A Mitch, che mi ha avvicinato all’universo degli Yardbirds.
Left, left to find.
prompt: #087, spiral
-Sicuro che sia tutto ok, Jeff? Hai
un’aria così abbattuta…-
-Io… Non… È tutto sotto controllo, Keith.-
Il chitarrista se ne stava buttato sul letto, mentre
l’amico gli sedeva accanto.
Percependo il sospiro preoccupato, Jeff si
tirò su e gli fece un sorriso tirato.
-Davvero, devi credermi. Sono solo un po’ stanco…-
Keith ricambiò il sorriso e si
alzò.
-Allora sarà meglio che ti lasci
riposare.-
Uscì dalla porta ma, in un moto di paura,
cacciò nuovamente la testa dentro alla stanza e gli sorrise per
l’ennesima volta, mentre le vertebre di Jeff parevano scosse una ad una
da un movimento impercettibile.
Il chitarrista lo salutò velocemente e si
ficcò la federa in testa, per nascondere le guance palesemente rosse.
Keith uscì e si lasciò scivolare
contro il legno freddo della porta.
Non sapeva dire per quanto tempo fosse rimasto a
fissare il muro fino a farsi male agli occhi, ma alla fine s’era
addormentato sul serio, ed ora, mentre apriva gli occhi, l’emicrania gli
diede il suo buongiorno.
-Aaaah, fanculo!- piagnucolò, mettendosi a sedere e
fissandosi nel lontano specchio attaccato alla parete.
Trasalì quando vide una figurina eterea
fissarlo nel riflesso, con un sorrisino beffardo che non voleva proprio saperne
di staccarglisi dalle labbra.
-Che… che cazzo ci
fai qua?- si voltò, impallidendo ed evitando lo sguardo profondo che
l’altro gli stava rivolgendo.
-Keith ha detto che
non ti sentivi molto bene e sono venuto a controllare la situazione di persona…-
-Molto…
Molto gentile da parte tua, ma sto bene, quindi ora puoi anche andartene.-
mormorò Jeff, buttandosi nuovamente sul letto, il culo preventivamente
rivolto verso il muro.
L’altro parve non sentirlo nemmeno e
continuò a parlare, con quella sua vocetta
insopportabilmente delicata.
-Avresti dovuto vederlo: era bianco come uno
straccio, sembrava che avesse incontrato la morte!-
Si accarezzò il mento piano, socchiudendo
gli occhi.
-… certe volte
vien da chiedersi se siate amanti, voi due.-
Il chitarrista s’irrigidì nel
sentire quelle parole, e Jimmy non poté fare a meno di farsi scappare un
risolino divertito.
-Jeff, stavo
scherzando.-
-Non… non era
divertente, cazzo.-
Page si
bloccò e lo fissò con i suoi occhietti minuscoli ma
incredibilmente profondi.
-Se vuoi scopare con Keith non sono mica geloso,
eh.- soffiò poi, rivolgendo il proprio sguardo
ad alcuni passerotti fuori dalla finestra.
-Io… io non riesco
a capire come diamine tu riesca a parlare così liberamente di queste
cose, porca puttana.-
-Queste cose, come le chiami tu, ti
piacciono. E pure tanto, anche. Quindi evita di fare il finto scandalizzato,
grazie. E cos’è, hai paura che ti diano del frocio?
È il minimo che possano farti, Beck.-
Jeff tremò: odiava quando Jimmy lo
chiamava per cognome, quando lo sentiva la bocca gli si riempiva sempre di un
sapore schifosissimo e di quella fottuta sensazione di un qualcosa che non
conosci e che ti sta per assalire, sensazione di cui faceva volentieri a meno.
-Sbaglio o ti avevo detto chiaro e tondo di
andartene? Levati dai coglioni, su.- sibilò
piano, stringendo il cuscino a sé fino a far diventare le nocche
bianche.
-Qualcuno qui sta cambiando argomento?- lo
canzonò l’amico, salendo sul letto e gattonandogli sempre
più vicino.
