e prima di aprirla si
fermò un attimo
con la mano ferma sulla maniglia –poi non dimenticare che la
linea tra amore ed
odio è sottile- aggiunse aprendo la porta
-certo, Johnny- sorrise Ronnie
–certo-
Johnny entrò
nell’ufficio chiudendo la porta dietro di
se mentre Ronnie scuoteva la testa, divertita. Era stata davvero
fortunata ad
avere un capo come lui.
Stava per tornare a dedicarsi al
suo lavoro quando il
cellulare sulla scrivania, proprio accanto al suo braccio, prese a
vibrare
informandola dell’arrivo di un sms.
Lo prese veloce e lesse al volo il
messaggio.
“Stasera
compleanno Tyler, ti aspetto da lui”
Oh, perfetto.
Sbuffò poggiando il
telefono dov’era prima e si portò
il pollice alla bocca, valutando la situazione.
Da un lato voleva andare al
compleanno di Tyler,
sarebbe stata un’occasione d’oro per parlare con
Kate. Era stufa di quella
situazione, non poteva pensare che l’amica con cui aveva
condiviso praticamente
tutto, ora la ignorasse completamente. Doveva trovare il modo per farsi
ascoltare da lei a tutti i costi, anche se fosse stata costretta ad
imbavagliarla e legarla ad una sedia.
Senza contare che, per quanto Jamie
l’avesse
perdonata, stava ancora cercando di ottenere la sua completa fiducia,
dimostrandole che d’ora in poi sarebbe stata molto
più presente nelle loro vite
e non presentarsi al compleanno del futuro marito, non le sembrava la
mossa più
azzeccata.
D’altra parte
però sapeva anche che a quella festa ci
sarebbe stato Nick. Nick con la sua impeccabile fidanzata. Non che la
cosa la
infastidisse più di tanto, ma non voleva fare la figura
dell’ex sfigata che
dopo quattro anni non è ancora riuscita a trovare un ragazzo
perché ancora
ossessionata dal ricordo di lui. Proprio no. O forse, molto
più semplicemente,
sapeva che se avesse visto Nick ancora, questa volta avrebbe dovuto
dare un
perché a quegli strani crampi che le facevano attorcigliare
lo stomaco.
-Ronnie- la richiamò
Johnny facendo capolino
dall’ufficio –ho tanto lavoro da fare dentro e sono
in ritardo- spiegò con un
cenno della testa –ti dispiacerebbe andare a prendermi un
caffè?- chiese
gentile
-certo- rispose Ronnie
meccanicamente alzandosi e
dirigendosi verso la porta; pensava ancora a quel messaggio.
Aveva davvero voglia di andare a
quella festa, ma
sapeva che se l’avrebbe fatto si sarebbe sentita ridicola e
fuori posto. Se
avesse avuto la certezza che quella serata avrebbe sistemato le cose
tra lei e
Kate non ci avrebbe pensato due volte, ma c’era la
probabilità, se non la
certezza, che Kate sarebbe stata proprio una delle cose che
più l’avrebbe fatta
sentire fuori luogo.
Si avvicinò al piccolo
tavolino rotondo piazzato in un
angolo della sala, sulla cui superficie era poggiata una macchina per
il caffè.
Per fortuna qualcuno sembrava essere passato proprio qualche minuto
prima di
lei perché la caraffa era piena e il caffè era
ancora bollente, quindi lei
dovette limitarsi solo a prendere un bicchiere di cartone e versare il
liquido
dentro.
Sospirando fece dietrofront
tornando verso l’ufficio,
a quanto pare la cosa più giusta da fare era non andare a
quella festa.
-ciao, Ronnie- una voce la fece
sobbalzare talmente
era sommersa nei suoi pensieri e per poco non si versò il
caffè sulla camicia
rossa.
Dopo aver controllato con
un’occhiata veloce che non
si fosse sporcata alzò lo sguardo di fronte a lei, e per
poco il bicchiere non
le cadde dalle mani, di nuovo.
-ciao Allie- ricambiò
dubbiosa
La ragazza di fronte a lei la
guardava con uno strano
sorrisino piazzato sulle labbra, era proprio come la ricordava. I
capelli
biondi come il grano, raccolti ai lati, le labbra carnose e quegli
occhi da
cerbiatto capaci di incantare chiunque. E per l’ennesima
volta Ronnie non potè
fare a meno di pensare che quella ragazza in realtà fingesse
di essere qualcuno
che non era, come se sotto la maschera di fatina incantata si
nascondesse ben
altro.
