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Autore: d r e e m    18/07/2011    2 recensioni
Quanti cuori saprebbero battere all'unisono racchiusi in un medesimo scrigno? Quante persone riuscirebbero a sentirli? Esse sono custodi di due anime ben più fragili delle loro, eppure dove sono finiti i loro cuori? Pensano di averli persi?
{Raccolta di OPV di "Whitin a man's heart"}
2- Stefan:
“Come mai non indossi qualcosa di nero?”
Sospirai maledicendomi per essere venuto in quel luogo.
“Esistono altri colori oltre al nero come grigio, rosso, blu hai presente?” dissi gesticolando col dito indice, non capendo dove volesse arrivare.
“Dove l’hai lasciato il mantello?”
Strabuzzai gli occhi.
“Ti sembro Batman forse?!”
Genere: Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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EXTRA 3- I LOOK LIKE BATMAN OR WHAT!?

(ATTENZIONE: questo extra continene riferimenti al capitolo 10- HE LOVES YOU BUT IT'S A RILEVANT DETAIL. Perciò onde evitare confusione consiglio una rilettura di quel capitolo) 

Ero finito nel posto più sperduto di tutto il continente americano.

Mi ripulii la bocca e accarezzai ancora una volta il pelo liscio di quel bell’Husky. Mi dispiaceva per averlo ucciso, soprattutto perché il suo sangue era la cosa più rivoltante che avessi assaggiato in tutta la mia vita.

Pensai bene di sotterrarlo e, dopo avergli dato un ultimo e fugace sguardo, mi diressi verso la macchina deciso a mettermi in marcia per arrivare alla prossima città.

Mi sedetti al volante e chiusi lo sportello. Presi il telefonino e composi il numero di Elena, ma mi diede nuovamente errore: non era il massimo stare migliaia di kilometri lontano dalla tua ragazza per di più in un luogo dove i campi erano un optional.

Chiusi la chiamata e scaraventai il telefono sul sedile posteriore.

Erano passate più di due, forse anche tre, settimane dalla mia partenza e ancora non avevo trovato nessuna traccia di quelli che potevano essere dei mezzi vampiri.

Avevo incontrato pochissimi della mia specie da queste parti.

Molti di questi come me avevano deciso di cibarsi di sangue animale, ma le motivazioni erano diverse: da quelle parti la popolazione scarseggiava e inoltre avevano a disposizione molti più ettari di foreste brulicanti di animali, maggiormente cervi e renne.

Percorsi la superstrada che mi avrebbe portato nell’ennesimo paesino sperduto in cui la popolazione raggiungeva a malapena i mille abitanti. Non avevo modo di rimanere ancora a lungo lì, era evidente che non vi era alcuna traccia di creature come i mezzi vampiri, semmai fossero realmente esistite.

Ciò che mi tratteneva lì era forse quello strano affetto che provavo nei confronti di mio fratello o forse la consapevolezza del dolore che tutto ciò avrebbe causato ad Elena. Non era stato saggio lasciarli da soli, e per di più con Damon umano, ma era l’unico modo: quando vuoi salvare le due persone più care al mondo è inevitabile che tra le due nasca qualcosa mentre tu non ci sei!

Sentii un forte scossone e la macchina deviò scaraventandosi contro un albero appena fuori dalla carreggiata.

Sentii le lamiere della macchina conficcarsi nell’avambraccio destro e trattenni un lamento per il dolore lacerante che provavo. Ruppi il vetro del finestrino ed uscii di scatto dalla macchina. Il sangue che avevo perso dalla ferita era relativamente poco e il taglio si stava già rimarginando, questo grazie al sangue di Husky che ancora era in circolo e che mi rendeva un po’ più in forze del normale.

Ero a poco più di 300 km vicino al paese in cui mi stavo dirigendo, nonostante questo decisi che era meglio passare la notte nella foresta e continuare le ricerca la mattina dopo.

Un forte odore di sangue animale arrivò alle mie narici trasportato dal vento gelido proveniente da nord. Il vento sarebbe stato molto utile visto che portava una gran quantità di informazioni come l’inconfondibile odore di neve che si stava avvicinando. Cominciai a correre per la foresta per cercarmi un riparo: tra breve sarebbe arrivata una tormenta.

