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Autore: _Aislinn_    18/07/2011    0 recensioni
"Cadere, cadere ancora al suono della sua voce.
Melodia e tormento, piacere e dolore.
Timore di cedere l'anima,
eppur dannarla senza remora all'accenno d'un lieve sorriso."

Un omaggio ad un personaggio che ho adorato.
Genere: Malinconico, Poesia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una piccola premessa. E' molto che non scrivevo più nulla di simile, veramente molto che non pubblico nulla su EFP.
Questo componimento, solo così mi riesce di chiamarlo, è un omaggio ad uno dei personaggi che più mi hanno affascinato in Black Friars - L'ordine della Spada: Ashton Blackmore.
Non so bene se si possa chiamare poesia, sebbene così l'ho classificata. Ho scritto di getto, senza alcun rispetto di metrica o sintassi, senza alcuno studio. Son solo sentimenti, ciò che il personaggio stesso mi ha comunicato.
In occasione dell'uscita del secondo libro sono stata spinta, infine, a pubblicarla. La dedico a Virginia de Winter che con i suoi libri continua a farmi sognare.
E a mia sorella, perchè con la sua vocina insistente mi spinge ogni giorno a oltrepassare quelli che considero i miei limiti.



Canto d'Ombre




Soffice ombra, un manto delicato e avvolgente.

Ozioso il suo moto, lento danzar silenzioso.
Muove le sue spire, tentacoli di dolce nebbia
che a catturar la pallida luce d'una candela accesa si spingono.
Morbide volute disarticolate,
carezze d'inquieta adorazione di insivibili mani
su chiome scure che la notte cela.
Brillan le stelle, malinconiche e piangenti sorelle
eterne testimoni del Mondo.
Il loro baluginar intenso
un ammiccare a quel volto solitario,
d'una bellezza commovente e lontana.
Angelo dagli occhi d'ametista,
che catturano con la promessa d'un nuovo stellato cielo.
Cupo, lontano. Terribilmente profondo...
Cadere, cadere ancora al suono della sua voce.
Melodia e tormento, piacere e dolore.
Timore di cedere l'anima,
eppur dannarla senza remora all'accenno d'un lieve sorriso.
Assuefante pena, insopportabile delizia
più alcun senno alla carezza di tal risata sulla pelle.
Un canto di vibranti note e acuti silenzi.
Sfumata nel vento ogni più ferrea volontà, non v'è nulla.
Più nulla se non quel volto d'angelo caduto,
se non quello sguardo antico, custode di secoli,
di vite, di storie, di perdite infinite...
E la notte profonda, tenebrosa che lo accoglie tra le sue braccia.
Braccia distanti, che cullano senza proteggere.
Combattere, soffrire, afferrare un istante
e custodirlo come un prezioso dono da offrire
per lenire l'Eterna sofferenza dell'impietosa solitudine dei decenni.
Come un tenero bocciolo di rosa, profumato e fragile,
dai petali vellutati e sottili, destinati nel tempo a sfiorire,
scivolare a terra ed impregnar l'aria del loro pungente odore.
Nella notte più cupa, silente e tremante
nelle ombre carezzevoli e vive
prima del giungere dell'alba infuocata,
prima che il suo ardente soffio rompa il tenebroso incanto.

 

 

 

 

   
 
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