-sono venuta per mio padre-
spiegò la ragazza –tu sei ancora
qui vedo-
Ronnie si accigliò
all’istante, dubbiosa –ancora?-
ripeté confusa
-si, beh, ho parlato con Kate in
questi giorni, lei mi
ha detto che non sei una persona molto…come dire…stabile- Ronnie si irrigidì
all’istante senza sapere di stare
inconsciamente agevolando il gioco alla bionda che, guardando il suo
disagio,
continuò capendo al volo quale tasto pigiare –io e
Kate siamo diventate molto
amiche in questi anni sai?- continuò col sorriso sulle labbra
-davvero?- rispose Ronnie tirando
subito fuori le
unghie –sono contenta che abbia trovato un rimpiazzo, in mia
assenza-
Allie accusò il colpo in
silenzio senza dare il minimo
segno alla ragazza, mantenendo il suo solito sorriso rilassato.
-già, a volte i rimpiazzi
risultano migliori dell’originale però sai?- si
avvicinò di un passo verso la
ragazza, questa volta senza l’ombra di un sorriso
–questo invece me l’ha detto
Nick- sussurrò minacciosa –e ti conviene di non
provare nemmeno ad avvicinarti
a lui-
Si allontanò di qualche
centimetro e, mentre Ronnie
era rimasta impalata, lei le strizzò l’occhio
accompagnando il gesto con un
ghigno divertito voltandosi per avviarsi verso l’uscita.
Ronnie rimase immobile, a bocca
aperta, fissando la
figura ancheggiante della ragazza allontanarsi ed ecco che il suo
spirito da
diciassettenne stava uscendo fuori.
Avrebbe tanto voluto tornare a
quando non doveva
pensare due volte prima di prendere a schiaffi qualcuno, quando poteva
fare la
prima cosa che le saltava per la testa.
E la prima cosa che le saltava per
la testa in quel
momento era buttare quel caffè per aria, rincorrere la
bionda, e strapparle i
capelli ad uno ad uno, beandosi del momento e del suono delle grida di
quella specie
di barbie assatanata.
Non aveva più
diciassette anni però, era perseguibile
dalla legge ora, doveva tenerlo bene a mente.
Per evitare che i suoi istinti
prendessero il
sopravvento su di lei si voltò di scatto procedendo a passo
spedito verso il
suo ufficio.
Che diavolo voleva quella da lei?
Ovviamente, era
gelosa di lei e di quello che c’era stato tra lei e Nick,
l’aveva capito quando
alla festa per Tyler e Jamie l’aveva letteralmente trascinato
via, ed era
evidente ora dove gli aveva fatto capire con chiarezza che non doveva
avvicinarsi a Nick, che lui preferiva lei.
Ma d’altronde era chiaro
no? Era con lei che Nick
stava assieme da più di un anno, era a lei che stringeva la
mano mentre
passeggiavano per le vie di Los Angeles, era a lei che mandava messaggi
infinitamente sdolcinati. Nick amava Allie,
non lei.
Ma ormai Allie l’aveva
provocata, e Ronnie era
impossibile da frenare.
Allie non voleva che lei si
avvicinasse a Nick? Bene,
la prima cosa che avrebbe fatto sarebbe stata andare a quella festa, a
tutti i
costi. Di certo non poteva andarci da sola però.
Aprì la porta del suo
ufficio per sorpassare la sua
scrivania e arrivare poi all’ufficio di Johnny, entrando
senza bussare e
sbattendo poco delicatamente il caffè sulla sua scrivania.
Johnny con le gambe incrociate
poggiate poco
elegantemente sulla scrivania, gli occhiali da vista poggiati sul naso
mentre
era intento a guardare lo schermo del pc, una mano sul mouse e
l’altra sulle
labbra, alzò lo sguardo lentamente studiando la figura di
Ronnie di fronte a
lui, alquanto scocciata.
-sembra che tu abbia incontrato
Satana lì fuori-
Ronnie rise nervosa passandosi una
mano tra i capelli,
Johnny non sapeva quanto ci era andato vicino.