Passò più di mezz’ora, ma di un riparo nessuna traccia. Quella foresta si estendeva per ettari ed ettari di un terreno pianeggiante: nessuna sporgenza, nessun tronco cavo, nessuna grotta.

La pioggia cominciò a scendere e mi maledii per il semplice fatto di non essere andato direttamente in paese. Sferrai un pugno ad un albero sperando che potessi in fretta ricavarne un qualche rifugio. L’albero si spezzò malamente e si sfracellò al suolo trascinandosi con se numerosi rami. Quegli alberi erano ben diversi rispetto agli alberi del boschetto di Mystic Falls, più robusti e resistenti.

D’un tratto la figura di un uomo apparve di fronte a me.

Era completamente incappucciato e recava in entrambe le braccia una gran quantità di legna. Per un attimo pensai che potesse aver visto qualcosa e fui tentato di soggiogarlo per poter proseguire il mio viaggio.

“Ehi amico, hai bisogno di una mano?” mi chiese avanzando con la legna in mano. Mentre si avvicinava notai bene il suo viso: aveva una colorito olivastro e la barba semi-incolta gli conferiva un aspetto abbastanza trascurato; ma la cosa che mi colpì maggiormente fu il vedere due paia di occhi grigi identici a quelli di Michelle.

L’uomo mi guardò preoccupato perché non accennavo una risposta e ripeté nuovamente la domanda.

Dovevo saperne di più e inoltre poteva darmi una mano.

“Si, è in arrivo una tormenta e avrei bisogno di un rifugio” risposi studiando la sua espressione e i suoi movimenti. Mi guardò per un momento, dondolò sui talloni come se stesse pensando alla mia richiesta e puntò nuovamente il suo sguardo su di me.

“Non c’è problema amico, di qua, ti faccio strada” mi disse con in volto un sorriso da ebete.

Non mi fidavo molto di quell’essere, se sempre fosse stato un mezzo vampiro, ma la cosa che mi preoccupava di più era se sapesse della mia natura.

“Tu sai cosa sono?” azzardai a chiedere congelandolo lì sul posto.

“Può darsi” cantilenò proseguendo sempre verso nord e lasciandomi indietro di qualche passo.

Dopo aver attraversato un ruscello e scostato un paio di felci arrivammo all’entrata di una piccola grotta incastrata tra gli alberi e la montagna.

“Prego, entra” mi disse e con un ampio gesto della mano mi invitò ad entrare.

L’interno era piuttosto angusto e malamente illuminato, le pareti erano di una roccia compatta e leggermente levigata, tuttavia l’ambiente era arredato come una casa: all’angolo vi era un fornellino, come quello utilizzato dagli scout, su cui bolliva qualcosa che dall’odore sembrava essere caffè; poco distante un sacco a pelo con diverse coperte e accanto una pietra che fungeva da comodino con una sveglia digitale e una radio.

Il presunto mezzo vampiro doveva essere un barbone o un senzatetto e questo mi dava tutti i motivi per pensare Con chi diavolo avevo a che fare?

“Scusa il disordine, fa come fossi a casa tua!” si affrettò a dire sorpassandomi e ponendo la legna su un giaciglio. Frugò tra le tasche e estrasse un accendino così da alimentare un fuoco che rischiarò la grotta.

“Tu, sei un mezzo vampiro?” azzardai a chiedere avvicinandomi a lui e sedendomi accanto al fuoco.

Il ragazzo mi guardò con aria stralunata per poi mostrarmi in un sorriso i denti giallastri.

“Certo che sei perspicace! Mi chiamo Bob” disse estraendo la mano sudicia dalla felpa e tendendola verso di me.

Non indugiai e gliela strinsi: finalmente le mie ricerche avevano dato i suoi frutti.

“E allora Bob, ci sono altri come te da queste parti?”

“Una volta, ormai si sono tutti trasferiti! Adesso vivono in North Caroline. Qui in pochi ci vivono e anche io tra un po’ penso di lasciare l’Alaska. Mio cugino Thomas è in California e l’altro anno è stato…” continuò a parlare il mezzo vampiro, ma non gli diedi molto ascolto. Avevo perso tempo a cercare una cura lì in Alaska dove non c’era più alcuna esistenza di mezzi vampiri, eppure qualcosa mi diceva che era il posto giusto per trovare una cura per Damon e farlo ritornare vampiro.

