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Autore: Violetta_    18/07/2011    5 recensioni
14 Febbraio.
Sdolcinata, commerciale, sopravvalutata, nauseabonda festa.
E’ così che la vedeva, ma come ogni anno, si ritrovava a preparare della cioccolata da versare in uno stampo, attendere pazientemente il raffreddamento, e impacchettare in una scatola trasparente.
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Matsuri, Sabaku no Gaara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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Piccola rosa

 

14 Febbraio.
Sdolcinata, commerciale, sopravvalutata, nauseabonda festa.
E’ così che la vedeva, ma come ogni anno, si ritrovava a preparare della cioccolata da versare in uno stampo, attendere pazientemente il raffreddamento, e impacchettare in una scatola trasparente.

Sorrise in modo molto amaro.

Prima gli stampi erano due, così come le lettere che scriveva in attesa che il cioccolato prendesse la  loro forma. Prima il cioccolato era fondente, perché suo padre amava quel particolare aroma.

Imparò a fare il cioccolato grazie a sua madre, lei non amava particolarmente preparare la pietanza, quindi la piccolina si era offerta di prepararlo al posto suo, ripeteva sempre “ << così ti faccio un doppio regalo >> ”.

 Il primo anno venne veramente disgustoso, immangiabile, ma il padre le sorrise comunque dandole un dolce bacio sulla fronte, il secondo anno la bambina si sporcò la fronte, perché il cioccolato era veramente delizioso.

Kami! Quando adorava i baci sulla fronte.

Il cioccolato era pronto, quest’anno era al latte con dello sciroppo alla fragola, da quando i suoi genitori erano scomparsi, cambiava gusto ogni anno. Spense il fuoco, e prese lo stampo: una media concavità a forma di rosa, grande quanto una mano aperta, di colore verde. Versò la cioccolata e attese, ora il momento si faceva difficile.
Mise da parte lo stampo e prese un foglio di carta e una penna, li fissò per qualche secondo, si sedette sulla piccola scrivania, fissò di nuovo il foglio bianco, le parole non volevano proprio venire fuori.

Quando fu tutto pronto sistemò al meglio la rosa in una scatola trasparente, legata da un fiocco rosso, poi uscì, aveva ancora alcune cose da fare.

 

 *
 

Sari rientrò furibonda nella sua camera: quella stupida cameriera si era presa il giorno libero, i negozi erano ormai stati saccheggiati, e adesso?

Suo padre, il consigliere Mikoshi, l’aveva avvisata:

 

<< Farò in modo che il kage ti chiami nel suo ufficio, così consegnerai il tuo regalo di persona invece di metterlo nel mucchio con gl’altri >>
 

Si bel piano, peccato che lei non avesse nessunissimo stramaledetto regalo.
Diamine, con gli altri ragazzi era più facile.
Osservò nella credenza, ci doveva essere almeno una barretta di cioccolato da sciogliere e decorare alla meno peggio…L’occhio le cadde sulla piccola scrivania piena di fogli di carta, una scatola trasparente, con un fiocco rosso.

Nessun nome sopra.

<< /Perfetto/ >> pensò la ragazza.

 

*
 

<< Mi ha fatto chiamare, Kazekage? >>
<< Oh si Sari, dovresti consegnare questi documenti ai consiglieri, è piuttosto importante >>

Sari sorrise compatendo la poca fantasia del padre, poteva inventarsi una scusa migliore…

<< Agli ordini Kazekage… emmm se posso permettermi, questo è per lei >>
Gli diede la scatola cinguettando: << Io ADORO le rose >>

Gaara osservò un po’ sorpreso quel regalo.

<< Molto carino, grazie >>

Sari fece un risolino e uscì dalla camera, convita di aver fatto colpo.

 

*


Tra il caldo torrido e i vari fogli da compilare a Gaara era venuto un potente cerchio alla testa.
Decise di approfittare di quel regalo per fare una pausa, in fondo un po’ di zucchero non poteva fargli male…

Aprì la scatola.

<< /Ha davvero una splendida forma/ >>

Mentre trasferiva la rosa dalla scatola ad un piatto per tagliarla cadde un biglietto.

<< /Certo che non è molto furbo mettere un biglietto proprio sotto la cioccolata, con questo caldo poi…/ >>

Il ragazzo cominciò a leggere.

<< Questa calligrafia non è di Sari >>



Mamma, Papà.