-ti andrebbe di rivedere Lexus, di
nuovo?- chiese
sperando che la risposta fosse affermativa
Johnny tolse i piedi dalla
scrivania e unì le mani, sporgendosi
col busto in avanti, verso la ragazza.
-quando?-
*
* *
Ronnie chiuse la portiera della
macchina e si sistemò
nervosamente il vestito. Fece il giro della macchina stando attenta a
non
cadere, si chiedeva ancora perché avessero inventato le
scarpe col tacco.
Alla sua sinistra Johnny le
offrì il braccio e, quando
lei alzò lo sguardo verso di lui infilando il suo braccio
sotto quello del
ragazzo, lui le sorrise.
-che c’è?-
chiese nervosa spostando lo sguardo
fissando la casa di fronte a loro
-nulla, sei molto carina stasera-
-grazie- borbottò lei in
risposta in imbarazzo –il
regalo in macchina!- urlò poi
-è qui- disse Johnny
allungandole una busta
Ronnie sospirò e
afferrando la busta si avvio con
Johnny verso la casa di Tyler, da dove proveniva il suono di una
vecchia
canzone dei Rolling Stones.
-Johnny, grazie per avermi
accompagnata, davvero-
ripetè per l’ennesima volta Ronnie bussando al
campanello
-non dirlo neanche per scherzo! E
poi sono venuto per
la tua amica, mica per fare un favore a te- le strizzò
l’occhio spintonandola
leggermente con il fianco
Qualche istante dopo Tyler con una
camicia azzurra ed
un jeans chiaro aprì la porta sorridendo.
-Buon Compleanno!- urlò
la ragazza
-Ronnie!- salutò Tyler
stringendola in un abbraccio –grazie,
sono contento che tu sia venuta-
Ronnie sorrise contenta, sapeva che
le parole di Tyler
erano sincere.
-chi osa avvinghiarsi al mio
fidanzato!- la voce
scherzosa di Jamie fece sciogliere il loro abbraccio, ma Ronnie non
ebbe il
tempo di chiudere le braccia che Jamie ci si era tuffata dentro
–sei venuta!-
-non potevo perdermi il compleanno
di questo
vecchiaccio- rispose sciogliendo l’abbraccio
–ventisei anni, che schifo!-
scherzò guardando la ragazza, da cui però non
ricevette risposta.
Lo sguardo di Jamie era rivolto a
qualcosa dietro di
Ronnie, qualcosa che aveva catturato la sua attenzione e le aveva fatto
perdere
la concentrazione sull’amica.
-Beh, se aspettiamo che Ronnie ci
presenta arriveremo
a domattina mi sa- esordì dietro di lei Johnny e Ronnie
arrossì resasi conto
della figuraccia appena fatta –Johnny Radke, piacere-
aggiunse
-Tyler Lewis- rispose il biondo
stringendogliela con
un sorriso
-lo so, Ronnie mi ha parlato
tantissimo di tutti voi-
Ronnie lo guardò
dubbiosa, non era affatto vero. Aveva
parlato di loro cinque minuti in macchina durante il tragitto, giusto
per far
si che il ragazzo non arrivasse alla festa del tutto impreparato.
-oh, tanti auguri- aggiunse poi
mentre Tyler lo
ringraziava
-e tu devi essere Jamie- disse poi
rivolgendosi alla
ragazza che lo fissava tentennante
Chi era esattamente quel tizio? Lui
e Ronnie si
frequentavano?
Johnny allungò la mano
afferrando quella di Jamie, che
lo guardava confusa, e la avvicinò al viso facendole il
baciamano.
Il genere di cose che Ronnie odiava
e che in Lexus
avrebbero ispirato istinti violenti. Ma Ronnie sapeva anche che quello
era il
genere di cose che mandavano Jamie in brodo di giuggiole, il che fu
confermato
dallo sguardo da pesce lesso della ragazza.
-la descrizione di Ronnie non ha
reso giustizia alla
tua bellezza- continuò mentre Ronnie alzava gli occhi al
cielo
Non poteva proprio fare a meno di
fare il deficente
con chiunque.