“Ehi mi stai a sentire?” mi disse sventolandomi una mano davanti ai mie occhi. Annuì poco convinto, intento com’ero a rimuginare tra i miei pensieri.

“Posso fidarmi di te?” chiesi in tono grave così da indurre un pizzico di timore al ragazzo di fronte a me.

“Certo” disse accennando appena ad un sussurro.

Tirai un sospiro e iniziai a raccontare ciò che era successo a mio fratello.

Alla fine del mio racconto Bob si lasciò un’espressione sbigottita in viso e pensai che fosse entrato in una specie di trans.

Da quel che potevo capire i mezzi vampiri erano davvero dei tipi strani.

Mi aspettavo che dicesse qualcosa riguardo a Michelle, o al fatto che un vampiro fosse stato tramutato in umano o ancora riguardo una possibile cura, ma tutto ciò che fece fu guardarmi con le pupille dilatate.

“Sei un vampiro?” mi chiese mantenendo il contatto visivo.

Aggrottai le sopracciglia non capendo se ci stesse o ci fosse.

“Si” risposi come se fosse la risposta più ovvia.

“Intendo un vero vampiro” puntualizzò avvicinandosi sempre di più al mio quarto di roccia su cui ero seduto.

“Cosa intendi per vero?” chiesi facendomi sempre più circospetto.

“Hai bisogno del sangue per vivere?”

“E’ naturale” spiegai non riuscendo a trattenere un sorriso.

“Fico!” pronunciò per poi tornare a guardare le fiamme del fuoco.

Mi umettai le labbra chiedendogli nuovamente se sapesse qualche cura o meglio conoscesse qualcuno in grado di aiutarmi con il mio problema. Tutto inutile!

“Come mai non indossi qualcosa di nero?”

Sospirai maledicendomi per essere venuto in quel luogo.

“Esistono altri colori oltre al nero come grigio, rosso, blu hai presente?” dissi gesticolando col dito indice, non capendo dove volesse arrivare.

“Dove l’hai lasciato il mantello?”

Strabuzzai gli occhi.

“Ti sembro Batman forse?!”

Tirai un lungo sospiro ed uscii sperando che almeno in quel luogo ci fosse campo.

Con mia enorme fortuna c’era. Composi velocemente il numero di Elena con un sorriso in volto, ma mi bloccai prima di schiacciare la cornetta verde. Era inutile allarmarla e darle false speranze e non sarei riuscito a sopportare ancora una lunga assenza da lei se avessi ascoltato la sua voce. Optai per un altro numero.

“Ti stai godendo la vacanza al Polo nord?” rispose Damon con aria piuttosto divertita.

“Non sono riuscito a trovare parecchie informazioni, ma sono sulla buona strada! Tempo una o forse due settimane e avrò la cura o almeno lo spero

“Complicazioni?” domandò questa volta non più tanto divertito.

“E’ difficile strappare qualche informazione in un luogo disabitato come questo! E il sangue non è dei migliori…”

“Oh, che gusto hanno gli scoiattoli del Nord?”

“Ho assaggiato solo un Husky ed è rivoltante”

“C’è qualcosa che devo dire ad Elena?” mi chiese e uno strano dolore nacque nella profondità del mio animo.

“Si dille che la amo” dissi, ma Damon aveva già chiuso la chiamata.

Sospirai e riposi il telefono in tasca.

Rientrai nella caverna, ma due mani mi agguantarono i polsi e le caviglie e quattro figure incappucciate mi sbatterono nella parete della roccia. Mi sentii pizzicare e mi accorsi che mi stavano iniettando della verbena. Provai a liberarmi, ma la presa sembrava essere troppo forte. Riconobbi la figura di Bob addossato alla parete di fondo con uno sguardo vacuo, ma sinceramente triste.

“Mi dispiace amico” sussurrò appena mentre gli altri che dagli occhi riconobbi come mezzi vampiri mi trascinavano fuori dalla grotta.

“Se sei una spia della Triade non avrai vita lunga!” disse uno di loro.

E sprofondai nel nero dell’incoscienza.

   
 
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