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Autore: unbound    17/07/2011    6 recensioni
L’ultimo video di noi cinque uniti. Anzi, visibilmente uniti, internamente già distrutti.
Io che guardavo la foto di Josh, per poi buttarla a terra.
Che urlavo in faccia ai Farro di non accusarmi, ed eccoli lì, che dicevano di essere stati membri della band di Hayley. Josh, Zac. Voi sapete che io odio questo termine, la mia non era la band di Hayley, ma era la band di hayley, Josh, Zac, Taylor e Jeremy. Erano i Paramore.
Josh, forse tu non volevi la band di Hayley, Josh, Zac , Taylor e Jeremy, tu volevi la band di Josh. La band dei tipi di Josh Farro, il chitarrista figo. Sei andato via perché volevi essere il protagonista assoluto forse?
-Il volume due di "My heart is yours". I paramore senza i Farro.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'My heart is yours- la serie.'
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Parlavo tanto male di Josh quando aveva lasciato il palco durante My heart qualche mese fa; ma in quel preciso istante avevo fatto la stessa cosa, e per la prima volta riuscii a capirlo. Magari aveva avuto le mie stesse ragioni per farlo, non aveva retto. Come me. Ed era debolmente distrutto. Si, proprio come me. I passi che facevo per allontanarmi da lì si facevano sempre più pesanti. Prima di entrare nel backstage, rivolsi uno sguardo a Taylor che , come se non fosse successo niente – oppure voleva dare l’impressione di essere indifferente- , continuava a suonare a fianco del fratello.

«Hayley.. »

Appena uscimmo dal palco, Jeremy mi raggiunse e mi abbracciò. Mi sentivo male, mi sentivo quasi mancare.
Il pianto era forte, nonostante cercassi di trattenerlo; urlavo dalla rabbia, dando piccoli pugni sul petto del ragazzo che mi stringeva nelle sue braccia.
In quel momento più che mai ebbi bisogno di qualcuno che mancava, quella sera. Non era sul palco, non era tra il pubblico,ma era nel mio cuore, ancora, anche se non doveva esserci.
Urlavo e continuavo a farlo, tra singhiozzi strozzati e sospiri pesanti, era più forte di me. La disperazione aveva raggiunto l’apice, e stavo crollando.

«Perché mi fate male? Perché non capite niente voi?  » urlavo a Jeremy, ma lui mi stringeva ancora di più. Sicuramente l’affetto era qualcosa che mi serviva, ma non in quel momento.

Avevo bisogno di Taylor o si Josh ,e mi sentivo in colpa per volerli entrambi allo stesso modo.

Percepii l’ultima nota della canzone e mi bloccai, il piccolo ragazzo riccioluto sarebbe arrivato da un momento all’altro, e l’ultima cosa che volevo fare era farmi trovare così disperata; mi sarei sentita ancora più male nel vederlo trattenersi, perché sapevo bene che l’unico che aveva il diritto di piangere e stare male era lui.

Quando arrivò, rimase immobile per una manciata di secondi, guardandomi fisso negli occhi lucidi e rossi di sangue che occupavano il mio volto insieme a un sorriso forzato e a un naso quasi rosso da clown.

Mi aspettavo tutto, ma non quello che realmente fece.

Si avvicinò a me, scansò Jeremy cordiale e mi strinse al suo petto. Quello fu un abbraccio che desideravamo entrambi davvero tanto, quell’istante durò una piacevole eternità.

La rabbia si ruppe in mille pezzi, sentii l’enorme masso dentro il mio petto frantumarsi e il cuore ricomporsi pian piano. Mi accarezzò la schiena , ed io gli sussurrai:

«Rinuncio a Josh per te. Rinuncio a tutto, per te. Per il tuo bene, per il mio e per quello della band. Lui e Zac non faranno più parte della tua vita, neanche passivamente... Promesso »

Sorrise, e guardò Jeremy trionfante; lui lo ricambiò con uno sguardo felice.

Quegli sguardi furono parecchio strani e mi fecero altrettanto insospettire, ma sorvolai, avvicinandomi all’altro membro della band per permettergli di fare parte dell’abbraccio. La nostra famiglia era compatta, ancora una volta, grazie a me. I sacrifici vanno bene per questo genere di cose.

***

 

Ero distesa sul letto , raggomitolata in posizione fetale. I ragazzi erano già in piedi, avevano aperto tutte le finestre per svegliarmi nel modo più dolce esistente al mondo: disturbata dai raggi del sole.