-Cos’hai,
Jeff? Per caso ti faccio paura?- gli sussurrò piano, lasciando
che la piccola nuvola di capelli ricci solleticasse il volto dell’amico:
non avrebbe resistito a lungo, lo sapeva.
Jeff deglutì una palla di saliva che credeva
esser grande quanto un frisbee, a giudicare dalla fatica che ci metteva a
scendergli giù per la gola.
Chiuse gli occhi e inspirò il profumo
dolce e speziato di Jimmy, quel profumo che, Dio, lo stava facendo impazzire da
qualche mese a questa parte.
La loro storia poteva essere paragonata solamente ad
una spirale: si acchiappavano e si mollavano con sorprendente rapidità,
e vagavano in giro in attesa di arrivare all’epicentro, alla parola fine di quel disastroso rapporto fatto
di jam session e di baci rubati tra una registrazione
e l’altra.
Era una relazione destinata a naufragare, questo lo
sapeva, ma non riusciva ad opporsi a tutto quel meccanismo che ormai lo aveva
totalmente risucchiato.
Istintivamente, gli allacciò le mani al
collo e lo tirò verso sé, mentre l’altro sorrise
soddisfatto.
-Ti arrendi subito, Jeff.-
sussurrò fiero, per poi lambirgli le labbra con la solita
brutalità che ormai l’amico conosceva.
Keith se ne stava sul letto, apparentemente
intento a leggersi una vecchia raccolta di poesie, finita chissà come
nella valigia.
In realtà stava solo fissando la pagina
da una buona decina di minuti, incapace di andare oltre.
Il bussare alla porta lo riscosse e lo rese
ancor più nervoso di quanto non lo fosse già.
-Chris, è la
quinta volta che vieni a svangarmi i coglioni! Gira
al largo e va a rompere le palle a Jim, sciò!-
-Veramente sono Jeff…-
sentì dire piano, e il cuore prese ad accelerargli nel petto.
Balzò giù dal letto e girò
veloce la chiave, scoprendo un viso stanco e segnato da grandi occhiaie che lo
fissava mortificato.
-Ma se ti disturbo me ne vado…-
continuò quello, la voce spezzata e quasi inudibile.
Keith scosse il capo sorridendogli dolcemente e,
senza dire nulla, gli passò il braccio attorno al proprio collo,
chiudendosi la porta alle spalle con un calcetto.
Dopo averlo appoggiato sul letto, prese una
sedia e gli si sedette esattamente di fronte, mentre Jeff lasciò che la
propria schiena si abbandonasse mollemente al muro.
-Stai ancora male, vero?-
La domanda di Keith gli fece gelare il sangue
nel vene: lo poteva sentire pizzicargli i graffi freschi sulla carne bianca.
Scosse il capo con foga e strinse forte gli
occhi, ma la lacrima riuscì comunque ad uscire.
Sobbalzò quando il polpastrello
dell’amico gliel’asciugò piano, facendo ben attenzione a non
toccargli il taglio che aveva sullo zigomo.
-Per caso sei caduto dal letto, Geoffrey?-
Jeff alzò lo sguardo vuoto e lo
piantò in quello del cantante: si aspettava una di quelle tipiche
occhiate commiseratorie, occhiate che si rivolgono a
qualche checca che tenta invano di nascondersi, di vivere una vita normale come
gli altri, ma vide solamente gli occhi chiari e limpidi dell’amico, che
lo invitavano a confidarsi.
Scoppiò a singhiozzare e si
attaccò al collo di Keith mentre questi, incapace di fare qualcosa,
stette fermo, a lasciarsi inzuppare la camicia di lacrime.
-Oh, Keith, lui…
io… lui è una rosa, una rosa nera… e io non la posso cogliere…
mi ucciderà, oh, lo sento che mi ucciderà…
ma il suo profumo… il suo profumo mi chiama
ogni volta, e io non so resistere… Perdonami,
ti prego…-
Solo allora Relf vide
il segno violaceo sul collo del chitarrista e, sebbene poté udire
chiaramente il cuore stringersi affannosamente, lo baciò sui capelli e
lo riempì di carezze, intimandogli sottovoce di calmarsi.