Anche quest’anno San Valentino è arrivato, e come ogni anno è mio dovere preparare il cioccolato. Mamma odia farlo quindi tocca a me no?
Ho scelto una rosa. Ho pensato ad una rosa rossa dato che dentro avrà il ripieno dello sciroppo alle fragole.
Immagino la smorfia sul volto di papà “il cioccolato è solo quello fondente, quell’altra roba dolce serve solo a cariare i denti” mi spiace per lui, ma un po’ di dolcezza è proprio quello che mi serve, mi mancate tanto…

E poi il rosso non fa altro che perseguitatami.

Un rosso per la precisione, sapete anche chi è, ormai sono anni che, da brava ragazzina immatura, ve ne parlo, e immagino il sorriso rassicurante, ma realistico, di mamma: un kage come ragazzo è veramente un desiderio irrealizzabile… e dire che sarebbe il mio unico desiderio.

Papà, mi ripetevi sempre di essere forte, ed avere dei sogni forti, ti ho deluso in entrambe le cose, ho solo desideri flebili come carta velina: prima di poter riavervi accanto e adesso questo.

 

Gaara vide due grosse gocce macchiare la frase successiva.
 

Comincia a balenarmi l’idea di venire da voi.

Un tuffo al cuore per qualsiasi sensei.
 

Perdonate quest’ultima frase, ennesima delusione, ma tanto questa lettera, così come tutte le altre finirà sotto il dolce che sciogliendosi renderà illeggibile il contenuto.
Spero di essere più allegra l’anno prossimo, un bacio mamma, ti amo papà. Mi mancate tantissimo.

 

Matsuri.

 

Gaara non sapeva come reagire: se essere arrabbiato con quella stupida ragazzina con la bandana, o sconvolto per questa rivelazione.
Quella ragazza era sempre allegra, spensierata, chi se lo aspettava che nascondesse un simile demone? Un vuoto profondo, uno sconforto infinito.

Era sola.
E lui la solitudine la conosceva bene.

 

*


<< Come non c’è? >>
<< Mi dispiace Kazekage, ma Matsuri è uscita da qualche ora ormai, so solo che doveva andare dal fiorista, è successo qualcosa? >>
<< No Ittetsu, grazie >>


 

*
 

<< Matsuri… si è venuta un paio d’ore fa… secondo me è andata al cimitero… >>
<< Come fa a saperlo? >>
<< Ha comprato dei crisantemi >>

 

*
 

La osservava da lontano.
La sua piccola allieva era inginocchiata di fronte ad una lapide, abbracciava una fotografia.

E piangeva.

Un pianto continuo, disperato, grosse lacrime le rigavano il viso seguite da piccoli, ma costanti, singhiozzi.

Doveva amare molto suo padre.

Tornò all’entrata del cimitero, aspettò qualche minuto.

Poi capì che era meglio non incontrarla proprio là.

 

*
 

Il tramonto alla periferia del villaggio era sempre uno spettacolo.

<< Gaara-sensei… >>
<< Ciao Matsuri >>

Faccia gonfia, occhi rossi.

<< Che ci fa qui? >>

Lui non rispose, semplicemente le diede la scatola, il fiocco evidentemente riannodato di fretta.

La ragazza sbiancò.

<< Dove l’ha trovata? >>
<< Scherzetto, stupido, di Sari…>>

Lei osservò il tramonto.

<< Ha letto la lettera suppongo >>
<< Si >>

La ragazza chinò il capo.

<< Questo non influirà sulle missioni sensei, dimentichi pure il contenuto di quel pezzo di carta >>

La osservò sorpreso: non era imbarazzata, non era arrabbiata per il gesto infantile della Mikoshi, era stanca, mentalmente e fisicamente stanca, vuota e abituata a quel vuoto ormai da molto tempo.
Le alzò il mento guardandola negli occhi.

<< Io non voglio dimenticare >>
<< Come…? Che vuole fare allora? >>

Il Kazekage le diede un dolcissimo, quasi paterno, bacio sulla fronte, Matsuri chiuse gli occhi a quel contatto.

<< Voglio realizzare almeno un tuo desiderio >>

La ragazza aprì gli occhi, spalancandoli quando Gaara spostò il bacio dalla fronte alle sue labbra.

Sicuramente suo padre avrebbe approvato.

   
 
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