Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
Segui la storia  |       
Autore: ImFaffa    18/07/2011    6 recensioni
Ciel non riesce a dormire, ma ciò che lo preoccupa non è un semplice incubo ...
Genere: Dark, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ciel Phantomhive, Sebastian Michaelis
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Dark
 
Buio. Un buio totale. O quasi. Interrotto solo dai tenui raggi di luna piena che s’infrangevano sulle bianche lenzuola sotto le quali mi trovavo. E la Sua figura sopra di me. Non riuscivo a parlare. La mia mente era oppressa, come il mio cuore, dal suo sguardo. Così penetrante e, al tempo stesso, indecifrabile e distaccato. Scarlatto e fugace. Non ebbi nemmeno la forza di ordinargli di fermarsi. Non riuscivo a pensare. Mi sentii sull’oro delle lacrime, ma non volevo piangere. Non in sua presenza. Non volevo mostrarmi tanto debole proprio con Lui, un demone. Mi tornò in mente la sua immagine mentre stava dormendo, qualche minuto prima. Ma fu solo un breve istante, poiché dovetti accorgermi che la realtà era ben diversa. Le sottili labbra erano piegate in ciò che assomigliava ben più a un ghigno, che a un sorriso. Gli occhi risplendevano di una luce rossastra e sinistra. Eppure, dentro di me, sentivo una voce, forse la mia coscienza, che continuava a dirmi di non aver paura, sebbene il mio cuore battesse fortissimo, quasi volesse sfondarmi il petto e uscire fuori. Ma non lo fece. Rimase lì, agonizzante, ed io non potei fare nulla perché si calmasse. Allungò le mani verso la mia camicia da notte e cominciò a sbottonarla. Sentii il suo tocco, delicato, sebbene il gesto fosse alquanto azzardato. Forse se gli avessi ordinato di fermarsi, lo avrebbe fatto. Ma ero io a non volere ciò. Ero curioso di sapere fin quanto si sarebbe spinto oltre. Eppure non accennava ad arrestarsi. Mi tolse la lunga blusa bianca e sentii un freddo pungente invadere le mie membra. Avvertivo in lontananza il calore del suo corpo, ma ero troppo orgoglioso per avvicinarmi, anche solo di poco, a Lui. Chiusi gli occhi qualche istante e quando gli riaprii, mi ritrovai col volto quasi attaccato al suo, talmente vicino che non seppi distinguere se le nuvolette di vapore provocate dai nostri respiri caldi, appartenessero all’uno o all’altro. Mossi le labbra, dischiudendole appena e cercando di pronunciare il suo nome, ma non ne uscì alcun suono. Sentii la sua stretta sui miei fianchi. Avvertii le forti braccia stringermi, cingermi la schiena. Le mani che mi accarezzavano il volto. E la sua lingua, sul mio collo, che scendeva sempre più giù, fermandosi poi, all’altezza del cuore. Sollevò il volto e i nostri sguardi si incrociarono. Non avevo mai visto un’espressione simile su quella candida pelle: desiderosa di possedermi. Mi scrutava, in attesa del momento migliore per farmi cadere in quel gioco perverso che solo una mente simile sarebbe stata in grado di macchinare. Questo e altri pensieri simili presero forma nella mia testa. Una forma orribile, spaventosa. Forse fu proprio per questo che non mi accorsi di ciò che realmente si celava dietro quello sguardo che la follia aveva reso irriconoscibile. La posta in gioco era molto più alta. Non si trattava più dell’anima, ormai morta, chiusa dentro le irraggiungibili pareti del mio cuore. Si trattava di qualcosa di palpabile, sebbene astratto. Di un sentimento che non avevo mai provato prima. E che non credevo, qualcuno come Lui, potesse saggiare. L’Amore.
Che fosse Amore ? Come poteva un essere del genere . . . innamorarsi ? Di me, per giunta. Della persona la cui anima era affidata a Lui. La cui vita, era affidata a Lui. Il cui cuore, era affidato a Lui . . . o, forse, era proprio per questo ? Cominciai a piangere, senza rendermene conto, in silenzio, finchè:
 
“Signorino, perché state piangendo . . . ?”.
 
