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Autore: BelleAmie    18/07/2011    1 recensioni
" Ti sogno accanto all’altalena, col tuo fiorellino in mano. Comandavi la sua schiusa come hai comandato la schiusa del mio cuore per tutti questi anni."
Terza classificata al Half-Day Contest; vincitore Premio Stile e Premio Lacrima ^^
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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La schiusa

Ti ho vista per la prima volta in luogo che oggi non saprei più ritrovare. Non perché non esista più, o perché sia cambiata la sua posizione all’improvviso. La geografia dei miei ricordi è rimasta immutata. Non esiste più perché tu non esisti più: sei sparita in un buio più profondo di quello notturno, e non potrò mai più ritrovarti. L’aldilà è un luogo strano da considerare, non riesco a immaginare come possa funzionare. Mi chiedo se ci sarà solo il buio che mi aspetto o se invece ci sarà il chiarore di un luogo in cui il perdono è già stato concesso, da un’anima all’altra. La realtà è che non ho un grande desiderio di morte. C’è qualcosa nella vita quotidiana che continua a legarmi qui dove tu non potrai mai ritornare.

Sei in tutti i miei sogni. Ti sogno accanto all’altalena, col tuo fiorellino in mano. Comandavi la sua schiusa come hai comandato la schiusa del mio cuore per tutti questi anni. Manipolavi la Natura, e alla fine hai manipolato anche la mia. Da oltre il velo le tue mani continuano ad esercitare il loro influsso misterioso.

Non ho mai avuto un cuore particolarmente malleabile, non ho ricevuto istruzioni in questo campo. Non ho mai trovato la pozione adatta per renderlo più tenero o più aperto – non ho mai dedicato del tempo a queste sciocchezze; non mi hanno mai insegnato la scienza di come accattivarmi un cuore. In ventotto anni non ho mai ricreato la magia di un’amicizia vera, e la solitudine di tutti questi anni non ha fatto altro che ricoprire la tua nicchia dell’oro della nostalgia. Sei intoccabile e irraggiungibile, perché nessun altro ha mai provato a toccare e raggiungere il tuo posto.

Dietro lo scudo della mia amicizia ho fatto cose che altri sognavano di poter fare. Nessuno ci credeva davvero che tu fossi mia amica; doveva esserci qualcosa di strano dietro. Noi amici. Era improbabile. Ma sono io che ho potuto tenere la tua mano e imparare la sua mappa, conservare per sempre il ricordo della sua morbidezza; sono io che ho accarezzato i tuoi capelli con tutta l’innocenza di un amico e la fame di un amante; sono io che ho annusato quel tuo odore che ormai mi è svanito dal naso. Non sono mai riuscito a ricrearlo: quali sono gli ingredienti di un ricordo? Avrei dovuto distillare in parti uguali la mia nostalgia e il tuo abbandono, il suono della tua voce che non riesco più a ricordare, estrarre il succo dalle nostre conversazioni e concentrare in un panetto la tua intelligenza. Dovrei riuscire a ricreare in una polvere o un umore il colore dei tuoi occhi. Il loro verde sfolgorante non mi abbandona: lo rivedo più volte di quante lo vorrei negli occhi della persona che con la sua sola esistenza mi ricorda della tua scelta.

In cinque anni hai battuto dentro di me un codice segreto con la violenza dei tuoi sorrisi. Il tuo Morse mi chiama dall’interno della mia pelle, lo sento, nel silenzio e nel rumore, continuo, immutato ed immutabile, eterno, allo stesso tempo un rimorso ed un rimpianto.

 

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