Los Angeles, estate 1983.
L’odore sottile e quasi impercettibile della farina si diffuse nella cucina stretta e per niente ventilata e, voltandomi, mi accorsi che l’aveva messa già tutta sul tavolo. Infilò le dita in quella che sembrava essere una candida montagna e, con movimenti circolari, prese a scavarvi un buco all’interno, come ad aprirvi un varco, una possibilità.
«No me ayudas?» mi sorrise, facendomi cenno di avvicinarmi a lei.
Non appena fui accanto al tavolo, mi passò davanti per prendere la ciotola con l’acqua, strusciando il retro dei suoi consueti shorts contro il cavallo dei miei pantaloni. La reazione spontanea del mio corpo fu decisamente troppo percettibile. Ed io iniziai ad avere caldo.