Domandò, nella semioscurità dalla quale era avvolto. Mi terse una lacrima, prima che potessi ribattere, leccandola via e sogghignò, sebbene non riuscissi a scorgere la natura di quel suo gesto. Avvertii la sua stretta farsi sempre più acuta e mi ritrassi appena perché si fermasse, scostando il mio volto dal suo. Non ne ebbi la certezza, ma mi sembrò che ancora una volta fosse riuscito a scorgere ciò che si agitava dentro di me, celato dai miei occhi, simili a quelli di una maschera senza vita. Nuovamente, mi parve, riuscì a spezzare quelle spine che atrocemente trafiggevano il mio cuore, per poi fermarlo, non appena l’avesse toccato. Ancora una volta riuscì a disfare, filo per filo, le ragnatele che avvolgevano la mia anima, ormai dimenticata, già sua.
 
“Va’ avanti. Finisci ciò che hai iniziato. Porta a compimento questo spettacolo dietro le quinte, Sebastian . . .”.
 
Sussurrai, prendendo la sua mano tra le mie e appoggiandola sul mio petto, all’altezza di quell’organo irraggiungibile e sofferente, tra le cui pareti si nascondeva ciò che rimaneva della mia vita, di nome cuore. Avvertii l’esitazione nei suoi movimenti e premetti con più forza le mie dita sulle sue. Mi sembrò ancora che ciò che si trovava all’interno, stesse per esplodere in tanti piccoli pezzi. Il suo respiro si fece improvvisamente più vicino, dissolvendo ogni mio pensiero. Ora c’eravamo solo noi. Solo Io e Lui. Nessun altro. Nient’altro. Le sue labbra si dischiusero, lentamente, avvicinandosi alle mie. Le mordicchiò dolcemente, facendo accelerare ancora i battiti al mio cuore, poi la lingua fece leva tra le stesse ed entrò. Io la lasciai fare, abbandonandomi a quella sensazione di piacevoli brividi che mi procurava. Lasciai che trovasse la mia e la accarezzasse. Non lo fermai, in alcun modo, forse perché era tanto, troppo tempo che attendevo quel momento. Avvertii qualcosa dentro di me, come una bolla di sapone che si spezzava, venuta a contatto con quella che era la realtà, dopo aver viaggiato per lungo tempo tra ipocrite fantasie. Mi parve che la mia anima fosse tornata a vivere. Che il mio cuore ora battesse davvero. Si staccò appena da me, per riprendere fiato. Sentivo le guance andarmi a fuoco, e le lacrime che ancora premevano per uscire.
 
“Ti amo, Sebastian.”.
 
Fu l’unica cosa che riuscii a dire. Il mio corpo era scosso da continui singhiozzi. Non riuscivo a trattenermi. Un fiume in piena. Poi Lui fece qualcosa che credevo non avrebbe mai fatto, tanto era in contrasto con quella situazione. Mi leccò via le lacrime, dolcemente, baciandomi le palpebre chiuse. Io lo strinsi a me, quasi avessi paura che se ne potesse andare da un momento all’altro. Non riuscivo a pensare a niente, ma ero felice così. Mi bastava averlo al mio fianco. Per sempre.
 
“Anch’ io ti amo, Ciel.”.
 
Sussurrò. Avvertii una lieve scossa dentro di me, non appena pronunciò il mio nome, era così strano . . . mi sembrava passata un’eternità da quando ancora qualcuno mi chiamava in quel modo. Le nostre labbra si unirono nuovamente, in quella pace a lungo cercata. Come i nostri corpi. Come i nostri cuori.
 
Fuori dalla finestra . . . solo il silenzio della neve.
   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler / Vai alla pagina dell'autore: ImFaffa