Mi stiracchiai lentamente le braccia e poi le gambe e mi accarezzai i capelli sbadigliando, mantenendo sempre gli occhi serrati.

Sentii dei passi che si avvicinavano a me, ed in seguito Jeremy che controllava se fossi sveglia. Gli occhi non mi si aprivano dalla stanchezza, perciò non ebbi la possibilità di mostrargli la mia lucidità.

«Jeremy..» sussurrò Taylor, quasi per chiamarlo.

«Mi sento in colpa. So che me l’avevi consigliato tu di fare questa finta litigata per fare in modo che si allontanasse da Josh, ma trovo che non sia giusto... Che lei faccia questo enorme per un motivo che non esiste, in realtà. » aggiunse.

Ecco che il cuore ricomposto la sera prima fu schiacciato prepotentemente dagli anfibi del mio migliore amico, l’ultima persona da cui mi sarei aspettata un’azione del genere. Trattenni a stento le lacrime e le urla che crescevano cupe nella mia gola.

«Taylor, era la cosa più giusta da fare. Se no, non si ci scollava più da Josh,e  io non avevo intenzione di picchiarlo di nuovo. »

Egoista. Prepotente. Bastardo.

Taylor non lo era. Mi era passato solo di mente quanto potesse esserlo Jeremy.

Dovevo immaginarlo, sono stata stupida. Dannatamente stupida. Caduta in una trappola meschina, con il solo scopo di allontanarmi da una delle poche cose che mi rendevano felice.

Sussurravano, quasi non volevano farmelo sentire, e questo mi faceva diventare incandescente ancora di più, perché mi resi conto che non avevano il coraggio di dirmelo in faccia francamente; dovevo fare qualcosa, non potevo stare lì inerme a sopportare tutte queste pugnalate alle spalle. Balzai in piedi, in un attimo mi tolsi il pigiama,mi lavai e mi cambiai, tutto ciò mentre ascoltavo i loro sussurri che dicevano qualcosa di incomprensibile, che probabilmente  non volevo neanche sentire. Avevo già sentito abbastanza, ne avevo fin sopra i capelli.

«Hayley.. » urlò Jeremy sorpreso, appena mi vide scaraventarlo al muro per il colletto della camicia.

«Non potevo mai aspettarlo dal mio migliore amico un passo falso del genere. » urlai io di risposta, rabbiosa.

Avevo toccato l’apice della disperazione la sera prima, e in quel momento toccai quello della rabbia. Volevo dargli un pugno in guancia, ma dovevo regolarmi; ero comunque una ragazza e da tale potevo anche rompermi una mano. Restammo in silenzio per un minuto. Lasciai la presa e diedi una piccola testata al muro, accompagnata da un piccolo pugno contro di esso.

«Taylor. Tu.. Il mio fratellino.. » mi girai verso Taylor, ed iniziai a piangere come una fontana dal nervosismo. Rimasero immobili, non riuscirono a reggere neanche i miei sguardi e quindi dedicarono i loro al pavimento.

«Voi eravate la mia unica ancora di salvezza. Ma adesso, siete palle ai piedi. Mi portate giù. Sempre più giù, invece di farmi uscire da questo tunnel di dolore. Dolore. » Non so cosa colpii, ma feci cadere qualcosa per terra, e questo stesso oggetto si ruppe in mille pezzi. Proprio come il mio cuore.

«Tacere. Solo quello che sapete fare, davanti a questi sbagli.  » Indietreggiai. Volevo andarmene . «Hayley, ci dispiace. » sibilò Taylor.

«Non basta. Voi mi allontanate da ciò di cui ho bisogno. Voi, non volete farmi più vedere il sole. Questa è la ragione .  »

Rivolsi a loro un ultimo lacerante sguardo e, infine, mi chiusi la porta del tour bus alle spalle. Sospirai afferrando il cellulare che avevo in tasca, e composi il primo numero che mi saltò alla mente.

«Hayley? » la voce di Josh era lenta e sensuale, mi riempii il cuore di speranza e mi cancellò ogni disagio; ecco, anche solo la sua voce poteva farmi stare così bene dopo una tale tempesta.

«Dimmi che sei ancora in Sud America. »

«Per fortuna sì. » sorrisi, senza motivo.

«Vediamoci. Subito. » il mio sussurro sembrò quasi un ordine.

«Con immenso piacere, ti mando l’indirizzo dell’hotel. » disse lui, chiudendo la chiamata.