-complimenti amico, hai saputo
scegliere bene-
aggiunse rivolgendosi a Tyler
-lo so- rispose sorridendo il
ragazzo, mettendo un
braccio intorno alle spalle di Jamie –entrate su, non vorremo
mica stare tutta
la serata qui fuori-
Johnny fece segno a Ronnie di
precederlo e quando la
ragazza mise piede nell’enorme salone si bloccò di
scatto rimanendo interdetta.
-non doveva essere una festa tra amici stretti?- chiese fissando la folla
di fronte a lei, saranno
state almeno un centinaio di persone
-beh, essere il bassista di Nick
Jonas fa ampliare il
concetto di “amici stretti”- spiegò il
ragazzo
Ronnie annuì continuando
a fissare la folla. Aveva
quasi dimenticato che Tyler non solo era diventato il migliore amico di
Nick,
ma anche il suo bassista. Non seppe spiegarsi perché, ma
improvvisamente aver
scelto di andare a quella festa le sembrava una cosa stupida.
-Hei Tyler Jamie, venite qui!- si
sentì una voce
urlare da un posto indefinito della stanza
-dobbiamo lasciarvi per un secondo-
disse Jamie
–lì infondo
troverete il tavolo con le bibite,
servitevi pure- aggiunse Tyler
Ronnie e Johnny li ringraziarono,
rimanendo poi
qualche istante in un silenzio totalmente imbarazzante.
-ti va qualcosa da bere?- le chiese
il ragazzo
-oh si, si grazie-
Si mischiarono alla folla facendosi
spazio e con non
poca fatica riuscirono ad arrivare al lungo tavolo in legno addobbato
per
l’occasione, con ogni genere di bevanda.
Johnny afferrò due
bicchieri di birra, porgendone uno
a Ronnie che lo ringrazio.
La ragazza sorseggiò dal
suo bicchiere guardandosi
furtivamente attorno.
Nick e Allie erano già
arrivati? E Kate?
Allontanò il bicchiere
sentendo l’ansia crescere
dentro di se. Sperava davvero che quella sera fosse andato tutto bene.
-oh mio Dio, fa che sia un
allucinazione-
Ronnie sorrise ancora prima di
voltarsi, riconoscendo
al volo la voce.
Lexus, con un’espressione
afflitta, guardava i due
ragazzi di fronte a lei. Ronnie non poteva averlo fatto davvero, non
poteva
averlo portato lì.
-Salve Lex- salutò
Ronnie, la ragazza rispose con un
grugnito davvero poco elegante
-buonasera Lexus- Johnny fece un
mezzo inchino –se
posso permettermi, sei splendida stasera-
Lexus, avvolta nel suo vestito
scuro aderente che
risaltava le sue forme, alzò gli occhi al cielo, per niente
lusingata dalle sue
parole.
-spero che ci sia un buon motivo
per cui lui sia qui,
senza quell’orribile camicia a righe quasi non
l’avevo riconosciuto-
-non sei contenta che
l’abbia portato?- chiese Ronnie
sarcastica
-la mia espressione rispecchia il
mio stato d’animo-
rispose seria –a meno che tu non l’abbia portato
qui per permettermi di
prenderlo a pugni- continuò come se il ragazzo non stesse
proprio lì, accanto a
lei, con un sorrisino piazzato sul viso e una grande faccia da schiaffi.
-se vuoi, puoi darmi un pugno-
sorrise Johnny
gesticolando col suo bicchiere
Lexus lo squadrò dalla
testa ai piedi –non tentarmi, carino-
-oh, posso tentarti in mille modi
sai?- disse con voce
suadente e quello che doveva essere uno sguardo ammaliatore
Lexus sfoggiò la sua
migliore espressione disgustata
–Cristo Santo, sembra uscito da un film di Marlon Brando-
Ronnie rise forte portandosi una
mano alla bocca, ma
Johnny non si arrese.
-posso essere chi vuoi tu, piccola-
-ti hanno mai dato una testata
sulle gengive, Brando?-
Ronnie
avrebbe
riso, probabilmente ancora più forte di prima, se non fosse
stato che la sua
attenzione venne catturata da una chioma rossa che si dirigeva verso la
cucina.
Kate.
-scusatemi un attimo, torno subito-
sussurrò
distrattamente avviandosi verso la folla
-perfetto! Mi stai lasciando da
sola, il balia di cascamorto John-
sentì in lontananza la
voce di Lexus, ma ormai era andata.