Dopo una mezz’oretta passata abbracciati,
Jeff prese a ridacchiare sommessamente, scuotendo il petto di Keith al ritmo
delle propria risa.
-E ora, si può sapere che ti prende?- gli
chiese il biondo, arricciando le labbra.
-Niente, stavo solo pensando che tu sei proprio
come quella canzone…-
-Che canzone, scusa?-
-He’s Always
There…- disse Jeff
tutto d’un fiato, per paura di non avere più il coraggio di
pronunciare quelle parole.
-È…
È davvero bella, quella canzone.- continuò, fissando il
muro.
Keith arrossì piano.
-È…
È un bel complimento, grazie.- disse, allontanandosi da lui e
dirigendosi verso la finestra che dava sul fiume.
Jeff stette a guardarlo per un po’, per
poi alzarsi dalla sedia e schiarirsi la voce.
-Ehm, beh… Io
ritorno in camera mia… G-grazie
di tutto, Keith.-
Prima di potersi anche solo voltare per
salutarlo, Relf si accorse che la porta si era
già chiusa e che di Jeff non c’era più alcuna traccia.
-Quella è la storia della mia vita, Jeff.
Felice che ti piaccia.- sussurrò a se stesso, sorridendo
malinconicamente in direzione delle anatre che nuotavano in fila lungo il
fiume.
Credits titolo: Only the Black Rose – The Yardbirds.
Over, under,
sideways, down.
Coincidenza.
Lo so, può non sembrarlo affatto, ma è
una fottuta coincidenza che la mia ultima drabble sui
Led s’intitoli “Spirale” e che questa storia su Jimmurs e Jeff abbia come prompt
lo stesso oggetto, ma a mia discolpa posso dire che, quando ho abbinato questo pairing al prompt e ho abbozzato
la trama, la drabble doveva ancora nascere nei miei
pensieri.
E nulla, quel tesoro di natalia
(che ringrazio per aver letto in anteprima questa cosa e avermi assicurato che
non fosse una totale stronzata) mi ha chiesto se avessi inserito apposta il
riferimento a Only the Black Rose,
perché era la canzone preferita di Keith: no, non lo sapevo affatto, e
ne sono piacevolmente stupita, davvero.
Mi sono lasciata guidare dall’istinto e ho
pensato che il testo mi ricordasse un sacco il rapporto tra Jeff e Jimmy.
Però, sul serio…
Sono veramente contenta di aver scelto giusto, mi sento un pochino potente x°D
Detto questo, ho voluto rappresentare due facce dell’amore:
Jimmy è l’amore velenoso, pericoloso, malato, quell’amore
carnale che ti sa entrare fin dentro alle ossa e che ti distrugge a poco a
poco, avvolgendoti nelle sue spire.
Al contrario, Keith rappresenta il lato più
puro e spirituale del sentimento, un sentimento gentile e prezioso, un amore
devoto: fosse per lui, si accontenterebbe anche solo di stare vicino a Jeff
come amico, gli basta la sua sola presenza… teme che il loro rapporto faccia la fine
di quello tra Beck e Page, in poche parole.
Perché Keith sa, e questo lo ferisce. Soffre per
quello che Jeff deve passare, ma soffre soprattutto per se stesso,
perché sa che nel cuore di Jeff lui non occuperà mai lo stesso
posto di Jimmy, anche se dovesse comportarsi nel modo più squisito e
amichevole del mondo. Perché non è Jimmy, e questo lo schiaccia
sotto un grande macigno, quello della gelosia.
Sì, tranquilli, ho finito il mio monologo.
Mitch, perdonami se non ho reso al meglio la storia, ma gli Yardbirds
per me, come tu ben sai, sono un territorio sconosciuto, e ho dovuto giocare
molto, parecchio, di fantasia e immaginazione.
Considerala una cazzata scritta per ringraziarti di
avermi fatta avvicinare a questo mondo e per scusarmi per la mia recente
scarsezza di tatto, ti prego.
Sssssciao a tutti,
Dazed;