Mi guardai indietro, rivolsi l’ultimo sguardo al tour bus per poi allontanarmi da lì, lasciandomi

indietro ogni singola sicurezza che mi rimaneva, e che mi era stata distrutta.

***

Presi il primo taxi che mi passò davanti. Per fortuna la figlia dell’autista era una parawhore,quindi lui mi riconobbe e riuscii a pagare il servizio con un semplice autografo.
L’hotel che mi trovai davanti era immenso e meraviglioso, entrando mi avviai direttamente verso il terzo piano senza neanche fermarmi alla reception. Appena giunsi davanti alla porta della stanza di Josh e avvicinai il pugno a essa per annunciare il mio arrivo, mi fermai.
Mi passarono davanti tutti i momenti in cui giurai dalla rabbia di non vederlo più, i momenti nei quali lo vedevo con Jenna, quando litigava con Chad e con Jeremy per me. Era una sfida personale la mia: riuscire a restare in astinenza di lui a vita. E la stavo perdendo. Ma quella non era solo voglia di saltargli tra le braccia, ma anche voglia di far capire ai miei colleghi che i loro sforzi erano solo stati vani.

Non appena aprii la porta, gli portai le braccia al collo e lo strinsi a me. Non indossava la maglietta e il suo petto era umido, ma niente poteva portarmi lontano da lì, in quel momento. Mi portò le mani ai fianchi e iniziò anche lui a stringermi, sorpreso da tutta quell’enfasi. Iniziai a baciarlo lentamente, giocherellando con le sue labbra e lui mi trascinò sul divano al centro della stanza, sul quale si gettò portandomi sul suo petto.

Prima che la cosa andasse avanti, lo interruppi. Sapevo che non era una buona idea, ma non dovevo solo pensare alla voglia che avevo del suo corpo, ma anche al bisogno di parlare e sfogarmi con lui sugli eventi spiacevoli successi pochi minuti prima.

«Qualcosa che non va? » mi chiese. Aveva già il fiatone.

«Jeremy e Taylor mi hanno tradito. » mi alzai, nonostante non volessi, per sedermi sul pavimento e spiegargli tutto senza distrarmi.

«Jeremy ha detto a Taylor di litigare con me in modo da non volerti vedere più per i sensi di colpa. E’ il mio migliore amico, o almeno lo era, è furbo, e conosce i miei punti deboli.. »

Josh mi guardò confuso, e poi si sedette sul pavimento accanto a me, appoggiando la schiena sul divano.

«Sono molto confusa. »

«Voglio che tu sappia una cosa, Hayley. »

Lo guardai.

«Se hai bisogno di staccare la spina, di sfogarti e soprattutto d’amore... Bhè, io sono disponibile.  

Qui, per te. Ad ogni ora della notte e del giorno. Capito?  »

I miei occhi si riempirono di lacrime di commozione. Lo abbracciai, per poi baciarlo dolcemente sulla guancia.

«Loro vogliono disintossicarmi da te, farmi “tornare a vedere il sole”. Ma così mi buttano sempre più giù »

«Stai solo convincendo te stessa che questa non è la ragione per cui tu non vedi più questo sole. Tu puoi essere felice sia con loro, e con me. Non ti basta?»

«Eccome se mi basta. Il problema è che tu e loro non potete coesistere, nella mia vita, secondo il loro parere. »

«Il loro parere non importa, la vita è solo tua. »

Solo in quel momento, riflettendo sulla verità delle sue parole, capii che tutto ciò di cui avevo bisogno era di far coesistere queste due parti nella mia vita. Volevo mettercela tutta, e volevo difendere ciò che desideravo. Ci rivolgemmo uno sguardo complice.
Mi prese per mano, e mi portò in camera da letto, dove riprendemmo ciò che avevamo lasciato in sospeso.

 

 

 

---ANGOLO DELL’AUTRICE.

Salvi cari parawhores, sono io la vostra GBomb. Innanzitutto volevo ringraziarvi per le tante

recensioni e l’appoggio. Volevo comunicarvi che questo è il mio ultimo capitolo estivo, ricomincerò

a scrivere il seguito non appena l’estate giungerà al suo termine. Volevo rallentare un po’ la

pubblicazione, niente di che. Non vi deluderò, vi voglio bene

Per qualsiasi info, cercatemi su Efp , su Twitter (@FreeAsABird__) o su Facebook al profilo Giulia

GBomb York. xoxo

   
 
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