Col cuore a mille si
avviò verso la cucina. Cosa le
avrebbe detto ora? E se avesse fatto una delle sue scenate mettendola
in
imbarazzo di fronte a tutti?
Deglutì. Era un rischio
che doveva correre.
Finalmente Ronnie riuscì
a farsi spazio tra la folla,
ma proprio quando stava per oltrepassare la soglia della cucina
qualcuno, che
probabilmente avrebbe odiato per sempre, le urtò
violentemente il braccio
facendo cadere il contenuto del bicchiere che aveva in mano sul vestito.
Dopo essere rimasta qualche secondo
immobile a fissare
con disappunto il vestito, alzò lo sguardo decisa a
sbraitare contro chiunque
si fosse ritrovata di fronte.
Decisione che cambiò non
appena vide chi aveva avanti
a se.
-Ronnie! Oddio scusa!-
Nick era a quella festa da
più di mezz’ora ormai. La
mezzora più brutta della sua vita. Allie le era stata
incollata addosso tutta
la serata senza dargli modo di allontanarsi per più di
quattro metri.
Era chiaro che la ragazza era
preoccupata per
qualcosa, più precisamente per la presenza di una persona da
lei poco
desiderata, ma Nick non ce la faceva davvero più.
Così con la scusa di andare
al bagno era riuscito ad allontanarsi senza che la ragazza lo seguisse.
Non si sarebbe mai aspettato
però che a causa delle
sue scarse abilità motorie e la delicatezza di un elefante
in un negozio di
cristalli, fosse finito proprio addosso a lei.
Ronnie lo fissò
evidentemente in imbarazzo –non
importa è solo un po’ di birra-
commentò sentendo ancora quel dannatissimo
stomaco accartocciarsi dentro di lei.
Da quella sera a casa di Jamie i
due non si erano più
visti, e anche quella sera, oltre ai cinque minuti in cui lui
l’aveva
“confortata” dopo la discussione con Kate, non
avevano avuto modo di parlare
poi così tanto.
-no davvero scusami, ero distratto
e tra tutta questa
gente…-
-Nick non importa, sul serio-
Al sentire il suo nome uscire dalle
labbra della
ragazza un brivido scosse Nick, facendogli sentire uno strano peso
sullo stomaco.
-b..beh, c..come stai?-
balbettò Nick per poi
pentirsene subito
Che domanda banale e priva di
originalità. Ma proprio
non poteva farci nulla, ogni volta che era vicino alla ragazza
diventava un
completo idiota.
-bene, grazie- Ronnie non era da
meno comunque
Era a due passi da lui e sentiva
l’impulso di dover
toccare la sua pelle. Voleva sfiorargli la mano o accarezzargli la
guancia o
semplicemente passare la mano tra i suoi ricci, ora più
corti.
Non era sicura del perché
volesse farlo, sapeva solo che voleva.
-con le ragazze come va?-
Nick voleva sapere. Voleva sapere
tutto della sua
vita, sapere cosa aveva fatto in quegli anni, cosa voleva fare ora,
quali erano
i suoi progetti, i suoi sogni.
Voleva sapere quanto di quella
Ronnie che tanto aveva
amato fosse rimasto in lei.
-sto cercando di recuperare- sorrise
Quello che seguì fu un
lungo silenzio. Uno di quei
silenzi davvero, davvero, imbarazzanti per entrambi.
D'altronde quando si hanno troppe
cose da dire alla
fine non se ne dice nessuna.
Erano entrambi storditi e confusi.
Fino a qualche settimana prima
Ronnie era convinta che
il suo trasferimento a Madrid, seppur difficile e doloroso, le fosse
almeno
servito per dimenticare Nick, ed una parte di lei ne era ancora
convinta. Era
ancora convinta che infondo quelle strane emozioni che stava provando
il quell’istante
mentre guardava gli occhi nocciola del ragazzo, fossero dovute al
ricordo di
quello che c’era stato tra di loro.
Com’è che si
diceva? Il primo amore non si scorda mai.
Se Ronnie era confusa poi, Nick era
totalmente perso.
Non solo si era convinto di averla
dimenticata,
credeva che la questione fosse ormai morta e sepolta al punto che aveva
pensato
di poter ricominciare, di poter intraprendere una relazione seria con
un’altra
ragazza.
