Luke Spencer era cambiato molto dalla morte della moglie, da uomo solare e pieno di vita si era ridotto a un automa, diventato irascibile non si era mai preso veramente cura del figlio, nemmeno subito dopo la morte della moglie, per quest’Angel cominciò all’età di tredici anni a badare non solo a se stesso ma anche al genitore.
Il ragazzo guardava con disgusto la pasta che girava nel microonde, l’odore che emanava non era dei migliori e per questo al suono del timer la gettò nella pattumiera senza molti problemi.
Aveva fame e gli doleva la testa per l’assenza di sonno ma decise lo stesso di uscire, non riuscendo più a sopportare la vista del padre ridotto in quelle condizioni. La luce lo investì in pieno costringendolo a socchiudere gli occhi, erano quanto due giorni, che non usciva di casa? E ora la sensazione del tiepido vento sulla pelle e del sole sul viso lo rinfrancò leggermente. Cominciò ad avviarsi verso un parco non molto distante da casa sua, desolato a causa dell’ora e fresco per l’ombra portata dagli alberi, l’ideale per chi vuole riflettere rimanendo in compagnia di se stesso. Una volta arrivato si sedette su una panchina vicino a una fontana e chiuse gli occhi. Subito una sensazione d’inadeguatezza e d’inquietudine lo avvolse mentre nella mente si formava la sagoma di un viso, a lui conosciuto poiché lo vedeva quasi ogni sera nei propri incubi. Ma in breve tempo l’immagine cambiò e rivelò un panorama brullo e una chiesa cadente, l’uomo si trovava davanti ad essa e gli sorrideva. Angel aprì gli occhi di scatto nascondendo il volto nelle mani, la testa gli pulsava ma in compenso le sensazioni di disagio lo avevano abbandonato, per ora.
< in una visione intendo> spiegò meglio avendo notato l’espressione perplessa nel volto dell’amico