Si era convinto che le emozioni che
aveva provato per Ronnie,
il modo in cui l’aveva amata senza freni, donandole tutto,
non potessero esistere
più; si era convinto che lui non fosse stato mai
più in grado di provare cose
del genere.
Ma ora, di fronte a lei, quelle
convinzioni stavano
crollando.
Cosa doveva fare allora? Seguire il
suo istinto e
vedere dove l’avrebbe portato o cercare di stare il
più lontano possibile dalla
ragazza e fingere di non aver sentito nulla?
-Ronnie, che ne diresti
se…- cominciò il ragazzo ma,
ovviamente, con un tempismo perfetto, Allie arrivò
saltellante interrompendo la
loro conversazione
-Ronnie! Che bello che ci sia anche
tu- urlò forte
verso la ragazza, che rimase a dir poco interdetta
Era la stessa Allie che in ufficio
l’aveva minacciata?
Anche Nick, che di certo non si
aspettava una reazione
così calorosa, rimase sbalordito.
Ronnie aprì la bocca per
dire qualcosa ma Allie la
interruppe, ancora.
-Nick, tuo fratello ti cercava,
doveva dirti una cosa
importante- disse veloce, poi si voltò verso Ronnie
–non ti dispiace se te lo
porto via, vero?- sorrise con l’espressione più
angelica al mondo
Ronnie voleva tanto prenderla a
pugni in quel momento.
-certo che no, ora che sono tornata
sono sicura ci
sarà molto tempo per chiacchierare- rispose prontamente
Ronnie, mentre Nick
spostava lo sguardo dall’una all’altra come se
stesse seguendo una partita di
beach volley
Allie ridacchiò e poi,
sotto lo sguardo sorpreso di
Nick e quello sbalordito di Ronnie, si sporse per abbracciare la
ragazza.
-se ti vedo di nuovo vicino a lui-
le sussurrò all’orecchio
in modo che solo lei potesse sentire –ti rispedisco da dove
sei venuta-
-E’ stato un piacere
cara, ora dobbiamo proprio
andare- squittì poi Allie allontanandosi, lasciando Ronnie
con un’espressione
sconvolta –goditi la festa!-
Per un attimo Nick non si mosse,
neppure quando Allie
lo strattonò per un braccio. Non voleva andarsene, voleva
rimanere lì a parlare
con lei. Ma poi si rese conto che Allie non l’avrebbe
mollato, a costo di
trascinarlo per tutta la sala, non l’avrebbe lasciato
lì. Con un sospiro
interiore si arrese.
-ci si vede in giro- sorrise alla
ragazza, che aveva
ancora una strana espressione sul viso
-ci si vede- sussurrò
prima di abbassare lo sguardo e
sorpassarlo entrando in cucina
Dire che era arrabbiata era poco.
Quella stupida bionda continuava a
minacciarla, e
tutto ciò che lei era stata in grado di fare era rimanere
immobile con un espressione
sconvolta. Aveva perso del tutto la sua dignità in quegli
anni?
Fece un passo verso il balcone
aperto, aveva bisogno
di aria, ma improvvisamente si bloccò.
Una sagoma scura girata di spalle,
poggiava i gomiti sulla
grande ringhiera di legno, la testa china intenta a fissarsi le punte
dei piedi
e la schiena curva.
Sospirò.
Non era il momento di pensare ai
mille modi in cui
avrebbe potuto uccidere Allie ora.
Ora, era il momento di occuparsi di
Kate.
* *
*
Ho fame.
No, lo
so, fa cagare çç scusatemi
non piace nemmeno a me, ma non volevo farvi aspettare oltre
çç
Sono
afflitta dalla schifezza che ho
scritto.
Oh,
finalmente mi sono diplomata e sono
libera *-*
Come sta
andando la vostra estate?
Partirete per qualche posto mentre io starò qui a morire di
caldo e noia?
Ah,
l’altra volta la cosa che volevo
dirvi è che io, me medesima, ho ceduto alla tentazione di
stalkeggiare Zack
Merrick e mi sono registrata su twitter ùù Nel
caso a qualcuna di voi
interessasse il mio nick è JustALittleLie_(si, ho fantasia
da vendere.)
Buona
domenica a tutte e buona
estate!
Vi amo
<3